Caltanissetta, notizie senza capire

Titola Il Fatto Nisseno: “Sicilia, immigrazione clandestina: espulsi 2 migranti trattenuti al Cpr di Caltanissetta”.
Alla lettera, sembrerebbe che i due si trovavano nel centro di permanenza per i Rimpatri e poi sono stati espulsi.
Invece leggendo l’articolo, c’è scritto che ci sono stati “controlli interforze a Sicli, nel Ragusano” e 15 “posizioni di cittadini stranieri” sono state “vagliate dall’Ufficio immigrazione della questura di Ragusa”.
Due degli stranieri “sono risultati non in regola con le vigenti disposizioni normative del Testo Unico sull’imigrazione e pertanto sono stati destinatari dei previsti provvedimenti di espulsione”.
“In seguito all’espulsione, il questore ha adottato nei loro confronti il Decreto di trattenimento presso il centro di permanenza per il rimpatrio di Caltanissetta”.
Insomma, i due sarebbero stati fermati a Sicli e poi accompagnati al Cpr, dove si trovano tuttora. Non vengono forniti dati che li riguardano: nomi, età, nazionalità, eventuali precedenti penali, data di ingresso in Italia.
La foto è quella del Cpr visto da lontano.
Non è possibile commentare l’articolo, probabilmente scritto ricalcando un comunicato della Questura.
Se le autorità emettono un comunicato al momento dell’accompagnamento al Cpr, non ne emettono un altro al momento dell’effettivo rimpatrio. O del rilascio, che a livello nazionale avviene circa nel 50% dei casi.
A novembre alcuni manifestanti hanno bloccato un pullman della polizia che stava rimpatriando alcuni stranieri a partire dal Cpr di Caltanissetta. Il mese scorso sono stati emessi 15 fogli di via obbligatori nei loro confronti.
La notizia è stata riportata dalla Tgr Sicilia, con solita foto di repertorio del centro rimpatri visto da lontano.
Nessun nome, nessuno schieramento di appartenenza. Si sa solo che molti di loro erano di nazionalità italiana ma non residenti a Caltanissetta.

Sicilia, rimpatriato uomo che espose bandiera dell’Isis

Un tunisino noto alle forze dell’ordine per avere esposto dal balcone la bandiera dell’Isis è stato rimpatriato su ordine della Prefettura di Siracusa.
L’uomo aveva anche precedenti penali per maltrattamenti nei confronti della moglie ed era in libertà vigilata.
Era stato già ospite del centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta.
La notizia è riportata da Today24.info, che dà tutte queste informazioni alla rinfusa, senza nessun riferimento temporale.
La foto è quella di una persona qualsiasi con bandiera dell’Isis, tratta forse da un filmato propagandistico diffuso in passato dai terroristi.
La settimana scorsa è stato portato nel Cpr di Caltanissetta uno straniero fermato ad Adrano, in provincia di Catania, mentre era ubriaco.
L’uomo è riuscito ad evitare il rimpatrio finora utilizzando vari alias.
Il Fatto Nisseno ha riportato la notizia, con foto di una recinzione si presume di un Cpr, senza poter specificare la nazionalità dell’uomo.
Tra i suoi precedenti penali, c’è anche “un sequestro di persona commesso ai danni di una minorenne”, ma il sito non fornisce nessun dettaglio in proposito.

Ancona, un accompagnamento al Cpr

Un trentenne marocchino è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta su ordine del questore di Ancona.
Secondo quanto scrive Qdm lo straniero sarebbe entrato in Italia tre mesi fa “da Ventimiglia”, cosa strana perché di solito da Ventimiglia gli stranieri cercano di uscire dall’Italia, non di entrare.
Subito dopo sarebbe stato arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti, non si sa di che tipo e in che quantità.
Non si dice se abbia scontato una pena.
Nessun nome, nessuna foto se non quella di due auto qualsiasi della polizia.
Nelle Marche non c’è mai stato un Cpr, per cui gli stranieri da rimpatriare vengono accompagnati nei centri presenti nelle altre regioni. L’attuale governo è intenzionato ad aprirne uno in ogni regione. Finora sono stati effettuati sopralluoghi nelle strutture che potrebbero essere idonee, ma non sono state ancora fatte le scelte definitive, che sicuramente incontreranno a prescindere l’opposizione da parte delle amministrazioni e popolazioni locali, anche di destra.
Si dice che i nuovi Cpr verranno costruiti in maniera tale da impedire le rivolte, ma informazioni precise ancora non ci sono.
Anche il ministro democratico Minniti, ai suoi tempi, aveva lanciato un piano di apertura di un Cpr in ogni regione. Ne era riuscito ad aprire soltanto uno, in Sardegna. E comunque non era intervenuto più di tanto sulle cause delle rivolte, tant’è vero che rivolte ci sono state anche in seguito, tra cui quelle che hanno portato alla chiusura del Cpr di Torino, la primavera scorsa.
Ora che il governo ha aumentato il tempo di permanenza massimo a 18 mesi il rischio di rivolte potrebbe aumentare di nuovo, visto che aumenta il tempo per organizzarle.
Comunque l’anno scorso solo nel 13% dei casi gli stranieri reclusi hanno raggiunto il tempo massimo di permanenza, fissato a tre o quattro mesi a seconda della nazionalità e della situazione individuale. Gli altri sono stati rimpatriati o rilasciati prima.

Caltanissetta, due interrogazioni parlamentari

Partito Democratico e Sinistra Italiana avrebbero annunciato interrogazioni parlamentari sul Centro di Permanenza per i Rimpatri di Pian del Lago.
Lo scrive il sito Stranieri In Italia, senza riportare però il nome dei firmatari e senza linkare i testi delle interrogazioni.
A destare particolare preoccupazione sarebbe l’eccessiva somministrazione di psicofarmaci ai reclusi senza prescrizione del medico specialista, come rimedio contro la depressione causata dall’ambiente disumanizzante, in cui l’assistenza alla persona è minima e ogni individuo è conosciuto soltanto per il suo numero anziché per il nome.
La foto mostra migranti a distanza nei pressi di una cancellata.
Non si dice quand’è stata l’ultima volta che una delegazione ha visitato la struttura.
A realizzare un’inchiesta sull’argomento è stata Repubblica (riportata da Msn), che cita il deputato di sinistra Italiana Nicola Fratoianni, i giuristi dell’Asgi, e un anonimo migrante nascosto dietro il nome di Bacary.
Il quale ha descritto nel dettaglio il meccanismo che “distrugge uomini e crea mostri”. “I ragazzi, molti giovanissimi, forse appena maggiorenni, diventavano degli automi” a seguito della somministrazione della cosiddetta “terapia” a base di psicofarmaci. “Incapaci di parlare, di pensare, di fare qualsiasi cosa. Molti passavano il tempo a dormire sui materassi luridi che ci sono lì dentro”.
I farmaci venivano somministrati non da un medico generico, ma da un infermiere o un tirocinante.
Continua a circolare la leggenda che i farmaci vengano anche aggiunti al cibo all’insaputa dei reclusi.
L’articolo cita anche l’avvocata Ilenia Grottadaurea, che spiega le difficoltà nell’offrire assistenza legale ai suoi clienti.
Non viene nominato nessun esponente del Pd, invece. Il Partito Democratico quando è stato al governo ha istituito i centri rimpatri per allontanare dal territorio nazionale gli stranieri che hanno commesso reati. Però ha lasciato che nei centri finissero anche persone che i reati non li hanno commessi, e mentre inizialmente sosteneva che i Cpr fossero qualcosa di completamente diverso rispetto ai Cie voluti dalla destra, ora che è all’opposizione si è reso conto che il loro meccanismo di funzionamento è esattamente lo stesso, con tanto di violazione dei diritti umani con effetti indicibili sulla mente delle persone recluse. Che solo nella metà dei casi vengono rimpatriate: l’altra metà viene rilasciata sul territorio, spesso anche senza avere le carte in regola, e con in più una situazione psicologica compromessa e magari una dipendenza da sostanze calmanti che viene placata solo con uso di droghe illegali, con tutto quello che ne consegue.

Caltanissetta, rimpatriato tunisino appena sbarcato

Un cittadino tunisino sbarcato da poco a Lampedusa è stato rimpatriato a partire dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta.
L’uomo era stato segnalato per imprecisati reati connessi al terrorismo internazionale.
La notizia è riportata sul Fatto Nisseno, con foto di repertorio di uno straniero qualsiasi che viene imbarcato su un aereo e senza ulteriori informazioni su quali sarebbero i reati in questione.
Il mese scorso da Caltanissetta è stato rimpatriato un altro straniero pericoloso, di nazionalità imprecisata, trasferito nel locale Cpr dal centro rimpatri di Macomer, in Sardegna, dove era finito all’uscita dal carcere.
La notizia è stata riportata dal Giornale di Sicilia, che scrive che l’uomo era stato condannato per reati di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale e di condotte con finalità di terrorismo a quattro anni di reclusione.
Si parla di legami con l’attentatore che ha colpito a Berlino nel 2016, un attentato che l’opinione pubblica ricorda vagamente.
A suo carico c’erano anche reati relativi allo spaccio di stupefacenti, non si sa in che quantità e di che tipo.
Accanto all’articolo il sito ci mette una foto di repertorio di un posto di blocco della polizia.

Il Giornale, articolo dopo la rivolta a Caltanissetta

Il Giornale ha dedicato un articolo alla rivolta che c’è stata nei giorni scorsi al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta.
Nulla di nuovo, a parte il fatto che secondo il quotidiano a ribellarsi sarebbero stati solo venti ospiti sui cinquanta presenti e che un poliziotto ha lamentato la scarsità di personale delle forze dell’ordine per gestire episodi di questo tipo: i rinforzi vengono sottratti al controllo del territorio.
La foto è di repertorio: agenti in tenuta anti-sommossa e migranti con le mani alzate.
Il motivo della rivolta sarebbe il tentativo di evitare il rimpatrio e il trattenimento. I danni non sono stati fotografati o quantificati. Non risultano né feriti né arrestati.
Il Governo conta di ridurre le partenze anche velocizzando le pratiche che riguardano le istanze presentate dagli stranieri al momento dello sbarco. Si conta di fornire la risposta nel giro di sette giorni.
Si parla poi dell’aumento del numero di posti negli hotspot e di aprire nuovi Cpr sul territorio nazionale, anche se ancora non è stata fissata con certezza nessuna località. Sono solo sette le regioni italiane dotate di centri per il rimpatrio, per un totale di nove strutture.
Il ministro Piantedosi e la commissaria europea agli Affari interni Johansson hanno visitato l’hotspot di Lampedusa. La Johannsson è stata anche sulle isole spagnole e greche dove si dirigono i flussi migratori.
Il Sussidiario ha riportato la notizia della rivolta a Caltanissetta con foto di un ufficio immigrazione.
Dice il sito che strutture simili a quella di Caltanissetta “si trovano nella maggior parte delle città di primo approdo per i migranti”. Caltanissetta non è una città di primo approdo, visto che si trova al centro della Sicilia, lontano dal mare. Così come non lo è Macomer, in Sardegna, o Milano, o Roma. O Torino, dove il Cpr è stato in funzione fino a cinque mesi fa ed è stato chiuso a seguito di una rivolta.
Secondo il sito i centri di questo tipo “accolgono tutti coloro che sono entrati illegalmente o sono stati respinti”. In realtà non si tratta di tutti, ma solo di una piccola parte. E non è detto che siano entrati illegalmente: potrebbero avere avuto un lavoro regolare in Italia per anni, prima di perderlo e conseguentemente rimanere senza permesso di soggiorno.
Anche questo sito non quantifica i danni, limitandosi a dire che sono “importanti, ma non gravi”.
“Non è chiaro come sia stata riportata la calma, ma è certo che tutti e 50 i migranti all’interno del Cpr, nonostante si opponessero proprio a questa circostanza, sono stati o saranno a breve espatriati”, dice il sito.
In effetti non si tratterebbe di espatriare, ma di rimpatriare. Nessuno ha confermato che un rimpatrio ci sia già stato. E comunque la prospettiva è ottimistica: a livello nazionale la percentuale di rimpatri è del 50% circa da anni. Il Cpr di Caltanissetta è uno dei più efficienti d’Italia: nel 2022 ha rimpatriato l’86% delle persone transitate, con un permanenza media di soli 15 giorni.
I dati li ha forniti il Garante dei detenuti nella sua relazione annuale al Parlamento, diffusa il mese scorso, ma evidentemente pochi li hanno visti. E nessuno li ha spiegati. Il motivo di tanta rapidità potrebbe essere che nel centro vengono portati tunisini appena sbarcati, e col loro Paese ci sarebbe un accordo per il rimpatrio rapido.
Quanti dei 50 reclusi sono tunisini? Non si sa. Di solito i dati precisi vengono diffusi in maniera aggregata una volta all’anno, quindi bisognerà aspettare almeno 11 mesi, sempre che il successore di Mauro Palma deciderà di continuare la tradizione di diffondere tabelle dettagliate.
Le autorità non emettono comunicati al momento dell’effettivo rimpatrio, o del rilascio. Probabile che dei migranti coinvolti in questo episodio non si sentirà più parlare.

Rivolta al Cpr di Caltanissetta

C’è stata una rivolta al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Pian Del Lago, Caltanissetta.
Lo scrive Sicilia Reporter, mettendoci una foto di repertorio che mostra alcuni agenti che entrano in un edificio di pietra, con la didascalia “poliziotti”.
A protestare è stata “una cinquantina di ospiti”, non si sa su quanti.
Sono stati lanciati sassi contro le forze dell’ordine e incendiati materassi.
La protesta è durata un paio d’ore. Diversi immigrati sono saliti sui tetti. Sono intervenuti carabinieri e polizia. Funzionari della questura hanno mediato. Alla fine è tornata la calma. E vissero tutti felici e contenti.
Il sito non si chiede quale è stato il motivo delle proteste e quale soluzione è stata trovata.
Quotidiano Nazionale riporta lo stesso comunicato, con foto di immigrati seduti a terra in un parco qualsiasi.

Cpr, “raffica di revoche”

Il Giornale ha scritto che il Governo, senza tanto clamore, ha deciso varie revoche ai danni degli enti gestori di alcuni Centri di Permanenza per i Rimpatri.
A Gradisca il prefetto ha escluso la cooperativa Badia Grande perché il patron era stato rinviato a giudizio a gennaio dell’anno scorso per i reati di frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica del privato in atti pubblici e truffa ai danni dello Stato.
Anche il Cpr di Bari era stato affidato alla stessa società. A novembre scorso il contratto è stato revocato a causa dell’offerta anormalmente bassa e di gravi illeciti professionali.
Badia Grande si occupava anche dell’hotspot di Lampedusa, ora passato a Croce Rossa.
Il Cpr di Torino è stato chiuso da questo governo, dice l’articolo, dopo anni di violentissimi scontri e proteste da parte dei migranti per le condizioni in cui la società, il colosso svizzero Ors, li faceva vivere, accogliendo la richiesta del “Consiglio di Torino” dopo che i precedenti governi “sono rimasti a guardare”.
Infine a Caltanissetta la cooperativa Ekene è stata esclusa per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità matareiale e ideologica, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’articolo serve a rintuzzare gli attacchi del conduttore di Piazza Pulita Corrado Formigli, che avrebbe detto che il Governo se l’è presa solo con le cooperative che gestiscono i centri di accoglienza e non con quelle che si occupano di Cpr.
La fotografia accanto all’articolo mostra migranti ordinatamente in fila, forse nei pressi di qualche questura per chiedere i documenti.
A differenza del cosiddetto caso Soumahoro, dove le persone accusate sono state sbattute sulle prime pagine dei giornali prima ancora del rinvio a giudizio, in questi casi le foto delle persone coinvolte non sono state pubblicate.
Le revoche a Badia Grande non hanno praticamente fatto notizia. Il grosso dell’opinione pubblica non ha la più pallida idea di quali siano le frodi in pubbliche forniture di cui è accusato il patron.
In cronaca locale in questi giorni si dice che dal primo giugno l’hotspot di Lampedusa è gestito dalla Croce Rossa, ma la foto è quella degli edifici visti da lontano.
Tp24 scrive che le indagini sul presidente di Badia Grande riguardano gli anni tra il 2017 e il 2019, quando la cooperativa si occupava di migranti a Trapani. Un’altra indagine riguarda l’assistenza sanitaria al Cpc di Bari.
“A Lampedusa sono stati documentati dalla polizia rifiuti e sporcizia, locali allagati, impianti elettrici in disordine ed il mancato rispetto delle obbligazioni previste dalla gara”.
Save The Children aveva denunciato cattive condizioni dei bagni, migranti costretti a dormire all’aperto su materassi sporchi e senza coperte, in mezzo ai rifiuti, donne e bambini in totale promiscuità con gli uomini.
Secondo Tp24 Badia grande avrebbe incassato 800mila euro, spendendone solo 200mila per la gestione, con tagli al personale e alla manutenzione.
La cooperativa si è difesa dicendo che il centro era dimensionato per 250 e poi 389 posti, mentre sono stati rilevati picchi di 4mila ospiti presenti. Come avrebbe fatto a non ospitarli nei corridoi e per terra se non esistevano proprio abbastanza stanze e attrezzature per tutti?
“Qualunque altro soggetto avrebbe vissuto e vivrebbe le stesse difficoltà che un’isola di piccole dimensioni presenta, ad iniziare dalla difficoltà di approvigionamento del cibo”, ha scritto la coop in un comunicato.
La manutenzione degli impianti non spettava al gestore, essendo di proprietà demaniale, e non è stata fatta.
Gli spazi destinati alla logistica erano inadeguati.
“In queste condizioni non si sarebbe potuto fare di più”, si legge nel comunicato.
La cooperativa ha deciso di non partecipare al nuovo bando di gara.

Caltanissetta, la Cgil chiede di garantire la dignità dei trattenuti

La Cgil di Caltanissetta ha diffuso un comunicato per chiedere che venga rispettata la dignità dei trattenuti nel locale Centro di Permanenza per i Rimpatri, dopo avere visto un servizio televisivo andato in onda nei giorni scorsi.
Il comunicato è stato riportato dal Fatto Nisseno, senza foto della firmataria ma con uno scatto panoramico a distanza in cui si vede il Cpr. Non si dice quale emittente ha trasmesso il servizio in questione, né si dice di preciso quali sono le criticità emerse e quali le soluzioni suggerite. Il titolo riassume dicendo che “è ora di fare chiarezza”.
La condizione dei migranti nel centro rimpatri è “disumana e non può essere tollerata”, in quanto “ancora persistono trattamenti lesivi dei diritti inviolabili di cui ogni individuo è portatore”, dice la sindacalista.
“Siamo fermamente contrari a queste forme che non possiamo di certo definire di accoglienza e da sempre riteniamo che i Cpr siano un abominio giuridico e umano, teatro di sofferenza e di violazione dei diritti umani e dei diritti inviolabili della nostra Costituzione, quali il diritto alla difesa, il diritto alla salute, il diritto ad avere una vita dignitosa, il diritto alla libertà di comunicazione con l’esterno”.
Il sindacato “farà rete” con la società civile sollecitando un incontro in Prefettura.
Nessun riferimento agli stranieri che hanno commesso reati: non si dice se li si vuole rimpatriare tramite Cpr più umani, tramite le carceri o se non li si vuole rimpatriare affatto. Nessun riferimento agli stranieri che non hanno commesso reati: il sindacato non dice se è contrario del tutto al rimpatrio degli irregolari oppure no.
E nessun riferimento a quella che dovrebbe essere una priorità del sindacato: la questione dei ritardi nel pagamento degli stipendi, che dipenderebbe dalla Prefettura e che riguarda anche la fornitura di biancheria di ricambio e sapone per lavarsi.
Il filmato a cui si fa riferimento è quello mandato in onda dalla trasmissione di La7 Piazza Pulita, che si può anche vedere sul sito web.
I trattenuti non possono usare il proprio telefono cellulare.
Nel centro c’è gente che è cresciuta in Italia, che ha lavorato in Italia per anni, che non ha commesso reati. Non viene consentito di nominare un legale di fiducia prima dell’udienza di convalida del trattenimento.
Alcuni materassi sono messi a terra invece che sui blocchi di cemento che hanno la funzione di letti.
La scheda telefonica per chiamare dalla cabina viene consegnata ogni due giorni, in alternativa alle sigarette.
I dipendenti lamentano il fatto che i ribassi sono eccessivi e che il personale è ridotto rispetto alle reali esigenze.
Alcuni dei migranti assumono psicofarmaci per dormire, su autorizzazione di un medico ventiseienne non specialista.
Né la Prefettura né i rappresentanti del gestore compaiono davanti ai giornalisti per rassicurare l’opinione pubblica.
I giornalisti poi aggiungono alle immagini riprese all’interno della struttura musica angosciante.
Il dibattito avvenuto in studio su La7 è stato criticato dalla stampa di destra, ma senza fare riferimento alle persone coinvolte.
Il Giornale ha in home page una sezione dedicata all’immigrazione che mostra cinque notizie a tema.
La prima oggi riguarda il fermo amministrativo deciso per le navi Mare Go e Sea Eye 4 per avere violato le indicazioni del Governo italiano.
Alla violazione successiva scatterà il sequestro.
“Il governo non delega a imbarcazioni private che battono bandiera straniera, finanziate da stati esteri, il controllo delle frontiere e il soccorso”, ha detto il sottosegretario al ministero dell’Interno, leghista.
La Mare Go è accusata di essersi diretta verso Lampedusa anziché verso Trapani come indicato dalle autorità italiane. La Sea Eye invece dopo avere effettuato un primo salvataggio ne ha effettuato anche un secondo, ignorando l’ordine di dirigersi a Ortona e lasciare la seconda operazione ad una motovedetta della Guardia Costiera Italiana (che ancora non era arrivata).
Ortona si trova in Abruzzo, molto lontano dalla zona delle operazioni.
Il Governo intenzionalmente fissa destinazioni distanti dai luoghi di soccorso per tenere le Ong il più possibile lontane dalle imbarcazioni in difficoltà e per far aumentare i costi di carburante e cibo.
L’articolo del Giornale riporta le dichiarazioni del presidente di Sea Eye, ma la foto è quella di migranti sul ponte di una nave di soccorso, e a loro nessuno chiede mai nulla.
Dovrebbero essere in gran parte eritrei, siriani, bengalesi, egiziani, sudanesi, pachistani ed etiopi, sono partiti dalla Libia. A cui si aggiungono due piccole imbarcazioni partite dalla Tunisia.

Piazza Pulita, lo squallore del Cpr di Caltanissetta

La trasmissione di La7 Piazza Pulita continua la sua inchiesta sui Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Nella puntata precedente si era parlato dell’abuso di psicofarmaci e si erano mostrate immagini del Cpr di Palazzo San Gervasio, in Basilicata.
Vediamo ora immagini riprese nel Cpr di Gradisca, uno dei pochi a permettere l’uso dei cellulari. Quali sono questi pochi? Non si sa. Il Garante dei detenuti aveva fatto un po’ di chiarezza sulla questione, ma le sue informazioni sono ormai vecchie di oltre un anno.
Il ministro dell’Interno è stato interpellato sulla questione psicofarmaci, e ha risposto vagamente che nei Cpr si concentrano persone per cui la somministrazione di medicinali di questo tipo è normale, e che sono gli stessi migranti che lo richiedono. Qualcun altro ha collegato l’uso di questo genere di medicine col trattamento delle tossicodipendenze. Nulla di tutto questo compare nel video di La7. Anzi, un migrante intervistato dice che da quando è uscito dal Cpr ha interrotto le terapie e si sente meglio.
Ora Piazza Pulita mostra “le prime immagini in assoluto” dall’interno del Cpr di Caltanissetta, dove i reclusi non possono usare i loro telefoni cellulari.
Nel centro ci sono persone nate e cresciute in Italia, o persone che hanno lavorato in Italia per anni e non hanno mai commesso reati.
L’udienza di convalida può avvenire senza che il migrante abbia avuto la possibilità di nominare un legale di fiducia.
I letti sono blocchi di cemento con materassi appoggiati sopra. Non sempre con le coperte. A volte i materassi sono stati appoggiati direttamente a terra.
Per comunicare con l’esterno si usa una cabina telefonica, con una scheda che viene data in dotazione ogni due giorni. Ogni migrante deve scegliere tra la scheda per telefonare e le sigarette.
Secondo uno dei dipendenti le gare per assegnare la gestione sono state fatte con eccessivo ribasso. Ci sono ritardi nella consegna del sapone e dei ricambi di biancheria. Ovviamente il ritardo nella consegna di beni di questo tipo ha conseguenze drammatiche. Si resta un mese senza lavarsi e senza potersi cambiare le mutande.
L’orario di lavoro è stato ridotto, parte del personale è stato licenziato. I ritardi nel pagamento degli stipendi arrivano fino a sei mesi.
Il gestore afferma di essere in perdita, però poi accetta la proroga dell’appalto.
Il centro è gestito dalla cooperativa Essequadro. In teoria l’appalto era stato vinto dalla cooperativa Ekene, che però è stata esclusa perché collegata indirettamente a persone rinviate a giudizio per atti contrari ai doveri d’ufficio e corruzione.
Ekene gestisce però il Cpr di Gradisca.
Un giornalista di Altreconomia dice che negli ultimi due anni sono state aquistate più di 57 mila pastiglie di Rivotril per l’uso nei centri rimpatri e altre migliaia di pastiglie di medicinali simili.
Né la Prefettura né il gestore hanno concesso interviste.
Il servizio si conclude con immagini della mensa, dove i tavoli sono ancorati a terra e le panche sono blocchi di cemento, e con inquadrature dei muri grigi, a volte con erba disegnata, e musica sconfortante di sottofondo.
Non si spiega il motivo per cui panche e letti sono impossibili da spostare: ossia che nel corso delle rivolte potrebbero essere usati per attaccare gli agenti intervenuti a riportare l’ordine.
L’inchiesta è firmata da Chiara Proietti d’Ambra.
Striscia La Notizia su La7 ne sta portando avanti un’altra, a cura di Rajae Bezazz.
Il mese scorso c’erano immagini che mostravano un incendio nel Cpr di Gradisca. L’agente di polizia usava l’idrante anche contro i migranti che cercavano di impedirgli di spegnere le fiamme.
Un migrante ha tentato di impiccarsi ed è stato salvato da poliziotti e militari.
La giornalista è riuscita a parlare telefonicamente con un migrante che è stato portato al Cpr di Palazzo San Gervasio direttamente dalla prigione, dove stava scontando una pena per un reato che non viene citato, e da cui era stato rilasciato per buona condotta.
Lo straniero è di nazionalità marocchina, e non sarebbe contrario ad essere rimpatriato. Però il suo Paese è uno di quelli che accettano pochi rimpatri. Quanti? Non si sa. Statistiche precise non sono mai diffuse, di recente. Due anni fa su oltre quattrocento trattenuti marocchini ne sono stati rimpatriati solo quattro. Ma c’erano ancora limitazioni dovute alla pandemia. Com’è la situazione ora?
Il servizio della Bezzaz si conclude con un’intervista al Garante dei detenuti, il quale dice che non ha senso investire nell’integrazione e poi spendere soldi per rimpatriare gli stranieri, e che i Cpr hanno regole più vaghe rispetto alle carceri, quindi sono posti peggiori.