Processo Enukidze

Scrive Radio Blackout che al processo per la morte di Vakhtang Enukidze al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca D’Isonzo il poliziotto che ha coordinato le indagini avrebbe parlato di un possibile pestaggio avvenuto nel carcere di Gorizia.
I fatti risalgono al gennaio del 2020. In questi giorni nessun sito di informazione ha riportato aggiornamenti sull’argomento.
Lo straniero era stato arrestato nel Cpr del Friuli Venezia Giulia, forse per una rissa avvenuta durante un tentativo di rivolta o di autolesionismo. Nel giro di pochi giorni era stato riportato al centro rimpatri dove poi si era sentito male. Si era parlato anche di una possibile “overdose di sostanze xenobiotiche unita a una broncopolmonite”.
Secondo le prime testimonianze degli altri reclusi, poi rimpatriati, ci sarebbe stato anche un pestaggio nel Cpr, all’inizio, ma la tesi non è sostenuta nel processo.
Ai mass media nazionali questa storia interessa poco. Mentre le prime pagine degli ultimi giorni sono state dedicate alla situazione dei prigionieri italiani in Ungheria o negli Stati Uniti d’America, le condizioni degli stranieri reclusi in Italia non interessano a nessuno.
Radio Blackout ha parlato di questa storia nel corso di una trasmissione di una ventina di minuti dedicata al Cpr di Gradisca, dopo l’evasione di tre trattenuti negli ultimi giorni e di un altro il mese scorso.
La trasmissione può essere ascoltata per intero sul sito.
Si fa il nome della cooperativa Ikene, che gestisce il Cpr di Gradisca e anche quello di Macomer, in Sardegna. Si ricordano le informazioni raccolte di recente dagli attivisti, in base a cui nelle offerte fatte dalle aziende per ottenere gli appalti verrebbero promessi improbabili servizi che poi non sarebbero offerti realmente ai trattenuti, come corsi di vario genere.
Si è parlato addirittura di una postazione per i videogiochi, anche se i giornalisti non hanno avuto il coraggio di dire chi e dove aveva fatto questa proposta.
Tra le altre cose, nel programma si è anche segnalato un aggiornamento recente che riguarda il contrasto all’immigrazione clandestina: l’ente dell’aviazione civile avrebbe vietato i voli dei velivoli che cercano di avvistare i migranti in mare per indirizzare i soccorsi.

Siulp: le ex caserme non possono essere Cpr

Il sindacato di polizia Siulp ha visitato il Cpr di Gradisca d’Isonzo, da cui c’è stata da poco un’evasione, e ha dichiarato che le ex caserme non sono adatte allo scopo di trattenere i migranti da rimpatriare. L’informazione è riportata in un articolo del Piccolo riservato agli abbonati, e può essere interessante anche per la Liguria, dove il Governo sta valutando l’ipotesi di aprire un nuovo centro rimpatri proprio in una ex caserma, tra le proteste degli amministratori locali.
Sul sito ufficiale del sindacato non compare nessun comunicato incentrato sull’argomento. In questi giorni è circolato un comunicato da parte del sindacato dei carabinieri, che si limitava a chiedere interventi urgenti per garantire più sicurezza, ma non specificava il tipo di intervento e non diceva nulla a proposito del fatto se una caserma sia o non sia adatta allo scopo. Dire che il centro di Gradisca non è adatto implica che se ne chiede la chiusura, e quindi l’apertura di un nuovo centro in una struttura costruita ex novo. Impresa impossibile per qualsiasi governo, che si trova sempre l’opposizione da parte delle popolazioni e istituzioni locali, anche quelle di centrodestra. Le quali spesso non sono contrarie ai Cpr, purché sia allestito altrove, possibilmente dove non ci sono persone. Di solito non viene mai specificato dov’è questo altrove. In alcuni casi i politici hanno detto di avere un’idea precisa, ma non l’hanno comunicato pubblicamente ai mass media, semmai solo in privato al ministro dell’Interno.
Intanto non si dice nulla degli evasi, a parte che sono tre, presumibilmente tunisini. Non si sa se avessero dei precedenti penali per cui siano da considerare pericolosi, non si conoscono le loro facce per cui chi li dovesse incontrare non può segnalarli alle autorità. Non sono state diffuse immagini della videosorveglianza che documentano la loro fuga. Non si sa se sono i primi evasi dell’anno o se ce ne sono già stati altri. Di solito le evasioni sono meno spettacolari, perché i trattenuti approfittano di qualche trasferimento, magari in ospedale per una visita, per far perdere le proprie tracce. In un anno c’è in media quasi un’evasione a settimana. I dati relativi all’anno scorso non sono stati diffusi. Di solito se ne occupava il Garante dei detenuti, ma il nuovo Garante entrato in carica quest’anno non ha ancora detto come intende procedere. Si dice che una sua delegazione abbia fatto qualche visita in un Cpr, ma non ne ha tratto nessuna conclusione pubblica.
Il Garante ha partecipato a varie manifestazioni pubbliche, ha incontrato il presidente Mattarella e la Commissione europea. Il suo predecessore al termine del suo mandato ha ricevuto il titolo onorifico di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Di recente il Garante ha visitato l’hotspot di Lampedusa. Se l’è cavata con due misere righe di comunicato in cui non fornisce nessuna informazione, neanche la data, e una bella foto ricordo con alcuni degli operatori.

Gradisca, nulla di nuovo

Non arrivano aggiornamenti dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca dopo che tre stranieri sono riusciti ad allontaarsi dalla struttura mentre un quarto è caduto al suolo fratturandosi una gamba. Quest’ultimo si troverebbe ora nell’ospedale di Gradisca, dove è stato elitrasportato.
Il Meridiano riassume la notizia in tre righe, riempiendo la pagina con un’enorme foto di repertorio del muro della struttura visto dalla strada di fronte.
Il Messaggero Veneto due giorni fa ha scritto un articolo molto più lungo, schiaffandoci sempre una foto di repertorio, ma non è che si venga a sapere molto di più.
Le foto degli evasi non sono state diffuse, quindi chi li dovesse incontrare non può riconoscerli. Del resto non si sa neanche se abbiano commesso reati in passato oppure no. Potrebbero essere pericolosi, potrebbero essere incensurati o quasi, l’opinione pubblica non ha diritto di saperlo.
Non circolano immagini di quanto è successo. I Cpr hanno un sistema di videosorveglianza, ma nessun filmato è mai stato diffuso alla stampa, neanche in caso di rivolte. In questo caso la situazione è stata abbastanza tranquilla: non ci sono stati gesti violenti da parte dei trattenuti. L’unica cosa che si segnala è che uno di quelli che hanno tentato l’evasione, quando si è reso conto che non ce l’avrebbe potuta fare, è rimasto sul tetto tutta la notte per protesta.
Il sito Nordest24 aveva riportato un vago comunicato del Sim Carabinieri Friuli Venezia Giulia, in cui si chiedeva genericamente più sicurezza. Come previsto, non sono arrivate risposte né dalle istituzioni, né dagli altri sindacati. Il Messaggero Veneto non lo ha neanche citato.

Evasione a Gradisca

Tre stranieri sono riusciti ad evadere dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo. Un quarto è caduto dal tetto e ha riportato una ferita alla gamba per cui è stato elitrasportato a Trieste. Un quinto, visto che non poteva fuggire, è rimasto tutta la notte sul tetto per protesta.
Non ci sono state rivolte e danneggiamenti da parte degli altri trattenuti. La notizia è riportata sul sito del Messaggero Veneto, con foto del muro del centro visto dal parcheggio.
Non ci sono foto degli evasi, né informazioni sugli eventuali precedenti penali.
Il sito ricorda che ci sono dei lavori in corso nelle parti danneggiate del centro, e questo creerebbe dei problemi di sicurezza, a quanto hanno detto imprecisati sindacati delle forze dell’ordine.
Il sito Nordest24 riporta una nota del Sim Carabinieri Friuli Venezia Giulia, con foto generica di uno gegli ingressi visto dalla strada.
Il Sim dice che spesso chi si trova all’interno del Cpr ha precedenti per reati gravi, ma non dice se è il caso di quelli che sono fuggiti.
Dice anche che il centro non è stato progettato per detenzioni a lungo termine.
Il sindacato chiede genericamente di riconoscere le criticità attuali e rafforzare la sicurezza, risolvendo il problema con interventi immediati.
Non specifica che cosa intende di preciso, non fa nessun riferimento ai lavori in corso, non nomina le famose barriere di plexiglas che sono pericolose durante le rivolte. E quasi sicuramente non riceverà nessuna risposta da parte delle istituzioni e anche degli altri sindacati delle forze dell’ordine, come avviene di solito.

Rivolta Gradisca, reazioni politiche

Telequattro ha intervistato tre politici dopo la rivolta al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca che ha causato il ferimento di tre agenti di polizia e sembra anche ingenti danni al fabbricato.
Sono Tatiana Rojc del Pd, Marco Dreosto della Lega e Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle.
La Rojc è preoccupata, dice che i Cpr sono bombe a orologeria, bisogna comprendere la rabbia di chi sta all’interno e le grosse difficoltà delle forze dell’ordine.
Dopo le europee bisognerà portare avanti una politica seria nell’ambito dell’immigrazione.
Dreosto esprime la sua solidarietà incondizionata alle forze dell’ordine, impegnate in un contesto così complicato a rischio della propria incolumità.
Come risolvere il problema? Dovremo vedere, dice.
Patuanelli vorrebbe stemperare le tensioni e auspica una gestione più umana.
Non vengono citati i sindacati di polizia, né si affronta la questione delle barriere di plexiglas, che questi ultimi considerno molto inadatte a un luogo di detenzione, visto che i migranti le riducono in frantumi per ottenere schegge acuminate con cui feriscono i poliziotti.
Uno degli agenti ha riportato un taglio profondo a una coscia. Nulla di irreparabile, sembra, ma alcune settimane di prognosi.
Il Gazzettino ha riportato alcune dichiarazioni di esponenti di Fsp Polizia.
I Cpr sono “polveriere, dove gli agenti operano senza mezzi adeguati, in numero insufficiente e sulla base di norme assolutamente inadatte. Pochi operatori contro decine e decine di persone che non vogliono stare dove sono e che però non sono detenute. Quando esplode la violenza bisogna fronteggiarli praticamente a mani nude. Non si può continuare così”, dice il segretario generale.
E il segretario regionale dice che “non si fa nulla per affrontare una situazione divenuta ormai insostenibile”.
Ovviamente le dichiarazioni dei sindacalisti non hanno provocato nessuna reazione, neanche da parte dei sindacati. Solitamente la loro opinione cade nel vuoto.
Non si conosce l’attuale capienza effettiva dei Cpr a livello nazionale, dopo le rivolte che si sono susseguite qua e là.
E sull’apertura di nuovi Cpr, presumibilmente destinati a fare la stessa fine, il Governo è fermo. Forse non si vuole influenzare il risultato delle prossime elezioni europee, dato che anche gli elettori di destra sono contrari all’apertura di queste strutture sul proprio territorio.

Gradisca, agente ferito

Un agente di polizia è rimasto ferito negli scontri scoppiati nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo.
E’ stato colpito al ginocchio con un frammento di plexiglas che i migranti hanno ottenuto mandando in frantumi una delle barriere fra i settori e ha avuto bisogno di 15 punti di sutura.
La prognosi è di 20 giorni. Poteva andare peggio.
Tele Nord Est ha riportato la notizia in un video servizio dall’esterno della struttura, con intervista alla sindaca della città che non ha fatto altro che ripetere che i Cpr vanno chiusi.
Non vengono citati invece i sindacati di polizia, che da anni avevano detto che le barriere in plexiglas sono pericolose e andavano sostituite da sbarre.
La capienza del centro non è diminuita. E’ segnalato qualche altro ferito lieve, ma la situazione si è calmata, diciamo, grazie alla presenza massiccia delle forze dell’ordine.
Nel centro sarebbero presenti 90 stranieri in attesa di espulsione, non si sa di quali nazionalità e quanti con precedenti penali.
Il sito Today ha riportato le dichiarazioni di due sindacalisti di Fsp, un sindacato di polizia, i quali hanno raccontato che gli immigrati, soprattutto nordafricani “hanno usato contro i poliziotti spranghe di ferro, bastoni e alcuni chiodi di ferro acuminati”. Gli agenti sono costretti ad operare “senza mezzi adeguati, in numero insufficiente, sulla base di norme assolutamente inadatte”. “Pochi operatori contro decine e decine di persone”, “e quando esplode la violenza bisogna fronteggiarli praticamente a mani nude”.
Nell’articolo non si parla di plexiglas, ma la barriera in frantumi si vede in una delle foto. Nell’altra si vede un ferro tondo nervato per costruzioni in cemento armato usato come spranga.

Milano, video di un ragazzo che si accascia

La rete Mai Più Lager – No Ai Cpr ha diffuso il video di uno straniero seduto a un tavolo nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano che barcolla e si accascia al suolo.
Dicono gli attivisti che il ragazzo sarebbe stato sottoposto a un pesante trattamento con psicofarmaci.
E’ in condizioni penose e nessuno fa niente per lui.
La notizia è stata riportata dal sito Fanpage.
Non c’è nessuna dichiarazione da parte del gestore, né il riferimento al fatto che esiste un gestore.
Per evitare episodi del genere ci sarebbero dei garanti dei detenuti che dovrebbero vigilare. Nessuno di loro viene citato nell’articolo.
Il Cpr milanese è commissariato dopo che si è scoperto che la società che aveva vinto l’appalto non forniva dei servizi che sulla carta avrebbe dovuto fornire. Tuttavia gli attivisti lamentano il fatto che da allora la situazione non è affatto migliorata.
Nell’articolo si parla anche di tanti diciottenni che sono finiti nel centro rimpatri.
City Rumors invece racconta di un marocchino diciannovenne arrestato per rapina a gennaio, portato prima al Cpr di Milano, poi a quello di Gradisca d’Isonzo, in Friuli Venezia Giulia.
Le sue impronti sono compatibili con quelle trovate in vari negozi in cui ci sono stati dei furti, quindi il giovane non è stato rimpatriato ma trasferito in un carcere non meglio precisato.

Anche “attentato alla sicurezza dei trasporti”

Tra le accuse formalizzate contro i quattro anarchici che hanno invaso la pista dell’aeroporto di Malpensa per cercare di fermare un volo di rimpatrio c’è anche quella di attentato alla sicurezza dei trasporti, oltre a quelle già annunciate di interruzione di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale.
Lo scrive il Giorno che mette in evidenza il fatto che gli anarchici hanno “sbagliato aeroporto”: a quanto pare lo straniero di cui volevano impedire il rimpatrio era stato già portato a Bologna.
Non è chiaro se sul volo in partenza da Malpensa si trovasse un altro straniero da rimpatriare: le prime ricostruzioni avevano detto che il comandante lo aveva fatto sbarcare prima di decollare con oltre un’ora di ritardo.
Il sito pubblica un breve filmato ripreso da lontano, forse da uno degli operatori dell’aeroporto. Fanpage invece ha pubblicato il video girato sulla pista da uno degli anarchici, in cui si spiega il motivo del gesto.
Il Giorno ha riportato alcune dichiarazioni del sindaco di Somma Lombardo, che ha chiesto di rafforzare gli organici delle forze dell’ordine e del personale di vigilanza, e una dichiarazione dell’europarlamentare leghista Isabella Tovaglieri, che si è limitata a dire che quello che è successo è un potenziale pericolo per i passeggeri e per il traffico aereo.
Intanto gli antagonisti stanno preparando una manifestazione contro i Cpr che si terrà a Milano il 6 aprile.
Il Cpr milanese è stato commissariato a seguito di un’indagine sull’ente gestore, accusato di avere falsificato documenti per dichiarare dei servizi che in realtà non erogava, ma secondo gli attivisti sul fronte dei diritti la situazione non è migliorata dopo la sostituzione al vertice.
A organizzare l’evento è la Rete No Cpr, e viene citata anche l’associazione Naga.
Su Facebook gli attivisti hanno caricato nelle ultime ore un video ripreso all’interno del Cpr di Gradisca d’Isonzo, dove è intervenuta un’ambulanza forse a seguito di un tentativo di suicidio.
Potrebbe trattarsi di una cosa grave, visto che quando la cosa è gestibile dal personale del centro non viene coinvolto personale esterno.
Si parla anche di tensioni tra un una persona di una certa età e un lavorante che l’avrebbe colpito.
Mancano interventi politici da parte delle opposizioni.
Sulle condizioni di vita all’interno dei Cpr dovrebbero vigilare i garanti dei detenuti. Non pervenuti.

Malpensa, bloccato rimpatrio

Alcuni “anarchici del gruppo ‘No Cpr'” hanno bloccato un volo di rimpatrio in partenza da Malpensa in direzione Marocco, invadendo la pista. L’obiettivo era quello di impedire il rimpatrio di un cittadino marocchino, “un compagno prelevato dal Cpr di Gradisca d’Isonzo, sedato a forza con massicce dosi di psicofarmaci e portato incatenato a Malpensa”.
La notizia è riportata dall’Ansa, e il lancio è stato ripubblicato da Espansione Tv. Esiste un video girato dagli attivisti in cui viene spiegato il gesto, ma il sito mette accanto all’articolo una foto di repertorio di un aereo che atterra, non necessariamente a Milano.
Non si dice chi sia questo straniero. Pochi giorni fa ha fatto notizia l’assalto di un gruppo di persone ad una volante a Torino che stava per trasferire uno straniero verso un Cpr del nord Italia. Lo stesso? L’articolo non si pone il problema.
I manifestanti sono stati fermati e identificati, e probabilmente saranno accusati di interruzione di pubblico servizio oltre che di resistenza a pubblico ufficiale.
Il volo per il Marocco è partito con un’ora e venti di ritardo, ma il comandante ha chiesto di sbarcare lo straniero in questione, che non si sa dove è stato portato.
Non si sa dove sia il video girato dagli anarchici.
L’ultimo post caricato su Facebook dalla rete Mai Più Lager – No Ai Cpr annuncia che è stato scoperto il nome dei tre migranti morti nei Cpr nel 2022 che finora erano sconosciuti.
La stampa aveva riportato le notizie soltanto di due morti nel corso dell’anno, ma dalla relazione del Garante ne risultavano cinque.
Insieme con l’associazione Naga, gli attivisti hanno presentato richieste alle autorità, venendo a scoprire che i tre decessi sono avvenuti a Brindisi, Palazzo San Gervasio e Roma.
A Brindisi è morto un nigeriano di nome Nonos Egbonu, il 4 agosto 2022. La causa del decesso è arresto cardiocircolatorio improvviso. Aveva trentacinque anni.
Alla fine dello stesso mese si suicidò a Gradisca Arshad Jahangir, il cui nome è stato riportato sui giornali.
I giornali riportarono anche la notizia della morte di uno straniero al Cpr di Brindisi a dicembre, poco prima di Natale, intossicato dai fumi di un incendio. Il suo nome non è stato reso noto.
Erano il numero 42 e 43 di una lista compilata dagli attivisti coi nomi degli stranieri morti nei centri di espulsione, o subito dopo l’uscita, che comincia nell’estate del 1998 con un decesso nell’allora Cpt di Caltanissetta, per motivi non precisati.
A quanto pare la numerazione deve essere aggiornata.
Il secondo morto invisibile è Roton Mohamad, Bangladesh, morto il 22 agosto a Ponte Galeria. Arresto circolatorio. Età 34 anni.
Il terzo sarebbe Uhnmwangho Osaro, 44 anni, nigeriano, morto nell’ospedale di Melfi. Arresto cardio respiratorio, insufficienza renale acuta, insufficienza multiorgano, ribdomiliosi e positività ai cannabinoidi.
Veniva dal Cpr di Palazzo San Gervasio, a 42 minuti di auto dall’ospedale? Il resoconto è un po’ confuso. Secondo una versione sarebbe stato prelevato direttamente dalle campagne circostanti.
Nel 2023 non ci sarebbero stati morti nel Cpr, ma è anche vero che la relazione coi dati dell’anno scorso non è ancora uscita e il nuovo Garante dei detenuti non ha ancora detto come intende procedere.
Nell’anno in corso invece c’è già stato un morto, Ousmane Sylla, suicida a Ponte Galeria, di cui i mass media si sono occupati un bel po’, anche a seguito di una successiva rivolta e della visita al centro da parte di alcuni politici.
Il conto totale arriverebbe quindi a 47 decessi in 26 anni, in media uno o due all’anno. Ma anche per gli anni passati potrebbero esserci morti fantasma di cui non si è mai saputo niente.
Per tornare all’episodio di Malpensa, Repubblica scrive che gli attivisti denunciati sono solo quattro. Mette accanto all’articolo una foto dei ragazzi in pista, evidentemente estratta dal video. E dice nel sommario “Da capire se l’episodio è collegato con l’assalto a un’auto della polizia avvenuto a Torino”.
L’articolo è riservato agli abbonati.

Presidio a Milano

Scrive Radio Blackout che c’è stato un presidio sotto il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano e un “saluto” sotto il Cpr friulano.
L’articolo fa riferimanto anche al caso di Jamal, che ha occupato le prime pagine dei giornali alcuni giorni fa, quando alcuni attivisti hanno circondato un’auto della polizia che avrebbe dovuto trasferire il cittadino straniero nel centro rimpatri.
Si è parlato di “assalto alla volante”, i vetri della macchina sono stati danneggiati. Il sito scrive che “i compagni” di Jamal “non foss’altro che per un abbraccio, si sono messi di traverso”.
La pagina include una trasmissione audio di 20 minuti con l’intervista ad un’attivista che era al presidio milanese, e un’altra trasmissione di 13 minuti riferita al processo per una manifestazione no-border al Brennero, le cui condanne sono state annullate dalla Cassazione.
Jamal ora si troverebbe rinchiuso nel Cpr di Gradisca d’Isonzo, in Friuli Venezia Giulia.
Il Cpr milanese è al momento commissariato a causa di irregolarità da parte dell’ente gestore in merito a servizi non erogati.
Non si sa quando verrà aggiudicato il nuovo appalto.
Al momento nel Cpr milanese ci sarebbero una quarantina di reclusi. In origine il centro aveva 140 posti, scesi poi a 72. Possibile che una parte sia inagibile a causa dei danneggiamenti. Queste informazioni non vengono diffuse dalle autorità, ma dai reclusi stessi.
In base ai quali le condizioni di gestione del centro non sarebbero migliorate granché dopo il commissariamento.
Quando alcuni politici hanno provato a visitare il Cpr milanese di recente, non è stato consentito loro da parte delle autorità di entrare nelle aree destinate ai trattenuti.
Nei giorni scorsi L’Unità aveva dato spazio a un comunicato della Rete Mai Più Lager – No Ai Cpr che si appellava ai medici affinché non dichiarassero più nessuno straniero idoneo alla reclusione nei centri di detenzione.
Intanto Padova Oggi scrive che a Gradisca è stato accompagnato anche un diciottenne che dice di essere libico, sorpreso a spacciare hashish ad un quarantenne italiano a Padova.
Non si hanno dati sui rimpatri verso la Libia. Comunque l’identità del giovane deve essere verificata.