Ferisce i passanti a Roma Termini, accompagnato a Macomer

Un guineano di 25 anni ha ferito alcune persone nella stazione di Roma Termini. Individuato poco dopo dalle forze dell’ordine grazie ai filmati della videosorveglianza, è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Macomer, in Sardegna, visto che nel vicino Cpr di Ponte Galeria non c’era posto. La notizia è stata riportata dal sito del Corriere della Sera.
Dal Cpr di Macomer non arrivano statistiche di nessun genere. Le più recenti risalgono a due anni fa, al 2021, quando il centro era il più inefficiente d’Italia per quanto riguarda la percentuale di stranieri rimpatriati. Nessuno ha spiegato come mai. In seguito si è detto che il problema era stato risolto, ma non si sa quale è stato il suo rendimento l’anno scorso. Il centro è stato inaugurato quando il ministro dell’interno era Marco Minniti. Il suo scopo era quello di fungere da deterrente per gli stranieri che arrivano dal Mediterraneo occidentale, ma a quanto pare viene usato anche per ospitare stranieri che sono stati fermati fuori dalla Sardegna. Purtroppo anche in questo caso non ci sono statistiche e non si sa in che percentuale gli stranieri transitati nel centro provengono dall’isola o da altre regioni.
In Africa ci sono tre Stati che si chiamano Guinea: Guinea, Guinea Bissau e Guinea Equatoriale. I primi due confinano tra di loro e si trovano in Africa Occidentale, il terzo si trova molto distante, in Africa Centrale. Non si sa se gli accordi di rimpatrio siano funzionanti, e non si sa quanti guineani sono stati rimpatriati l’anno scorso. I mass media non parlano quasi mai della situazione in questi Paesi. Due giorni fa il Corriere della Calabria ha nominato il figlio di un ex preseidente della Guinea Bissau, che avrebbe incontrato un esponente della criminalità organizzata italiana per organizzare affari sospetti. L’articolo contiene molti dettagli attinti dagli inquirenti nel corso di intercettazioni ambientali.
Nessuna ulteriore novità sul fronte dei Cpr italiani. Il Governo intende ristrutturare quelli che hanno subito danni nel corso delle rivolte, e aprirne di nuovi nelle regioni che non ne hanno mai avuto uno. Ma anche in quelle che ce l’hanno avuto: il centro rimpatri di Crotone, in Calabria, è chiuso da anni, e il Governo intende riattivarlo a breve. Lo ha scritto il mese scorso il Giornale, attingendo alle dichiarazioni del commissario all’emergenza immigrazione nominato dal Governo.

Liguria, vari rimpatri

Nel corso del mese, varie persone sono stati rimpatriate a partire dalla Liguria.
Tra queste, un egiziano scarcerato dopo avere scontato la pena per violenza sessuale nei confronti di due straniere.
L’uomo era già stato al Cie una volta, nel 2010, a Crotone, ma era stato rilasciato quando erano decorsi i termini per il suo trattenimento.
Sono stati rimpatriati anche un albanese con vari precedenti penali, e due peruviani per cui si è dovuto trattare con la polizia olandese che non voleva consentire il loro transito attraverso l’aeroporto di Amsterdam.
E’ tornato in patria anche un albanese con numerosi precedenti penali, tra cui tentato omicidio (non si sa nei confronti di chi).
In Piemonte è stata fermata una nigeriana irregolare e accompagnata al Cpr di Roma.
In Friuli il Partito Democratico chiede una cinquantina di agenti in più per assicurare la corretta gestione della sicurezza del Cpr che aprirà nei prossimi mesi e del Cara che continuerà a funzionare.

Perugia, un accompagnamento al Cie

Un tunisino trentottenne è stato fermato dai carabinieri di Perugia in zona San Marco.
L’uomo aveva ricevuto un decreto di espulsione ad agosto, ma non si era mai allontanato dall’Italia.
I carabinieri lo hanno portato al Cie di Crotone.
Nessun riferimento sul web a proposito di eventuali precedenti penali.
Nelle stesse ore i carabinieri hanno arrestato un rumeno che aveva violato l’obbligo di dimora per una rapina commessa a Perugia, e un italiano, finito in carcere per violazione delle prescrizioni sull’affidamento in prova al servizio sociale a cui era sottoposto.
Una coppia (lui tunisino, lei italiana) è stata denunciata a piede libero dopo essere stata trovata in possesso di 40 grammi di eroina e materiale per il confezionamento.

Padova, un accompagnamento al Cie

La polizia ha fatto irruzione in un appartamento in via Avanzo, a Padova, nei pressi della stazione.
All’interno ha trovato sette clandestini, che venivano ospitati per 10 euro a notte, in condizioni igieniche definite precarie.
L’appartamento è stato dichiarato inagibile, i tecnici hanno staccato il gas, dopo avere riscontrato delle irregolarità nei tubi. La moglie e i 4 figli minori del proprietario sono stati presi in carico dai servizi sociali, visto che finora avevano vissuto in quell’appartamento insieme con lui.
Uno dei sette clandestini è stato arrestato: alla vista degli agenti ha provato a far sparire un ovulo di cocaina, resistendo poi all’arresto. 14 i grammi di stupefacente sequestrati, tra eroina e cocaina, più un etto abbondante di hashish.
L’arrestato è un diciannovenne tunisino.
Un altro straniero, di 21 anni, è stato accompagnato al Cie di Crotone.
Degli altri 5, uno è un richiedente asilo, un altro è stato gravato di obbligo di firma (in vista di una prossima espulsione?), mentre gli altri tre hanno semplicemente ricevuto l’ordine di allontanarsi dal territorio nazionale.
Il comunicato della polizia in cui si raccontava l’accaduto è stato ripreso da vari siti web locali, con qualche piccola modifica.
La questura ha scritto che il ventunenne è stato “accompagnato al Cie di Crotone”.
Padova Oggi ha scritto che il giovane è stato accompagnato al “centro di accoglienza per richiedenti asilo di Crotone”, in quanto gravato da precedenti di droga e reati contro il patrimonio.
Il fatto è che spesso si tende a confondere centri di accoglienza e centri di espulsione (Cie), anche se in effetti si tratta di concetti opposti. Normalmente gli stranieri con precedenti penali vengono accompagnati ai centri di espulsione, non in quelli di accoglienza.
Molto più creativo il Mattino di Padova, che scrive “Solo uno [dei nordafricani] è stato accompagnato al Cie di Catanzaro”.
Non ha sbagliato di molto: Crotone e Catanzaro si trovano entrambi in Calabria, a pochi chilometri l’uno dall’altro, sulla stessa costa… L’unica differenza è che a Catanzaro non ci sono Cie. Ma chi volete che se ne accorga, a Padova?

Visita a Ponte Galeria

Una delegazione di Radicali ha visitato il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, a Roma.
Lo scrive il sito Stranieri in Italia, che riporta alcune dichiarazioni tratte dal comunicato diffuso al termine della visita.
Del gruppo facevano parte il segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi, il segretario dei Radicali Roma Alessandro Capriccioli e il Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Luigi Manconi.
“I Cie e la detenzione amministrativa si sono dimostrati in questi anni strumenti inefficaci in termini di contrasto all’immigrazione irregolare, e utili solamente a provocare sofferenza e precarietà”, si legge nel comunicato. “La procedura di identificazione prevista negli hotspot, basata sulla distinzione tra potenziali richiedenti asilo e migranti economici, ha subìto un’accelerazione e, da quanto si apprende, si ha la sensazione che si stia procedendo sommariamente, violando le normative nazionali ed internazionali sull’asilo, e basandosi sul solo infondato criterio della provenienza, senza approfondire la storia individuale di ciascuno e senza garantire concretamente a tutti la possibilità di accedere alla protezione internazionale”.
I Radicali confermano che da settembre sono due i centri di espulsione tornati in funzione: quello di Brindisi e quello di Crotone.
Quest’ultimo, per quanto si sa, funziona ancora a capienza ridotta: può ospitare soltanto una trentina di migranti. E’ stato visitato a fine settembre da una delegazione del Partito Democratico. In quell’occasione ospitava soltanto 29 migranti, quasi tutti originari del Gambia.

Il Cie di Gradisca non riaprirà. Quello di Crotone forse ha già riaperto (da mesi)

La senatrice del Pd Laura Fasiolo ha dichiarato che il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale, le ha assicurato che non vi è alcuna intenzione da parte del ministero dell’interno di ripristinare il Cie di Gradisca.
Il caso è tornato in primo piano ieri, con Il Piccolo che titolava “Roma riapre il Cie di Gradisca, è di nuovo scontro”. Alla base dell’articolo, la Roadmap italiana, presentata dal Ministero dell’Interno il 28 settembre scorso.
Tre mesi fa.
Qualcuno deve avere notato improvvisamente questo dettaglio, ed è andato in giro a caccia di reazioni. Come quella del sindaco di Gradisca, Linda Tomasising, che ha affermato che l’apertura del Cie come struttura di detenzione le sembra “al momento, e per fortuna, piuttosto remota”.
Ora è arriva la nuova dichiarazione attribuita al prefetto Morcone. Il quale già a settembre scorso si era espresso sull’argomento: aveva detto che non erano le forze dell’ordine a chiedere la riapertura del Cie, e che comunque costa troppo, è molto meglio l’accoglienza diffusa.
Ma se il Ministero non è intenzionato a riaprire il centro, come mai a fine settembre la proposta veniva inserita nella roadmap?
In quel documento si parlava della riapertura di due centri: quello di Gradisca, da 248 posti, e quello di Milano. La prima ipotesi sembra caduta, per ora. E la seconda?
Il Cie di Gradisca al momento è utilizzato per ospitare circa 200 richiedenti asilo. Se si dovesse sgomberare per ritrasformarlo in un centro di espulsione, non si saprebbe dove trasferire i migranti, considerando anche che l’adiacente Cara è pressoché al completo.
Ma anche il Cie di Milano è stato riconvertito a centro di accoglienza: ad agosto 2014 i primi 140 profughi sono entrati nella struttura. Doveva trattarsi di una soluzione provvisoria (come a Gorizia), soltanto di 6 mesi, invece a giugno scorso ne veniva annunciato l’ampliamento: da 200 a 300 posti, grazie a tende e container.
I centri di espulsione aperti, secondo il Piccolo, al momento sarebbero 7: Bari (112 posti), Brindisi (83), Caltanissetta (96), Crotone (30), Roma (250), Torino (180) e Trapani (204).
6 già li conoscevamo, il settimo è quello di Crotone.
Il centro era stato chiuso nell’estate del 2013, e per quanto ne sapevamo era ancora chiuso. Invece sembra che sia stato riaperto, nel silenzio generale.
Ad aprile scorso una delegazione di Forza Nuova aveva incontrato le autorità per manifestare l’opposizione ferrea alla riapertura del Cie.
A luglio il Prefetto di Crotone era stato ascoltato dalla Commissione d’inchiesta sui centri per migranti, e aveva dichiarato che il Cie era praticamente distrutto, essendo stato “oggetto di forte attività di vandalismo”. Al massimo avrebbe potuto ospitare una trentina di stranieri, ma solo dopo l’invio di “adeguati rinforzi di polizia”.
Poi, all’inizio di settembre un comunicato della polizia raccontava che uno straniero ubriaco che si era presentato a chiedere soldi in questura a Terni (per comprare il biglietto per il suo paese d’origine) era stato accompagnato coattivamente al Cie di Crotone. Due giorni dopo un sito locale di Salerno raccontava di un’altro ubriaco che, dopo avere spaccato un vaso vicino alla questura, aggredito gli agenti e tentato la fuga, era stato accompagnato a Crotone.
A quella data il centro doveva essere già in funzione, quindi. Ma gestito da chi?

Terni, ubriaco in Prefettura

Un indiano di 30 anni in evidente stato di ebbrezza si è presentato alla Prefettura di Terni per chiedere i soldi per un biglietto aereo per tornare al suo paese.
L’uomo ha minacciato gli impiegati di compiere gesti inconsulti se non gli avessero dato retta.
Ovviamente è stata chiamata una volante. Lo straniero è stato portato all’ufficio immigrazione, dove è stato identificato. Aveva precedenti penali per rissa e reati contro la persone, e una precedente espulsione alla quale non aveva ottemperato.
E’ stato quindi denunciato, e accompagnato coattivamente al Cie di Crotone.

Crotone, opposizione ferrea alla riapertura del Cie

Una delegazione di Forza Nuova ha incontrato il Prefetto e il Questore di Crotone per discutere di tematiche relative all’immigrazione.
Al termine dell’incontro, Fn ha emesso un comunicato nel quale riferisce che le autorità hanno assicurato “opposizione ferrea alla riapertura del Cie (al momento sospeso)”.
Le autorità si opporranno anche “all’accoglienza di facinorosi espulsi da altri centri di accoglienza nazionali”, mentre cercheranno di “avviare procedimenti di espulsione più veloci per i non aventi diritto”.
Il comunicato di Forza Nuova è stato ripreso da vari siti web locali, tra cui Il Cirotano.
L’incontro è durato due ore e mezza.
L’impressione avuta da Forza Nuova è che “le stesse istituzioni si ritrovano ad avere le mani legate dal rispetto di normative sia nazionali ma soprattutto internazionali, che impongono l’accettazione di un numero sempre crescente di rifugiati”.
A quanto si legge nel comunicato, nel Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo si troverebbero, al momento 1400 persone “a fronte delle 729 previste”.
Le autorità avrebbero annunciato un’operazione di controllo del territorio mirata a “decimare” i parcheggiatori abusivi, specie nei parcheggi dell’ospedale.
Si è parlato anche di sgomberare e bonificare i locali delle Ferrovie Italiane, “ove sussistano le condizioni”.
Una foto pubblicata dal Cirotano mostra alcuni migranti accampati nei pressi della stazione di Crotone.

Ancora chiuso il Cie di Crotone

In un articolo su Repubblica in cui si parla dell’apertura di un poliambulatorio per i più poveri che aprirà a Crotone, si fa un breve accenno alla questione del Cie.
Il locale Centro di Identificazione ed Espulsione è stato chiuso ad agosto dell’anno scorso, dopo che una rivolta lo ha completamente devastato. La rivolta era scoppiata dopo la morte di uno dei reclusi, apparentemente a causa di un malore. Il nome del Cie di Crotone però compare ancora nella lista dei centri per immigrati disponibile sul sito del Ministero dell’Interno.
Lista che, per la prima volta in tanti anni, è stata aggiornata.
Prima segnalava la presenza in Italia di 13 centri di espulsione, ora il numero è sceso a 10. Sono spariti definitivamente dalla lista i centri di Modena, Lamezia Terme e Trapani-Serraino Vulpitta.
Una nota al termine della lista specifica che “l’operatività dei centri e la loro capienza può essere soggetta a variazioni in relazione ad eventuali lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria”.
Infatti alcuni dei centri che appaiono nella lista potrebbero non essere ancora stati riaperti dopo i lavori che si sono svolti per riparare i danni subiti dalle strutture nel corso delle rivolte. Il Cie di Milano era stato chiuso all’inizio di quest’anno, mentre a Bologna si discute di non riaprire il centro di espulsione e di usare la struttura per accogliere i profughi. Lo stesso centro di Crotone viene dato per chiuso anche se il nome compare all’interno di questa lista.
Sul sito del Ministero non c’è una tabella che riassuma la situazione in tempo reale. Ma neanche i siti cosiddetti di informazione si impegnano troppo su questo fronte.

Crotone, poliziotti scontenti

Il Sindacato dei Poliziotti ha rilasciato delle dichiarazioni, dopo la rivolta che questa settimana ha portato al ferimento di nove agenti di sorveglianza al Centro di Identificazione ed Espulsione di Crotone. Il comunicato è stato riportato sul sito Il Cirotano, notiziario di informazione locale calabrese, con la solita vecchia foto di anonimi stranieri dietro una recinzione. Il sindacato punta il dito contro le varie delegazioni che reputano inadeguate le condizioni dei reclusi. “Non si è mai vista una delegazione che ha elogiato o messo in atto proteste presso le competenti autorità in favore delle forze delll’ordine, per far si che gli stessi [i poliziotti,ndr] non subiscano tutte queste inorridite violenze” (sic). Il Sindacato dei Poliziotti annuncia per i prossimi giorni una serie di imprecisate “manifestazioni di protesta per il Cie”. Dalle principali sigle sindacali della polizia invece non sono arrivati commenti di rilievo.
Il comunicato è stato pubblicato anche sul sito di Cn24tv, col titolo “Sindacato dei Poliziotti: De Carlo su sconto al Cie di S.Anna”. (Ovviamente non si trattava di “sconto”, bensì di “scontri”. E’ lo stesso…)
Il Cie di Crotone ha fatto notizia all’inizio di quest’anno, quando alcuni immigrati che avevano partecipato ad una rivolta sono stati assolti per leggittima difesa. Un altro sindacato di polizia, il Coisp, in quell’occasione aveva protestato, perché nella sentenza non si era tenuto conto della tutela della salute degli agenti aggrediti. Il segretario del Coisp comunque aveva definito le condizioni in cui si trovano i Cie “proibitive e disumane, per i nostri colleghi prima, più che per gli ospiti”. La politica italiana sull’immigrazione era definita “un fallimento assoluto”, mentre i tempi di gestione delle pratiche degli immigrati erano considerati insostenibili. “Ma tutto questo non può e non deve legittimare l’uso della violenza”, scriveva il Coisp.
Nella primavera del 2010 una rivolta aveva reso il Cie di Crotone completamente inagibile, tanto che era stato necessario chiuderlo per parecchi mesi per consentire i lavori di ristrutturazione.
Intanto a Perugia il Questore è appena stato ascoltato dalla Commissione regionale di inchiesta sulla criminalità organizzata e sulla tossicodipendenza, ed ha commentato la proposta, che riemerge ciclicamente, di aprire un Cie in Umbria. “Non risolveremmo il problema”, ha detto il Questore, spiegando che i centri di espulsione “sono costosi e registrano rivolte ogni giorno”. “La soluzione sta negli accordi bilaterali da rivedere”, è una delle proposte emerse nel corso dell’audizione, come riportato dal sito Umbria 24.