La lista dei nuovi Cpr

Il quotidiano Domani ha diffuso una lista provvisoria dei Centri di Permanenza per i Rimpatri che potrebbero essere realizzati in Italia nel giro dei prossimi due anni. La lista definitiva è attesa entro la fine dell’anno.
Il sito ha poi scritto che gli amministratori locali non sono soddisfatti del fatto che la scelta sia ricaduta sui loro territori, anche se fanno parte dello stesso schieramento al Governo.
Una delle località sarebbe Castel Volturno, in Campania che pure è una zona in cui sono presenti 20mila immigrati irregolari sfruttati dal punto di vista lavorativo e sessuale.
In Trentino Alto Adige la scelta sarebbe caduta su Bolzano.
Per la Liguria si parla di Diano Castello in provincia di Imperia e Albenga in provincia di Savona.
In Toscana sarebbe in pole position Aulla, provincia di Massa Carrara.
Nelle Marche sarebbe stata scelta Falconara Marittima.
In Calabria, Catanzaro.
Nella lista viene nominata anche la città di Brindisi, dove in effetti un Cpr c’è già ma forse ci si riferisce alla costruzione di una nuova struttura più moderna.
In Emilia Romagna sarebbe stata scelta Ferrara, che non ha mai avuto un centro rimpatri: in passato strutture del genere erano in funzione a Bologna e Modena.
Il quotidiano ha raccolto varie reazioni da parte dei sindaci, che farfugliano scuse vaghe e incoerenti: il nostro territorio deve essere ristorato, è troppo urbanizzato, è esondabile, eccetera.
Apparentemente nessuno ha tirato in ballo la questione dei diritti umani, e nessuno ha detto che vuole che lo Stato rinunci del tutto a rimpatriare gli irregolari.
Affari Italiani riprende la notizia, attribuendola a “Il Domani”, e schiaffandoci un fotomontaggio di Giorgia Meloni seria di fronte a un gruppo di stranieri seduti per terra.
Si parla di nove Cpr, ma la lista è abbastanza confusa, vengono citate anche Torino e Milano. A Milano un Cpr c’è già. A Torino in effetti pure, ma è chiuso a seguito di danneggiamenti. E’ possibile che il governo abbia in mente di costruire anche lì nuovi edifici altrove, ma l’articolo non lo dice esplicitamente.

Incontro sui Cpr in Campania

Dopo domani, 23 settembre si terrà a Napoli presso la sede della Cgil un incontro sul tema dei Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Il titolo è quello del rapporto diffuso l’anno scorso dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, “Buchi Neri – La detenzione senza reato nei Centri di Permanenza per i Rimpatri”. L’associazione però non viene citata nel comunicato riportato da Stranieri in Campania, dove compaiono i loghi della Regione, dell’Ue e del Ministero dell’Interno.
L’incontro è rivolto a operatori e operatrici dei servizi pubblici come assistenti sociali, educatori, operatori legali dell’accoglienza e mediatori culturali. In Campania non c’è nessun Cpr, al momento. Gli stranieri che devono essere rimpatriati con la forza vengono portati nelle strutture presenti nel resto d’Italia.
Anche se gli attivisti dicono che i Cpr vanno chiusi perché ci si finisce dentro senza avere commesso reati, la verità è che ci si finisce dentro anche senza avere commesso reati. Nei Cpr ci sono stranieri appena sbarcati, lavoratori che hanno perso il posto, ex detenuti appena usciti dal carcere, persone che hanno commesso un reato e vengono condannati al rimpatrio come misura alternativa al carcere, persone fermate in strada con una lunga sfilza di precedenti. Comunque non sono stati diffusi dati precisi in proposito, così a sinistra si chiede di chiudere questi centri come se dentro non ci fossero criminali mentre a destra si chiede di aprirne di nuovi come se dentro non ci fossero persone innocenti.
Gli attivisti sono preoccupati anche per le condizioni di vita all’interno di queste strutture. Non c’è nulla da fare, i rimpatri avvengono senza preavviso, la tensione è tanta, la depressione viene curata con gli psicofarmaci, ci sono frequenti atti di autolesionismo e rivolte. Di recente sono state diffuse le notizie di due suicidi. Uno è quello di un recluso entrato un’ora prima al Cpr di Gradisca, l’altro è quello di un agente in servizio che si è sparato a Milano.
Possibile che all’opinione pubblica campana queste notizie non siano arrivate. I mass media locali ne hanno parlato solo il giorno stesso e poi non più. In entrambi i casi non è stato diffuso neanche il nome del suicida o la sua foto, per cui non c’è assolutamente niente su cui fermare l’attenzione.

Rifiuti dalla Tunisia, sì al trasferimento

I rifiuti italiani rientrati dalla Tunisia, che si trovano ora nel porto di Salerno, potranno essere trasferiti. I sindaci di alcuni comuni avevano emanato delle ordinanze che vietavano il transito ai tir, per motivi di tutela della salute pubblica, dell’ambiente e dell’ordine pubblico, ma il Tar di Salerno ha ora accolto il ricorso della società che deve effettuare il trasferimento. Lo scrive il sito del Corriere, in un articolo solo per abbonati.
I rifiuti stoccati a Salerno sono contenuti in 213 container. Altri siti web stanno seguendo la vicenda in maniera molto frammentaria.
I sindaci hanno cercato di opporsi a una decisione che è stata loro imposta dall’alto.
Di recente davanti alle coste tunisine è affondata una petroliera, a causa delle cattive condizioni meteo. Si temeva un disastro ecologico, invece poi è emerso che la nave non trasportava 750 tonnellate di gasolio, bensì acqua di mare. L’Ansa ha scritto che “rimangono zone grigie sulla rotta della petroliera e sulla natura delle sue attività”.
Sul fronte delle migrazioni, la Guardia costiera tunisina ha appena diffuso alcuni dati relativi al 2021. Oltre 20 mila persone sono state fermate mentre tentavano di raggiungere illegalmente le coste italiane. Per metà si trattava di tunisini, mentre l’altra metà era composta in gran parte di persone provenienti dall’Africa subsahariana.
Dall’inizio di quest’anno le persone fermate sono oltre 3 mila, di cui 911 tunisini.
L’Asgi e altre associazioni hanno appena pubblicato uno studio sul meccanismo dei rimpatri di migranti irregolari verso la Tunisia. Gli accordi bilaterali col paese nordafricano sono molto efficienti. Nel 2021 sono stati rimpatriati ben 1872 tunisini, a fronte di soli 231 egiziani (la seconda nazionalità più rappresentata). L’Italia ha finanziato lo Stato tunisino per prevenire le partenze, sostenendo progetti di sviluppo della polizia di frontiera. La presunzione che la Tunisia sia un Paese sicuro impedisce ai tunisini di accedere al sistema di protezione e asilo. In Tunisia non c’è la guerra, ma molte persone si ritrovano senza una fonte di reddito, o con un reddito insufficiente nonostante un titolo di studio superiore (circa la metà dei soggetti coinvolti nella ricerca, già rimpatriati dall’Italia) o universitario (10%).

Caltanissetta, un arresto per spaccio

Un giovane cittadino di nazionalità gambiana è stato arrestato a Caltanissetta dopo essere stato trovato in possesso di 100 grammi di hashish durante un controllo della Guardia di Finanza. Lo straniero è stato portato al carcere Malaspina. Il sito del Giornale di Sicilia pubblica la foto della sostanza sequestrata.
A Caltanissetta c’è un Centro di Permanenza per i Rimpatri di cui nel resto d’Italia si è quasi dimenticata l’esistenza. Non compare mai nelle cronache. Il mese scorso il sito Trapani Oggi ha riportato un comunicato del sindacato di polizia Italia Celere, con foto di repertorio delle sbarre gialle del Cpr di Trapani, in cui si diceva che dai due centri per i rimpatri siciliani vengono rimpatriati solo stranieri provenienti da una manciata di Stati con cui ci sono accordi bilaterali: Tunisia, Egitto, Nigeria e Georgia. Tutti gli altri stranieri non possono essere rimpatriati, anche a causa della normativa anti-covid. Visto che non hanno il green pass rafforzato, non solo non possono essere imbarcati sui voli diretti al loro Paese, ma neanche sui traghetti di linea per essere redistribuiti sul territorio nazionale.
“Il numero dei soggetti che durante la permanenza a bordo di comode navi quarantena presenta la richiesta di protezione internazionale sta stranamente aumentando vertiginosamente a causa di un’informativa in materia fornita in maniera pilotata, raggiungendo la quasi totalità”, dice il sindacato. “Nessuno nel frattempo si è preso la briga di indagare su come e da chi vengano trasmessi i nominativi degli ospiti presenti sulle navi quarantena ai vari avvocati ed alle varie associazioni pro-immigrazione (LasciateCIEntrare in primis) alimentando un collaudato business”.
Non si sa se LasciateCIEntrare abbia commentato il comunicato. Si sa che secondo gli attivisti le navi-quarantena sono tutt’altro che comode. Pochi giorni fa un comunicato sottoscritto anche da LasciateCIEntrare chiedeva l’abolizione delle navi-quarantena a partire dal racconto della morte di un diciassettenne somalo affetto da meningoencefalite che è morto ad agosto 2020 dopo essere stato ospitato sulla nave Azzurra.
I mass media non riportano il quadro di quante navi-quarantena sono attive al momento, e dove si trovano. Sappiamo che a metà del mese scorso la Rapsody ha sbarcato 159 migranti nel porto di Gioia Tauro. Lo ha scritto il sito Tempo Stretto, mettendoci la foto della Aurelia, che è un’altra nave.
A fine gennaio la Aurelia era a Pozzallo (Ragusa), dove ha imbarcato i profughi soccorsi in mare dalla Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans.
Infine, a Napoli è stato arrestato un altro cittadino del Gambia, accusato di avere rubato un cellulare ad una donna dello Sri Lanka. Giudicato per direttissima, è stato condannato a due anni e 600 euro di multa con pena sospesa. La notizia è riportata da Napoli Village, con foto di un agente della municipale di spalle e senza spiegare cosa significa “pena sospesa”.

Caserta, confiscati due ciclomotori

Due ciclomotori senza targa, assicurazione e revisione periodica sono stati sequestrati a Caserta a due migranti, uno dei quali “segnalato all’hotspot di Pozzallo ed in attesa di permesso provvisorio”. Lo scrive in breve il sito Cronaca Caserta, ricalcando presumibilmente un comunicato della polizia municipale. I due stranieri sono stati sanzionati per violazione del Dpcm in quanto provenienti dal comune di Villa Literno senza valido motivo. Il sito non specifica a quanto ammonta la sanzione.
Non spiega nemmeno il riferimento all’hotspot di Pozzallo e all’attesa di permesso provvisorio. Pozzallo si trova in Sicilia, molto lontano da Caserta. Possibile che da Pozzallo lo straniero fosse stato trasferito in una struttura di accoglienza campana, ma è solo un’ipotesi implicita.
Dall’hotspot siciliano non arrivano notizie dalla metà di dicembre, quando 98 migranti hanno ricevuto un decreto di respingimento dopo avere scontato la quarantena. In 54 erano stati trasferiti nei Centri di Permanenza per i Rimpatri di Roma, Torino e Brindisi e sarebbero dovuti essere rimpatriati entro tre-quattro mesi, oppure rilasciati al termine di questo periodo (che scadrà nella prossima primavera. Non c’è modo di sapere quanti di questi rimpatri sono già stati eseguiti. Nel caso della Tunisia si dice che le operazioni sono molto rapide, ma nessuno sa fornire cifre precise). Gli altri 44 avevano ricevuto l’ordine di uscire dall’Italia entro 7 giorni. Con tutta probabilità sono rimasti sul territorio italiano, diventando irregolari poco prima di Natale.
Sono tre settimane che il Garante dei detenuti non pubblica il bollettino periodico che aveva iniziato a diffondere per informare sulla situazione dei luoghi di detenzione durante la pandemia. Ha però diffuso un articolo, senza data, che porta oltre alla sua firma anche quella della senatrice a vita Liliana Segre, nel quale si auspica che il governo “saprà dare la necessaria priorità ad un piano vaccinale che riguardi tutte indistintamente le persone che vivono e lavorano nelle carceri”. Impaginato sul sito in maniera un po’ raffazzonata (con un riferimento a pagina 28 di non si sa quale quotidiano, con titoli e autori scritti negli stessi caratteri del testo), l’articolo fa riferimento ad un’interrogazione presentata il 17 dicembre dalla Segre e altri senatori (Loredana De Petris e Gianni Marilotti – scritto Mari lotti sul sito). La pagina fornisce i link alle scannerizzazioni di vari articoli di giornali che hanno dato spazio alla notizia (su Repubblica l’appello è stato pubblicato in data 3 gennaio), nonché al testo completo dell’interrogazione disponibile sul sito del Senato.

Degrado a Napoli

Sulla fontana della Scapigliata a Forcella, appena restaurata, è comparsa la scritta “Fuoco ai Cpr”, seguita da un insulto diretto al sindaco della città. Il Mattino ci ha dedicato un lungo articolo. “Credo che in questo caso gli stranieri non c’entrino niente e che si tratti di inciviltà tutta napoletana. Difficile che gli extracomunitari si mettano a lanciare messaggi politici usando una fontana del Cinquecento”, dice un esponente del locale comitato civico. Il giornale auspica che il monumento sia ripulito prima possibile.
Il Fatto Quotidiano dedica un po’ di spazio alla risposta dell’esponente di Italia Viva Maria Elena Boschi alle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno Minniti, che nei giorni scorsi aveva parlato di correlazione tra immigrazione e coronavirus. “Tecnicamente il coronavirus è stato esportato dagli italiani in Africa con gli aerei e non da loro con i barconi”, ha detto la Boschi, e con questo pensa di avere escluso il rischio di un’ondata di ritorno dall’Africa. Minniti aveva detto che sono i contatti tra le persone e gli spostamenti a permettere la diffusione del virus, e l’immigrazione rientra appunto in queste categorie. “La narrazione di Minniti spesso segue il canovaccio di quella di Salvini”, sintetizza la Boschi. La quale comunque aggiunge che i migranti dovrebbero rispettare le regole sanitarie al pari dei cittadini italiani, anche se “i dati dicono che in questa fase il virus non produce gli stessi danni catastrofici di quattro mesi fa”.
Il Governo in queste ore si sta dando da fare per smistare i nuovi arrivati sul territorio, suscitando le proteste degli amministratori di centrodestra, preoccupati appunto dal fatto che i migranti vengono smistati prima di scontare la quarantena e a volte cercano di allontanarsi in barba alle misure di contenimento della pandemia decise dal Governo. Il problema è che il loro numero è eccessivo rispetto alle strutture di accoglienza presenti sul territorio. Lampedusa negli ultimi giorni ha ospitato un numero di persone pari ad circa quattro volte la capienza dichiarata del centro di accoglienza. I grandi centri di smistamento in Sicilia e altrove non sono stati concepiti come strutture detentive: in alcuni casi ci sono state quindi fughe di massa riprese dalle telecamere che hanno intimorito un po’ le popolazioni locali. Il governo ha predisposto una nave quarantena per tenere i migranti a distanza dalla terraferma, ma bastano un paio di giorni per riempirla completamente e renderla indisponibile per due settimane.
Un’altra nave-quarantena dovrebbe entrare in funzione a breve. La gara si conclude domani. L’appalto durerà fino a ottobre.
La ministra dell’Interno Lamorgese parla di “numeri elevatissimi” per quanto riguarda gli arrivi che hanno portato al collasso il centro di accoglienza di Lampedusa: “il momento è effettivamente difficile”.
Salvini ha messo in evidenza su Twitter il video di un gruppo di migranti che sbarca a Marina di Ragusa, aggiungendoci il consueto sottofondo di bonghi e sirene di allarme. “Governo di complici”, dice, “Senza parole”.
Duemila retweet, quattromila Mi Piace, un migliaio di commenti. In parte gli utenti danno ragione a Salvini, in parte lo accusano di fare troppo poco, limitandosi alle chiacchiere, in parte lo criticano: gli sbarchi continuavano ad avvenire anche quando c’era lui al Governo; commuoversi per scene del genere è una questione di umanità; quale sarebbe la soluzione che lui propone per evitare che avvengano episodi del genere?

Uccise qualcuno, accompagnato al Cpr. Sea Watch in mare, presentato esposto. Cronaca nera. Fronda nel Pd. Malore Camilleri

Un trentenne albanese fermato a Cava de’ Tirreni in provincia di Salerno insieme ad un connazionale di cinquant’anni è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i rimpatri di Bari Palese. L’uomo aveva varie condanne a suo carico, tra cui una per omicidio doloso, ma i mass media non entrano nel dettaglio. Il suo connazionale è stato indagato per inottemperanza all’ordine del questore di lasciare il territorio italiano. Un quarantanovenne italiano, pregiudicato, è stato deferito all’autorità giudiziaria per avere affittato qualcosa (stanza/appartamento?) allo straniero. In gergo tecnico, “ha favorito la sua permanenza illegale nel territorio dello Stato al fine di trarre un ingiusto profitto”.
Intanto Parma Press 24 riporta di un altro accompagnamento al Cpr di Ponte Galeria, Roma. Stavolta si tratta di un ghanese di 31 anni, probabilmente con precedenti che però non vengono specificati. Nonostante il fatto che negli ultimi giorni da varie parti d’Italia si segnalino accompagnamenti di uomini al Cpr romano, ancora nessun sito web ha comunicato la data di riapertura della sezione maschile del centro (rimasta inagibile per anni).
Ma lo schema che viene messo in atto dall’informazione in Italia non prevede l’attenzione a questi dettagli: vengono spesso messe in risalto notizie isolate, senza premesse e senza seguito, in cui gli stranieri interpretano la parte dei cattivi. Il Giornale oggi racconta di tre clandestini sudamericani pregiudicati e ubriachi che hanno aggredito il barista che non voleva servirli, a Rho. I malviventi sono stati catturati, dopo che hanno fronteggiato gli agenti con bottiglie di vetro, e hanno danneggiato la volante che li portava in commissariato. Forse hanno riportato delle lesioni, che i giornalisti spiegano fornendo la versione ufficiale, che gli stranieri “se le sono date” tra di loro “di santa ragione”.
In mancanza di qualsiasi intervista o materiale esclusivo, il Giornale ha prodotto un filmato col solito trattamento: ha preparato delle slide con il riassunto delle fasi salienti del fatto, mettendoci sullo sfondo delle generiche immagini di repertorio: quando si nominano i poliziotti c’è la foto di una qualsiasi macchina della polizia, quando si nomina un bar c’è la foto di un qualsiasi bar, quando la scritta parla di arresto c’è la foto di un paio di manette, quando si parla di rissa o di aggressione c’è una silohuette contro luce o ombre minacciose a terra. Il tutto senza dire una parola, ma con una musica monotona a riempire il silenzio.
Il Giornale diffonde notizie di questo genere anche con la collaborazione dei motori di ricerca. In particolare Bing tende a mettere notizie di questo tipo ai primi posti, come se in Italia non stesse succedendo altro di più importante (o non ci fossero altri siti ad occuparsene).
Lo stesso Giornale dà più importanza ad altri fatti. In questo momento la notizia di apertura è la sfida di Sea Watch a Salvini: la Ong ha presentato un esposto al Tar contro il divieto di entrare nelle acque territoriali italiane imposto dal Viminale.
Sull’imbarcazione dell’organizzazione sono rimasti a bordo ancora 43 stranieri, mentre minori, malati e una donna incinta sono stati sbarcati e trasferiti a Lampedusa col consenso delle autorità italiane.
L’organizzazione ha diffuso un video in cui uno dei migranti dice “piuttosto che tornare in Libia preferirei morire. Preferirei dare la mia vita ai pesci piuttosto che essere nuovamente torturato”.
Dichiarazioni generiche (“chi non vorrebbe essere libero?”, “anche noi abbiamo diritto alla libertà”) e un appello al ministro dell’interno “tedesco” (o italiano?): “non è umano lasciare le persone morire in mare. Coloro che ci aiutano, coloro che ci salvano non sono criminali: salvano le nostre vite”.
Dello straniero in questione si sa solo che si chiama Hermann. Non viene detta la nazionalità: parla francese, apparentemente non è libico. Da dove fugge? Da cosa fugge? Dice solo “Dovremmo poter vivere le nostre vite come voi”.
Salvini in queste ore è stato in visita negli Stati Uniti. Eppure ha detto qualcosa a proposito della Sea Watch. Qualcosa tanto per dire: “Se hanno il tempo di presentare 40 pagine di ricorso vuol dire che a bordo non hanno poi così tante difficoltà” (probabile che il ricorso non sia stato preparato a bordo, ma da qualche ufficio legale, no?). E qualcosa di più logico: “Se l’Olanda apre i suoi porti noi siamo pronti ad accogliere 5 o 6 immigrati”, la dichiarazione riportata da Fanpage. Non si specifica perché l’Olanda, né che cosa si chiede, di preciso, allo stato nord europeo.
Comunque, pare ovvio che c’è un problema politico alla base: la gestione a livello continentale dei flussi migratori. La Lega pretende che Olanda e Francia aprano i loro confini (ma non chiede la stessa cosa agli alleati ungheresi).
Ok. Ma la sinistra come risponde a questa richiesta politica? Ce l’ha un piano? Lo sta comunicando?
Cercando “zingaretti migranti” con Bing escono fuori delle dichiarazioni di Zingaretti. Si, ma di Luca, il fratello attore del segretario del Pd.
Zingaretti Luca infatti ha “commosso tutti” ad un festival in provincia di Pisa, dove ha messo in scena un monologo in cui si parla di sacrificare un figlio di migranti per salvare altre vite donando i suoi organi.
Il Sussidiario mostra un video di cinque minuti realizzato da Gedi nel corso dello spettacolo.
Già, ma Zingaretti segretario invece che dice?
Su Repubblica cinque giorni fa c’era un articolo che parlava della “fronda” interna al PD, con foto di Matteo Orfini, a proposito della proroga della missione in Libia.
Già, perché pare proprio che l’accordo per rimandare i migranti sulle motovedette libiche risalga ai tempi in cui Minniti era ministro. Una parte del Pd riteneva all’epoca, e ritiene tuttora, con più convinzione, che quell’accordo sia stato un errore.
“Quell’accordo, che fu il governo Gentiloni a volere, va stracciato”, dicono i frondisti.
L’Italia si è impegnata a fornire assistenza sanitaria, corsi di sminamento, formazione delle forze di sicurezza, assistenza nel controllo dell’immigrazione legale, attività di capacity building (boh) e supporto alla guardia costiera libica con ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici originariamente demandati al dispositivo aeronavale Mare Sicuro.
Gli accordi risalgono al febbraio 2017. “Il Pd si batte per la piena attuazione di quegli accordi”, ha detto uno dei senatori democratici della commissione esteri.
Piena attuazione significa adeguare i centri di accoglienza e fornire medicinali, attrezzature mediche e assistenza sanitaria ai migranti illegali, cose che secondo il Pd Salvini sta sottovalutando.
Tutto qui.
Tornando a Luca Zingaretti, l’attore è noto per avere interpretato per anni il ruolo del commissario Montalbano, popolarissimo personaggio ideato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri. Il quale in queste ore è stato ricoverato in ospedale in gravissime condizioni. Che c’entrano i migranti in questo discorso? C’entrano, perché vari siti web hanno riportato un commento scritto da uno sconosciuto sotto la notizia del ricovero, in cui sprezzantemente si diceva “andranno i migranti a vegliarlo”.
Tutto qui? No, altri utenti non si sono allineati all’unica linea considerata politically correct in questi casi, quella di esprimere affetto e solidarietà. Il fatto è che solo pochi giorni fa c’era stato un battibecco a distanza tra lo scrittore e il ministro Salvini. Camilleri aveva detto del leader leghista: “pur non credendo in Dio, vederlo impugnare il rosario dà un senso di vomito”. Aveva aggiunto che notava un peggioramento complessivo “in tutto”, e che c’era un’aggressività assurda nel linguaggio. Baciare il rosario “fa parte della sua volgarità”, aveva detto lo scrittore.
Salvini non si era smosso di un millimetro, e aveva dato in una diretta Facebook una risposta che non fa una piega: “Non pensavo che un rosario, parlare di Maria, di padre Pio o San Francesco potesse far vomitare o fosse sintomo di volgarità”.
Ora che qualcuno commenta sui social che Camilleri si è sentito male perché “sarà affogato nel suo vomito”, l’atteggiamento aggressivo viene attribuito esclusivamente ai leghisti. Ma è stato Camilleri a usare per primo la parola vomito. E Salvini gli ha dato una risposta dignitosa dicendo: “mi dispiace, perché io adoro Montalbano”.
Comunque, è difficile trovare il nickname di chi ha rilasciato le dichiarazioni contestate “sui social”. Perché sui social gli autori di quei commenti non hanno nessuna visibilità. Si trovano a bizzeffe invece le citazioni e i link a quei siti che, indignandosi per quelle dichiarazioni pressoché anonime, hanno dato loro una visibilità nazionale.

Trapani, due rivolte

Due rivolte nel giro di poche ore con tentativi di fuga al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Trapani. Lo scrive in breve Il Secolo d’Italia, con foto di repertorio di stranieri oltre una recinzione. Protagonisti dei disordini sarebbero una trentina di reclusi che hanno divelto infissi e porte per lanciarli contro gli agenti, mentre qualcuno cercava di scavalcare la recinzione. I fatti risalirebbero al pomeriggio di domenica. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine sembrava essere tornata la calma, ma nel corso della notte c’è stata una nuova rivolta. Non risultano feriti o danni alla struttura, ma un mezzo della Guardia di Finanza è stato danneggiato. Ieri mattina una ventina di stranieri sono stati rimpatriati, ma non si dice verso dove.
Un solo comunicato è stato diffuso, con lievi modifiche, su vari siti web, e non ha suscitato commenti o reazioni.
Il presidente Mattarella, parlando a Ginevra in occasione dei 100 anni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha ricordato che secondo la Convenzione sui lavoratori migranti del 1975 bisogna cercare di spostare capitali e tecnologie piuttosto che lavoratori. Secondo quanto scrive Today, il presidente ha esortato a evitare lo sviluppo di movimenti migratori incontrollati o non assistiti, che hanno conseguenze negative sul piano sociale e umano.
Lo stesso sito riporta anche la notizia che un proiettile è stato recapitato al procuratore di Agrigento, che in passato è finito al centro delle polemiche per l’indagine su Salvini dopo il blocco della nave Diciotti.
I siti web hanno riportato il testo del messaggio, il numero di figli del procuratore, e perfino il trucco usato per mimetizzare il proiettile ai controlli.
Il Fatto Quotidiano riporta un comunicato di solidarietà di Matteo Salvini: “La violenza e le minacce sono sempre inaccettabili”.
Il sito ricorda che Gianni Alemanno aveva usato le parole “attentato contro i diritti politici del cittadino” in relazione all’inchiesta che il procuratore stava portando avanti. E che già una volta era stata inviata una lettera di minacce alla stessa persona, con timbro di un’organizzazione segreta dei tempi della guerra fredda.
Altri dichiarazioni in difesa del procuratore sono state rilasciate dai presidenti della Commissione parlamentare antimafia e della Commissione antimafia siciliana, e dal procuratore aggiunto di Agrigento.
Salvini non ha caricato la sua dichiarazione sul suo account Twitter.
Sul fronte dei migranti si è occupato solo di un nigeriano trentaseienne che ha aggredito un tabaccaio a Napoli. Alla vittima “tutta la nostra solidarietà e le nostre preghiere”.
“In Italia non c’è spazio per clandestini e criminali. Grazie al Decreto Sicurezza questo delinquente potrà essere espulso. Col decreto sicurezza bis avremo ancora più strumenti per combattere chi ci viene a portare la guerra a casa”.
Altri tweet di queste ore li ha usati per commentare la fine del Grande Fratello (“è come la serie A: come si può stare senza per tutti questi mesi?”), i risultati delle elezioni, gli insulti di Renzi, i commenti di Prodi. Nei giorni precedenti aveva twittato per l’Oasi del Randagio, la macchinetta acchiappa-peluche, l’asciugamano da spiaggia del Milan e la piadina con la Nutella.
Ha poi condiviso un articolo del Giornale sul business dell’accoglienza, per dirsi “orgoglioso di avere fermato la mangiatoia dell’immigrazione clandestina”, con hashtag #lapacchiaèfinita.
Il tabaccaio della metro di Chiaiano è stato ricoverato in gravi condizioni. Il pugno ricevuto al volto gli ha causato una emorragia celebrale. Prognosi riservata. L’aggressore era “un richiedente asilo uscito dal circuito dell’accoglienza”, scrive vagamente Yahoo. Uscito perché voleva uscire, o perché è stato messo in mezzo a una strada dalle politiche di questo governo?

Legami sospetti: espulsi

Un tunisino residente a Latina è stato prima accompagnato al Cpr di Torino e poi rimpatriato perché “contiguo ad ambienti dell’estremismo islamico”.
Lo scrive il sito H24 Notizie, secondo cui l’uomo in passato era stato in contatto con gli autori degli attentati di Berlino del dicembre 2016 e Marsiglia, ottobre 2017.
L’uomo aveva piccoli precedenti di polizia, durante gli accertamenti avrebbe anche tentato la fuga.
Latina Today aggiunge che lo straniero aveva aperto tre profili Facebook. E qui ci si ferma, accuse precise non vengono spiegate.
Un altro tunisino espulso “è stato trovato in possesso di materiale che inneggia alla supremazia della religione islamica”. Si trovava nel carcere di Sanremo a scontare una pena per “reati comuni”, ma era stato inserito nel livello più alto nell’ambito dei monitoraggi carcerari.
Secondo Sanremo News, l’uomo è stato trovato in possesso del disegno di una scimitarra grondante sangue accanto a una bandiera dell’Isis.
A determinare la sua espulsione in teoria poteva bastare la lista dei suoi precedenti: resistenza, lesioni aggravate, sottrazione consensuale di minorenni, oltre a spaccio, uso di numerosi alias, inottemperanza all’ordine del questore di allontanarsi dall’Italia.
Scrive Latina Today che sono 59 le persone espulse dal territorio italiano dall’inizio dell’anno, 296 dal 2015 (si suppone che il dato si riferisca solo agli stranieri sospettati di terrorismo, ma il sito non lo dice).
In questo caso come in tanti altri, gli stranieri giudicati pericolosi vengono allontanati prima che abbiano commesso reati connessi col terrorismo. Solo sulla base delle presunte intenzioni, di qualche frase scritta sui social network o detta in una telefonata privata. Del resto gli attentati degli ultimi anni realizzati con automobili o coltelli hanno fatto sì che per prevenire un attentato non si può attendere che qualcuno si metta a cercare armi o esplosivi per arrestarlo. Si è perso il conto di quanti stranieri sono stati rimpatriati sulla base della motivazione “erano stati in contatto con Anis Amri”.
Intanto in queste ore sono finiti nei guai tre carabinieri, i quali invece avevano arrestato uno straniero accusandolo di custodire armi clandestinamente, forse a fini terroristici.
I tre sono stati accusati di avere fabbricato le prove solo al fine di ottenere un encomio.
I tre militari sono stati arrestati, espulsi dall’Arma, e accusati di falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine.
I fatti sono avvenuti a Giugliano, l’indagine è stata portata avanti dalla Guardia di Finanza di Aversa (Caserta), in Campania.
Anche in questo caso, i mass media riportano la notizia distrattamente, senza riferimento temporale (quando sarebbero avvenuti i fatti), senza specificare la nazionalità dello straniero coinvolto, e senza aggiornamenti (che ne è stato dell’uomo in questione?).
Qualcuno ha scritto che le “armi clandestine” di cui si parla sarebbe solo una pistola. Al momento non è chiaro dove gli accusati se la sarebbero procurata.

Pd Campania, no Cpr alla Andolfato

Camilla Sgambato, componente della direzione nazionale Pd ha fatto appello al Presidente De Luca affinché esprima parere negativo all’apertura del Centro di Permanenza per i Rimpatri alla caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere.
La struttura sarebbe inadatta perché inserita in un piccolo centro abitato, lontana da stazioni, aeroporti e centri d’imbarco, e vicina al sito archeologico di rilevanza nazionale dell’antica Capua.
La Sgambato non dice nulla a proposito di una scelta alternativa, né se ha qualche posizione ideologica in proposito. E’ favorevole, in generale, all’apertura dei Cpr (decisa dal governo Pd)? Se non aprirà a Santa Maria Capua Vetere, dove dovrebbe aprire?
La notizia è stata riportata dal sito Ottopagine sotto il titolo: “Caserma Andolfato sarà centro per il rimpatrio dei migranti?”, col punto interrogativo finale.
Da più di un anno si parla dell’apertura dei nuovi Cpr, e non è mai emerso nessun nome di località alternativa, quindi si dà per scontato che la risposta sia sì.
Minniti ha previsto un Cpr per ogni regione, con esclusione di Molise e Valle d’Aosta. Almeno due sono già stati aperti: a Bari e Palazzo San Gervasio. In altri si è già più avanti con la fase di messa a punto in vista dell’apertura, e relative polemiche. Si parla di Brescia, Gradisca, Macomer, Modena.
Altre regioni non hanno ancora comunicato la località prescelta (il Veneto). Altre ancora non vengono neanche prese in considerazione negli articoli sull’argomento (Trentino, Abruzzo…).
Scrive il sito Caserta Focus (tra pubblicità molto invasive) che si è svolto in questi giorni un incontro al Ministero dell’Interno nel corso del quale il sindaco della città ha espresso la sua netta contrarietà all’allestimento del centro.
Anche i capigruppo consiliari, in una riunione che si è tenuta in Comune successivamente, sembrano orientati sulla linea intransigente.
Tra l’altro, mentre nel lanciare l’idea dei Cpr il Ministro Minniti aveva parlato di centri da 80-100 posti, tanto che erano stati ribattezzati mini-Cie, adesso si parla apertamente di 100-120 posti.