La pietà col migrante

Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, Pistoia, ha diffuso prima di Pasqua la fotografia della pietà di Michelangelo con un migrante nudo al posto di Gesù.
La scelta è stata considerata di cattivo gusto dal Giornale, che ha dedicato un articolo alla notizia, ricapitolando i motivi per cui una parte degli abitanti della sua zona ce l’ha con lui.
Il sacerdote punta molto sull’accoglienza, mentre alcuni gli contestano il degrado che ne consegue.
Sono volate accuse reciproche: alcune persone hanno accusato il parroco di ospitare i migranti in una struttura fatiscente. Lui ha risposto che ci possono essere delle criticità, ma ad occuparsi di accoglienza dovrebbero essere le istituzioni, che invece non sempre hanno fornito supporto adeguato.
Il sacerdote poi ha accusato alcuni cittadini di avere aggredito alcune persone che volevano assistere alla messa. In risposta è stato querelato per diffamazione.
Ci sarebbero delle foto che dimostrerebbero il degrado a Vicofaro, ma il sito non le mostra.
Non vengono fatti i nomi delle persone che contestano il sacerdote.
Tra le altre cose si dice che per Pasqua ha festeggiato l’uscita di un migrante da un Cpr, ma non c’è nessuna informazione aggiuntiva in proposito.
La denuncia per diffamazione contro don Biancalani risale a gennaio. La Nazione a suo tempo ci ha dedicato un articolo.
Un rappresentante del Comitato Residenti Vicofaro, di cui viene riportato il nome, ammette che c’è stata una discussione fuori dalla chiesa, ma la persona coinvolta non fa parte del comitato e il motivo era collegato con un parcheggio.
Don Massimo ha aggiunto che il litigio riguardava il fatto che una persona aveva parcheggiato vicino a uno striscione contro di lui.
Su Facebook si può vedere il post di Pasqua. C’è soltanto il sacerdote che abbraccia un ragazzo africano e la scritta in sovrimpressione “Pasqua – Liberato oggi dal Cpr”. E nessun accenno alla storia che c’è dietro.

Viareggio, un accompagnamento al Cpr

Un trentenne marocchino fermato in un hotel a Viareggio è stato accompagnato dalla polizia al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Macomer in Sardegna.
L’uomo ha un precedente penale, una rapina risalente al 2018.
La notizia è stata riportata da La Gazzetta Di Viareggio, con foto di repertorio di uno straniero che viene imbracato su un aereo.
Possibile che l’accompagnamento sia avvenuto col traghetto, ma nessuno ha verificato. E’ stato scelto il Cpr di Macomer perché evidentemente non erano disponibili posti nei centri presenti sulla penisola. Negli ultimi tempi ci sono state varie rivolte che hanno reso inagibili le strutture, ma né i garanti dei detenuti né i politici che le hanno visitate si sono premurati di dare un quadro aggiornato e complessivo della situazione.
Il Governo ha intenzione di aprire nuovi Cpr nelle regioni che ne sono sprovviste. La Toscana non ne ha mai avuto uno, come pure la Liguria, l’Umbria, le Marche, l’Abruzzo… Si sono già svolti dei sopralluoghi, e si attendeva la lista già alla fine dell’anno scorso. Siamo già a marzo e ancora non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale. Il fatto è che popolazioni e politici locali di solito sono contrari ai Cpr, inclusi gli amministratori di destra che vorrebbero semplicemente che la struttura fosse costruita altrove. Così il governo temporeggia, per non danneggiare i partiti che lo appoggiano nelle elezioni locali che si stanno svolgendo sul territorio. E tra qualche mese ci saranno anche le elezioni europee.
Il Cpr di Macomer è stato aperto dal centrosinistra come deterrente per gli irregolari che sarebbero sbarcati in Sardegna a partire dal Mediterraneo occidentale. Viene usato anche per ospitare in attesa di rimpatrio gli stranieri fermati nelle altre regioni. Purtroppo nessuno ha raccolto statistiche in proposito.
A settembre l’Ansa ha scritto che si sarebbero svolti lavori per aggiungere 32 nuovi posti ai 50 già disponibili.
Il centro è stato allestito in un ex carcere, lontano dal centro abitato e da tutti i porti di sbarco e aeroporti della Sardegna.
Nessuno ha verificato quanto tempo ci vuole per trasferire uno straniero da Viareggio a Macomer.
Secondo i dati diffusi in passato, questo centro aveva una bassissima percentuale di rimpatri e lunghi tempi di permanenza.
Uno straniero per cui non è possibile ottenere il rimpatrio può essere trattenuto fino a 18 mesi consecutivi, prima di essere rilasciato senza permesso di soggiorno, col rischio quindi di essere riportato dentro al controllo successivo.
Non si conoscono però i dati reali: quando è entrato lo straniero che si trova lì dentro da più tempo?
Apparentemente i giornalisti non hanno mai visitato la struttura. le uniche foto che circolano sono quelle del cancello d’ingresso, visto da fuori.

Firenze, associazioni chiedono Cpr

Alcune associazioni hanno manifestato a Firenze per chiedere più sicurezza. In città ci sono furti, risse, droga, aggressioni. Tra le varie richieste anche quella di aprire un Centro di Permanenza per i Rimpatri per allontanare coloro che creano problemi, e che ora anche quando vengono presi dalle forze dell’ordine vengono rilasciati subito dopo.
Il Cpr deve essere gestito “nel rispetto dei diritti umani”, hanno chiesto, tenuto conto delle notizie recenti che arrivano da queste strutture e che li descrivono come luoghi degradati e insicuri per chi ci si trova rinchiuso e chi ci lavora.
La Nazione ha riportato le dichiarazioni dei manifestanti intervistati, con nome e cognome, e una foto di alcuni di loro durante l’iniziativa, con megafono e striscioni.
I politici non vengono tirati in ballo dall’articolo. Quando il Pd è stato al governo era favorevole a un piano di apertura di un Cpr in ogni regione per allontanare i criminali stranieri. Ora che è all’opposizione non cita più l’esistenza del crimine, ma contrappone i Cpr alle strutture di accoglienza. Non bisogna espellere nessuno, i reati non esistono se si accolgono e si integrano gli stranieri.
Il governo è intenzionato ad aprire nuovi Cpr nelle regioni in cui ancora mancano. Ci sono già stati sopralluoghi che hanno suscitato preoccupazione e dibattiti, specie in Liguria ed Emilia Romagna, ma la lista delle località scelte tarda ad arrivare, vista la contrarietà da parte di tutte le amministrazioni locali, incluse quelle di destra. Di solito la sinistra tende ad essere contraria a tutti i Cpr ma non ai centri di accoglienza, mentre la destra chiede i rimpatri purché i centri appositi siano costruiti altrove.
Il mese scorso c’è stata qualche discussione in consiglio comunale a Ferrara, una delle località che potrebbero essere scelte. I giornali però si sono occupati di aspetti secondari della vicenda: un consigliere del Pd a cui è stato detto di non criticare il sindaco ha scritto un lungo comunicato per paragonare la situazione italiana alla “Russia di Putin o all’Ungheria di Orban, Paesi cari alla Lega di Salvini”.”Alla destra ferrarese, abituata a utilizzare il potere acquisito per il solo scopo di alimentare i propri consensi elettorali, la qualità del gioco democratico non interessa molto: ogni mezzo è lecito per comprimere la libertà e gli spazi di critica, a danno delle opposizioni e di chi vuole fare libera informazione”, ha scritto.
Il consigliere in questione non è stato arrestato o picchiato, nessuno ha impedito ai giornali di pubblicare la sua opinione. E ciononostante non ha detto nulla su cosa bisogna fare con i criminali di nazionalità straniera. Regolarizzarli? Oggi gli stranieri che scontano una pena in carcere in Emilia Romagna vengono portati nei Cpr di altre regioni, quando c’è posto. E il Pd non chiede di sospendere accompagnamenti e rimpatri, almeno non esplicitamente.
I posti disponibili intanto sono sempre di meno. Nelle ultime settimane ci sono state rivolte a Gradisca, a Trapani, a Roma. Interi settori sono stati sgomberati, si dice che il Cpr di Trapani è totalmente inagibile. Il rischio è che la rivolta si estenda altrove, se non viene arginata. A Roma un migrante appena trasferito da Trapani si è suicidato. A Gradisca uno straniero che forse cercava di evadere è caduto da un tetto o da un muro e si è procurato varie fratture. E’ stato elitrasportato in ospedale e da allora non sono più arrivati aggiornamenti sulle sue condizioni.
Il Fatto Quotidiano ha scritto che i migranti morti negli ultimi cinque anni in Italia sono stati 14. Vicino all’articolo c’è la solita foto, già vista e rivista, di migranti spalle al muro sorvegliati dalla polizia in tenuta anti-sommossa.
L’articolo cita la relazione al Parlamento messa a punto dal Garante dei detenuti Mauro Palma, in base alla quale nel corso del 2022 sarebbero morti cinque stranieri all’interno dei Cpr.
Al di là della cifra non si sa nient’altro. Le loro storie non circolano. Gli stessi siti di informazione non sempre riportano le notizie. A quanto ne sapevamo, i morti dovevano essere due: Arhad Jahangir, suicidatosi a fine agosto di quell’anno nel Cpr di Gradisca, e un marocchino trentottenne senza nome, intossicato al Cpr di Brindisi nel corso di un incendio scoppiato a dicembre, poco prima del Natale ’22.
Il Fatto scrive che a Ponte Galeria nel 2022 è morto un migrante, un trentaquattrenne originario del Pakistan. Nessun cenno ai motivi della morte.
Nel 2018 è toccato ad una quarantaseienne di origini ucraine. Senza nome e causa del decesso.
Nessuno ricorda più Nabruka Mimuni, suicidatasi a Ponte Galeria nel 2009.
A Gradisca d’Isonzo i morti sono stati quattro, tra cui Vakhtang Enukidze, pochi giorni dopo essere stato trascinato via dalle forze dell’ordine a seguito di una rivolta.
A Brindisi sono stati tre, uno a Palazzo San Gervasio, uno a Caltanissetta.
A Torino hanno perso la vita in due, tra cui Moussa Balde, vittima pochi giorni prima di un pestaggio nelle strade di Ventimiglia da parte di tre italiani. Si è suicidato, anche perché nessuno gli aveva detto che erano in corso indagini per identificare gli assalitori sulla base di un filmato che era stato diffuso sul web.
L’articolo prosegue ricapitolando le inchieste degli ultimi giorni sulle irregolarità riscontrate nei Cpr di Milano e Palazzo San Gervasio, tra servizi non erogati e somministrazione non autorizzata di psicofarmaci.
In chiusura, i numeri di telefono da contattare in caso di tendenze suicide.
In alcuni Cpr non viene consentito ai reclusi di tenere con sé un telefono personale, anche se nessuno ha mai fatto la mappa dei vari centri, e il fatto che i diritti non siano uguali in tuttta Italia sarebbe contrario alla Costituzione.
A volte non funziona il pulsante di chiamata per il personale del centro, e l’unico modo per richiedere aiuto è gridare a squarciagola e battere con forza sulle porte.
Spesso ai migranti non viene fornita assistenza immediata, per cui ricorrono ad atti di autolesionismo per sollecitare l’arrivo di un’ambulanza dall’esterno. Intervento che può essere richiesto soltanto dal personale della struttura.
Secondo il sito Diritto Consenso lo psicologo e l’assistente sociale nel Cpr di Milano sono disponibili solo un giorno a settimana dalle 8 alle 15. L’articolo è senza data e fa riferimento a quanto emerso nel corso di una visita nella struttura milanese. La mediazione culturale era disponibile soltanto per la lingua araba.
Nell’articolo si diceva che i cellulari venivano ritirati a tutti i reclusi al momento dell’ingresso. Ma anche che una sentenza del 2021 aveva ordinato di consentire l’uso dei cellulari ai reclusi. Di recente sembra che quest’uso sia stato autorizzato, ma nessuno sa da quale data precisa sono entrate in vigore le nuove regole.

Albenga, al 99% il Cpr non si farà

Il prefetto di Savona Carlo De Rogatis ha detto che al 99% non verrà aperto nessun Centro di Permanenza per i Rimpatri ad Albenga. “Pare un’ipootesi tramontata … Ho avuto una conferma non ufficiale, l’orientamento verso un’altra direzione”, ha detto, secondo quanto riporta Savona News.
Il sindaco della città aspetta conferme ufficiali prima di esultare. Il sito non specifica quale sarebbe l’altra località che è stata valutata dal governo. Che è Diano Castello, in provincia di Imperia. Dove l’amministrazione locale è nettamente contraria, ed è mobilitata insieme a quelle degli altri comuni del circondario per opporsi all’apertura del centro, con la motivazione generica che questo danneggerebbe il turismo.
Da Diano non sono ancora arrivate reazioni dopo le ultime indiscrezioni.
Intanto La Nazione racconta che in Toscana uno straniero accusato di avere commesso numerosi furti col metodo della spaccata è stato fermato dai carabinieri e accompagnato al Cpr di Macomer, in Sardegna. L’articolo viene ripreso da Microsoft Start – Msn, che però non copia anche la sezione in cui è contenuto, lasciando i lettori all’oscuro di quale città si sta parlando.
Un altro articolo della Nazione caricato su Microsoft riporta il nome del sindaco Biffoni, da cui si capisce che si sta parlando di Prato.
L’articolo conteneva anche una dichiarazione di un certo Daniele Spada: “Il sindaco dovrebbe ringraziare anche noi della Lega, visto che l’unico modo per allontanare da Prato il presunto ladro è stato quello di condurlo in un centro per clandestini in Sardegna”. Dichiarazione abbastanza assurda: il Cpr sardo è stato aperto quando al governo c’era il Pd.
Nessuno dei politici locali accenna alla questione dell’apertura di un Cpr in Toscana. La regione ne è ancora sprovvista.
Dal Governo non arrivano aggiornamenti: i sopralluoghi nelle strutture idonee in tutta italia si sono già svolti, quindi la lista dei nuovi Cpr dovrebbe essere comunicata a breve.
Si ipotizzava un centro rimpatri in ogni regione, come era nelle intenzioni del democratico Minniti, ma c’è anche chi ha detto che si comincerà con una prima tranche di quattro centri, in attesa di individuare altre località e far accettare la scelta alle popolazioni e ai politici locali.

Aulla, incontro pubblico contro il Cpr

Titola La Nazione: “Lunigiana terra accogliente. Ma siamo contrari ai Cpr”.
Un titolo in cui c’è un “ma” in posizione un po’ surreale: i Centri di Permanenza per i Rimpatri sono l’opposto dell’accoglienza, visto che servono per rimpatriare gli stranieri che non hanno diritto di rimanere sul territorio italiano.
A differenza di quello che sta avvenendo in Liguria, dove lo schieramento di chi si oppone ai Cpr è coordinato da un gruppo di sindaci che brancola tra scuse pretestuose che non hanno nulla a che vedere col funzionamento di queste strutture, e che chiedono di aprirlo altrove senza specificare dove, la Toscana è inserita in un movimento che si batte contro i centri per i rimpatri in quanto luoghi di violazione dei diritti umani.
Nell’incontro che si svolgerà sabato prossimo ad Aulla interverrà Giovanni Motta, della rete Mai Più Lager – No Cpr.
Che sfacciatamente porta avanti la propaganda che si porta avanti in questi casi. Dicono le associazioni a proposito dei Cpr: “Non si tratta distrutture che si occupano di soggetti che delinquono come molti credono. Nei Cpr vengono rinchiusi ingiustamente, per detenzione amministrativa, uomini e donne migranti che subiscono sulla propria pelle la complessità e le ingiustizie delle nostre leggi. Si tratta di vere e proprie strutture corecitive e alienanti, dove le persone vengono private dei diritti fondamentali”.
Una visione che erode in partenza la credibilità degli organizzatori, visto che tutte le settimane la cronaca riporta notizie di accompagnamenti ai Cpr di persone che hanno commesso reati anche gravi, pluripregiudicati recidivi, criminali pericolosi.
Sarebbe più corretto dire che nei Cpr non ci finiscono “solo” stranieri che hanno commesso reati, ma anche gli altri, in particolare i cittadini tunisini, che vengono sommariamente rimpatriati senza esaminare nel dettaglio le loro richieste, grazie ad accordi di rimpatrio stipulati dall’Italia con il loro Paese.
Se si facesse la distinzione, verrebbe spontanea la domanda: ma voi attivisti siete favorevoli a rimpatriare i criminali stranieri? Ma visto che si nega l’esistenza di criminali, il problema non si pone.
Alla sinistra fa comodo pensare che nei Cpr ci siano solo persone innocenti, alla destra che ci siano solo persone colpevoli. E nessuno raccoglie mai dati precisi in proposito. I giornalisti non entrano praticamente mai nei Cpr, e si limitano a fare copia e incolla dei comunicati delle questure e degli attivisti, senza mai tirare le somme.
Ad opporsi ai Cpr ora sono sia le amministrazioni Pd, quando è stato il Pd a istituire i Cpr, sia quelle Fdi, quando è Fdi che vuole imporli. Per giunta i due schieramenti non riescono neanche a mettersi d’accordo tra di loro, come è successo ad Albenga, dove la destra ha prima scaricato sul Pd la responsabilità del Cpr che il governo (di destra) vuole aprire sul posto, poi ha boicottato l’iniziativa che il Pd aveva organizzato per opporsi al Cpr, poi ha deriso il Pd per il fatto che la manifestazione era andata deserta, e infine ha annunciato una raccolta firme per dire no al Cpr. Alla quale il Pd ovviamente non parteciperà, pregiudicandone i risultati.
Intanto Domani nota che il nuovo centro di Pozzallo non è stato segnalato al Garante dei Detenuti.
In effetti finora alcuni avevano scritto che la struttura di Pozzallo era un Cpr. Così era stato chiamato quando alcuni giudici non avevano convalidato i trattenimenti sulla base delle nuove norme previste dal governo, creando un conflitto che aveva occupato le prime pagine.
Ora che invece è stato firmato un accordo per aprire dei centri di accoglienza italiani in Albania, viene fuori che si trattedebbe di “strutture analoghe a quella realizzata a Pozzallo-Modica, dove si trattengono le persone il tempo necessario per svolgere in maniera accelerata le procedure di identificazione e di gestione della domanda di asilo”.
Da un lato si parla di domande di asio, che esclude i Cpr che sono centri in cui vengono rinchiusi coloro la cui domanda è già stata respinta. Dall’altro si parla di trattenimento, quindi si tratterebbe lo stesso di centri di detenzione.
Gli stranieri intercettati al largo delle coste italiane dalla Guardia Costiera invece di essere sbarcati a Lampedusa verranno portati in Albania.
“Un’eventuale fuga dal centro di identificazione o di rimpatrio non li porterà alle porte della Francia, della Svizzera o dell’Austria, ma ai cancelli di quella rotta balcanica considerata la ‘via crucis’ dei migranti”, scrive il Giornale. “Considerata la velocità con cui le comunicazioni aggiornano le famiglie d’origine, spesso finanziatrici del viaggio, c’è da scommettere che in poche settimane l’orizzonta Albania diventerà l’incubo dei candidati alla partenza. E li indurrà a riflettere sulla convenienza di investire migliaia di euro e affrontare un rischioso viaggio in mare per raggiungere una destinazione indesiderata e decentrata rispetto alle città europee sognate dai migranti”. Una destinzazione indesiderata sulla quale comunque migliaia e migliaia di persone già si spostano, incuranti delle violenze e degli abusi a cui già vengono sottoposti ora.

Toscana, no al Cpr

Il Consiglio Regionale della Toscana ha votato una mozione che impegna la giunta a manifestare in ogni sede utile la ferma contrarietà a ogni ipotesi di Centro di Permanenza per il Rimpatrio sul territorio regionale.
Hanno votato a favore Pd, M5s e Italia Viva. Contrari Lega e Fratelli d’Italia, che invece avevano proposto delle mozioni che chiedevano esplicitamente il Cpr.
La notizia è riportata dal sito Nove Da Firenze, che sintetizza tutti gli interventi che ci sono stati in aula. Il Pd ha insistito sulla questione dell’integrazione, ma non ha risposto entrando nel merito alle obiezioni riguardanti i crimini compiuti da immigrati. La destra ha segnalato che alcuni irregolari hanno commesso reati dopo che già erano stati denunciati in precedenza. Se fossero finiti al Cpr, non avrebbero potuto danneggiare altre persone. Il Pd non dice che non bisogna rimpatriare gli stranieri pericolosi presenti in Toscana. Sotto sotto non sarebbe neanche contrario ai Cpr, se al loro interno venissero rispettati i diritti umani. Del resto è stato il Pd che li ha istituiti, anche se oggi nessuno lo ricorda.
Della rappresentante del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi viene riportato solo un appello a riflettere sulle condizioni di vita nei Paesi di partenza, che spingono le persone a imbarcarsi verso l’Italia. Ma non si entra nel merito del meccanismo che ha reso vani tutti i piani di sviluppo dei Paesi poveri che sono circolati negli ultimi decenni.
Un articolo sulla discussione che c’era stata in consiglio Regionale era già stato pubblicato alcuni giorni fa da La Nazione.
Il Governo intende aprire un Cpr in ogni regione. Sono in corso sopralluoghi nelle varie strutture che potrebbero essere idonee. La lista delle località scelte dovrebbe essere pronta entro la fine dell’anno. Le procedure di allestimento saranno velocizzate, affidandole al Ministero della Difesa. Da oltre un decennio i governi di vari schieramenti cercano di realizzare questo progetto, ma con scarso successo, avendo cercato la collaborazione delle amministrazioni locali, che il più delle volte sono contrarie. Oltre alle preoccupazioni che riguardano il mancato rispetto dei diritti umani all’interno dei Cpr, e le posizioni ideologiche a favore dell’immigrazione, i sindaci tirano fuori le scuse più pretestuose, dal fatto che il comune è urbanizzato, è meta turistica, ospita attività produttive di vario genere e così via.
Una delle località proposte per la Toscana è Pescia, provincia di Pistoia, comune di meno di 20mila abitanti, dove c’è un carcere inutilizzato (Veneri)

La lista dei nuovi Cpr

Il quotidiano Domani ha diffuso una lista provvisoria dei Centri di Permanenza per i Rimpatri che potrebbero essere realizzati in Italia nel giro dei prossimi due anni. La lista definitiva è attesa entro la fine dell’anno.
Il sito ha poi scritto che gli amministratori locali non sono soddisfatti del fatto che la scelta sia ricaduta sui loro territori, anche se fanno parte dello stesso schieramento al Governo.
Una delle località sarebbe Castel Volturno, in Campania che pure è una zona in cui sono presenti 20mila immigrati irregolari sfruttati dal punto di vista lavorativo e sessuale.
In Trentino Alto Adige la scelta sarebbe caduta su Bolzano.
Per la Liguria si parla di Diano Castello in provincia di Imperia e Albenga in provincia di Savona.
In Toscana sarebbe in pole position Aulla, provincia di Massa Carrara.
Nelle Marche sarebbe stata scelta Falconara Marittima.
In Calabria, Catanzaro.
Nella lista viene nominata anche la città di Brindisi, dove in effetti un Cpr c’è già ma forse ci si riferisce alla costruzione di una nuova struttura più moderna.
In Emilia Romagna sarebbe stata scelta Ferrara, che non ha mai avuto un centro rimpatri: in passato strutture del genere erano in funzione a Bologna e Modena.
Il quotidiano ha raccolto varie reazioni da parte dei sindaci, che farfugliano scuse vaghe e incoerenti: il nostro territorio deve essere ristorato, è troppo urbanizzato, è esondabile, eccetera.
Apparentemente nessuno ha tirato in ballo la questione dei diritti umani, e nessuno ha detto che vuole che lo Stato rinunci del tutto a rimpatriare gli irregolari.
Affari Italiani riprende la notizia, attribuendola a “Il Domani”, e schiaffandoci un fotomontaggio di Giorgia Meloni seria di fronte a un gruppo di stranieri seduti per terra.
Si parla di nove Cpr, ma la lista è abbastanza confusa, vengono citate anche Torino e Milano. A Milano un Cpr c’è già. A Torino in effetti pure, ma è chiuso a seguito di danneggiamenti. E’ possibile che il governo abbia in mente di costruire anche lì nuovi edifici altrove, ma l’articolo non lo dice esplicitamente.

Toscana, Giani contrario al Cpr, i poliziotti favorevoli

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani si è detto contrario all’apertura del Centro di Permanenza per i Rimpatri per migranti.
“Qualsiasi persona si rende conto che è una posizione illogica, perché il problema non è di reintegrarli nei loro Paesi, non ci andranno mai e per mandarli ci vogliono almeno 18 mesi, tanto prevedono le convenzioni internazionali che lo impediscono, lo burocratizzano”, è la sua dichiarazione riportata in maniera molto confusa da La Nazione.
Il sindacato di polizia Sap invece ha detto che il Cpr è necessario, perché “ogni giorno dalla Toscana partono pattuglie con a bordo immigrati diretti ai vari Cpr sparsi in tutta Italia che comporta un significativo dispendio di risorse umane e logistiche. Gli operatori sono quotidianamente distolti dai loro compiti ordinari e inviati in missione presso centri distanti, con conseguente sottrazione di forze all’ordine e alla sicurezza del nostro territorio”.
L’articolo riporta anche una breve dichiarazione di Patrizio La Pietra, esponente di Fratelli d’Italia: “Giani dimostra l’incapacità atavica a comprendere l’entità del problema dell’immigrazione illegale”.
In effetti la posizione della sinistra rimane abbastanza vaga. Prima di tutto il tempo di 18 mesi è il tempo massimo di trattenimento: l’anno scorso l’87% dei trattenuti è stato rimpatriato o rilasciato prima dello scadere del termine, finora fissato a 3 mesi.
Comunque la sinistra non dice se bisogna rimpatriare i criminali oppure no. Apparentemente Giani non chiede di sospendere gli accompagnamenti dei pregiudicati stranieri fermati in toscana fino ai Cpr delle altre regioni, ma solo di non aprire il nuovo centro sul territorio di sua competenza.
Nell’articolo della Nazione manca qualunque riferimento alla questione dei diritti umani nei centri rimpatri: al fatto che scarseggia l’assistenza sanitaria, legale, psicologica; al fatto che vengono somministrati psicofarmaci in grande quantità; al fatto che spesso vi si sviluppano rivolte che vengono sedate con la forza.
L’ipotesi di rimpatriare i criminali direttamente dal carcere, o di coinvolgere la polizia penitenziaria nella gestione dei Cpr, è completamente dimenticata.
La località scelta potrebbe essere l’ex carcere di Pescia, ma manca ancora qualsiasi comunicazione ufficiale.

Pescia, si teme l’apertura del Cpr

Dopo che il Governo ha preso provvedimenti in favore dell’apertura di un Centro di Permanenza per i Rimpatri in ogni Regione, si teme che una delle nuove strutture venga aperta a Pescia, in Toscana.
Il sindaco della città Eugenio Giani si è detto contrario all’ipotesi, dicendo che i Cpr sono “lager autorizzati”, che “rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe sociali poiché non offrono garanzie sul rispetto e sulla dignità delle persone ospitate con gravi ripercussioni anche sociali nei comuni che ospitano questi centri”.
Inoltre ha ricordato che un migrante che dovesse rimanere nel centro per 18 mesi, al momento del rilascio sarebbe comunque considerato irregolare, senza possibilità di trovarsi un lavoro o prendere in affitto un appartamento.
La segretaria del Pd Schlein è molto vaga in proposito alla questione rimpatri e non dice se pensa che sia giusto rimpatriare almeno gli stranieri che hanno commesso reati. Ma in queste settimane ha usato la questione Ong per attaccare duramente il governo, e entrando nel merito del prolungamento a 18 mesi del tempo massimo di trattenimento ha detto che questo non aumenta il numero dei rimpatri.
Ha continuato ad insistere sull’esigenza di ricollocare gli irregolari che arrivano, trasferendoli negli altri Paesi europei, governati da schieramenti di destra alleati della Meloni, che al momento non accettano immigrati, e in cui in effetti gli immigrati non vogliono andare.
Il Presidente del Movimento 5 Stelle Conte ha detto che il Pd “vuole l’accoglienza indiscriminatamente”, mentre la Schlein ha ribadito che il partito ha un piano in sette punti, di cui Tag24 ne riporta tre: revisione del regolamento di Dublino, sviluppo di vie di transito sicure per i migranti, e un piano di cooperazione internazionale per garantire una vita dignitosa a queste persone una volta arrivate.

Viareggio, accompagnamento al Cpr

La polizia è entrata in un edificio abbandonato di Viareggio denominato ex-Telecom, e ha fermato 11 stranieri, alcuni dei quali irregolari sul territorio italiano.
Uno di loro è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Roma. Si tratta di un marocchino quarantanovenne, con precedenti penali per imprecisati reati contro il patrimonio.
Il sito Teleradio News fornisce le sue iniziali. La foto è quella di un qualsiasi posto di blocco della polizia. Non si dice nulla di quelli che invece avevano qualche titolo di soggiorno, neanche quanti erano, e comunque non che cosa accadrà di loro. Per gli altri sono state avviate le procedure per l’espulsione dal territorio nazionale. Ossia, probabilmente hanno ricevuto un ordine di allontanarsi per conto proprio, ordine a cui difficilmente ottempereranno.
Non si conosce neanche la loro nazionalità.
“Sono in corso ulteriori accertamenti al fine di ripristinare lo stato dei luoghi dello stabile che versa ormai da troppo tempo in stato di abbandono e si presta ad essere rifugio di extracomunitari”, dice Teleradio, senza specificare in cosa consistono questi accertamenti, a carico di chi sono, e che dice intanto l’eventuale proprietario dell’edificio.
A Ponte Galeria in queste ore è stato portato anche un diciannovenne di nazionalità imprecisata fermato dalla polizia a Modena. Il giovane è stato trovato in possesso di un quantitativo imprecisato di hashish. La notizia è riportata da Modena Today, che non dice quando lo straniero è entrato in Italia e come, né se era stato inserito in qualche percorso di accoglienza.
L’opinione pubblica romana ovviamente non ha ricevuto queste notizie. I comunicati stampa vengono emessi solo dalle questure di partenza, non dal centro rimpatri, che non avvisa neanche della conclusione dell’iter, né in caso di rimpatrio né in caso di rilascio.
Anche i dati aggregati sul funzionamento del singolo Cpr vengono diffusi in maniera sporadica, si e no una volta l’anno, e presto dimenticati.