Piantedosi, no minori nei Cpr

Il ministro dell’Interno Piantedosi ha detto in un’intervista a La Stampa che nessuna normativa nazionale ha previsto la possibilità di trattenimento ai fini dell’espulsione o comunque come forma di privazione della libertà personale dei minorenni.
Comunque, quando c’è un arrivo di massa e non sono disponibili strutture dedicate, i minori potranno essere trattenuti anche in strutture non strettamente dedicate a loro, ma per un periodo limitato e comunque con un riguardo per la loro età.
Il ministro ha detto anche che l’accordo con la Tunisia ha funzionato perché ha permesso di bloccare oltre 60mila partenze, e che bisogna migliorare il versante economico-sociale dei Paesi di origine e di transito dei migranti per contenere i fenomeni migratori irregolari.
Bisogna accordarsi ora con Egitto, Costa d’Avorio “e altri Paesi strategici”.
La Libia non viene mai nominata. Ma viene citato l’accordo con l’Albania, che prevede la costruzione di centri di trattenimento italiani, anche finalizzati ai rimpatri.
Il tempo di permanenza massimo è di 18 mesi, ma si cercherà di non arrivare a tanto.
Aprire un centro del genere all’estero ha una funzione di “deterrenza per le partenze”. In teoria gli stranieri intercettati mentre stanno arrivando in Italia dovrebbero telefonare a casa, dire sono stati portati in Albania, che in Italia non si entra più, e questo ridurrebbe le partenze.
Altri Paesi, come la Germania, sarebbero interessati a questo sistema, ma non si capisce di preciso cosa significa. Si immagina di aprire colonie europee negli stati poveri per imprigionare i migranti? L’intervista non lo spiega. Si prosegue poi con domande su altri temi: femminicidi, violenza giovanile, sicurezza.
La questione dei minori nei centri per adulti viene citata nell’intervista senza chiarire il perché: nei giorni scorsi le opposizioni hanno presentato un emendamento in cui si chiedeva esplicitamente di vietare questa scelta, per tutelare il superiore interesse dei minori.
Fanpage ha dedicato un articolo all’argomento, citando una dichiarazione dell’ex viceministro dell’Interno Matteo Mauri ma mettendo accanto all’articolo la foto di un barcone qualsiasi.
Sono state dichiarati inamissibili gli emendamenti presentati da Alleanza Verdi Sinistra su ius soli e ius culturae.
L’articolo cita anche il deputato dem Giuseppe Provenzano, che ha chiesto inutilmente deroghe per migranti che hanno subito persecuzioni e torture, e cita anche Gianni Cuperlo e Laura Boldrini. Quest’ultima ha chiesto la possibilità di indirizzare donne migranti vittime di violenza accertata a percorsi presso le reti territoriali, con creazione di sezioni specifiche all’interno dei centri Sai. La sua proposta è stata approvata.

Piantedosi, non c’è motivo di temere i Cpr

Il sito dell’Ansa ha pubblicato un video in cui Piantedosi parla dei Centri di Permanenza per i Rimpatri nel corso di un evento pubblico imprecisato.
Il Ministro dell’Interno ha detto che quando si hanno persone che versano in una situazione definita di irregolarità e sono state riconosciute come pericolose, e quando il provvedimento è convalidato dall’autorità giudiziaria, non si capisce perché debba esserci la preoccupazione di ospitare i Cpr sul proprio territorio. Questi centri servono per superare la diffidenza della gente nei confronti dell’immigrazione. Bisogna separare gli aspetti umanitari dalla pericolosità di alcuni stranieri.
Per quanto riguarda la Tunisia, Piantedosi ha detto che la situazione non è tale da interrompere i rapporti.
E dell’Albania, dove sorgeranno centri di smistamento per stranieri soccorsi in mare dalle autorità italiane, ha detto che è più vicina alla Puglia di quanto non lo sia il Trentino Alto Adige.
Il sito dell’Ansa ha pubblicato il video grezzo, senza neanche la didascalia e senza contestualizzarlo.
Entro le prossime settimane è attesa la lista dei Cpr che potrebbero aprire in Italia, dopo che i tecnici del ministero hanno già svolto i sopralluoghi in molte delle aree giudicate idonee. Il governo intende aprirne all’incirca in uno in ogni regione. A livello locale ci sono state varie mobilitazioni contrarie, anche nello stesso schieramento che sostiene il governo. In molti casi gli amministratori si sono aggrappati a pretesti abbastanza fantasiosi (il comune è urbanizzato, è meta turistica, servirebbero invece piste ciclabili…) ma in alcuni casi i riferimenti sono stati più attinenti alla situazione in cui si trovano i nove Cpr funzionanti in Italia. Sono luoghi degradati, con violazioni dei diritti dei reclusi, scarsa assistenza sanitaria, culturale, psicologica, religiosa. Persone che non hanno mai ricevuto diagnosi psichiatriche vengono curate con psicofarmaci senza il parere dello specialista, entrano sane e escono che sembrano degli zombie. Molti si infliggono atti di autolesionismo spaventosi, o organizzano rivolte che non fanno altro che peggiorare la situazione.
La questione dei crimini è fondamentale: i Cpr sono stati istituiti da un ministo Pd, e sono stati fatti accettare dai membri del suo partito proprio approfittando del fatto che sarebbero stati usati per espellere gli stranieri pericolosi anziché quelli rimasti senza lavoro, come avveniva per i Cie a cui il centrosinistra si era sempre opposto.
Al di là della propaganda, nei Cpr sono finite le stesse categorie di persone che finivano nei Cie, tra cui anche migranti economici appena sbarcati, che in Italia non hanno mai circolato. Alla destra al momento fa comodo dire che chi tutti quelli che finiscono al Cpr sono pericolosi, anche se l’unica cosa che gli si contesta sono violazioni di norme sull’immigrazione, mentre gli attivisti No-Cpr ripetono a cantilena che chi finisce nei centri rimpatri non ha commesso reati, senza essere contraddetti. E nessuno chiede o diffonde statistiche più precise su quanti sono i pregiudicati per reati violenti e quanti quelli che vengono rinchiusi solo per motivi amministrativi.
La convalida del trattenimento viene affidata al giudice di pace, che non è un magistrato ma un avvocato. Spesso l’udienza è una farsa che dura pochi minuti. Si chiede al difensore, sempre che ci sia, di compilare un modulo senza avere prima parlato col suo assistito, e si convalida il trattenimento a prescindere.
Intanto Repubblica ha scritto che i centri italiani che verranno aperti in Albania avranno una sezione Cpr, in cui rinchiudere coloro a cui verrà respinta la richiesta di asilo. Le procedure di frontiera devono durare 28 giorni, ma il trattenimento in caso di attesa di rimpatrio può durare fino a un anno e mezzo, senza altri reati se non l’arrivo nelle vicinanze delle coste italiane in assenza di documenti in regola.
Si sa che l’opposizione sta cercando di demonizzare il più possibile il Governo per la sua gestione dell’immigrazione, ma la visibilità sui mass media è relativamente scarsa, a livello nazionale. Del resto il Pd non può esporsi più di tanto sulla questione dei Cpr, avendoli istituiti.
Di recente è uscito un report di ActionAid sul sistema detentivo per stranieri, che è stato ripreso da vari siti di informazione, tra cui Benvenuti Ovunque.

In arrivo il decreto sicurezza di Piantedosi

A settembre arriverà il nuovo decreto sicurezza firmato Piantedosi.
L’obiettivo è quello di venire incontro alle esigenze di sicurezza di chi abita nelle città, ma le questioni relative alla gestione dei migranti sono centrali.
Si parla ancora di tentare di organizzare rimpatri veloci, di aprire nuovi Centri di Permanenza per i Rimpatri e di ripristinare la funzionalità di quelli esistenti, che a quanto pare non funzionano a pieno ritmo.
Il Sussidiario ha scritto un articolo sulle anticipazioni emerse in un’intervista al ministro dell’Interno realizzata da Libero Quotidiano.
Non vengono forniti dati precisi sulla capienza dei Cpr funzionanti, né sono state ancora comunicate informazioni sulle località nelle quali allestire nuovi centri.
Le amministrazioni locali da un lato richiedono più espulsioni per aumentare la sicurezza, dall’altro si rifiutano di accettare la presenza dei Cpr sul proprio territorio.
Ogni riferimento alle opposizioni è vago: mancano i nomi e le dichiarazioni degli esponenti politici di minoranza.
Si stanno svolgendo e si svolgeranno le cosiddette operazioni Alto Impatto, ossia retate di immigrati irregolari nelle zone più a rischio, ad esempio intorno alle stazioni.
A Pozzallo in Sicilia verrrà inaugurata una struttura per l’identificazione dei migranti appena sbarcati, sulla base di procedure velocizzate.
Cambia qualcosa anche per quanto riguarda l’identificazione dei minori, per evitare che troppi dichiarino il falso tentando di approfittare dei benefici previsti dalla legge Zampa.
Le opposizioni hanno contestato l’istituzione dello stato di emergenza relativo all’arrivo dei migranti, ma hanno anche notato che c’è stato un aumento degli sbarchi che deve essere gestito.
Piantedosi ha detto qualcosa anche a proposito delle multe alle Ong, affermando che non si tratta di un tentativo di ostacolare il soccorso in mare. Nell’articolo le accuse rivolte al governo sono molto vaghe.
Non si parla di missioni di soccorso gestite dallo Stato, né del cosiddetto blocco navale che è stato il cavallo di battaglia in campagna elettorale.
Si parla genericamente di “buoni risultati” derivanti dagli accordi con i Paesi del nord Africa, specialmente la Tunisia.

Il Tempo, una serie di revoche nei Cpr

Scrive Il Tempo che nei Centri di Permanenza per i Rimpatri italiani sarebbe “in corso una serie di revoche nei confronti delle cooperative a cui in questi anni è stata affidata la gestione”. L’articolo non fornisce ulteriori dettagli. Per revocare la gestione serve un motivo. E quale sarebbe il motivo, in questo caso?
L’articolo riguarda i provvedimenti che il Governo sta prendendo per fronteggiare l’aumento del 155% nel numero degli sbarchi che è stato registrato quest’anno. Le direttrici sono quattro: il rafforzamento dei Cpr, la semplificazione delle procedure per i rimpatri, l’aumento del personale dedicato, e accordi bilaterali con un sistema di premialità per i paesi collaborativi.
A livello europeo non si riesce a trovare una soluzione condivisa per quanto riguarda i ricollocamenti. Alcuni Stati, come la Svezia, vorrebbero pagare gli Stati di primo ingresso per evitare di farsi carico di una parte dei nuovi arrivati. Ma in molti non sono d’accordo, tra cui l’Ungheria.
E l’Italia.
L’8 e il 9 giugno se ne parlerà al Consiglio di Giustizia e Affari interni.
Scrive il Tempo che gran parte dei migranti che arrivano in Italia partono dalla Tunisia (25 mila) e dalla Libia (22 mila). La Turchia segue, molto staccata, a quota 1.700. L’Algeria è quasi irrilevante, 237.
Ovviamente i paesi d’origine di migranti non sono questi. Apparentemente sono soprattutto Costa D’Avorio, (7 mila), Guinea (quasi 6 mila) ed Egitto (5 mila). I tunisini sono solo 3 mila.
Come mai partono in tanti dalla Costa d’Avorio? C’è la guerra? Il terrorismo? La povertà? I siti italiani in queste ore raccontano solo che un ivoriano ha vinto una medaglia nei mondiali di taekwondo in Giappone e che il Paese ha varie attrazioni turistiche.
Il Mediterraneo ieri era mosso, il flusso dei migranti ha rallentato. Nelle ore precedenti era arrivato anche qualche ivoriano, ma i giornalisti non ci hanno parlato. Gli articoli sull’immigrazione riportano solo dichiarazioni ufficiali delle autorità o al massimo dei politici. Le foto mostrano o anonimi migranti sui barconi o sulle navi di soccorso o sul molo, oppure centri di smistamento fotografati attraverso le cancellate che li circondano.
Forse i siti principali riportano foto recenti, ma quelli che riprendono le loro notizie ci aggiungono foto di parecchi anni fa. Senza datarle.
Intanto la Tunisia è ancora alle prese col tentativo di evitare il collasso economico. Il Fondo Monetario Internazionale non vede l’ora di prestare 1,9 miliardi di dollari all’attuale presidente, che ha limitato le libertà democratiche nel Paese. E che rifiuta le soluzioni proposte dall’Fmi, suggerendo invece di tassare i ricchi, un’idea che non può piacere alla finanza internazionale.
L’Italia è coinvolta nella mediazione. In settimana è prevista una visita della Meloni nello Stato nordafricano.

Altreconomia: la versione di Piantedosi non sta in piedi

Altreconomia ha commentato negativamente le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Interno Piantedosi alla trasmissione di La7 Piazza Pulita.
Nel corso dell’intervista si era parlato anche dei dati raccolti dalla rivista che documentavano l’uso eccessivo di psicofarmaci nei Centri di Permanenza per i Rimpatri. Un uso spropositato rispetto a quello documentato in strutture che si occupano di stranieri all’esterno dei Cpr.
Piantedosi ha detto che non c’è nessuna sedazione di massa e che sono gli stessi migranti a chiedere psicofarmaci.
Altreconomia scrive che le norme in Italia prevedono che persone con patologie psichiatriche dovrebbero essere considerate incompatibili con la detenzione. Non solo: a molti di quelli a cui vengono somministrati psicofarmaci non era mai stato diagnosticato un problema psichiatrico prima che entrassero nei centri rimpatri. Quindi o si stanno somministrando psicofarmaci a persone che non ne hanno bisogno, oppure sono le condizioni di vita nei centri che influiscono in maniera negativa sulle condizioni psichiche delle persone.
Il fatto che siano i migranti stessi a chiedere quel tipo di farmaci non vuol dire niente: la responsabilità è sempre del medico che li somministra (se un migrante dovesse chiedere della morfina non gli verrebbe certo concessa, si spera). Che quasi sempre è un medico generico e non uno specialista. Inoltre nonsi tiene conto dei motivi per cui i migranti chiedono psicofarmaci: magari non ricevono attenzione per quanto riguarda altre loro esigenze anche mediche, oltre al fatto che si trovano rinchiusi in centri nei quali non è prevista nessuna attività di nessun tipo nel corso delle giornate (neanche l’uso del proprio cellulare), con l’incubo di un rimpatrio che può arrivare senza nessun preavviso.
Altreconomia commenta anche le dichiarazioni di Piantedosi in base alle quali la consuetudine sarebbe quella di portare al Cpr soltanto stranieri condannati o giudicati pericolosi.
“Secondo dati ottenuti da Altreconomia, e forniti proprio dal ministero dell’Interno, nel 2021 sono state 987 le persone che hanno fatto ingresso nei Cpr direttamente dal carcere: il 19% del totale di 5147 trattenuti. Una percentuale a cui vanno certamente aggiunti coloro che hanno precedenti penali e vengono rintracciati sul territorio successivamente alla loro scarcerazione, ma che comunque smentisce la versione governativa”, scrive la rivista.
Detto così, non si smentisce nulla, se il restante 81% fosse di pregiudicati, ossia persone già condannate in Italia per reati anche gravi, oppure di persone finite sotto indagine per terrorismo. Ma la realtà è che si finisce nei Cpr anche subito dopo lo sbarco, cosa che il sito non ha messo opportunamente in evidenza.
Sia perché mancano dati ufficiali, sia perché manca la consapevolezza che bisognerebbe approfondire il problema quindi la gran parte della stampa quei dati neanche li chiede.
L’articolo contiene anche il nome di Abdel Latif, insieme a quello di altri morti nei Cpr, ma non entra nel merito di quella storia. Che non tutti conoscono e ricordano.
Abdel Latif infatti non è morto nel Cpr, ma nel reparto psichiatrico di un ospedale romano, dove era stato portato a partire dal Cpr e dove è rimasto per alcuni giorni in stato di contenzione, ossia legato.
Nel centro rimpatri ci era finito subito dopo lo sbarco, e gli ultimi audio che aveva diffuso via web documentano il fatto che fosse disorientato per essere stato rinchuso senza avere fatto male a nessuno. Prima di finire nella struttura nessuno gli aveva diagnosticato patologie psichiatriche che ne giustificassero la contenzione. Una delle ipotesi che sono circolate è che lo straniero sia stato legato perché aveva protestato contro la sua detenzione.
Ilaria Cucchi si era interessata alla sua storia, e ha promesso di seguire gli ulteriori sviluppi, anche se la sua presa di posizione non ha ottenuto grossa visibilità.
Due mesi fa Tag24 ha scritto che 4 sanitari sono indagati, nell’ipotesi che la morte possa essere stata causata da un mix di sedativi somministrati allo scopo di calmarlo.
La Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana è rimasta colpita da questa storia visto che anche suo fratello è morto in ospedale dopo l’arresto. Ha chiesto chiarezza e ha chiesto di chiudere i Cpr.
Ha presentato un’interrogazione in proposito.
Altreconomia ha criticato il ministro dell’Interno per avere risposto in tv alle domande sui Cpr quando ci sono quattro interrogazioni parlamentari che sono state ignorate finora.

Intervista a Piantedosi

Finalmente si vede un’intervista. Una giornalista di Piazza Pulita, trasmissione di La7 è andata dal ministro dell’Interno Piantedosi e gli ha fatto molte domande entrando nel merito della questione dei Centri di Permanenza per i Rimpatri. Il filmato è lungo 4 minuti e si può vedere sul sito dell’emittente.
Si comincia col fargli commentare alcune immagini, non inserite nel montaggio pubblicato sul web, in cui si vede un intervento delle forze dell’ordine ai danni dei reclusi. “Sono immagini non belle, ma non vanno decontestualizzate”, dice il ministro, secondo cui l’intervento era necessario a seguito di un incendio e danneggiamenti causati dagli stessi migranti, che ostacolavano poi l’intervento dei soccorritori.
Le prestazioni sanitarie all’interno dei Cpr sono garantite e controllate, ha detto il ministro, che per la prima volta ha detto di avere valutato la possibilità, laddove la gestione da parte dei privati dovesse rivelarsi insoddisfacente, di commissariarli e farli gestire direttamente dallo Stato.
Per quanto riguarda l’uso eccessivo di psicofarmaci, ha detto che non la si può definire “sedazione di massa”, “c’è la richiesta da parte degli ospiti”, non si può fare il parallelo tra la quantità somministrata nei Cpr e in strutture presenti all’esterno, perché nel centro rimpatri si concentrano più facilmente persone per cui quel tipo di prescrizione è normale.
Chi si trova nei centri non è soltanto irregolare, ha detto il ministro, ma ha ricevuto condanne o un giudizio di pericolosità.
L’Unione Europea raccomanda i Cpr. L’Italia deve avere una politica di gestione degli irregolari, essendo un Paese di primo ingresso.
Per evitare di vedere di nuovo brutte scene nei centri rimpatri “confidiamo che ci sia anche la partecipazione degli ospiti a che ciò non avvenga” ha detto il ministro.
Subito dopo, nel talk show, gli ospiti hanno commentato queste dichiarazioni, ma quella parte non è stata inserita nel montaggio.
Ancora oggi, a parte le dichiarazioni del ministro sul fatto che tutti coloro che si trovano nei centri sono pregiudicati e pericolosi, mancano statistiche precise sull’assenza di persone che non abbiano commesso reati. Per cui gli attivisti ripetono in continuazione che si finisce nei Cpr per una mera irregolarità amministrativa.
Nell’intervista manca qualunque riferimento al Pd, che col ministro Minniti ha istituito i Cpr, lanciando un piano che prevedeva di aprirne uno in ogni regione, per poi scaricare tutta la colpa sulla destra ora che il partito è passato all’opposizione.
Le dichiarazioni del Ministro sono state riprese da Italpress, e in seguito da vari siti web, senza approfondimento e senza commenti, neanche da parte degli utenti, finora.
Il mese scorso il Giornale ha ricordato che i Cpr sono stati istituiti da Minniti nel 2017. L’ex ministro ora non è in Parlamento, ma dirige una fondazione che si occupa di geopolitica nel Mediterraneo e Medio Oriente. Ogni tanto viene intervistato sulla questione delle migrazioni, ma nessuno gli fa domande precise sui Cpr che ha istituito.
Anche se il Pd al momento è in parte contrario a portare avanti il suo piano, il suo operato non è stato apertamente sconfessato.
L’articolo riporta un dato che non risulta da nessuna parte: “Con la sinistra al potere, nel solo 2020, solo il 13,2% dei migranti all’interno dei Cpr è stato effettivamente rimpatriato”. I dati forniti dal Garante dei detenuti dicono che i rimpatri sono stati il 50,9% delle persone transitate quell’anno, il 48,3% l’anno precedente, il 49,0% l’anno successivo.
Il più inefficiente da questo punto di vista nel 2020 è stato il Cpr di Macomer, in Sardegna, che si è fermato a 21,1%.
“La quasi totalità dei migranti irregolari, o comunque non dotati dei requisiti per restare in Italia in quel solo anno e per mano della sinistra progressista o sono sparsi nelle nostre città a compiere purtroppo azioni illegali per la maggior parte o sono rimasti per lunghi periodi nei Cpr. Quella permanenza che oggi viene stigmatizzata proprio da coloro che non hanno monitorato la situazione, da quella sinistra che trova solo oggi – che non governa più – immorale far vivere queste persone in quelle condizioni. Condizioni che non sono cambiate da quando erano loro i primi a promuovere i Cpr”, ha scritto la giornalista.
Da sinistra non è stata data nessuna risposta articolata. Al momento non è neanche chiaro se l’opposizione vorrebbe rimpatriare i criminali stranieri usando metodi più umani o vorrebbe regolarizzarli.
Non è un caso che lo schieramento abbia perso le ultime elezioni politiche.

Piantedosi risponde alla Francia

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto alla Francia, cha ha accettato di ospitare i migranti soccorsi dalla Ocean Viking ma ha criticato l’Italia per avere respinto l’imbarcazione.
“La reazione che la Francia sta avendo di fronte alla richiesta di dare accoglienza a 234 migranti, quando l’Italia ne ha accolti 90 mila solo quest’anno è totalmente incomprensibile di fronte ai continui richiami alla solidarietà dovuta a queste persone. Quello che non capiamo è in ragione di cosa l’Italia dovrebbe accettare di buon grado qualcosa che gli altri non sono disposti ad accettare”, ha detto il ministro.
Che poi ha fornito alcuni dati: 13 paesi europei si sono impegnati a ricollocare complessivamente 8 mila persone, ma finora ne sono state ricollocate solo 117, lo 0,13% degli arrivati. La Francia ne ha accolte 38, lo 0,04%.
Laura Boldrini gongola: “E’ bastato neanche un mese al governo Meloni per compromettere i rapporti di collaborazione Italia-Francia. Il governo dei flussi migratori richiede cooperazione tra Stati. Sfidando provocatoriamente gli altri Paesi si isola e danneggia proprio l’Italia. Un bel capolavoro”, scrive la parlamentare, senza aggiungere link a un discorso più articolato. Alla Francia che non accetta i ricollocamenti non ha nulla da dire?
Due giorni fa era stata in tv a dire che la destra fa solo propaganda, visto che le persone a bordo delle navi di soccorso erano state sbarcate “tutte”.
Dalla Ocean Viking intanto è stato necessario evacuare tre persone con problemi fisici: è dovuto intervenire un elicottero che le ha issate con l’argano. Il filmato dell’operazione è stato mandato in onda dalla trasmissione Il Cavallo E La Torre e condiviso dalla Ong sui social. I soccorritori erano francesi. I pazienti sono stati portati in Corsica.
E’ poi arrivata la comunicazione ufficiale del porto di sbarco: non si tratta di Marsiglia, come si era immaginato, ma Tolone, una cinquantina di chilometri più vicino. Comunque lontanissimo dall’area in cui è avvenuto il salvataggio.
Il Pd si è rammaricato per il fatto che il Governo è riuscito a far sospendere i ricollocamenti dei migranti arrivati in Italia. La Francia avrebbe dovuto accogliere 3.500 rifugiati attualmente in Italia, e ha fatto appello agli altri Stati a interrompere la collaborazione su questo fronte.

Piantedosi ministro dell’Interno

Ieri è stata annunciata la lista dei ministri del nuovo governo Meloni.
Il nuovo ministro dell’Interno sarà Matteo Piantedosi.
Prefetto di Roma, ex capo di gabinetto dell’allora ministro Salvini, il suo nome era finito nelle cronache quando aveva impedito l’accesso al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria ad una collaboratrice del senatore Gregorio De Falco, che il politico aveva scelto in quanto interprete di lingua araba.
De Falco ci era rimasto male: nel corso di una sua visita precedente era bastato comunicare telefonicamente il nome della collaboratrice, senza particolari complicazioni burocratiche.
De Falco aveva preso molto a cuore la questione dei Cpr. Dopo le sue visite aveva diffuso rapporti molto dettagliati sulle criticità di queste strutture. Aveva anche presentato un’interrogazione parlamentare che a maggio 2021 rimaneva senza risposta. Nessuno ricorda se la risposta è arrivata in seguito.
Eletto nelle file del Movimento 5 Stelle, De Falco ne era poi fuoriuscito per dissidi riguardanti la gestione delle migrazioni. A quanto pare, il Movimento aveva scelto di lasciare completamente mano libera alla Lega in cambio del reddito di cittadinanza, anche quando venivano messe delle limitazioni al soccorso in mare che il senatore non poteva accettare.
In un primo momento era sembrato che Salvini sarebbe voluto tornare al ministero dell’Interno, incarico che aveva già ricoperto qualche anno fa. La Meloni però, forte del risultato elettorale, era contraria. Così come non era intenzionata ad assegnare alla Lega ministeri chiave. La scelta di Piantedosi rappresenta un compromesso: il prefetto non è un esponente leghista, ma è gradito a Salvini e a quanto pare viene considerato un tecnico competente, adatto a portare avanti le politiche di sicurezza che sono tanto care alla destra e che destano qualche preoccupazione a sinistra.
De Falco non è stato ricandidato alle ultime elezioni e ha lasciato la politica. Però segue le notizie a distanza. Su Facebook ha scritto: “Ma quel signore ritratto in basso a destra è (principalmente) un esponente della Lega, come scrivono, o un Prefetto della Repubblica?”
La foto mostra i ministri leghisti: Salvini, Giorgetti, Calderoli, Valditara, Locatelli e, appunto, Piantedosi.
Il post non spiega niente, e infatti non tutti capiscono a cosa si riferisce l’ex senatore, a giudicare dai commenti.
Secondo il sito Open, Salvini ha detto in un’occasione che i decreti sicurezza li ha scritti insieme a Piantedosi.
Piantedosi è stato già capo di gabinetto al Viminale ai tempi del governo Monti, quando il ministro era Annamaria Cancellieri. Minniti lo aveva mandato a Bologna in qualità di Prefetto. Era tornato al ministero ai tempi di Salvini (governo Conte 1), per poi diventare prefetto della Capitale.
Da Salvini finora sono arrivati commenti generici e speranzosi per quanto riguarda l’operato del Governo che si è formato. Al leader leghista sono toccate le Infrastrutture.
Il ponte sullo Stretto di Messina diventerà una delle priorità, ma il suo ministero interessa anche la gestione delle migrazioni. Uno degli slogan di Salvini era quello dei “porti chiusi” ai migranti irregolari. I porti sono ora di sua competenza.

Lamorgese ad un convegno

La ministra dell’Interno Lamorgese ha partecipato ad un convegno all’ambasciata italiana presso la Santa Sede sul tema “Immigrazione, integrazione, futuro. Corridoi umanitari e rinascita sociale in Italia”.
L’evento è stato organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Hanno partecipato l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, il direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, il presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e l’autore di un libro intitolato “Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura”.
Una sintesi dell’intervento della ministra è stato pubblicato dal sito Stranieri In Italia.
Dal 2015 a oggi oltre 7 mila persone sono arrivate in Italia grazie a corridoi migratori legali, ottenendo cure, accoglienza e un percorso di inserimento sociale.
La Lamorgese ha ricordato che il 10 giugno in occasione del Consiglio Affari interni in Lussemburgo è stato approvato il pacchetto attuativo della prima fase dell’approccio graduale in materia di migrazione e asilo, comprendente un meccanismo di solidarietà per aiutare gli Stati membri di primo ingresso.
La minstra ha citato anche il vertice dei Med5 che si è svolto a Venezia il 3 e 4 giugno e ha fatto riferimento alla parola “solidarietà” in relazione alla crisi ucraina.
Dati più precisi sui migranti arrivati in Italia tramite i corridoi umanitari, ad esempio divisi per nazionalità, non sono stati diffusi, così come non c’è una sintesi di cosa ne pensano i migranti stessi della situazione che li riguarda.
Altri siti web sono stati ancora più stringati, riportando vagamente qualche parola della Lamorgese, senza entrare nel merito. Gli utenti hanno commentato in maniera ostile, anche tenuto conto di una campagna continua che la destra italiana sta portando avanti contro la ministra, sia dall’opposizione che da parti della maggioranza.
Al momento la Meloni ha in evidenza sulla sua pagina Twitter un video di una settimana fa in cui risponde ad un attacco arrivato da sinistra in merito alla questione dello ius scholae. La leader Fdi è contraria a quanto si sta mettendo a punto all’interno della maggioranza, e qualcuno ha presentato la cosa come se fosse un marcia indietro rispetto a quanto diceva lei stessa in un tweet del 2014.
Per la Meloni lo ius scholae dovrebbe prevedere 10 anni di obbligo scolastico per gli stranieri, mentre per la sinistra possono bastare solo 5 anni.
L’ultimo tweet di Salvini riguarda una violenza sessuale su una quindicenne. A commettere il crimine sarebbe stato uno straniero minorenne ospite di una comunità. “Un’altra cittadinanza che Pd e 5Stelle vorrebbero regalare?”, si chiede il leader leghista.
Il segretario Pd Letta porta avanti la sua agenda. Il tweet fissato riguarda la tragedia della Marmolada, mentre i messaggi più recenti riguardano i diritti del popolo curdo, una campagna contro Boris Johnson e… il primo giorno del nuovo allenatore della squadra di calcio di Pisa.

Arrivano da Egitto e Bangladesh

Sul sito del Ministero dell’Interno si può trovare un pdf di 6 pagine che mostra i dati aggiornati sul numero degli sbarchi a partire dall’inizio dell’anno.
I nuovi arrivati nel 2022 sono 15.004. Il dato ha già superato quello risalente allo stesso periodo dell’anno scorso, 13.357, e quello del 2020, l’anno della pandemia, quando gli sbarcati erano stati solo 4.037.
A maggio dell’anno scorso gli arrivi erano stati oltre cinquemila. Lo stesso era avvenuto a giugno. In estate il dato era salito sopra questa soglia, per non abbassarsi più fino a dicembre. I picchi sono stati agosto, quando si sono superati i 10 mila migranti sbarcati; novembre, quando si è raggiunta quota 9 mila; luglio, quando si è arrivati a 8 mila.
Una delle tabelle fornite mostra le nazionalità dichiarate dai migranti al momento dello sbarco. Al primo posto quest’anno ci sono gli egiziani a quota 2.482. Al secondo posto coloro che arrivano dal Bangladesh, 2.327.
Superano quota mille tunisini e afghani.
Sotto troviamo afgani, siriani, ivoriani, eritrei, guineani, iraniani e sudanesi.
Egitto, Bangladesh, Tunisia e Afghanistan da soli forniscono oltre la metà dei migranti arrivati dall’inizio dell’anno.
Intanto sul fronte della cronaca si segnala l’accompagnamento al Cpr di Torino di un cittadino marocchino appena scarcerato, da parte della Questura di Monza e Brianza.
L’uomo era arrivato in Italia nel 2011, come minore non accompagnato. Aveva poi svolto lavori salturari, fino a quando, nel 2018, era stato fermato su un auto insieme ad altre persone con 35 grammi di cocaina.
A seguito di perquisizione domiciliare erano stati ritrovati altri 140 grammi di cocaina, 14 di hashish e 9 di marijuana, oltre a 1.500 euro in contanti. La condanna era stata a 4 anni e 4 mesi.
Mancano i dati sui rimpatri effettuati quest’anno. L’anno scorso nella stragrande maggioranza dei casi il trasferimento dei cittadini marocchini nei Cpr si concludeva con un nulla di fatto, evidentemente a causa della scarsa collaborazione da parte del Paese di provenienza.