Canelli, migrante ucciso in una rissa

Un diciottenne proveniente dal Gambia è morto il 2 maggio, dopo essere stato aggredito a Canelli, nell’astigiano.
Gli aggressori sarebbero altri richiedenti asilo di origine pachistana ospitati nello stesso Cas, a pochi chilometri di distanza, che avrebbero usato bastoni e catene.
Uno di loro è stato sottoposto a fermo dai carabinieri.
La notizia è stata riportata da Avvenire, con una foto di repertorio di stranieri spalle al muro controllati da agenti in tenuta anti-sommossa.
L’articolo prosegue parlando delle condizioni dei Cpr, così come descritte in un’inchiesta del Tavolo Asilo e in un dossier di Altreconomia.
Rainews pubblica la foto della vittima, Nafugi Manneh, e dice che l’aggressore è un trentaquattrenne.
Un secondo aggressore è stato denunciato per rissa aggravata.
La politica resta fuori da queste notizie. Coloro che si oppongono ai Cpr non dicono se bisogna tentare di rimpatriare in qualche modo gli stranieri denunciati per rissa, o se bisogna regolarizzarli.
Nel servizio realizzato dalla Tgr Piemonte si ricostruiscono i motivi che hanno portato all’aggressione: una banale lite per l’uso della cucina, portata alle estreme consenguenze dalla mancanza di dialogo tra il gruppo degli africani e quello degli asiatici.

Torino Cronaca contro i Cpr

Il sito Torino Cronaca ha pubblicato un articolo contro i Centri di Permanenza per i Rimpatri, che il nuovo governo intende raddoppiare di numero, aprendone uno in ogni regione grazie a procedure accelerate affidate al ministero della Difesa.
L’articolo ripercorre a grandi linee la storia dei Cpr, sottolineando il fatto che nella gran parte dei casi il rimpatrio non avviene, quindi i soldi spesi per il loro funzionamento sono in gran parte sprecati.
La didascalia sotto una foto di repertorio dei disordini avvenuti al centro rimpatri torinese ricorda che quel centro è chiuso a seguito delle devastazioni subite.
L’articolo sottolinea il fatto che è stata la sinistra a volere aprire le strutture detentive per migranti, grazie a Livia Turco e a Giorgio Napolitano, quest’ultimo poi diventato presidente della Repubblica e scomparso in questi giorni.
L’articolo non riporta i nomi di Maroni e Minniti, né di qualche schieramento politico che possa contrastare il piano del governo.
Non ricorda la questione degli psicofarmaci e delle carenze nell’assistenza sanitaria, psicologica e legale, ma dice che i Cpr sono incostituzionali, dato che la Costituzione non prevede la detenzione amministrativa.
Scarsi i riferimenti ai reati. Si dice che la propaganda considera i Cpr necessari a rimpatriare gli stranieri in eccesso o ritenuti “socialmente pericolosi”, ma non vengono forniti dati su quanti dei reclusi hanno commesso reati gravi sul territorio.
Apparentemente l’opinione pubblica italiana tende a dividersi in due schieramenti estremi, senza contraddizioni. Da un lato c’è chi chiede di respingere tutti gli stranieri, inclusi i potenziali lavoratori, dall’altro chi chiede di accogliere tutti, inclusi criminali e terroristi. Bisognerebbe approfondire un po’ il problema. Invece ogni volta che un governo chiede di aprire nuovi Cpr si cade dalle nuvole come se fosse la prima volta.

Guineana arrestata per sequestro di persona

Una donna guineana è stata arrestata dai carabinieri di Alessandria per avere sequestrato una neonata a scopo di estorsione.
La donna aveva viaggiato su una imbarcazione insieme ai genitori della piccola. Negli attimi concitati di un naufragio la bambina le era stata affidata dagli scafisti. Lei aveva poi dichiarato alle autorità italiane che era figlia propria, e l’aveva tenuta con sé in un albergo di Alessandria, chiedendo poi “una sorta di riscatto” ai veri genitori, ospitati a Fermo, nelle Marche. Questi ultimi hanno raccontato la loro storia ai mediatori culturali. Da lì, l’intervento dei carabinieri. Ora la piccola verrà sottoposta al test del Dna, per accertare l’effettiva parentela con la coppia proveniente dalla Costa d’Avorio.
La storia è raccontata dal Giornale, con foto della piccola in braccio a una carabiniera.
Il Sussidiario ha scritto che l’instabilità di molti Stati africani, tra cui Guinea, deriva dal dominio coloniale francese che ha influito sulla situazione politica nella regione negli ultimi decenni, fomentando anche colpi di Stato autoritari con lo scopo di impedire ad esempio la creazione di una propria banca centrale e di una propria moneta.
Il sito cita il colpo di Stato nel 1960 in Guinea, l’omicidio del presidente del Togo nel 1963, quello del presidente del Burkina Faso nel 1987.
Di recente in Africa ci sono stati vari golpe, ma in direzione opposta, per scacciare i francesi e rifiutare le politichie imposte dall’Occidente.
Sempre il Sussidiario ha scritto un articolo dedicato a Gabon e Niger, dal titolo “Dietro i golpe mezzo secolo di ‘rapine’ francesi, da De Gaulle alla Elf”.
Altri Stati africani potrebbero intervenire militarmente in Niger contro i golpisti. Quattro di questi sono guidati essi stessi da governi golpisti. Il Sussidiario teme che il deteriorarsi della situazione potrebbe causare un aumento del flusso di profughi verso l’Europa. Il sito ha intervistato in proposito il generale Giuseppe Morabito.

Torino, in fiamme bandiere del Pd e della Nato

Polemiche a Torino dopo che una delegazione radicale ha partecipato al corteo del 25 aprile portando le bandiere della Nato.
Alcuni partecipanti non hanno gradito e hanno invitato i radicali a uscire dal corteo.
I radicali hanno risposto che la Nato difende i valori occidentali contro l’imperialismo “sovietico”. “Le bandiere della Nato al corteo non sono una provocazione. A provocare è chi sta dalla parte di Putin dietro un finto neutralismo”, ha detto un consigliere comunale radicale.
Il Fronte della Gioventù Comunista ha simbolicamente bruciato una bandiera del Pd e una della Nato, per protestare contro l’escalation delle spese militari. “Vanno aumentati invece i fondi per la scuola, la salute e i servizi sociali”.
Dal Mediterraneo intanto arriva un bollettino drammatico: due naufragi, 21 corpi recuperati, ricerca di barconi alla deriva, nuovi sbarchi. Uno dei naufragi è avvenuto davanti alle coste della Tunisia, l’altro davanti alle coste libiche.
A Lampedusa sono sbarcati in 109.
TgCom24 ha mostrato un video di alcuni migranti che nuotano in mare verso una nave, ma non si capisce a quale episodio si riferisce.
Msn ci aggiunge una didascalia in cui per due volte confonde la Libia con il Libano.
Repubblica riporta in cronaca la notizia di “una maxi rissa con machete fra giovani: sei denunciati” a Carpi. Uno “scontro tra bande rivali”.
Solo nel secondo paragrafo viene specificato che i sei denunciati sono tutti stranieri, prevalentemente pakistani.
Salvini linka un articolo di 7Colli, che attinge da Dagospia, in base al quale una giornalista del Corriere della Sera è stata sospesa per tre giorni per essersi opposta a Saviano dopo un articolo riguardante la prostituzione.
La presa di posizione di Saviano non ha ottenuto molto risalto sui siti web di informazione.
Un articolo indignato è comparso sul sito Pro Vita E Famiglia.
A protestare sono state anche le femministe, che si oppongolo al “diritto maschile a disporre di carne femminile a pagamento, per un sesso di scarica o per dimenticare le frustrazioni o per esercitare il proprio dominio”.
Anche i 5 Stelle di recente si sono occupati di prostituzione, ma in direzione opposta a quella di Saviano.
Hanno presentato una proposta che chiede tolleranza zero nei confronti dei clienti abituali, con multe di migliaia di euro e mesi o anni di carcere.
Lo stesso modello sarebbe in vigore anche in Svezia o Francia.
In quell’occasione il Giornale aveva commentato che la linea abolizionista avrebbe soltanto reso le carceri più affollate: “Laddove la prostituzione è regolamentata, a trarne beneficio sono anzitutto le casse dello Stato e il tasso di criminalità si è notevolmente ridotto”.
Paradossale, diceva l’articolo, che mentre si sta per entrare nel vivo di una Terza Guerra Mondiale, si dia la priorità alla caccia ai “mignottari”.

Verso il 25 aprile

I collettivi studenteschi torinesi hanno già svolto alcune iniziative in preparazione alla festa della Liberazione, che cade domani, 25 aprile.
“Dobbiamo ribadire che non c’è spazio per il fascismo, per il razzismo, per il sessismo, per l’omofobia nelle nostre scuole”, hanno fatto sapere alcuni, notando che in questo periodo “gli attacchi e le aggressioni diventano più frequenti”. Ad esempio uno studente l’8 aprile è stato aggredito fisicamente “con una spinta, culmine di un atteggiamento provocatorio e intimidatorio” dopo avere cercato di rimuovere un adesivo che gli esponenti di un movimento giovanile “vicino a Fratelli d’Italia” avevano attaccato sul cancello di un istituto.
A Carmagnola il Comune ha ritirato l’autorizzazione all’Anpi a manifestare in piazza per la festa della Liberazione, ritenendo l’iniziativa “divisiva”. Ha invece proposto un’iniziativa di solidarietà a sostegno del popolo ucraino. “Non il 25 aprile, che è il giorno in cui si ricordano i partigiani, la lotta di resistenza e la liberazione del nazifascismo”, ha detto un rappresentante dell’Anpi.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, esponente del Pd, ha attaccato Fratelli d’Italia, il cui consigliere delegato ha bloccato l’iniziativa in piazza, dicendo che è un partito “che esprime un assessore regionale che fino a poco tempo fa è stato il copresidente del Centro di rappresentanza della Repubblica popolare filorussa di Donetsk”.
Repubblica riporta la dichiarazione, ma non il nome dell’assessore in questione.
Da sinistra, il Pd è stato criticato negli ultimi tempi per essersi schierato senza se e senza ma dalla parte degli ucraini, evitando di fare dei distinguo per quanto riguarda le presunte tendenze neonaziste che si sarebbero sviluppate nel Paese in funzione anti-russa.
In questa occasione l’argomento però non viene affrontato. Come al solito da un lato c’è chi intende il 25 Aprile come un occasione per discutere della liberazione da qualunque sistema oppressivo tuttora presente al mondo, e chi invece lo intende come un’iniziativa folkloristica per rivivere all’infinito i fatti avvenuti negli anni Quaranta, a prescindere da quello che è successo dopo o che sta succedendo ora.
Il Presidente della Repubblica ha diffuso le solite frasi di circostanza, affermando che non bisogna arrendersi di fronte alla prepotenza, bisogna praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, che bisogna ricostruire. La libertà costata sacrifici e sangue ai popoli europei non può essere né rimossa né cancellata, ha detto.
E ha fatto qualche parallelo tra il popolo in armi che nel secolo scorso ha combattuto per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista e l’attuale situazione internazionale, nella quale c’è “chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la convivenza pacifica tra i popoli”.
L’attacco russo all’Ucraina “non ha giustificazione”. “La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. Questo “incendio” va fermato subito, prima che si propaghi fino a distruggere le regole della comunità internazionale.
Il Presidente ha parlato di solidarietà, nonché del fatto che questa comporterà dei sacrifici, comunque minori rispetto a quelli che si dovrebbero subire se non si fermasse subito questa aggressività bellica.
Le solite frasi retoriche senza contraddittorio. Gli italiani sono i buoni che si sono liberati dall’oppressore, non certo l’oppressore che ha attaccato altri popoli e ha schiacciato le sue stesse minoranze. Il 25 aprile è una festa pacifica, non certo la ricorrenza di un’insurrezione armata al grido di “arrendersi o perire”. L’invio di armi agli ucraini al fine di uccidere i russi e piazzare dei missili nucleari puntati su Mosca si chiama “solidarietà”. E così via.
Un professore, ex partigiano, 97 anni, ha detto a Repubblica che alimentare la guerra con le armi significa rischiare un conflitto mondiale, e che non è detto che la dipolomazia stia facendo tutto il possibile. E’ giusto che gli ucraini combattano contro l’invasore russo, ma la resistenza fu altra cosa. (Articolo solo per abbonati)
Il direttore dell’ufficio scolastico regionale delle Marche ha ricordato nel suo messaggio un dettaglio che di solito sfugge: la guerra di liberazione non è stata combattuta dagli italiani contro l’invasore, ma è stata anche una guerra fratricida tra chi sosteneva l’invasione angloamericana da sud e chi invece appoggiava i tedeschi a nord. La seconda guerra mondiale è stata “un immane conflitto che ha visto gli italiani fronteggiarsi, con le rispettive ragioni, giuste o sbagliate, per i rispettivi sogni, condivisibili o meno, ma di cui tutti si sentivano carichi, dando luogo a uno scontro che ha frantumato il popolo”.
Il messaggio si conclude con l’elogio della Costituzione e con l’esortazione a “superare antitesi e demonizzazioni reciproche, ammettendo la propria storia, senza confondere il bene col male, ma riconoscendo il supremo valore della pace”.
Il riferimento alle rispettive ragioni però non è piaciuto al Pd, il quale ha risposto che il 25 aprile è la festa di una Liberazione ben precisa: la liberazione dal nazifascismo, dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Da ciò che oggi è crimine e che ieri ha determinato sterminio, morte, razzismo. E’ liberazione da ciò che la Costituzione vieta e rinnega” eccetera eccetera. “Non si tratta di rispettive ragioni, di rispettivi sogni. Non storie diverse né posizioni contrarie. Usi le parole giuste, direttore”.
Anche la Cgil è intervenuta per contrastare i “rigurgiti revisionisti”: l’Italia fu trascinata in guerra al fianco del nazismo dalla follia del fascismo. “Il fascismo cancellò diritti e libertà con la repressione, le leggi razziali, le deportazioni, la guerra”. Non si può “mettere sullo stesso piano chi lottava per la libertà e chi quella libertà l’aveva negata agli altri.”
Il sindacato suggerisce due libri da leggere: Il sentiero dei nidi di ragno, di Calvino, e la biografia di Pertini, partigiano e poi Presidente della Repubblica, che disse: “il fascismo non è un’opinione, è un crimine”.
I riferimenti ai nazisti sono comparsi spesso in queste settimane. Da un lato Putin ha detto che uno degli scopi dell’invasione è la “denazificazione” dell’Ucraina, termine su cui ci si è interrogati molto per capire che cosa intendeva il presidente russo con questo termine.
Dall’altro gli ucraini hanno paragonato i russi ai nazisti e hanno detto che quello che sta avvenendo è un genocidio (talvolta facendo storcere il naso anche agli israeliani).
Libero Quotidiano ha dedicato un articolo ironico al fatto che di recente qualunque avversario politico viene bollato come nazista, si tratti di un’autorità sanitaria che impone l’obbligo di vaccino per motivi di salute pubblica o di un lavoratore che vorrebbe sottrarsi all’obbligo per gli stessi motivi.
“Uno spettacolo grottesco che dimostra un’asfissiante mancanza di cultura storica e la cristallizzazione in stereotipi branditi ormai in modo cronicamente simmetrico, come vanghe per dare addosso all’avversario”, scrive il quotidiano.
“Poi nascono i paradossi per cui un battaglione di nazisti, che però vengono considerati nazisti buoni, combatte al servizio di un ebreo contro un esercito di nazisti cattivi al servizio di un ex-agente segreto sovietico”, si legge ancora nell’articolo.
“Capite bene che se tutti sono nazisti alla fine non lo è più nessuno. Se ad ogni avversario che non piace si associa il pacchetto standard comprendente forni crematori, giovane amante bionda, riti propiziatori esoterici, monomanie pazzoidi, crisi isteriche coi propri ufficiali, mobilitazione di vecchi e bambini, sindome da accerchiamento, deportazioni di massa, c’è il rischio di perdita di credibilità che può travalicare il presente ed estendersi anche ad aree ritenute intoccabili del passato”.
Impensabile che la Boldrini restasse fuori dal parapiglia. Ieri la parlamentare ha diffuso un tweet nel quale si chiede: “Può il direttore generale di un ufficio scolastico regionale continuare indisturbato ad alterare la storia con le sue idee nostalgiche e offendere la nostra Costituzione antifascista senza che vengano presi adeguati provvedimenti? Nelle Marche sembra proprio di sì”.
E ha incluso la foto di un breve articolo di Repubblica (15 righe) in cui ci si limita a riportare i fatti e ad accennare ad una interrogazione parlamentare da parte di Nicola Fratoianni (senza specificarne il partito).
Quest’ultimo ha pubblicato su Twitter la foto del contestato “puntuale messaggio revisionista”, commentando: “Sconcertante che il ministro Bianchi continui a lasciare [il direttore dell’Usr] in quel ruolo”.
Fratoianni è segretario di Sinistra Italiana ed anche uno dei pochi politici che si stanno battendo contro l’aumento delle spese militari.

Morus Onlus organizza un rimpatrio assistito

L’associazione Morus Onlus ha organizzato il rientro in Gambia di un migrante con problemi di salute che voleva tornare a casa, non avendo la possibilità di regolarizzarsi in Italia.
La notizia è stata data su Facebook dall’associazione, e ne è derivato un articolo pubblicato da Repubblica nelle pagine torinesi.
“Un anno e nove mesi per tornare a casa. L’odissea di Sheik”, titola il quotidiano.
Prima è stata la burocrazia a bloccare le operazioni: anche se lo straniero aveva ricevuto un ordine di allontanamento dall’Italia, non poteva essere imbarcato su nessun aereo a causa dell’assenza di documenti. L’associazione si era interessata al caso, e aveva organizzato il rimpatrio ad aprile 2020. Ma la pandemia aveva bloccato le operazioni. Anche la nuova ondata di contagi ha complicato il tutto: sono stati annullati i voli dal Senegal al Gambia, per cui nell’ultimo tratto è stato necessario viaggiare in auto e traghetto, per tre giorni.
L’associazione ha raccolto fondi sia per finanziare il viaggio, sia per permettergli di ricominciare una nuova vita nel suo paese.
“E’ un lieto fine amaro, perché avremmo voluto risolvere in Italia i problemi di Sheik”, scrive l’associazione.
Sui siti di informazione italiani si parla di Gambia solo per via della coppa d’Africa di calcio che sta per cominciare.
Negli Stati Uniti in queste ore è andato a fuoco un palazzo in cui erano rifugiati numerosi immigrati africani, molti provenienti dal Gambia. Si segnalano 19 morti e più di 60 feriti.

Novara, accompagnamento al Cpr

Un cittadino tunisino con precedenti per stupefacenti, violenza domestica e ricettazione è stato fermato dalla polizia a Novara nel corso di un controllo, e accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano.
Lo scrive il Settimanale Della Diocesi Di Novara, in un articolo con il resoconto dettagliato dell’operazione svolta dalle forze dell’ordine, nel corso della quale sono stati identificate numerose persone e controllate varie attività commerciali.
La notizia del piccolo presidio che c’è stato nei giorni scorsi di fronte al Cpr milanese non ha lasciato traccia sui mass media. I manifestanti chiedevano che i giornalisti potessero accedere all’interno della struttura.
Anche se gli attivisti dicono che si finisce al Cpr senza avere commesso reati, solo una parte degli stranieri che vengono portati nella struttura non ha avuto problemi con la giustizia, ma statistiche precise non ne vengono diffuse.
Le autorità emettono comunicati al momento dell’ingresso al Cpr, ma non al momento del rimpatrio o del rilascio, quindi è difficile rendersi conto dell’esito e tempi necessari.
La settimana scorsa Il Giorno ha riportato la notizia di una sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che se uno straniero è integrato, ossia ha un lavoro, un contratto d’affitto, dei figli che frequentino le scuole e partecipa ad attività associative, non può essere rimpatriato indipendentemente dalle condizioni oggettive e soggettive nel Paese di origine.
La decisione ha riguardato un pachistano residente a Milano, che aveva chiesto protezione internazionale parlando di aggressioni subite da parte dei sunniti a causa della sua scelta di frequentare una moschea sciita.
La sua versione era stata giudicata infondata, ma la Cassazione ha stabilito che comunque il suo rientro forzato in Pakistan gli causerebbe un trauma emozionale tale da esporlo a contesti di estrema vulnerabilità.
Intanto Salvini ha twittato un video di un episodio avvenuto a Milano: un africano distrugge il parabrezza di un autobus urbano: “Altra preziosa ‘risorsa’ mantenuta a spese degli italiani”, scrive Salvini. Il tweet al momento è fissato, e ha totalizzato quasi ottocento commenti.
Fanpage aveva pubblicato la notizia quattro giorni fa. Lo straniero era fuggito prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, e non era ancora stato identificato. Tanto che alcuni utenti del social contestano Salvini chiedendogli come fa a sapere che è straniero: solo dal colore della pelle? E se fosse stato italiano Salvini avrebbe messo in evidenza lo stesso il video?
Fatto sta che capita con una certa frequenza di leggere notizie relative agli stranieri che danneggiano qualcosa. Quotidiano.net ieri ha riportato la notizia di un tunisino che aveva infranto i vetri di un pulmino del Calcio Como e sfondato con un estintore la porta d’ingresso di una piscina. Il giovane è stato arrestato, anche con l’accusa di avere imbrattato dieci auto in precedenza, e si è scagliato contro gli agenti, ferendone due. E’ stato portato in carcere.
Una settimana fa il Corriere della Città invece ha diffuso un video attinto da Welcome to Favelas in cui si vede un uomo positivo al covid che sarebbe fuggito dall’ospedale di Tor Vergata dopo un tso e avrebbe danneggiato delle auto in sosta. La notizia non è stata confermata da altri siti web. Nell’articolo non c’era nessun riferimento alla nazionalità della persona, e il video ha ricevuto poche visualizzazioni e zero commenti su Youtube e Twitter. Su Instagram i commenti sono inaccessibili ai non iscritti.

Manifestazioni il Primo Maggio

Scrive Il Saronno che un locale collettivo anarchico ha aderito alla manifestazione del primo maggio in programma a Milano. Quale manifestazione? Non si sa. Il sito la chiama “Spezzone libertario anticapitalista”, ma di solito gli spezzoni fanno parte di un corteo più ampio. Sugli altri siti di informazione non si parla di cortei previsti.
A Torino invece sindacati di base, partiti di sinistra e movimenti si ritroveranno in Piazza Castello. Gli organizzatori hanno diffuso un comunicato per protestare contro la decisione della questura di non permettere loro di manifestare in piazza San Carlo, dove invece saranno presenti Cgil, Cisl e Uil. “Qualcuno sta subendo la mano pesante di polizia e magistratura, con la criminalizzazione dei movimenti, delle lotte operaie e delle reti per il soccorso dei migranti”, hanno scritto.

Anche Vicenza manifesta per Floyd

Ieri ci sono state due manifestazioni a Vicenza sulla scia delle proteste che stanno avvenendo in America dopo la morte di George Floyd, soffocato da un poliziotto mentre veniva arrestato. Vicenza Più scrive che la mattina hanno manifestato gli studenti in piazza Castello e il pomeriggio i centri sociali in piazza Matteotti. Un migliaio di persone in tutto. Il sito accenna alla presenza di “diversi esponenti del Partito Democratico e del centrosinistra”, ma fa soltanto il nome di un esponente del Psi, allarmato dalle notizie di femminicidi, assalti a coppie omosessuali, riemergere della violenza fascista, e atteggiamenti discriminatori nei confronti degli stranieri fuggiti dai loro paesi. Insomma il problema non è solo in America, ma anche in Italia. Il sito riporta anche una dichiarazione proveniente dagli esponenti del centro sociale Bocciodromo, in cui si parla degli omicidi per mano razzista senza video nel Cpr di Gradisca, nelle campagne calabresi o per le strade di Firenze e Milano.
L’articolo non fornisce approfondimenti, ma il riferimento al centro rimpatri friulano riguarda la morte di un ventenne georgiano avvenuta a gennaio scorso. I testimoni avevano raccontato che il giovane era stato arrestato violentemente e trascinato via dalle forze dell’ordine intervenute a sedare una rissa.
In altre città italiane erano previsti eventi in memoria di George Floyd, tra cui Torino. Una pagina dedicata all’evento era stata creata su Facebook da due sigle, No Justice No Peace Torino e Rete 21 Marzo.
La prima è nuova: è su Facebook solo dalla settimana scorsa, e sulla sua pagina è stato caricato un video con la diretta degli interventi che dura quasi un’ora (oltre 1300 visualizzazioni).
La seconda è su Facebook già da cinque anni, e ha diffuso varie fotografie dei manifestanti in piazza, distanziati uno dall’altro nel rispetto delle precauzioni anti-coronavirus.
Anche piazza Maggiore e piazza Nettuno a Bologna si sono riempite di manifestanti. Il sito locale di Repubblica ha postato un servizio fotografico dedicato all’evento, e la lista parziale degli organizzatori: tra gli altri c’erano Arci Ritmo Lento, Amici di Piazza Grande, Link e Coalizione Civica.
I leader politici italiani hanno scelto di non esporsi su quanto sta avvenendo negli Stati Uniti. Il direttore di Repubblica ha scritto un editoriale (si può leggere solo a pagamento) che ha destato un po’ di malcontento sui social perché contiene anche la condanna delle devastazioni che ci sono state nel corso delle proteste americane.
Huffington Post ha pubblicato l’intervento di uno psichiatra che tende ad escludere che “tutta questa esplosione americana di violenza” possa riprodursi allo stesso modo in Europa e in Italia, nonostante le conflittualità economico sociali e la presenza di movimenti antidemocratici e culture respingenti e aggressive. Si tratta di contesti troppo diversi.
Intanto le cronache raccontano di tafferugli avvenuti ieri a Roma nel corso di una manifestazione dell’estrema destra (con l’obiettivo di allontanare i giornalisti dal corteo) e di un incendio scoppiato a Lampedusa tra i relitti delle imbarcazioni usate dai migranti (possibile la matrice xenofoba).

Sit-in a Torino per George Floyd

Il gruppo torinese No Justice No Peace ha organizzato un sit-in a Torino sulla scia delle proteste seguite alla morte di George Floyd a Minneapolis. L’evento si svolgerà domani pomeriggio in piazza Castello, a quanto scrive News Biella. Gli organizzatori non pensano soltanto alla situazione degli Stati Uniti ma anche a quella italiana. Al Governo italiano chiedono che “si impegni a rendere il nostro paese più inclusivo accogliente e solidale tramite l’abrogazione dei decreti sicurezza, l’eliminazione dei Cpr, il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia”.
Accanto all’articolo c’è il banner che pubblicizza la manifestazione, in cui c’è solo la foto di un pugno alzato. Il sito non riporta i nomi degli organizzatori, né viene indicato un sito web di riferimento.