Bartolo, contro i Cpr

La situazione nei Centri di Permanenza per i Rimpatri di Trapani e Caltanissetta è “terrificante”. Lo ha detto l’europarlamentare Bartolo ai giornalisti, e lo si può ascoltare in un video pubblicato dal sito dell’Ansa.
Stranieri che non hanno commesso reati vengono sottoposti a vessazioni e vengono costretti ad assumere psicofarmaci. Riducendo le possibilità di accoglienza per i migranti, la situazione si aggraverà.
Nel filmato c’è solo una dichiarazione frettolosa, senza contesto. A quanto pare in queste ore a livello euorpeo si stanno discutendo nuovi provvedimenti in materia di immigrazione. La commissione Libertà Pubbliche (Libe) ha approvato un pacchetto che ora sarà discusso dal Parlamento.
Si parla di ricollocamenti fra gli Stati europei, con possibilità di pagare per evitare di accettare i migranti assegnati.
Il relatore è lo svedese Tomas Tobé, del Ppe.
La cifra fissata è di 20 mila euro per ogni migrate non accolto.
Un altro regolamento, il cui relatore è il socialista spagnolo Juan Fernando Lopes Aguilar prevede un meccanismo di solidarietà per fornire sostegno agli Stati membri che si trovano ad affrontare un afflusso eccezionale di migranti irregolari.
C’è qualche accenno alla strumentalizzazione dei migranti da parte di Paesi ostili per destabilizzare l’Ue, con procedure da applicarsi in questi casi.
Nel pacchetto è stato inserito anche un regolamento sulla procedura d’asilo, la cui relatrice è la francese Fabienne Keller del gruppo liberale Renew, che mira a velocizzare il trattamento delle richieste, ossia respingere rapidamente quelle manifestamente infondate o inammissibili.
C’è un’accordo provvisorio sulla banca dati Eurodac, il cui relatore è lo spagnolo Jorge Buxadé Villalba del gruppo conservatore Ecr, e un accordo sulla direttiva modificata sulle condizioni di accoglienza, la cui relatrice è l’olandese Sofia In’t Veld, Renew, che regola le condizioni materiali di ospitalità, alloggio, assistenza sanitaria, lavoro.
Lo svedese Malin Bjork è relatore di un regolamento per un programma di reinsediamenti nell’Ue di rifugiati provenienti da paesi extra Ue.
Sinistra, Verdi, M5s e Pietro Bartolo hanno votato contro.
La sintesi dei vari provvedimenti è pubblicata sul sito di Askanews.
La fine dell’articolo è dedicata proprio alle dichiarazioni di Bartolo, il quale dice che ora sorgeranno centri di detenzione per rinchiudere famiglie con minori.

Johansson a Lampedusa con Piantedosi

Stamattina la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson visiterà l’hotspot di Lampedusa insieme al ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi.
La Yohansson è già stata alle Canarie e sull’isola di Lesbo, due luoghi sottoposti a una forte pressione migratoria.
Nell’hotspot di Lampedusa sono presenti oltre tremila persone, su una capienza prevista di 400 posti.
Il Governo italiano intende aumentare i posti nelle strutture di questo tipo, ma anche in quelle finalizzati ai rimpatri, nell’intento di rimandare indietro rapidamente i migranti economici.
L’operazione non è facile, anche per via della situazione in cui versano gli stati del nord Africa, da cui partono le imbarcazioni dirette in Italia.
In Tunisia c’è una forte crisi economica e un governo autoritario. La Libia è ancora spaccata in due dopo la guerra.
Quest’anno la nazionalità più rappresentata tra coloro che sono arrivati in Italia è quella della Costa d’Avorio, 8 mila persone, quasi il doppio dei tunisini. Il Paese è considerato sicuro per effettuare i rimpatri.
Intanto non arrivano aggiornamenti da Caltanissetta, dove due giorni fa c’è stata una rivolta nel Cpr, sedata dalle forze dell’ordine. Non si parla di feriti o arresti, non sono stati quantificati i danni e neanche fotografati. I giornalisti non hanno accesso a queste strutture, e spesso neanche lo chiedono.
La notizia della rivolta è stata riportata da vari siti web locali, sulla base di un unico stringato lancio d’agenzia o comunicato, senza interviste e approfondimenti, magari con una vecchissima foto del cancello d’ingresso della struttura.

Il Meccanismo regionale di rimpatrio per esternalizzare i confini esterni Ue nei Balcani

Eu News ha scritto che dopo un anno è stato diffuso il testo di un documento sottoscritto l’anno scorso da 27 ministri degli Interni europei per rimpatriare i migranti che attraversano i Balcani prima che questi possano arrivare a chiedere richiesta di protezione internazionale alle autorità di uno stato appartenente all’Unione Europea.
Il Meccanismo è stato approvato dai governi dei Paesi aderenti al Forum di Salisburgo, dai sei dei Balcani occidentali e da altri tra cui Germania e Francia (l’articolo non nomina esplicitamente l’Italia). Il totale è di 27 Paesi, di cui 20 membri Ue.
L’esistenza di questo documento è stata resa nota su richiesta dell’organizzazione non governativa Statewatch.
L’articolo è scritto in politichese, senza esempi di come il piano è stato effettivamente messo in atto.
Nessun migrante è stato intervistato per scrivere l’articolo, né ci sono dichiarazioni da parte di chi ha chiesto trasparenza o di qualche altra associazione.
Le foto sono due: un attivista in mezzo alla strada con uno striscione che dice “Open the border, find a sulotion“; anonimi migranti in fila sotto la neve a dicembre del 2020 (due anni fa).
La stessa foto era stata pubblicata anche a dicembre, sullo stesso sito, per annunciare le linee che la Commissione Europea stava seguendo per i Balcani Occidentali.
Anche in quel caso c’erano molti dettagli sulle misure che venivano prese dall’alto, e pochi su come venivano applicati in concreto. Nessun migrante era stato intervistato, nessuna nazionalità veniva nominata.
Da dove arriva tutta questa gente? Da cosa fugge?
Intanto i mass media continuano a fornire dettagli sull’Afghanistan, dove il regime talebano impedisce alle donne di studiare e lavorare. Sky Tg 24 ha intervistato un’attivista che ha parlato di “catastrofe umanitaria. L’Unhcr ha raccontato della chiusura di un centro di formazione professionale femminile.

Incontro Meloni-Von Der Leyen sul dossier migranti

La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen è stata ieri in visita a Palazzo Chigi, dove ha incontrato la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.
Tra le cose di cui si è discusso c’è anche il dossier migranti.
L’Italia spinge per cercare di chiudere le frontiere europee alle migrazioni coinvolgendo anche le istituzioni europee.
Si parla di un piano articolato per i rimpatri e di un Sistema di Preferenze Generalizzate per i paesi che cooperano, concedendo tariffe generalizzate per i prodotti in via di esportazione.
L’intesa sui ricollocamenti sembra lontana.
La presidenza del consiglio dell’Unione spetterà per i prossimi sei mesi alla Svezia, Paese che non vede di buon occhio la maggiore condivisione dei flussi.
I mass media non riportano dichiarazioni significative della Von Der Leyen alla fine dell’incontro, a parte un tweet in cui si elencano sommariamente i temi discussi.
Il Sussidiario ha scritto che Biden sta chiudendo la frontiera meridionale degli Stati Uniti anche ai migranti provenienti da Paesi in cui c’è un governo sgradito o una povertà spaventosa.
Il sito nomina anche l’ambasciatore svedese presso l’Unione Europea, che ha rilasciato dichiarazioni in base ale quali sembrerebbe che il Governo del suo Paese non è minimamente intenzionato a cambiare le attuali norme europee in materia di immigrazione, che lo tengono al riparo dalle ondate provenienti dal Mediterraneo.
Alcuni giornalisti italiani hanno parlato di “schiaffo alla Meloni”. Il ministro dei rapporti con l’Ue Fitto ha cercato di minimizzare i contrasti.

Rapporto hate speech

La Commissione Europea ha pubblicato i risultati della valutazione del Codice di condotta sul contrasto dell’hate speech online illegale.
L’associazione Carta Di Roma ha riportato la notizia in breve, col link al documento in inglese di cinque pagine.
Le statistiche riguardano le piattaforme online e valutano il tempo di reazione alle segnalazioni di abusi e i casi in cui il contenuto illegale viene rimosso.
I risultati sono divisi per Paese o per piattaforma (Facebook, Youtube, Twitter, Instagram, Jeuxvideo e Tik Tok).
Inoltre un grafico a torta mostra, in disordine, le categorie di odio in cui sono stati classificati i messaggi. La xenofobia è al secondo posto col 16.3%, e include anche qualsiasi messaggio di odio contro i migranti.
La categoria più rappresentata è l’anti-ziganismo (antigypsyism, odio contro rom, sinti e altri gruppi chiamati nel complesso zingari, gitani o zigani).
Al terzo posto c’è l’odio contro qualche orientamento sessuale.
In realtà le categorie sono molte, e assegnare un messaggio ad una categoria o all’altra è abbastanza soggettivo. Le altre categorie sono odio contro i musulmani (8,7%), antisemitismo, origine nazionale (4,6%), origine etnica (6,2%), razza (5,2%), religione (2,6%), gender, afrofobia (contro le culturedell’africa, 4,9%). Un 5,2% rientra nella categoria Altro.
In questi giorni sui social fioccano i messaggi sul caso Soumahoro. Non si sa in che categoria verrebbero messi. In molti casi si tratta di indignazione nei confronti di presunte malversazioni. Ma nel corso degli anni varie cooperative sono finite sotto inchiesta in relazione a violazioni dei diritti dei migranti o appropriazione indebita di fondi, e le loro storie non sono mai finite in prima pagina. Anche molti politici sono sotto inchiesta, eppure l’accanimento mediatico nei loro confronti è molto minore. Per giunta, il parlamentare non risulta indagato, e perfino la moglie dice che lei stessa non fa più parte della cooperativa né come socia né come dipendente e minaccia querele.
Soumahoro non twitta più niente dal giorno della morte di Maroni.
Il Giornale ha scritto che comunque l’ex sindacalista ci fa una “figura barbina”, anche se “non si può certo dire che c’entri qualcosa”: “La sua missione è sempre stata quella di aiutare i migranti e i lavoratori, eppure non si è accorto che nella coop più vicina a lui non pagavano i lavoratori e trattavano non proprio con tutti i riguardi i richiedenti asilo”.
Sempre il Giornale cerca coinvolgere il Partito Democratico, andando a vedere la tessera politica di tutti i commercialisti che si sono occupati della cooperativa Karibu, che a volte sono stati anche amministratori nelle istituzioni locali.
Anche Striscia La Notizia si occupa del caso, in merito a presunte irregolarità nella presentazione di richieste di sussidio all’Inps, per conto di lavoratori forse ignari.
Libero Quotidiano, titola: “Gli affari della famiglia col Pd: il caso si ingrossa”. Nell’articolo si accenna all’assunzione di un ex assessore ai servizi sociali in Karibu, e di un’interrogazione, presentata da esponenti del Pd nel 2015, in cui si chiedevano informazioni sui trasferimenti di denaro nell’ambito del piano Sprar, “alla luce delle ultime vicende che riguardano il sistema di lucro con i fondi per la gestione dei migranti”.
Le “ultime vicende” a cui si accennava erano probabilmente quelle relative all’inchiesta Mafia Capitale. Nelle intercettazioni era emersa la famosa frase “Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”, che aveva spinto i politici ad istituire una Commissione d’inchiesta sui centri di accoglienza e di espulsione, che dopo anni di lavoro, a un costo notevole, si era rifiutata di trarre le conclusioni al termine della legislatura.
Dell’esistenza di quella Commissione, che avrebbe dovuto lavorare per prevenire questo scandalo, si è quasi dimenticata l’esistenza. Nessuno dei componenti della Commissione è stato intervistato in proposito. Il presidente, Federico Gelli, Pd, si è sempre occupato di Sanità, e la sua pagina Facebook non è aggiornata da mesi. Il vicepresidente Giuseppe Brescia, M5s, diffonde sui social messaggi inutili: dal giorno delle elezioni risultano caricati su Facebook tre post, uno per chiedere cosa deve mangiare, uno per segnalare un articolo in favore dei rave party, uno per raccontare che ha giocato a calcio per beneficienza.
Il segretario Erasmo Palazzotto (ex Sel, ex Si, poi Pd) ha smesso di aggiornare Twitter dopo la sua sconfitta alle ultime elezioni politiche, due mesi fa.
Intanto i ministri Tajani e Piantedosi si sono fatti fotografare a Fiumicino, dove hanno accolto 114 migranti giunti in Italia regolarmente coi corridoi umanitari, tanto per dimostrare che loro non sono razzisti, ma vogliono contrastare i trafficanti di migranti irregolari e favorire invece i migranti che rispettano le regole.
Il segretario del Pd Letta non si sta occupando di queste cose. Il suo tweet fissato è ancora quello del 14 novembre, con la foto della bandiera europea che sventola accanto a quella ucraina a Kherson.
Nel frattempo la città è stata colpita 258 volte in sette giorni, la settimana scorsa. L’intera nazione è al freddo e al buio. Tutto quello che l’Europa ha fatto nell’intento di scoraggiare i russi ha solo peggiorato la situazione.
Ieri la Von Der Leyen ha annunciato un tribunale di guerra per processare i russi, nonché confische di proprietà russe per ricostruire l’Ucraina. Pur sapendo che la Russia reagirà con ulteriori ritorsioni.
Secondo Il Foglio il tribunale non potrebbe essere istituito, visto che verrebbe bocciato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu (dove Russia e Cina hanno diritto di veto), poi dall’Assemblea generale, in cui manca la maggioranza.
L’articolo parla anche dell’errore commesso dalla Von Der Leyen, che ha parlato di 100 mila soldati ucraini morti, più dei russi. Il dato è stato corretto: 100 mila tra morti e feriti, a cui si aggiunge la morte di 20 mila civili.
Al momento la temuta seconda ondata di profughi dall’Ucraina non c’è. Ma l’inverno sta arrivando, le forze dello Stato non riescono a fermare i danneggiamenti alle infrastrutture (elettricità, riscaldamenti, acqua), non ci sono previsioni di fine imminente delle operazioni militari. Quindi ci si prepara al peggio.

Europa, ci si prepara ad accogliere i profughi

Sono già 360 mila i migranti partiti dall’Ucraina per l’Europa, ma “dobbiamo essere pronti a milioni” di arrivi, ha detto la commissaria per gli Affari interni Johannson.
Per questo si sta lavorando a procedure agevolate in maniera di asilo, in particolare il meccanismo per il riconoscimento della protezione temporanea, previsto dalle regole comuni ma mai applicato prima.
Molti Stati sono favorevoli all’accoglienza, tra cui l’Italia. La ministra Lamorgese ha già fatto circolare dichiarazioni in proposito.
Norvegia e Svizzera invece, che non fanno parte dell’Unione Europea, sono disponibili a fornire aiuti umanitari ma non hanno ancora deciso niente in materia di accoglienza.
Scrive La Stampa che il fattore numerico “rischia di inceppare il tutto”. “Il ragionamento sulla protezione temporanea potrebbe scontrarsi con i timori di flussi molto numerosi” e con la difficoltà di stabilire “le quote di persone da proteggere da redistribuire tra i Ventisette”.
Trattative sono in corso per cercare di giungere ad un cessate il fuoco, ma le autorità europee sembrano fare di tutto per estendere il conflitto all’intero continente.
Stanno attaccando direttamente la Russia sul fronte economico, col rischio di darsi la zappa sui piedi e rimanere senza forniture petrolifere. Stanno rinunciando al pluralismo nell’informazione, bloccando i siti informativi russi, i quali dicono che lo scopo dell’operazione militare non è quello di attaccare la Nato o la Ue, ma solo di garantire una fascia demilitarizzata a ridosso dei propri confini. E stanno inviando armi da usare contro i russi, che rischiano di aumentare la durata del conflitto e i disagi per la popolazione che viene a trovarsi in mezzo ai combattimenti.
La fornitura di armi ha provocato la reazione di Salvini, che pure è allineato con il resto del mainstream su tutto il resto, compreso l’invio di truppe italiane negli stati Nato confinanti con le zone di conflitto, e che non sono minacciate dai russi.
“Non voglio che la risposta dell’Italia e dell’Europa, culla di civiltà, sia distribuire armi letali”, ha detto Salvini. “Sono contro l’invio di militari, contro l’invio di bombe e di missili. Bisogna costringere i due sogetti, uno che ha ragione e si sta difendendo eroicamente, e uno che ha torto e ha scatenato un conflitto di cui nessuno sentiva la mancanza, a sedersi attorno a un tavolo”.
Gli ha risposto Calenda: “Cosa dobbiamo inviare secondo Salvini, delle fionde? Dei fucili a coriandoli? Delle felpe?”, ha scritto sui social. Insomma, il centrosinistra non solo ha rinunciato, come il resto della classe politica, ad evitare il conflitto e a immaginare una soluzione alternativa, ma vuole anche trascinare l’Italia tra i belligeranti. “Già sono insopportabili i distinguo e le furbizie su Covid o politica economica. Ma su politica estera e di difesa in tempo di guerra sono inaccettabili. Se Salvini non riesce a staccarsi da Putin se ne vada all’opposizione. E si assuma per una volta le sue responsabilità”, dice Calenda.
Salvini gli ha risposto che lavora per la pace e che comunque ha piena fiducia nel governo Draghi.
L’unico schieramento che in teoria starebbe all’opposizione, Fratelli d’Italia, si è allineato quasi totalmente con la maggioranza sulla linea da seguire. Non sulla questione delle responsabilità: ieri Giorgia Meloni era in America, a parlare al Cpac, e si è scagliata contro “lo scandaloso ritiro delle truppe da Kabul”, senza il quale “non avremmo mai visto il tragico assedio di Kiev oggi. Perché in politica quando si tratta di difendere interessi strategici e valori fondamentali una dimostrazione di debolezza non è un’opzione”.
In linea con la mentalità americana, e che non lascia ben sperare per il futuro. Per come ragionano gli statunitensi, fare delle minime concessioni oggi alla Russia, significherebbe dovergliene fare di più grandi domani, e dopodomani e via di seguito, per cui non c’è alternativa alla guerra frontale subito.
Il Tempo ha titolato: “Giorgia Meloni punta il dito contro Joe Biden”, ossia colui che ha deciso il ritiro dall’Afghanistan. Quest’anno in America ci sono le elezioni di medio termine. La destra non è affatto indebolita, le leggi elettorali locali sono state modificate. C’è il rischio concreto che i democratici perdano la maggioranza. E Biden non vuole arrivare da sconfitto a quell’appuntamento. E se dovesse trovare un accordo alla pari con Putin, le opposizioni lo tratterebbero da sconfitto, perche per loro fare delle concessioni a un avversario per evitare il conflitto è un segno di debolezza.
La Meloni qualche giorno fa ne ha anche approfittato per dare una frecciatina a Letta, che “in un momento delicato come questo, pensa allo Ius Soli. Ma questa sinistra quando deciderà di atterrare sul pianeta terra?”.
Papa Francesco all’Angelus ha detto che ha “il cuore straziato”. Non è entrato nel merito delle responsabilità e delle possibili soluzioni, ma ha affrontato l’argomento in maniera generica, facendo appello affinché tacciano le armi e si aprano corridoi umanitari per coloro che fuggono dal conflitto.
Per cui Letta ha potuto usare l’intervento del pontefice a senso unico: “L’appello per la pace e l’iniziativa del papa per l’Ucraina libera è fondamentale. Aiuta a creare le condizioni affinché Putin, fallendo i suoi obiettivi, si convinca a evitare inutili spargimenti di sangue”.
In realtà il papa non ha detto esplicitamente che vuole l’Ucraina libera, né ha pregato per il fallimento di Putin. Ha chiesto solo la pace. Né ha detto esplicitamente che, in caso di ritiro dei russi, non bisognerebbe collocare nel paese armi nucleari della Nato.
Padre Zanotelli ha partecipato a un presidio a Napoli, da cui sono filtrati solo spezzoni di dichiarazioni sue e nient’altro. Una decina di giorni fa Peacelink aveva pubblicato un suo articolo, nel quale esprimeva i suoi timori di un “inverno nucleare” e osservava sgomento che “stiamo militarizzando il cielo e la terra”. L’articolo elencava tutti gli investimenti che sono stati fatti in questi anni nel settore militare, e che hanno portato alla situazione attuale di scontro, e che rischia di farci cadere “nel baratro”.
Intanto Avvenire racconta anche quello che succede al confine greco, dove i migranti che arrivano dal Medio Oriente e dall’Asia vengono spogliati dei loro beni e respinti in Turchia con metodi molto discutibili.

Europa, fine della supervisione sull’Italia per i trattenimenti in hotspot

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha ufficialmente chiuso la procedura di supervisione sull’attuazione della sentenza Khlaifia c. Italia della Corte Europea dei Diritti Umani.
La notizia è stata riportata dall’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che insieme a A Buon Diritto e alla Coalizione Italiana per la Libertà e i Diritti civili ha contestato la decisione.
La supervisione era iniziata dopo una sentenza relativa ad un fatto avvenuto nel 2011, quando alcuni migranti erano stati trattenuti prima al centro di accoglienza di Lampedusa e poi a bordo di alcune navi senza la possibilità di presentare doglianze relative alle condizioni di trattenimento.
L’Italia non ha risolto il problema, visto anche il caso recente della morte di un migrante tunisino, trattenuto in hotspot in assenza di informativa legale e nell’impossibilità di presentare richiesta di protezione internazionale, poi trasferito su nave quarantena, poi nel Cpr di Ponte Galeria, infine nel reparto psichiatrico di un ospedale dove è morto dopo tre giorni di contenzione.
Eppure il Comitato dei Ministri ha deciso di tirarsi indietro. “Una decisione politica (il Comitato è espressione dei Governi degli Stati che compongono il Consiglio d’Europa e non un organo giurisdizionale), ma senza alcuna base giuridica”, scrive Asgi. “Lo stato italiano infatti continua a non prevedere diritti e garanzie nel sistema hotspot”.
“Quello che il comitato non dice ma sembra lasciare intendere è che su questo argomento ormai tutto è sostanzialmente lecito e non c’è alcuna volontà di interrompere questo processo di criminalizzazione e repulsione verso lo straniero. Le proposte contenute nel patto europeo su migrazione e asilo della commissione Ue ne sono un esempio lampante”, dice il comunicato dell’Asgi pubblicato sul sito dell’associazoone.
La quale fornisce anchee il link ad una lunga relazione in inglese pubblicata sul sito di Ecre, European Council on Refugees and Ethics, che analizzava il Patto europeo notando che, nonostante l’impegno ad un approccio più umano alla protezione e l’enfasi sul fatto che la migrazione è necessaria e positiva, questa retorica è scarsamente riflessa nelle proposte contenute nel documento.
C’è invece parecchio risalto su esternalizzazione, deterrenza, contenimento e ritorno.
Ad esempio, il Patto lasciava aperta la possibilità di accordi informali come quelli che sono già stati stipulati con Libia e Turchia, e che hanno portato ad abusi sui diritti umani, rinforzando governi repressivi e creando maggiore instabilità.
Ieri il Messaggero Veneto ha scritto che sei cittadini turchi sono stati fermati a Gorizia mentre cercavano di entrare in Italia. Un cittadino bulgaro è stato arrestato con l’accusa di essere il passeur. I migranti erano partiti dalla Croazia e volevano andare in Francia. Sono stati rifocillati e visitati secondo le disposizioni anti-pandemia, ma non è stato specificato finora che procedura li aspetta.
L’anno scorso su oltre 2 mila migranti rimpatriati a partire dai Cpr uno solo era di nazionalità turca.
Comunque la Turchia si trova su una delle rotte seguite dai migranti che a partire dai Paesi dell’Asia (tra cui Afghanistan, Pakistan, Siria…) si dirigono verso l’Europa.
Anche per quanto riguarda i rimpatri verso la Libia i dati riportano un solo caso di migrante rimpatriato a partire dai Cpr nei primi undici mesi dell’anno scorso. Ma la Libia è sulla rotta percorsa dai migranti provenienti dall’Africa subsahariana, e finisce spesso nelle cronache a causa dei frequentissimi interventi di soccorso nel Mediterraneo, in acque che la comunità internazionale ha assegnato alla guardia costiera del Paese. Il problema è che i migranti vengono riportati da questa in centri fatiscenti dove vengono violati i diritti umani, per cui la decisione europea di finanziare il Paese nordafricano per operazioni di questo tipo è contestata dagli attivisti.
Due giorni fa dalla Libia è arrivata la notizia del rimpatrio in Niger di 167 migranti, tra cui soprattutto donne e bambini. A differenza di quanto avviene per i rimpatri che partono dall’Italia, è disponibile un filmato pubblicato dal sito di Lapresse.
Il volo è stato organizzato dalle Nazioni Unite e ha riguardato solo quelle persone che desideravano tornare nel Paese di origine.
Il filmato mostra le operazioni di imbarco, ma evita di porre anche mezza domanda alle persone inquadrate: come al solito i migranti sono solo comparse silenziose, non c’è neanche una voce fuori campo a raccontare quello che succede.
Il Niger è uno Stato in cui l’Italia ha qualche interesse, tanto da decidere di installarci una base militare. Ieri l’Agi ha pubblicato un articolo intitolato: “L’ambasciatrice Gatto: il Niger è anche un’opportunità di business per l’Italia”.
Il Paese è definito “partner strategico dell’Italia”, è “politicamente stabile e ricco di risorse” ed “offre anche ottime opportunità di investimenti e di proficue partnership tra privati e pubblico, a patto di arrivare in tempo”.
L’obiettivo dell’Italia è quello di creare economie di sostituzione alternative a quelle che sono nate attorno alle migrazioni illegali, ai traffici criminali e alle guerre mercenarie.
L’Italia ha in dotazione 50 milioni di euro annui, da indirizzare nel settore umanitario, in quello delle emergenze, dell’assistenza, delle migrazioni, nello sviluppo agricolo e ora anche in quelli della sanità e dell’educazione.
I militari italiani nello Stato saliranno a quasi 300, con 160 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei, per fornirre supporto ai militari locali nel contrasto dei traffici illegali e nella sorveglianza delle frontiere.
Il Niger è il quarto produttore di uranio al mondo e il sesto per riserve, e possiede miniere di oro e cobalto, e giacimenti di petrolio.
Oltre alla presenza dei francesi, anche aziende turche e cinesi stanno investendo in loco.
Le notizie di cronaca locale in Italia non ci arrivano. Stamattina un sito in lingua inglese ha scritto che i guerriglieri avrebbero ucciso due persone e ne avrebbero rapite un centinaio.
Si parla di banditi armati di ak-47 che hanno fatto irruzione in un paio di villaggi a bordo di una trentina di motociclette.
I criminali avrebbero chiesto un riscatto consistente, sembrerebbe che gli altri abitanti dei villaggi attaccati siano fuggiti altrove.
Mancherebbe però la conferma da parte delle fonti ufficiali, anche se molti siti africani hanno comunque riportato la notizia.

Torino, tre storie

Pressenza ha pubblicato alcuni stralci delle dichiarazioni rilasciate dalla delegazione politica che ha visitato il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino.
I delegati hanno parlato con i migranti reclusi nella struttura, rimanendo colpiti da tre storie in particolare: quella di un ragazzo peruviano ventisettenne che parla con forte accento romano e che dice di non avere contatti nel suo paese d’origine; quella di un ragazzino arrivato in Italia il mese scorso che ha dichiarato di essere minorenne; e quella di un albanese che ha raccontato di avere tentato il suicidio ed essere stato riportato nel centro dopo essere stato medicato.
Il sito titola: “Cpr Torino: il consigliere regionale Grimaldi visita la struttura”, e mostra la foto del consigliere davanti all’ingresso del centro insieme alle altre due delegate, entrambe consigliere comunali di maggioranza.
Grimaldi è capogruppo di Luv, Liberi e Uguali Verdi.
La Stampa due giorni fa ha già riportato la notizia della visita, scrivendo che si trattava di una delegazione di Sinistra Ecologista composta genericamente di “consiglieri” (senza specificarne il livello) e elencandone solo i cognomi. La foto era quella del Cpr visto dal palazzo di fronte.
Il titolo era “Niente vaccino per i migranti del Cpr”, una questione che Pressenza neanche nomina. Il Cpr è “un luogo che non potrà mai essere reso abbastanza dignitoso perché la sua stessa esistenza è inaccettabile”, sono le parole di Grimaldi riportate da Pressenza.
L’articolo aggiunge le segnalazioni di altri minori che sono finiti in altri Cpr italiani (Roma e Milano), dove non sarebbero dovuti entrare.
Intanto dalla Sicilia arriva la notizia del rimpatrio in Francia di un cittadino francese di origini marocchine, individuato a Palermo mentre assisteva ad uno spettacolo teatrale.
Il ventinovenne è considerato dalle autorità francesi un soggetto pericoloso dopo essere stato arrestato in Francia a luglio per apologia di terrorismo e minaccia con arma bianca.
Il rimpatrio è avvenuto dopo un trattenimento al Cpr di Trapani, che a quanto pare è ancora in funzione. Di recente era circolata un’indiscrezione sul fatto che il centro era stato temporaneamente usato in funzione di hotspot, e aveva ospitato anche dei minori appena sbarcati.
Un sindacato di polizia ha chiesto che il centro sia riconvertito in hotspot in maniera permanente, come già successo in passato, visto che la città non è attrezzata a gestire gli sbarchi di migranti.
La notizia non è praticamente arrivata all’opinione pubblica nazionale, nonostante il senatore Gasparri abbia presentato un’interrogazione alla ministra dell’Interno, a cui apparentemente non è giunta risposta.
Due giorni fa il presidente del Consiglio Draghi ha attirato l’attenzione della destra per il fatto di avere usato la parola “risorsa” a proposito dei migranti. “Dobbiamo rafforzare i canali legali di migrazione, perché rappresentano una risorsa, non una minaccia per la nostra società”, è la frase detta da Draghi, secondo il Giornale. Che su agenzie, siti di informazione e Twitter è diventata: “Con un’accoglienza fatta bene i migranti diventano risorse”.
Il segretario del Partito Comunista Rizzo ha scritto sui social: “E’ una bugia politica che nasconde le tremende responsabilità della Ue, le forme di schiavitù per questi nuovi dannati della terra e l’ipocrisia di chi non vive nelle condizioni di difficoltà economica di larga parte del popolo italiano”.
Draghi ha parlato in Parlamento prima di una riunione del Consiglio europeo prenatalizio, fornendo i dati sugli sbarchi: 63 mila quest’anno, a fronte degli 11 mila del 2019 e ai 32 mila del 2020.
“In teoria dovrebbe suonare come un epitaffio per il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che continua a rimanere al suo posto”, ha scritto Il Giornale.
Il quotidiano non era ottimista sui risultati che il Governo avrebbe potuto ottenere: “Il presidente del Consiglio insisterà sulla ridistribuzione dei migranti, ma è difficile che trovi ascolto”. A complicare un accordo già difficile si sono aggiunte le recenti restrizioni pandemiche. “Le già sporadiche redistribuzioni tra Paesi europei dei migranti sbarcati in Italia si sono interrotte”.
Sui corridoi umanitari si procede in ordine sparso.
“Ci aspettiamo che il Consiglio Europeo si esprima in modo inequivocabile contro la strumentalizzazione dei migranti da parte del regime bielorusso. L’uso intenzionale dei migranti per scopi politici è inaccettabile”, ha detto Draghi.
I mass media in seguito non hanno più citato la questione migranti, quindi probabilmente non sono state prese decisioni significative.
Il Post ha messo in evidenza il fatto che il Consiglio avrebbe criticato l’Italia per le restrizioni sui viaggi. L’obbligo di un tampone negativo all’ingresso di fatto supera il green pass.
L’articolo linka il documento con le conclusioni del Consiglio esposte in maniera sintetica, in lingua inglese. I punti dal 15 al 20 riguardano gli “aspetti esterni della migrazione”.
Si parla di piani d’azione per i Paesi di origine e transito, da implementare e finanziare prima possibile per azioni relative alla migrazione su tutte le rotte, senza entrare nel dettaglio (il punto potrebbe includere anche l’aumento di controlli e muri alle frontiere).
Si parla di azioni che assicurino il ritorno dei migranti nei Paesi d’origine.
Al punto 18 “Il Consiglio Europeo ribadisce la sua condanna dei tentativi di Paesi terzi di strumentalizzare i migranti per scopi politici. Sottolinea il bisogno di sviluppare strumenti per affrontare la strumentalizzazione della migrazione. Sollecita il lavoro sulla proposta su misure contro coloro che facilitano o si impegnano nel traffico di persone o contrabbando di migranti in relazione all’ingresso illegale nel territorio dell’Unione Europea”.
Si parla poi di cooperazione tra Stati membri per il controllo delle frontiere esterne “incluso ciò che riguarda guardie di frontiera e sorveglianza aerea”.
Infine c’è un invito del Consiglio Europeo al Consiglio a monitorare la rapida ed effettiva implementazione della politica europea sulle migrazioni esterne.
I migranti vengono nominati anche nella sezione successiva, Relazioni Esterne, nei paragrafi dedicati esplicitamente alla Bielorussia: “Il Consiglio Europeo condanna con forza la strumentalizzazione dei migranti e rifugiati dal regime bielorusso e la crisi umanitaria che ha creato. L’Unione Europea continuerà a contrastare l’attacco ibrido lanciato dalla Bielorussia con una risposta determinata, affrontando tutte le dimensioni della crisi in linea con la legge europea e gli obblighi internazionali, inclusi i diritti fondamentali”. Si parla di protezione delle frontiere esterne, lotta al traffico di esseri umani, misure restrittive, ritorno dei migranti in Bielorussia e accesso senza limiti delle organizzazioni internazionali nel Paese al fine di assicurare supporto umanitario.
La rappresentante dell’Unhcr in Italia ha detto di essere preoccupata per la situazione della crisi tra Polonia e Bielorussia, nel corso di un’intervista a In Terris.
“L’Unhcr è consapevole delle molte sfide posti dai flussi misti di rifugiati e migranti ai sistemi d’asilo in Europa e nel mondo. Tuttavia queste sfide non giustificano la reazione che abbiamo visto in alcuni Paesi, con l’innalzamento di muri e filo spinato, respingimenti violenti e tentativi di evadere gli obblighi imposti dal diritto internazionale sull’asilo. Tutti gli Stati hanno il diritto di controllare le loro frontiere e gestire i movimenti irregolari, ma allo stesso tempo devono astenersi dall’uso di una forza eccessiva o sproporzionata e mantenere sistemi per gestire le richieste d’asilo in modo ordinato”, ha detto la rappresentante dell’organizzazione che si occupa di rifugiati.
“Incoraggiare pericolosi movimenti secondari di persone vulnerabili è inaccettabile”, ha aggiunto, proponendo l’iimmediato trasferimento delle persone attualmente bloccate al confine in luoghi di accoglienza sicuri e adeguati, dove possano ricevere assistenza e consulenza adeguate. Bisogna garantire il libero accesso delle organizzazioni competenti alla zona da entrambi i lati del confine, astenersi dall’uso della violenza e della forza. Avviare procedure d’asilo e identificare soluzioni umane in base alla situazione personale e ai bisogni di ciascuno.
Pochi giorni fa Pressenza aveva auspicato un maggiore coinvolgimento dell’Unhcr nel monitoraggio dei centri per i rimpatri presenti sul territorio italiano e una maggiore trasparenza sull’esito delle visite.

Azzurra a Lampedusa, imbarcate 119 persone

119 stranieri ospitati finora all’hotspot di Lampedusa sono stati imbarcati sulla nave-quarantena Azzurra. 268 persone restano al momento nella struttura di accoglienza. Nelle ultime ore sono 46 i migranti arrivati sull’isola in tre micro-sbarchi. Tra loro anche 7 minori. Lo scrive in breve il sito SkyTg24.
Intano Il Giornale riporta la notizia che l’eurodeputata Fabienne Keller, appartenente allo stesso gruppo di cui fa parte Italia Viva, ha presentato una relazione sull’attuazione del regolamento di Dublino III che dovrà essere votata in sessione plenaria al Parlamento Europeo, nella quale vengono messe in risalto le lacune del sistema europeo comune di asilo che “per come è stato concepito o per la scorretta attuazione” attribuisce una responsabilità sproporzionata ad alcuni Stati membri e incoraggia flussi migratori incontrollati e irregolari.
L’iter amministrativo è troppo complesso, i molteplici attori coinvolti sono dispersi dal punto di vista geografico e spesso a causa della mancanza di disponibilità il trattamento delle domande viene ulteriormente rallentato. Tutto questo influisce sulla salute mentale dei migranti, già indebolita dai traumi subiti nel loro Paese o sulla rotta migratoria che hanno seguito.
Tutto questo viene riassunto dal sito col titolo “La Ue accusa l’Italia di stressare i clandestini”. La foto accanto all’articolo non è quella della Keller, ma di un gruppo di africani ammassati presumibilmente su un barcone. Migranti con cui la giornalista non ha mai parlato.
Comunque nessuno dei principali siti di informazione ha mai citato la Keller a proposito dei migranti, almeno di recente.
L’europarlamentare è francese, e scrive in francese su Twitter. Poche ore fa ha diffuso una presentazione animata in cui riassume 5 proposte d’azione per una politica europea d’asilo più umana ed efficace: 1) organizzare una migliore solidarietà tra Stati membri; 2) Assicurare il rispetto dei diritti umani durante il trattamento delle domande d’asilo; 3) semplificare le procedure e mettere fine ai numerosi ritardi; 4) permettere una migliore cooperazione tra gli Stati membri e una migliore condivisione dei dati; 5) rinforzare la governance e la convergenza tra gli Stati membri.

I ragazzi di Samos

Presso il Caffè Letterario di Lecce da oggi fino al 30 novembre sarà possibile vedere una mostra di fotografie realizzate dai ragazzi tra i 12 e i 17 anni che frequentano la scuola del campo profughi dell’isola di Samos, in Grecia. La mostra è stata organizzata da Actionaid Lecce in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La notizia è riportata da Lecce News 24. Nelle immagini si vedono cumuli di spazzatura, container allagati dalle piogge, bagni comuni, cibo di scarsa qualità, lunghe code per ritirarlo, donne che attendono una visita medica per 14 ore.
La Ong italo-greca Still I Rise era riuscita a convincere l’europarlamentare Pietro Bartolo a presentare un’interrogazione alla Commissione Europea per far luce sulla drammatica situazione che si è venuta a creare nell’hotspot dell’isola. Pochi giorni fa è arrivata la risposta del commissario Avramopoulos, che si limita ad elencare ciò che è stato fatto e quali sono i compiti della commissione in questo ambito. Bartolo non si è detto soddisfatto, un esponente della Ong ha detto che non si lascia scoraggiare da questa indifferenza. La notizia è stata riportata da Globalist, senza la foto del politico che ha presentato l’interrogazione, né dell’esponente italiano della Ong, né del commissario europeo (la foto mostra tre cartelli scritti a mano in inglese, sostenuti da anonimi migranti senza volto). Non si dice nemmeno di quale schieramento fa parte l’eurodeputato.
Il quale è un esponente del Partito Democratico, famoso per essere stato dal 1992 al 2019 il responsabile delle visite mediche ai migranti appena sbarcati a Lampedusa.
Il politico viene nominato spesso dal sito, e sotto l’articolo ci sono numerosi link ad altre notizie che lo riguardano. All’inizio del mese ha dichiarato che gli accordi con la Libia “vanno stracciati, è inconcepibile che si parli ancora di rinnovi e modifiche”, perché i rappresentanti istituzionali libici “sono dei criminali”. Gli aveva risposto la capogruppo del suo stesso partito, che aveva detto: “Stracciare il memorandum, come qualcuno propone, vuol dire restare a guardare da lontano le atrocità commesse in Libia. Per fare un piano di evacuazione straordinaria e chiudere i campi serve il memorandum. Strappandolo ci si lava la coscienza ma la situazione resta com’è.
Il mese scorso si è detto rammaricato per l’astensione dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, “un vero colpo basso nei confronti di quelle persone che rischiano tutto pur di cercare una vita dignitosa”. Il sito ha riportato la sua dichiarazione, senza spiegare di cosa si stava parlando. L’astensione su che? Dove?
Il sito Tpi spiega che in quel caso si trattava della risoluzione sulle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo che era stata discussa nel Parlamento Europeo. Il Movimento si era astenuto perché un loro emendamento era stato bocciato. Secondo Bartolo non è un buon motivo per non votare a favore, visto che al suo posto era stato approvato un emendamento dei Verdi. L’astensione del Movimento è stata determinante: la risoluzione è stata bocciata.
Repubblica racconta che per due soli voti il provvedimento non è passato. Nell’articolo c’è anche la versione del Movimento 5 Stelle, secondo cui il voto contrario è stato motivato dal fatto che non è stato inserito del testo un riferimento al rispetto delle leggi internazionali e di “altre leggi applicabili”.
Huffington Post aveva parlato di “emendamento anti-Carola”. Secondo la giornalista la formula scelta dal Movimento era troppo vaga, perché parlando di “tutte le norme applicabili” includeva anche le leggi sicurezza di Salvini. Il sito chiarisce anche la posizione dei Verdi, riportando le dichiarazioni di un’esponente tedesca dello schieramento, secondo cui bisogna fare riferimento solo alle convenzioni internazionali, e non alle leggi di Salvini. Anche il democratico Majorino era sulle stesse posizioni: “E’ questa l’interpretazione corretta: nel rispetto delle convenzioni internazionali e basta”. Comunque, la foto accanto all’articolo è quella della Rackete.
E’ ancora Tpi a fare più luce sulla questione, con una lunga intervista alla europarlamentare più in vista del Movimento 5 Stelle su questo fronte (con tanto di foto), la quale spiega che non si trattava di un emendamento anti-Carola. Il riferimento a tutte le leggi applicabili è una formula che si trova “in moltissime risoluzioni” e serve ad evitare che vengano escluse altre norme, diverse dagli accordi internazionali, come i regolamenti europei, gli accordi bilaterali o le leggi nazionali. Per giunta, nel paragrafo precedente si diceva che le norme nazionali dovessero essere sottoposte ad una verifica sul rispetto di quanto previsto dalla carta dei diritti fondamentali, dalle convenzioni internazionali e dalle leggi sul diritto di asilo. L’eurodeputata risponde anche alle accuse rivolte al Movimento da uno dei capogruppi Pd al Parlamento italiano, che ha detto che il Movimento 5 Stelle ha una posizione troppo simile a quella di Salvini. L’esponente pentastellata fa notare che anche il Partito Democratico aveva firmato l’emendamento in questione, salvo poi cambiare idea e non sostenerlo più durante la votazione in aula.