Palazzo San Gervasio, Uil: stabilizzare l’ordine

Il sito Oltre Free Press pubblica un breve comunicato sindacale di Uil Fpl, dopo che un’infermiera è stata aggredita da un migrante trattenuto nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Palazzo San Gervasio durante un trasferimento in ospedale sull’ambulanza.
Oltre a esprimere solidarietà alla persona aggredita, il sindacato suggerisce “l’allocazione di risorse aggiuntive per indennità specifiche e la stabilizzazione dell’ordine presso il Cpr di Palazzo San Gervasio.
Quante risorse aggiuntive? Come si stabilizza l’ordine? Tutto rimane nel vago.
Nella foto si vedono alcune tende attraverso le sbarre.
La Gazzetta del Mezzogiorno pubblica dichiarazioni del direttore generale dell’Azienda Sanitaria provinciale di Potenza, che da un lato ha annunciato “un tavolo di lavoro per studiare sistemi di protezione dalle aggressioni per il personale sanitario e un confronto con i sindacati sulla sicurezza”, dall’altro ha minimizzato dicendo che si tratta di un caso isolato, che poteva succedere ovunque. L’anno scorso non c’è stata nessuna aggressione fisica in tutta la regione, al massimo qualche intemperanza verbale.
Non si entra nel merito delle criticità del Cpr. La foto è quella di un muro.

Palazzo San Gervasio, infermiera aggredita

Un’infermiera è stata aggredita da uno dei trattenuti del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Palazzo San Gervasio.
L’uomo era in evidente stato di alterazione psicofisica, e ha percosso violentemente la donna sull’ambulanza che lo stava trasportando in ospedale.
L’autista del mezzo e le forze dell’ordine sono intervenuti immediatamente.
La notizia è riportata sul sito della Tgr Basilicata, con foto di repertorio della recinzione del Cpr.
Non è stata resa nota l’identità dello straniero, non si sa da quanto tempo stava lì dentro, quando è arrivato in Italia, se aveva precedenti penali.
L’articolo si conclude con un generico comunicato di generici sindacati di categoria che genericamente chiedono di coinvolgere i lavoratori allo scopo di individuare adeguate misure di prevenzione e protezione. Che significa che non hanno la minima idea di cosa potrebbero chiedere in un caso come questo.
Spesso gli stranieri tentano l’evasione durante il trasporto o la permaneza in ospedale. Secondo i dati di due anni fa le evasioni erano quasi una a settimana, ma nessuno ha mai analizzato i dati nel dettaglio. Il più delle volte la notizia di allontanamenti dal Cpr non viene neanche data ai mezzi di informazionee.
E’ risaputo che molti dei trattenuti hanno dei problemi psichici, alcuni causati proprio dalla permanenza al Cpr. In molti ricevono un trattamento a base di psicofarmaci, somministrati senza il parere dello specialista. Tuttavia non si tratta di una terapia mirata ad ottenere la guarigione, bensì di un metodo per stordire i trattenuti ed evitare che creino problemi, organizzando rivolte ed evasioni di massa.
Gli attivisti segnalano questa situazione da tempo, senza ottenere praticamente niente. Il Governo, anche su pressione dell’Europa, è intenzionato ad aprire nuovi Cpr nelle regioni che ne sono sprovviste. Sono già stati svolti dei sopralluoghi, ma la lista delle località scelte non è stata ancora comunicata, visto che anche gli elettori di centrodestra sanno che i centri rimpatri sono luoghi sgradevoli che danneggiano l’immagine del posto in cui si trovano e possono creare fastidi ai residenti.
Si suppone che il governo attenderà l’esito delle prossime elezioni europee prima di comunicare le proprie scelte.
Si vota tra un mese.

Malpensa, bloccato rimpatrio

Alcuni “anarchici del gruppo ‘No Cpr'” hanno bloccato un volo di rimpatrio in partenza da Malpensa in direzione Marocco, invadendo la pista. L’obiettivo era quello di impedire il rimpatrio di un cittadino marocchino, “un compagno prelevato dal Cpr di Gradisca d’Isonzo, sedato a forza con massicce dosi di psicofarmaci e portato incatenato a Malpensa”.
La notizia è riportata dall’Ansa, e il lancio è stato ripubblicato da Espansione Tv. Esiste un video girato dagli attivisti in cui viene spiegato il gesto, ma il sito mette accanto all’articolo una foto di repertorio di un aereo che atterra, non necessariamente a Milano.
Non si dice chi sia questo straniero. Pochi giorni fa ha fatto notizia l’assalto di un gruppo di persone ad una volante a Torino che stava per trasferire uno straniero verso un Cpr del nord Italia. Lo stesso? L’articolo non si pone il problema.
I manifestanti sono stati fermati e identificati, e probabilmente saranno accusati di interruzione di pubblico servizio oltre che di resistenza a pubblico ufficiale.
Il volo per il Marocco è partito con un’ora e venti di ritardo, ma il comandante ha chiesto di sbarcare lo straniero in questione, che non si sa dove è stato portato.
Non si sa dove sia il video girato dagli anarchici.
L’ultimo post caricato su Facebook dalla rete Mai Più Lager – No Ai Cpr annuncia che è stato scoperto il nome dei tre migranti morti nei Cpr nel 2022 che finora erano sconosciuti.
La stampa aveva riportato le notizie soltanto di due morti nel corso dell’anno, ma dalla relazione del Garante ne risultavano cinque.
Insieme con l’associazione Naga, gli attivisti hanno presentato richieste alle autorità, venendo a scoprire che i tre decessi sono avvenuti a Brindisi, Palazzo San Gervasio e Roma.
A Brindisi è morto un nigeriano di nome Nonos Egbonu, il 4 agosto 2022. La causa del decesso è arresto cardiocircolatorio improvviso. Aveva trentacinque anni.
Alla fine dello stesso mese si suicidò a Gradisca Arshad Jahangir, il cui nome è stato riportato sui giornali.
I giornali riportarono anche la notizia della morte di uno straniero al Cpr di Brindisi a dicembre, poco prima di Natale, intossicato dai fumi di un incendio. Il suo nome non è stato reso noto.
Erano il numero 42 e 43 di una lista compilata dagli attivisti coi nomi degli stranieri morti nei centri di espulsione, o subito dopo l’uscita, che comincia nell’estate del 1998 con un decesso nell’allora Cpt di Caltanissetta, per motivi non precisati.
A quanto pare la numerazione deve essere aggiornata.
Il secondo morto invisibile è Roton Mohamad, Bangladesh, morto il 22 agosto a Ponte Galeria. Arresto circolatorio. Età 34 anni.
Il terzo sarebbe Uhnmwangho Osaro, 44 anni, nigeriano, morto nell’ospedale di Melfi. Arresto cardio respiratorio, insufficienza renale acuta, insufficienza multiorgano, ribdomiliosi e positività ai cannabinoidi.
Veniva dal Cpr di Palazzo San Gervasio, a 42 minuti di auto dall’ospedale? Il resoconto è un po’ confuso. Secondo una versione sarebbe stato prelevato direttamente dalle campagne circostanti.
Nel 2023 non ci sarebbero stati morti nel Cpr, ma è anche vero che la relazione coi dati dell’anno scorso non è ancora uscita e il nuovo Garante dei detenuti non ha ancora detto come intende procedere.
Nell’anno in corso invece c’è già stato un morto, Ousmane Sylla, suicida a Ponte Galeria, di cui i mass media si sono occupati un bel po’, anche a seguito di una successiva rivolta e della visita al centro da parte di alcuni politici.
Il conto totale arriverebbe quindi a 47 decessi in 26 anni, in media uno o due all’anno. Ma anche per gli anni passati potrebbero esserci morti fantasma di cui non si è mai saputo niente.
Per tornare all’episodio di Malpensa, Repubblica scrive che gli attivisti denunciati sono solo quattro. Mette accanto all’articolo una foto dei ragazzi in pista, evidentemente estratta dal video. E dice nel sommario “Da capire se l’episodio è collegato con l’assalto a un’auto della polizia avvenuto a Torino”.
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Ancona, due accompagnamenti al Cpr

Un trentunnne marocchino e un ventottenne tunisino sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri dopo essere stati fermati dalla polizia nel corso di controllo ad Ancona.
Entrambi hanno precedenti penali per furto, rapina e stupefacenti, il primo anche per interruzione di pubblico servizio (non si sa quale) e resistenza a pubblico ufficiale.
La notizia è riportata dal sito Marche Notizie, con foto di repertorio della Questura, estratta da Street View.
In questi giorni i Cpr sono finiti nelle cronache per via del suicidio di uno straniero a Ponte Galeria, Roma, e delle rivolte avvenute a Roma, Trapani, Gradisca e Milano. Il Cpr milanese è commissariato dopo che il gestore è finito sotto processo per irregolarità relative alla mancata erogazione dei servizi. Anche a Palazzo San Gervasio, Potenza c’è un’indagine che riguarda gestore e forze dell’ordine per il trattamento riservato ai migranti, che violava i loro diritti.
I siti di informazione si ricordano sporadicamente che esistono queste strutture, e tirano fuori notizie inesatte e non aggiornate nel tentativo di dare un quadro della situazione.
Il Messaggero ha pubblicatola lista dei Cpr in funzione aggiornata al 2020, quattro anni fa. L’apertura del Cpr di Milano, avvenuta in autunno di quell’anno, è presentata come se fosse una novità. La chiusura del Cpr di Torino non risulta, così come non risulta il fatto che il Cpr trapanese sarebbe da poco diventato totalmente inagibile.
Anche se le cronache riportano dell’accompagnamento al Cpr di pregiudicati, gli attivisti continuano a dire che i centri devono essere chiusi perché ospitano solo persone che non hanno commesso reati. In realtà alcuni hanno e altri non hanno commesso reati, ma nessuno ha mai diffuso statistiche precise in proposito, e in effetti nessuno le chiede: a una parte politica fa comodo pensare che siano tutti colpevoli, all’altra che siano tutti innocenti.
L’indagine a Palazzo San Gervasio si basa anche su un filmato in cui si vedono le forze dell’ordine costringere un migrante ad assumere psicofarmaci per essere liberato da fascette che lo stringono ai polsi e ai piedi.
Per l’Unità i Cpr sono “carceri illegali in mano ai privati”.
Il quotidiano fa riferimento ai dati diffusi da Mauro Palma, garante dei detenuti fino all’anno scorso. Il nuovo garante non si è ancora espresso sull’argomento. Ha visitato un centro rimpatri, a quanto ne sappiamo, ma soltanto per dichiarare che sta avviando le interlocuzioni col prefetto per capire quali sono le proprie competenze.
Il nuovo garante si chiama D’Ettore. Avrebbe visitato il Cpr di Ponte Galeria a Roma. La cosa è passata sotto silenzio per gran parte dei siti di informazione.
Una decina di giorni fa una delegazione del garante guidata dal professor Mario Serio ha effettuato una visita al Cpr di Trapani, in cui dopo le devastazioni erano rimaste soltanto 8 persone. La notizia era contenuta in un breve comunicato pubblicato sul sito ufficiale, in cui non si diceva niente che non si potesse sapere anche restando al difuori della struttura.
Nel centro c’era anche un cittadino straniero che la Corte europea dei diritti umani ha chiesto di trasferire in una struttura più adatta.
Il comunicato non specificava la nazionalità, e non spiegava perché dovesse essere trasferito. .

Presidio a Palazzo San Gervasio

A Palazzo San Gervasio si è svolto un presidio contro il Centro di Permanenza per i Rimpatri, dopo che un’inchiesta ha portato all’arresto di un funzionario di polizia e a misure interdittive nei confronti di altre tre persone.
C’è una foto sul sito di Articolo 21, in cui si vedono due persone di spalle, altre con bandiere presumibilmente tricolori, mezzo striscione e una bandiera della Cgil.
L’articolo ha qualche parola mancante proprio quando dovrebbe parlare del presidio, e non riporta il nome di nessuno dei partecipanti. Riporta invece il comunicato di Verdi Sinistra che annuncia un’interrogazione parlamentare a firma degli onorevoli Nicola Fratoianni e Marco Grimaldi. I quali hanno chiesto al governo “se intende riconsiderare la scelta di rafforzare la rete dei Centri di Permanenza per i rimpatri che si confermano sempre più luoghi di segregazione e discriminazione”. Non si sa quando e se il governo risponderà, ma sarà una risposta scontata: no che non intende.
La Tgr Basilicata ha riportato la notizia che ci sarebbe stato il presidio, senza fare nomi e con foto di una recinzione.
L’unico riferimento è al “Comitato Familiari e Persone Rinchiuse nel Cpr di Palazzo San Gervasio”.
Il breve articolo si limita ad un vago riferimento a “quanto emerso” senza specificare cosa sia.
Nel comunicato riportato da Articolo 21 si parla di Rivotril somministrato ai migranti “a loro insaputa”, di una gestione al disotto degli standard delle ore di servizio di medici e infermieri e di un monopolio dell’assistenza legale per i contenziosi per il rimpatrio, con 700 mila euro liquidati dallo Stato ad un solo studio legale, di cui non si fa il nome.

Palazzo San Gervasio, interrogazione di Verdi Sinistra

Gli onorevoli Nicola Fratoianni e Marco Grimaldi di Verdi Sinistra hanno presentato una interrogazione al governo per chiedere “se intende riconsiderare la scelta di rafforzare la rete dei Centri di Permanenza per i Rimpatri che si confermano sempre più luoghi di segregazione e discriminazione”.
La presa di posizione arriva dopo che è stata aperta un’inchiesta sul Cpr di Palazzo San Gervasio, dove secondo l’accusa i migranti venivano minacciati per costringerli ad assumere Rivotril, c’era un’assistenza medica insufficiente, e c’era un vero e proprio monopolio dell’assistenza legale.
Il gestore è lo stesso che è finito sotto accusa a Milano, dove il Cpr è stato commissariato a causa delle irregolarità.
Il comunicato dei due politici cita anche il Cpr di Gradisca, senza specificare a cosa si riferisce.
Il testo è stato pubblicato dal sito La Siritide, con foto storta di un cancello semi-aperto.
E’ evidente che il governo dirà che non ha intenzione di rivedere la sua scelta di aprire nuovi Cpr. Se gli attuali gestori non vanno bene, basterà cambiarli.
I due politici di sinistra contrappongono i rimpatri all’accoglienza. Visto che nei Cpr “la sfera dei diritti dei migranti reclusi viene illegittimamente compressa” bisognerebbe “prevedere al contrario il loro superamento in favore di un sistema di accoglienza diffusa”.
“Lo Stato ha il dovere di preservare la dignità umana specialmente in quei luoghi, come lo sono i Cpr, in cui le persone vengono private della libertà personale pur non avendo commesso nessun reato”, dicono.
Il fatto è che alcuni stranieri che si trovano là dentro hanno commesso reati. La sinistra non dice che i criminali stranieri vadano regolarizzati: si limita a negare che esistano. E così facendo perde credibilità. Non a caso le ultime elezioni politiche le ha vinte la destra. Alleanza Verdi Sinistra ha preso meno del 4% dei voti, nel 2022.
A Palazzo San Gervasio un funzionario di polizia è finito agli arresti domiciliari mentre i titolari della società che gestisce il centro risultano indagati.
Il medico del centro ha ricevuto il divieto per un anno di esercitare la professione presso i Cpr.
Le indagini per maltrattamenti nei confronti degli ospiti riguarderebbero anche il direttore del centro, a quanto scrive la Tgr Basilicata.
Nel filmato del telegiornale si vedono le immagini della conferenza stampa e un’intervista al Capo della Procura di Potenza, mentre non viene dato spazio alla linea difensiva delle persone coinvolte.

Palazzo San Gervasio, ispettore agli arresti

Un ispettore di polizia è finito agli arresti domiciliari e sono state emesse altre misure cautelari, anche nei confronti di un medico, dopo che sono stati accertati 35 abusi all’interno del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Palazzo San Gervasio.
Striscia La Notizia a gennaio dell’anno scorso aveva mandato in onda un video in cui si vedeva un migrante che veniva costretto ad assumere psicofarmaci senza che ce ne fosse bisogno, alla presenza delle forze dell’ordine.
Il sito dell’Agenzia Giornalistica Opinione ha pubblicato una nota stampa con link al servizio realizzato ora da Striscia La Notizia.
“Amici, ci sono voluti ben 14 servizi di Striscia la Notizia, tutti nel 2023, per accendere finalmente un faro sulle pessime condizioni dei migranti all’interno dei Cpr”, dice Rajae Bezzaz nel filmato.
Il Cpr di Milano è stato messo sotto sequestro all’inizio di dicembre, dopo che il gestore è stato accusato di frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta.
Il gestore è lo stesso che si occupa del Cpr di Palazzo San Gervasio.
Il servizio non fa i nomi degli indagati e neanche il nome della società. Anche quando il direttore del Cpr milanese è stato intervistato telefonicamente per la trasmissione, la scritta in sovrimpressione diceva semplicemente “Al telefono: direttore Cpr Milano”. Quando i familiari del parlamentare Soumahoro finirono sotto processo per questioni legate alla gestione di un centro di accoglienza, le loro foto finirono in prima pagina, e si discusse perfino delle marche delle loro borsette.
Dall’inchiesta emerge anche “una specie di racket nelle nomine degli avvocati d’ufficio”, e un ex recluso racconta che si faceva in modo di scoraggiare i migranti dall’incaricare un proprio avvocato che non fosse del posto.
Il Mattino titola: “Pontecagnano Faiano, indagata una salernitana nell’inchiesta sugli psicofarmaci ai migranti”. E’ l’amministratrice delegata della Engel Italia, di cui il sito fa anche il nome. La foto che viene messa vicino all’articolo è quella di alcuni container dietro le transenne. Un centro di accoglienza?
Le accuse riguardano l’inadempienza nella fornitura di servizi necessari a garantire i bisogni primari dei trattenuti quali la nutrizione, la cura della salute e dell’equilibrio psico-emotivo.
Per le società Engel Italia e Martinina è stato stabilito il divieto di assumere incarichi per la Pubblica Amministrazione per i prossimi 12 mesi.

Palazzo San Gervasio, audizione associazioni

Due rappresentanti delle associazioni territoriali per i diritti umani, Angela Maria Bitonti e Savino Tritto, sono stati ascoltati dalla quarta commissione regionale in merito alla situazione nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Palazzo San Gervasio.
La notizia è stata riportata dal sito Talenti Lucani, con foto di repertorio di un cortile vuoto.
I due hanno ricapitolato quello che già si sapeva: il trattenimento senza reato è incostituzionale, il diritto alla difesa è limitato e coinvolge pochi difensori d’ufficio presenti sul posto; vengono somministrati forzatamente tranquillanti e psicofarmaci; i colloqui coi legali avvengono solo attraverso un gabbiotto; i trattenuti non hanno diritto a usare il proprio cellulare personale.
Il nome Tritto non risulta nuovo agli addetti ai lavori. E’ quello dell’attivista che ha fatto vari scioperi della fame, anche molto lunghi, per attirare l’attenzione sul Cpr di Palazzo San Gervasio. Era stato citato anche da Striscia La Notizia, a gennaio scorso. Ma lì il nome era Maurizio.
Dovrebbe trattarsi della stessa persona: in una lettera aperta pubblicata nel 2018 sul sito Terre Di Frontiera l’autore si firmava “Savino Tritto (detto Maurizio)”.
Alla commissione regionale è stato accennato al fatto che nel centro sono presenti “persone che non hanno commesso alcun reato”. A Striscia La Notizia l’allora Garante dei detenuti Mauro Palma dava un quadro leggermente più preciso: diceva che nel centro vengono rinchiusi sia gli “amministrativi”, cioè persone che non hanno potuto rinnovare i documenti perché non trovano lavoro, sia coloro che provengono dal carcere. Palma non era d’accordo con questa scelta.
Ma il mandato di Palma è scaduto quest’anno. Di recente avevamo letto della nomina del nuovo collegio del Garante, che aveva fatto notizia per via delle polemiche seguite alla mancata audizione dei candidati in Parlamento. Le opposizioni volevano poter fare loro qualche domanda, ma la maggioranza non ha voluto.
Leggiamo però su Il Sussidiario un articolo datato 28 novembre 2023 in cui Mauro Palma parla come se fosse ancora in carica.
Il suo successore non viene mai citato.
Palma è contrario all’aumento a 18 mesi del tempo di permanenza nei Cpr deciso dall’attuale governo. Dice che nei Cpr “non c’è la vigilanza di un giudice”, visto che l’unico controllo nei centri è quello del Garante (che ne visita la metà una volta l’anno, a quanto ne sappiamo).
Palma è anche contrario all’accordo con l’Albania, che avrà costi altissimi, per garantire il trasporto di forze dell’ordine, avvocati e giudici italiani. “Mi pare la previsione di uno sforzo enorme con l’unico scopo di tenere lontano dalla vista degli italiani poche migliaia di migranti che in buona parte, prima o dopo, dovranno tornare in Italia”, dice il Garante.
In realtà l’ostilità da parte delle popolazioni locali all’apertura dei nuovi centri è solo uno dei motivi per cui il Governo ha deciso di puntare sull’Albania. L’altro è che conta sul fatto che i migranti diretti in Italia, una volta dirottati in Albania, chiamino casa e spargano la voce che in Italia non si entra più, bloccando i flussi in partenza.
Ma se poi verranno trasferiti in Italia quando la loro richiesta d’asilo sarà accettata, tutto l’effetto sarà vanificato. Senza contare l’effetto tappo: il tempo di trattenimento per i non aventi diritto è stato alzato a 18 mesi. Se il numero di non aventi diritto in arrivo è superiore a quello dei rimpatriati, gradualmente si andranno a saturare tutti i posti disponibili. Con l’enigma di cosa fare se non è possibile il rimpatrio. Al momento, nei Cpr italiani si lasciano uscire queste persone, senza inserirle in nessun progetto di integrazione, senza documenti in regola, anzi con un’ordine di tornare al proprio Paese che impedisce loro di ottenere un lavoro in Italia in ogni caso.
Ma trovandosi il Cpr in Albania come ci si regola? Gli stranieri saranno rilasciati sul territorio albanese? O verranno portati in Italia prima di essere abbandonati a sé stessi?
Si potrebbe dire: staremo a vedere. In realtà non vediamo nulla. Nessuno diffonde dati su quanti sono gli stranieri pregiudicati e quelli che non hanno commesso reati nei Cpr italiani. Nessuno valuta la composizione dei trattenuti: è stato aperto un Cpr in Sardegna ma mica si sa da dove vengono i reclusi, se sono stati presi sul territorio sardo o presi in altre regioni e poi rilasciati sul territorio sardo. Conosciamo la percentuale di quelli che l’anno scorso hanno raggiunto la decorrenza dei termini, che all’epoca era di tre o quattro mesi: il 13%. Ma è un dato vecchio ormai di 12 mesi.
Del resto nessuno ci racconta quanti stranieri sono stati trattenuti al Cpr più di una volta.
Insomma, sappiamo ben poco di quello che succede nei Cpr italiani, che non sarebbero necessariamente irraggiungibili ai cronisti locali, figuriamoci cosa ci potranno dire dei Cpr albanesi.

Forlì, tunisino rilasciato dal Cpr di Potenza

Un tunisino che era stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri che si trova in provincia di Potenza è stato rilasciato perché il suo trattenimento non è stato convalidato dal giudice.
Normalmente un episodio del genere non fa notizia: nel corso del 2022 i trattenimenti non sono stati convalidati nel 25% dei casi, più un 8% dei trattenuti sono sati dimessi per altri motivi e un 1% è stato riconosciuo richiedente protezione internazionale. Ma in questi giorni, con le polemiche riguardanti la disapplicazione da parte della magistratura delle nuove norme decise dal Governo, l’episodio ha attirato l’attenzione dei giornalisti.
Il Resto del Carlino ci ha scritto un articolo, pur ammettendo che non si sa ancora molto riguardo alle motivazioni e si possono soltanto fare delle ipotesi.
L’uomo è incensurato ed è stato fermato a Forlì. E’ ancora in possesso del suo passaporto.
Apparentemente gli è stata rifiutata una prima richiesta di asilo, e lui l’ha ripresentata.
Per l’Italia la Tunisia è un Paese sicuro, quindi il Governo vorrebbe rimpatriare i tunisini senza andare troppo per il sottile.
Qualcuno qua e là afferma che in Tunisia c’è un regime autoritario, quindi non è affatto sicuro. Solo che in questo caso il dettaglio non è stato ricordato.
Il giornalista Alessandro Sallusti ha scritto sul Giornale che l’unica soluzione per fermare i flussi migratori è dare i soldi alla Tunisia. Non è bello, ma è nell’interesse nazionale, dice.
La Merkel nel 2016 ha dato sette miliardi alla Turchia. Berlusconi, ancora prima, diede soldi alla Libia di Gheddafi.
“Quello che non capisco è perché noi ci facciamo più scrupoli etici e politici di quanti se ne fece la Merkel. Perché il presidente tunisino Saied è un tiranno? Già, perché invece Erdogan è un sincero democratico…”
A suo dire il problema è solo che Francia e Germania vogliono mantenere l’Italia sotto scacco, chissà perché.
Nell’articolo non viene citato nessun esponente dell’opposizone.
La segretaria Pd Elly Schlein alcuni giorni fa ha detto che il suo partito ha sbagliato a non cambiare la Bossi-Fini quando era al governo.
Alcune sue dichiarazioni rilasciate nel corso di Porta a Porta sono state riportate da Fanpage.
In particolare quelle che si soffermano sulla contrapposizione tra accoglienza diffusa e grandi centri “dove spariscono i diritti”.
Non c’è nulla però sulla differenza tra centri di accoglienza e centri per i rimpatri, né sul fatto che i centri rimpatri sono stati istituiti dalla sinistra.
Davvero se il Pd andasse al governo rinuncerebbe a qualunque rimpatrio e chiuderebbe i Cpr che quando era al governo ha istituito e sostenuto?

Stalker indiano arrestato

Un trentaseienne indiano sarebbe stato condotto nel carcere di Rebibbia con l’accusa di atti persecutori nei confronti di una cittadina italiana. L’uomo avrebbe telefonato alla donna un numero spropositato di volte, minacciando anche di ucciderla. La notizia è riportata dal sito Robex News, senza nomi e con foto di repertorio di un’auto dei carabinieri all’Eur.
Scrive il sito che lo straniero è un senza fissa dimora, irregolare sul territorio nazionale, e che a seguito del diniego del riconoscimento dello status di protezione internazionale sarebbe trattenuto dallo scorso 17 luglio presso il centro di permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria. L’uomo sarebbe “indagato per contatti telefonici effettuati dal Cpr di Potenza”.
“I carabinieri del comando provinciale di Roma, quando hanno saputo che all’uomo era stato negato il riconoscimento dello status di protezione internazionale, quindi era uscito dal Cpr ed era di nuovo libero ma irregolare sul territorio nazionale, si sono subito attivati per assicurare una scorta alla vittima e garantirle protezione sino alla serata di ieri”.
Quel “quindi” non quadra. Il rilascio dal Cpr non avviene a seguito di diniego di protezione. Semmai si finisce al Cpr a seguito del dinego. Ma qual’è la motivazione in base alla quale l’uomo è stato rilasciato dal Cpr nel giro di pochi giorni? L’articolo non lo spiega.
Così come non ci sono riferimenti al fatto che la notizia aveva destato scalpore sui mass media, provocando l’interesse anche di alcuni esponenti politici come Ilaria Cucchi.
Repubblica Roma lunedì scorso ha pubblicato nome e cognome dell’uomo, e l’audio di una telefonata con minacce esplicite.
Il rilascio sarebbe avvenuto per un “blackout giudiziario”.
Una telefonata con minacce esplicite di morte sarebbe stata eseguita mentre era ancora detenuto.
Secondo Affari Italiani, “parte delle condotte contestate l’uomo le avrebbe compiute quando si trovava presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Potenza.
Secondo il sito, l’uomo è stato rintracciato a Roma il 17 luglio scorso e accompagnato presso il Cpr di Ponte Galeria dove giovedì 20 luglio è stato arrestato.
Il Cpr serve per trattenere il migrante in attesa di organizzare il rimpatrio forzato, mentre il carcere serve per scontare una pena. Il fatto che l’uomo sia stato trasferito in carcere significa che si è rinunciato a rimpatriarlo a breve. Quando avrà finito di scontare la pena l’uomo dovrà essere di nuovo trasferito al Cpr, sempre che ci sia la disponibilità di posti. Nel centro potrà rimanere all’incirca tre mesi: se entro questo periodo le autorità del Paese d’origine non accettano il rimpatrio, allora è previsto un nuovo rilascio, ma senza regolarizzazione. In assenza di nuovi reati, al controllo successivo lo straniero può finire di nuovo al Cpr. Con nuovi reati può finire nuovamente in carcere.
Il fatto che non ci sia accordo tra i diversi siti sulle dinamiche dell’arresto e sui motivi del rilascio non depone a favore dei mass media, che nel complesso coprono notizie di questo genere con estrema superficialità, basandosi spesso solo su confusi comunicati delle forze dell’ordine.
Il fatto che un sindacato di polizia si sia lamentato per la scarsità del personale a Ponte Galeria è passato pressoché sotto silenzio.
Il fatto che nel corso del 2022 46 stranieri sono riusciti ad allontanarsi arbitrariamente dai Cpr non è stato notati dai mezzi di informazione. Il dato è stato diffuso dal Garante delle persone private della libertà Mauro Palma, che però non ha detto quanti di questi sono stati catturati, dopo quanto tempo e se sono stati rimpatriati.
L’episodio ricorda il femminicidio avvenuto a Lodi nel 2015. La vittima era stata minacciata da un cittadino egiziano. Le forze dell’ordine lo avevano condotto al Cpr di Bari, da cui era stato rilasciato. In quel caso purtroppo le forze dell’ordine non erano state informate del rilascio, e non avevano potuto fare nulla per proteggerla.
L’uomo era stato arrestato dopo l’omicidio, quando aveva già acquistato un biglietto aereo per tornare in Egitto.