La lista dei nuovi Cpr

Il quotidiano Domani ha diffuso una lista provvisoria dei Centri di Permanenza per i Rimpatri che potrebbero essere realizzati in Italia nel giro dei prossimi due anni. La lista definitiva è attesa entro la fine dell’anno.
Il sito ha poi scritto che gli amministratori locali non sono soddisfatti del fatto che la scelta sia ricaduta sui loro territori, anche se fanno parte dello stesso schieramento al Governo.
Una delle località sarebbe Castel Volturno, in Campania che pure è una zona in cui sono presenti 20mila immigrati irregolari sfruttati dal punto di vista lavorativo e sessuale.
In Trentino Alto Adige la scelta sarebbe caduta su Bolzano.
Per la Liguria si parla di Diano Castello in provincia di Imperia e Albenga in provincia di Savona.
In Toscana sarebbe in pole position Aulla, provincia di Massa Carrara.
Nelle Marche sarebbe stata scelta Falconara Marittima.
In Calabria, Catanzaro.
Nella lista viene nominata anche la città di Brindisi, dove in effetti un Cpr c’è già ma forse ci si riferisce alla costruzione di una nuova struttura più moderna.
In Emilia Romagna sarebbe stata scelta Ferrara, che non ha mai avuto un centro rimpatri: in passato strutture del genere erano in funzione a Bologna e Modena.
Il quotidiano ha raccolto varie reazioni da parte dei sindaci, che farfugliano scuse vaghe e incoerenti: il nostro territorio deve essere ristorato, è troppo urbanizzato, è esondabile, eccetera.
Apparentemente nessuno ha tirato in ballo la questione dei diritti umani, e nessuno ha detto che vuole che lo Stato rinunci del tutto a rimpatriare gli irregolari.
Affari Italiani riprende la notizia, attribuendola a “Il Domani”, e schiaffandoci un fotomontaggio di Giorgia Meloni seria di fronte a un gruppo di stranieri seduti per terra.
Si parla di nove Cpr, ma la lista è abbastanza confusa, vengono citate anche Torino e Milano. A Milano un Cpr c’è già. A Torino in effetti pure, ma è chiuso a seguito di danneggiamenti. E’ possibile che il governo abbia in mente di costruire anche lì nuovi edifici altrove, ma l’articolo non lo dice esplicitamente.

Trentino, immigrazione ed elezioni

Il Corriere del Trentino ha raccolto le dichiarazioni dei candidati alle prossime elezioni regionali: Francesco Valduga, Marco Rizzo, Maurizio Fugatti, Sergio Divina, Alex Marini, Filippo Degasperi ed Elena Dardo, con un’introduzione del giornalista Daniele Cassaghi.
Il candidato del Pd Valduga dice che “il Cpr diventerà un luogo in cui tanto non viene fatto nessun rimpatrio e in cui non viene fatta nessuna azione risolutiva rispetto a chi non ha diritto di stare sul territorio. Quindi quelle persone ce le ritroveremo lì sul posto e non integrate”. Bisogna fornire invece accoglienza diffusa, integrazione, opportunità lavorative.
L’attuale presidente Fugatti è favorevole al Cpr purché sia una struttura molto piccola, da 25 posti in cui devono essere inseriti coloro che non hanno commesso reati “o non sono in regola”. La scelta della località verrà fatta dopo le elezioni.
Il metodo seguito dal quotidiano è quello della par condicio: dare lo stesso spazio a ciascun candidato, senza entrare nel merito delle dichiarazioni. Così non si può essere sicuri che ogni candidato sappia di cosa sta parlando, né vengono messe in evidenza le contraddizioni che stanno dietro le varie proposte.
La Tgr Rai ha dedicato un servizio alla manifestazione che c’è stata due giorni fa a Bolzano. Ha intervistato i manifestanti, tra cui anche un migrante che ha detto che non si devono rimpatriare le persone, perché questo causa loro un danno psicologico dopo tutta la fatica che hanno fatto per arrivare in Italia. Non si parla di reati, e non si parla di elezioni. Tra i trecento manifestanti c’erano “associazioni, centri sociali di Veneto e Friuli, tanti cittadini comuni e diversi migranti”, ma non partiti politici.

Bolzano, verso il Cpr

Il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher ha incontrato al Viminale il commissario all’emergenza migranti Valerio Valenti.
Tra le altre cose si è discusso anche dell’apertura di un Centro di Permanenza per i Rimpatri. Kompatscher è favrevole, purché sia “proporzionato alle dimensioni della nostra provincia”.
Le dichiarazioni che sono state rilasciate sono abbastanza generiche: non si forniscono né numeri sulla capienza, né indicazioni sulla località in cui potrebbe essere allestito.
L’apertura del Cpr serve a venire incontro all’esigenza di sicurezza da parte dei cittadini. Lo stesso presidente della provincia ha ammesso che i reati sono in continuo calo, ma la popolazione è sempre più spaventata: “Ormai le donne hanno paura ad uscire da sole la sera”.
La notizia è stata riportata dall’Ansa, che non mette in evidenza il fatto che si può finire nei Cpr anche senza avere commesso reati, e che solo nella metà dei casi avviene il rimpatrio. Nell’altra metà, non sempre gli stranieri vengono regolarizzati, il che significa che sono condannati alla clandestinità e quindi a vivere di espedienti.
Anche la questione dei diritti umani non viene trattata nell’articolo pubblicato sul sito. I Cpr sono luoghi disumanizzanti, in cui è facile cadere in una depressione che viene trattata con pesanti dosi di psicofarmaci senza prescrizione del medico specialista.
Kompatscher è stato eletto con una lista locale. L’articolo non nomina schieramenti che siano contrari all’apertura del Cpr.
A livello nazionale l’opposizione ai Cpr è molto blanda, anche perché il Pd non ha mai fatto un esame di coscienza per il fatto di avere istituito i centri rimpatri. Come si fa ad essere contrari stando all’opposizione, se quando si arriva al governo si diventa favorevoli?
Comunque il partito è abbastanza accanito a contrastare il governo per le sue politiche migratorie. A fine agosto Schlein e Boldrini hanno fatto pressione sulla questione delle multe alle Organizzazioni Non Governative che si occupano di soccorso in mare, presentando un’interrogazione con la firma di molti altri parlamentari.
Interrogazioni del genere hanno soltanto l’effetto di provocare articoli sui giornali il giorno stesso. Non è detto che arrivi una risposta, in alcuni casi passano settimane o mesi, di solito la risposta non è soddisfacente e nulla cambia.
Il governo sta provando a mettere in difficoltà le Ong imponendo nuove norme che le obbligano a dirigersi immediatamente verso il porto assegnato dalle autorità dopo la prima operazione di soccorso. Questo obbligherebbe gli attivisti ad abbandonare a sé stessi altri migranti in difficoltà presenti a poca distanza, e a continuare la navigazione pure in presenza di porti sicuri più vicini. Non a caso, molti di loro violano questa norme assurde, incorrendo nelle relative sanzioni.
D’altro canto il governo ha i suoi motivi: quando tutti i migranti soccorsi in mare vengono portati nel porto più vicino, quello di Lampedusa, il locale hotspot scoppia. I materassi vengono appoggiati nei corridoi e nei cortili, la capienza è anche il triplo di quella prevista. L’emergenza dura solo poche ore, per via dello sforzo organizzativo per trasferire i migranti sulle coste siciliane, ma si ripropone di nuovo e di nuovo e di nuovo.
La soluzione trovata dal governo è quella di imporre alle navi Ong di navigare a spese proprie fino alle coste dell’Italia centrosettentrionale. Una scelta considerata disumana: non si tratta di navi passeggeri, quindi i migranti soccorsi sono costretti a dormire per terra sui ponti, pur essendo già stremati da un viaggio su barconi sovraffollati e magari in avaria.
Per quanto riguada il Cpr in Trentino Alto Adige, negli anni passati era circolato il nome di Roveré della Luna, una località in provincia di Trento ma in prossimità del confine con la provincia di Bolzano, per non scontentare nessuna delle due.
L’attuale ministro dell’Interno ha intenzione di portare avanti il piano Maroni-Minniti che prevede un Cpr in ogni regione, spingendosi anche oltre, ossia aprendo anche altri Cpr in regioni in cui ce n’è bisogno (si parla di un terzo centro rimpatri in Sicilia).
Finora non ne è stato inaugurato neanche uno, ma ora che è finita la pausa estiva qualcosa si sta muovendo, almeno sul fronte delle trattative con le amministrazioni locali.

Sinistra-die Linke, no al centro rimpatri in Alto Adige

Scrive Alto Adige che lo schieramento Sinistra-die Linke ha diffuso un comunicato per opporsi all’apertura di un Centro di Permanenza per i Rimpatri in Trentino Alto Adige, per il quale ci sono trattative tra amministrazione regionale e governo nazionale.
Il sito riporta accanto all’articolo una foto generica di alcuni immigrati dietro una recinzione, scattata chissà quando e chissà dove, non necessariamente dentro un Cpr.
Nell’articolo non ci sono i nomi dei politici coinvolti, e soprattutto non c’è nessun riferimento alla questione dei reati e dei rimpatri. Cioè la sinistra continua a ignorare la questione fondamentale, se bisogna rimpatriare gli stranieri che hanno commesso reati oppure no. Così facendo perde ogni credibilità davanti all’opinione pubblica, tanto più che quando il Partito Democratico appoggiava il governo era favorevole ai centri per i rimpatri, tanto da sostenere il piano di apertura di una struttura in ogni regione.
Negli anni scorsi era stata diffusa la proposta di aprire il Cpr a Roveré della Luna, una località al confine tra le due province del Trentino Alto Adige, in maniera tale da non scontentare nessuno. Ora si è parlato addirittura di aprirne due, uno in ogni provincia. Il piano di espansione dei Cpr però è sempre andato a rilento, sia quando è stato sostenuto dal leghista Maroni, più di dieci anni fa, sia quando è stato sostenuto da Minniti. Le amministrazioni locali di solito considerano l’apertura di un centro migranti un danno per il territorio, e quindi solitamente sono ostili. Quelle di centrosinistra lo considerano anche un luogo di violazone dei diritti umani, e sono contrarie, sempre che il loro schieramento non appoggi il governo.
Senza contare che l’opinione pubblica è poco informata. Quando il governo di centrosinistra ha deciso di aprire un Cpr in Sardegna, la destra era contraria temendo che gli stranieri sarebbero stati liberi di girare per il paese, mentre la sinistra rassicurava la popolazione dicendo che si sarebbe trattato di un centro di detenzione da cui nessuno sarebbe potuto uscire.
Entrambe le cose sono vere, in parte. I migranti reclusi nei Cpr non possono uscire a piacimento dal centro come avviene nei centri di accoglienza. Quindi non girano per le strade del paese. Solo che nella metà dei casi (e in Sardegna la percentuale è anche più alta) il rimpatrio non avviene, per cui gli stranieri vengono rilasciati, ma non riaccompagnati nel luogo di sbarco o nel luogo in cui sono stati catturati, quindi si aggirano per il paese cercando un modo per raggiungere la loro destinazione.
Cinque associazioni locali hanno diffuso un appello contro l’apertura del Cpr. Tra loro uno spazio autogestito, un collettivo e un centro sociale.
Il mese prossimo si terrà un incontro per istituire un coordinamento regionale per informare la cittadinanza e organizzare mobilitazioni.
Solito comunicato generico che non fa riferimento alla questione dei reati. Se uno straniero ha commesso un reato grave deve essere regolarizzato o rimpatriato in maniera più umana?
Chiaramente sono i partiti che dovrebbero discutere questa questione, ma non lo fanno, anche perché i giornalisti evitano di fare chiarezza su questo punto.

Due centri rimpatri in Trentino Alto Adige?

Scrive l’Adige che potrebbero essere due i Centri di Permanenza per i Rimpatri da inaugurare in Trentino Alto Adige, uno in ogni provincia.
Il sito ricorda anche che nel 2017 era stato deciso di aprire un Cpr a Roveré della Luna, una località al confine tra le due province per evitare di scontentare chiunque. Il progetto però non venne mai realizzato.
L’articolo cita il presidente altoatesino Arno Kompatscher, che è in trattativa con il governo sulla questione. L’attuale ministro dell’Interno Piantedosi intende portare avanti un piano che era stato annunciato negli anni scorsi dai suoi predecessori, prima il leghista Maroni, poi il democratico Minniti. In entrambi i casi i passi avanti in questo senso erano stati minimi, anche a causa delle resistenze delle amministrazioni locali di ogni orientamento politico, che considerano l’apertura di qualsiasi centro per migranti come un danno per il territorio.
L’Adige scrive che nei Cpr ci finiscono “migranti che non fanno richiesta di protezione internazionale o chi non ne ha i requisiti e che dopo i primi accertamenti ricevono il decreto di respingimento nel Paese d’origine”. Non si fa riferimento ai reati commessi, anche se la maggioranza di quelli che finiscono in queste strutture detentive ha precedenti penali di qualche tipo.
La foto è quella di migranti sorvegliati dalla polizia in tenuta antisommossa, scattata chissà quando e chissà dove. Non si fa riferimento all’orientamento politico del presidente della regione, né vengono nominati esponenti delle opposizioni.
Mancano dati sulla presenza di migranti in regione.
A livello politico nazionale intanto lo scontro riguarda le Ong. Schlein e Boldrini hanno presentato un’interrogazione. La destra non sopporta l’idea che le parlamentari difendano i “fuorilegge”.
L’interrogazione si limita a chiedere lumi al governo sulla questione delle multe alle imbarcazioni che si occupano di soccorso in mare. Secondo le norme stabilite dall’attuale governo, una nave che effettua un soccorso in mare deve dirigersi immediatamente verso il porto indicato dalle autorità, abbandonando a sé stesse altre eventuali imbarcazioni in difficoltà presenti in zona, ed evitando di attraccare in tutti i porti sicuri presenti sulla rotta verso la destinazione assegnata.
Venerdì scorso la senatrice Pd Ylenia Zambito è salita sulla Open Arms ferma nel porto di Marina di Carrara, in Toscana. La Ong che la gestisce è una di quelle sanzionate per non aver obbedito ciecamente alle indicazioni del governo.
Il Tempo riporta i nomi di tutti i firmatari dell’interrogazione, tra cui mette in evidenza il nome di Matteo Orfini, “da sempre molto attivo in difesa delle Ong, quattro anni fa prese un gommone con altri colleghi e salì sulla Sea Watch al largo di Siracusa”.
Negli ultimi giorni quattro organizzazioni sono state sanzionate, tra cui anche la Sea Watch che ha attraccato a Lampedusa anziché a Trapani.
La Sea Eye 4 è stata fermata a Salerno per presunti illeciti nelle condotte dei componenti dell’equipaggio.
La Mare Jonio non può lasciare il porto di Trapani perché priva del certificato di idoneità.

Donna uccisa a Rovereto. Aprire un Cpr

La consigliera regionale del Trentino Alto Adige Rita Mattei ha chiesto l’apertura di un Centro di Permanenza per i Rimpatri tra Trento e Bolzano dopo che una donna è stata uccisa da un trentasettenne nigeriano senza fissa dimora.
“Non è tollerabile lasciare libera una persona che aveva già dato dei segnali inequivocabili, aggredendo prima un ciclista e poi addirittura la forze dell’ordine, permettendogli di agire con una furia assassina fino a rendere irriconoscibile la sua vittima”, ha detto la Mattei. “Se c’è stato un errore è stato lasciare a piede libero, offrendogli vitto e alloggio come a una qualsiasi persona bisognosa e senza tetto, un immigrato che i carabinieri, memori di altri episodi di violenza dell’omicida contro le forze dell’ordine, per fermarlo sono stati costretti ad usare il taser”.
La vittima si chiamava Iris Setti, era una pensionata sessantunenne. L’assassino si chiama Chukwuka Nweke.
Il comunicato della Mattei è stato riportato sul sito Alto Adige, con foto di repertorio del cancello di un centro rimpatri.
Msn ha riportato l’articolo di Quotidiano.net che racconta quello che è avvenuto. La foto è quella del parco dove si è svolto il fatto.
Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato la notizia, chiedendosi perché lo straniero fosse ancora libero dopo il precedente episodio di violenza.
Non è neanche chiaro il motivo di questo delitto. Potrebbe essere stato un tentativo di rapina. Non sembra che i due si conoscessero, e viene escluso il tentativo di violenza sessuale.
Da anni si parla della possibile apertura di un Cpr in regione, ed è circolato in passato anche il nome della località al confine tra le due province in cui potrebbe essere allestita la struttura, ma non si è mai mosso nulla.
La consigliera Rita Mattei fa parte della Lega.
Le opposizioni locali si sono scagliate contro il sindaco, che guarda caso è candidato alle prossime provinciali col centrosinistra. Il Pd ha diffuso un comunicato per esprimere, dopo il cordoglio per la famiglia della donna uccisa, il disgusto per “lo sciacallaggio di chi non perde mai occasione di strumentalizzare e cavalcare i fatti di cronaca per ragioni elettorali. Ricordiamo come le accuse della mancata sicurezza sul territorio, fino a cinque anni fa, erano indirizzate unicamente al governo della provincia, mentre oggi le responsabilità starebbero tutte sulle spalle del sindaco”.
Il Pd chiede chiarezza e invita ad attaccare il governo, ma non si spinge molto oltre. E’ favorevole o contrario all’apertura del Cpr in regione? Quando Minniti era ministro dell’Interno, i centri per i rimpatri facevano parte del programma del partito. Ora invece il Pd sembra contrario all’apertura di nuovi Cpr. E se dovesse vincere, cosa farebbe? Si procede allo sbando, prendendo posizione a seconda delle esigenze del momento. E a livello elettorale si è visto, dato che le elezioni politiche sono state vinte dal centrodestra.
A livello propagandistico da sinistra si cerca di danneggiare l’attuale maggioranza mettendo in luce che da quando la destra è al governo non si parla più di blocco navale. Ma con scarsi risultati: primo perché la Meloni si è data da fare per far vedere che sta effettivamente trattando con gli Stati del nord Africa per cercare di fermare i flussi, secondo perché non è chiaro qual’è l’alternativa. Anche se il Pd non dice esplicitamente che bisogna rimpatriare i criminali stranieri, non dice neanche che bisogna regolarizzarli.
Le dichiarazioni degli esponenti locali del Pd sono state riportate sul sito della Tgr, con foto del ministro Piantedosi durante un incontro pubblico.
Il ministro dell’Interno si è limitato a chiedere un approfondimento al capo della polizia, per capire cosa non ha funzionato.

Evaso da Gradisca, catturato a Bolzano

Un marocchino di 22 anni è stato individuato dalla polizia a Bolzano a 24 ore dalla sua fuga dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo.
Lo scrive Trento Today, secondo cui lo straniero è stato portato ora al Cpr di Ponte Galeria, Roma.
Il giovane aveva precedenti penali per furti a negozi e passanti.
Al momento dell’arrivo della polizia si trovava nei sotterranei di uno stabile, “luogo e ritrovo di soggetti ben noti alle forze dell’ordine”.
Normalmente le autorità non emettono comunicati al momento dell’evasione degli stranieri dal Cpr, come pure al momento del rimpatrio o del rilascio. Secondo i dati forniti a giugno dal Garante delle persone private della libertà, nei primi tre mesi di quest’anno 5 stranieri si sono allontanati arbitrariamente dai centri per i rimpatri. Nel corso del 2022 erano stati 46, tutti uomini.
Non viene mai specificata la dinamica dell’evasione, neanche in questo caso. E nemmeno nelle statistiche del Garante compaiono dati su quanti degli evasi vengono poi catturati, dopo quanto tempo e se alla fine il rimpatrio avviene oppure le autorità devono rilasciarli per qualche motivo, ad esempio la mancata identificazione.
Nelle statistiche del Garante c’è una voce che riguarda coloro che vengono dimessi perché “non identificati allo scadere dei termini”, che nel 2022 ha riguardato il 13% dei trattenuti. Questo non vuol dire che tutti gli altri vengono rimpatriati, visto che esiste un’altra voce che pesa anche di più sul totale: “Trattenimento non convalidato dall’autorità giudiziaria”, che include anche le mancate proroghe. Questo dato riguarda un trattenuto su quattro (25%).
Considerando poi gli allontanamenti arbitrari, gli arresti, gli altri imprecisati motivi di dimissione, i richiedenti protezione internazionale e i deceduti (5 solo l’anno scorso), viene fuori che il rimpatrio è avvenuto solo nel 49% dei casi, dato in linea con quelli degli anni precedenti.

Bolzano, due tunisini accompagnati a Gorizia

Due cittadini tunisini sono stati accompagnati dalla polizia di Bolzano al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gorizia in attesa di essere rimpatriati.
Uno dei due aveva occupato un appartamento in assenza del legittimo proprietario, e ha aggredito gli agenti con testate, pugni e calci. Aveva precedenti per rapina e detenzione di sostanze stupefacenti, non si sa di che tipo.
L’altro aveva precedenti per furto, oltre che per stupefacenti, ed era entrato in Italia l’anno scorso, passando per la Sicilia.
Questa settimana si è parlato del Cpr di Gradisca per via di un filmato in cui si vede un migrante con segni di bastonate sulla schiena, alle prese con agenti in tenuta antisommossa.
Qualcuno si è schierato dalla parte degli agenti, sostenendo che non è possibile che siano stati loro a bastonarlo, o che abbiano fatto bene, mentre altri si sono schierati dalla parte del recluso, affermando che nel centro si violano i più basilari diritti umani.
Non sono arrivati ulteriori aggiornamenti, nessuno ha visitato la struttura per sentire la testimonianza dei compagni di stanza.
I dati sul funzionamento dei Cpr in Italia potrebbero essere diffusi dal Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, che potrebbe arrivare prima dell’estate.
Intanto Palma è stato in Toscana, dove il dibattito sui centri rimpatri si è improvvisamente scaldato, visto che il Governo intende aprire strutture di questo genere anche nelle regioni che non le hanno mai avuto.
“I Cpr non nascono per chi compie reati. Per questo c’è il carcere. I Centri servono per espellere, ma i dati dicono che più della metà non riesce a essere rimpatriata”, sono i brandelli di dichiarazioni riportati in un articolo de La Nazione.
In effetti i dati relativi al 2021, l’ultimo anno completo in cui sono state diffuse statistiche, dicono che il rimpatrio avviene solo nel 48% dei casi. Il 16% degli stranieri transitati nei centri viene dimesso allo scadere dei termini, senza per questo essere regolarizzato. Il 14% viene dimesso per altri motivi, mai specificati. I dati su evasioni, arresti e richiedenti protezione internazionale sono sotto il 2% ciascuno. Sono stati rilevati anche vari decessi.
A Gradisca i morti in due anni sarebbero quattro, a quanto scrive Fanpage, anche se sono ben pochi a ricordare i loro nomi e le loro storie.
In questi giorni l’ufficio del Garante dei detenuti si è occupato anche di discutere coi vertici del Consiglio Nazionale Forense le garanzie difensive per gli immigrati sottoposti a fermo amministrativo.
A quanto pare, chi non ha un proprio difensore di fiducia, ad ogni udienza di convalida e di successiva proroga si vede assegnato un difensore d’ufficio diverso. Scelto a caso, senza tenere conto di coloro che sono specializzati in diritto dell’immigrazione.
Un comunicato in proposito è stato pubblicato sul sito del Garante, con foto di una toga e un faldone di scartoffie, ma senza immagini dell’incontro, e senza dichiarazioni degli altri interlocutori.
I siti di informazione non hanno riportato nulla in proposito.

Terrorismo, arrestati due kosovari

Un ventenne kosovaro e sua moglie sono finiti agli arresti domiciliari a Trento nell’ambito di un’indagine su un possibile attentato terroristico.
Lui era incensurato, ma secondo l’accusa si era appropriato, nell’azienda in cui lavorava, di un quantitativo di sostanze che sarebbero potute servire a realizzare un ordigno esplosivo.
La moglie è parente di un imam che è già stato allontanato dall’Italia tre anni fa.
Il giovane si era documentato sul web su siti estremisti, e aveva espresso apprezzamenti per attentati in Europa.
Secondo gli inquirenti aveva anche progettato un viaggio per arrivare in Nigeria attraverso la Turchia e arruolarsi come combattente.
L’avvocato difensore minimizza: c’è solo qualche conversazione online e l’ipotesi di un viaggio senza nessun preparativo concreto. Ma apparentemente non dice nulla delle sostanze chimiche pericolose che lo straniero si era procurato.
L’Italia ha speso 1,8 milioni di euro per finanziare un progetto che dovrebbe stimolare il turismo sostenibile in Kosovo.
Ieri si è svolto l’evento di lancio del progetto, a Pristina.
L’Ansa ha dedicato un articolo ai discorsi che sono stati fatti nell’occasione, senza dare spazio a nessun motivo di preoccupazione.
Molto più cupo un articolo pubblicato dieci giorni fa da Avvenire: “Il Kosovo, focolaio di instabilità, al centro di troppe trame”, è il titolo, con la dicitura “Altre guerre”.
La Serbia ancora non riconosce l’indipendenza del Paese, e a complicare il tutto si aggiungono le tensioni internazionali tra Russia, Cina e Occidente.
L’articolo in realtà non dice un granché, limitandosi a ricostruire la storia della nascita dello Stato, proclamata nel 2008, quasi dieci anni dopo il conflitto in cui la Nato intervenne bombardando la Serbia.
In questi giorni ci sarebbe stato “l’ennesimo tentativo di dialogo” a Bruxelles, per il quale ci sono “poche speranze”, ma mancano i dettagli sui contenuti di cui si doveva discutere.
La foto è quella di un bambino in bicicletta nei pressi di due “mezzi militari italiani” in una piccola enclave serba in Kosovo.
Ad aprile i serbi kosovari avrebbero voluto votare per le elezioni serbe, ma le autorità locali glielo hanno impedito.

Merano, marocchino accompagnato al Cpr

Un quarantaseienne marocchino con precedenti per stupefacenti è stato fermato nel corso di controlli in alcuni appartamenti a Merano e trasferito al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino.
Lo scrive La Milano riportando il bilancio dell’operazione. Un gambiano e un nigeriano sono stati segnalati per detenzione di sostanza stupefacente, non si dice di che tipo e in che quantità.
Dai Cpr non arrivano statistiche relative ai rimpatri. Secondo indiscrezioni la percentuale di stranieri ricondotti nei loro Paesi d’origine sarebbe inferiore rispetto a quella dell’anno scorso. Al Cpr di Milano non ci sarebbero rimpatri addirittura da alcuni mesi.
Inoltre nessuno approfondisce la questione della nazionalità: mentre i rimpatri verso la Tunisia sono più frequenti, quelli verso il Marocco l’anno scorso sono stati quasi impossibili, e nella stragrande maggioranza dei casi il trattenimento si è concluso con un rilascio.
A dicembre scorso è circolata la notizia che il Marocco aveva quasi completamente chiuso le frontiere per paura della variante omicron. Il provvedimento sarebbe dovuto durare solo un paio di mesi.
I politici si muovono in ordine sparso. Se negli ultimi giorni il Cpr milanese è stato visitato da una delegazione composta dal senatore De Falco (ex M5s) e da una sua collega pentastellata, il Cpr di Torino è stato visitato dal segretario regionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, e da vari esponenti locali di Liberi Uguali Verdi e Sinistra Ecologista.
I Cpr del sud Italia invece sono completamente dimenticati dalle cronache.