Pd Campania, no Cpr alla Andolfato

Camilla Sgambato, componente della direzione nazionale Pd ha fatto appello al Presidente De Luca affinché esprima parere negativo all’apertura del Centro di Permanenza per i Rimpatri alla caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere.
La struttura sarebbe inadatta perché inserita in un piccolo centro abitato, lontana da stazioni, aeroporti e centri d’imbarco, e vicina al sito archeologico di rilevanza nazionale dell’antica Capua.
La Sgambato non dice nulla a proposito di una scelta alternativa, né se ha qualche posizione ideologica in proposito. E’ favorevole, in generale, all’apertura dei Cpr (decisa dal governo Pd)? Se non aprirà a Santa Maria Capua Vetere, dove dovrebbe aprire?
La notizia è stata riportata dal sito Ottopagine sotto il titolo: “Caserma Andolfato sarà centro per il rimpatrio dei migranti?”, col punto interrogativo finale.
Da più di un anno si parla dell’apertura dei nuovi Cpr, e non è mai emerso nessun nome di località alternativa, quindi si dà per scontato che la risposta sia sì.
Minniti ha previsto un Cpr per ogni regione, con esclusione di Molise e Valle d’Aosta. Almeno due sono già stati aperti: a Bari e Palazzo San Gervasio. In altri si è già più avanti con la fase di messa a punto in vista dell’apertura, e relative polemiche. Si parla di Brescia, Gradisca, Macomer, Modena.
Altre regioni non hanno ancora comunicato la località prescelta (il Veneto). Altre ancora non vengono neanche prese in considerazione negli articoli sull’argomento (Trentino, Abruzzo…).
Scrive il sito Caserta Focus (tra pubblicità molto invasive) che si è svolto in questi giorni un incontro al Ministero dell’Interno nel corso del quale il sindaco della città ha espresso la sua netta contrarietà all’allestimento del centro.
Anche i capigruppo consiliari, in una riunione che si è tenuta in Comune successivamente, sembrano orientati sulla linea intransigente.
Tra l’altro, mentre nel lanciare l’idea dei Cpr il Ministro Minniti aveva parlato di centri da 80-100 posti, tanto che erano stati ribattezzati mini-Cie, adesso si parla apertamente di 100-120 posti.

Andolfato, nessuna novità

Dalla Campania niente di nuovo per quanto riguarda il progetto di aprire un Cpr nella caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere.
A maggio dell’anno scorso Fanpage ha messo su Youtube un video con intervista ad un esponente del Forum Antirazzista della Campania e al sindaco della città, con sottofondo di percussioni e con inquadrature dal drone, in cui si manifestava contrarietà alla scelta di riaprire un centro di espulsione in città, dopo la fallimentare esperienza del 2011.

Contraddittorio nei Cie

La sesta sezione civile della Corte di Cassazione ha stabilito che per poter trattenere uno straniero in un Centro di Identificazione ed Espulsione è comunque necessario un contraddittorio con il diretto interessato, alla presenza di un legale di fiducia. Il trattenimento deve durare trenta giorni, con proroghe di trenta e poi sessanta giorni vincolate a due condizioni: prima, la mancata collaborazione ai fini del rimpatrio da parte dello straniero; seconda, il ritardo nell’ottenimento della documentazione da parte di paesi terzi, per un massimo di 180 giorni. Dopodiché, secondo quanto riporta il sito Leggi Oggi, è previsto un ulteriore tetto di 12 mesi che non può essere superato.
Secondo AteneoWeb, la Corte ha spiegato che lo straniero deve partecipare alle udienze non soltanto al momento dell’ingresso nella struttura, “ma anche in occasione delle successive proroghe. Queste ultime infatti hanno carattere di assoluta eccezionalità, dovendo essere, peraltro, congruamente motivate senza che si possa prescindere dalla partecipazione dello straniero all’udienza camerale medesima”.
Intanto a Napoli lunedì prossimo ci sarà una giornata di mobilitazione contro i Cie, in particolare contro la riapertura del centro di espulsione di Santa Maria Capua Vetere, stabilita dal governo Monti, ma non ancora messa in atto. La notizia è riportata nelle pagine locali del sito di Repubblica. Nel corso della giornata sono previsti numerosi interventi, e la proiezione di un film di Alexandra D’Onofro, prodotto da Fortress Europe.
Il precedente governo aveva annunciato che avrebbe abbassato il tempo massimo di trattenimento totale da 18 a 12 mesi, ma poi non se ne è saputo più niente. A dicembre scorso, l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione aveva fatto sapere che quel provvedimento non sarebbe comunque stato sufficiente. La richiesta dell’Asgi era quella di “contenere nel termine massimo di sei mesi la misura del trattenimento in conformità con le previsioni del diritto dell’Ue”.
Anche l’attuale ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge si è espressa contro i 18 mesi di trattenimento nei Cie, il mese scorso. Dal fronte politico, tuttavia, finora non sono giunte particolari novità.

Sbloccati i fondi per due nuovi Cie

Il Governo ha sbloccato i fondi per la costruzione di due nuovi Centri di Identificazione ed Espulsione in Italia.
La notizia è contenuta in un’ordinanza del capo della Protezione Civile, pubblicata di recente sulla Gazzetta Ufficiale.
Lo stanziamento è di 13 milioni, di cui 10 milioni destinati al Cie di Santa Maria Capua Vetere e 3 a quello di Palazzo San Gervasio.
Entrambe le strutture erano nate come tendopoli ai tempi dell’emergenza profughi del 2011. Erano state di colpo trasformate in Ciet, centri di espulsione temporanei, ma avevano avuto vita breve. A Santa Maria Capua Vetere, nel corso di una rivolta era scoppiato un incendio che aveva distrutto gran parte delle tende. A Palazzo San Gervasio c’erano state polemiche su come venivano trattati i reclusi.
Il governo Monti aveva già comunicato di voler trasformare queste due strutture in Cie permanenti (a febbraio 2012), ma a quanto pare finora non aveva trovato i fondi per i lavori necessari, che dovrebbero durare meno di un anno.
La notizia dello stanziamento è stata riportata da Interno 18 e dalla Gazzetta del Mezzogiorno, edizione della Basilicata.
Al momento non sono arrivate reazioni politiche, che sono comunque attese visto che le amministrazioni locali normalmente non vedono di buon occhio la costruzione di centri di espulsione sul loro territorio, e lo hanno già spiegato in passato.
Il Fatto Quotidiano aveva realizzato un video reportage di quattro minuti sul Cie di Santa Maria Capua Vetere (maggio 2011).
Invece Repubblica aveva realizzato un’inchiesta sul Cie di Palazzo San Gervasio, definendolo “lager”, e scrivendo che gli stranieri erano “chiusi come in un pollaio”, “come animali in gabbia”.

Visite nei Cie

I sottosegretario Ruperto ha visitato il Cie di Gradisca d’Isonzo, dicendo che la situazione è migliore di quela che si attendeva. “Tutto sommato la criticità è ancora contenuta in limiti accettabili”, ha detto Ruperto. Il Piccolo ha pubblicato un breve commento, con una fotografia di repertorio di alcune straniere vicino alle sbarre.
Il sottosegretario, parlando col presidente della regione, ha detto che il ministro dell’Interno Cancellieri ha disposto la costituzione di una task force interna al Ministero per seguire sistematicamente la gestione di tutti i centri sul territorio. Sembra strano che finora non ci fosse qualcuno che “seguisse sistematicamente” questa questione. Nessun dettaglio sulla tempistica: quando inizierà a lavorare questa task force? Come sarà composta? Tra quanto tempo inizierà a proporre qualcosa?
Nell’articolo del Piccolo si accenna anche ad un episodio di cronaca: “uno stupro consumato da un immigrato ai danni di un compagno di stanza”. Sul sito non esistono altri articoli contenti le parole “stupro Gradisca”. Né si trovano facilmente informazioni in più sul resto della rete. Diamo per scontato che l’opinione pubblica, per lo meno al di fuori della regione, non abbia mai sentito parlare prima d’ora di questo episodio.

Intanto il Partito Democratico ha annunciato tre visite nei Cie da parte di alcuni suoi parlamentari di Camera e Senato. L’11 giugno una delegazione visiterà i due Cie di Trapani, il lunedì successivo toccherà proprio al Cie di Gradisca d’Isonzo, mentre lunedì 25 sarà il turno di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta.
Quest’ultimo è uno dei due centri temporanei che erano stati aperti e chiusi dal precedente governo, e che il nuovo governo ha deciso di riaprire. Finora non ci siamo mai imbattuti in notizie che parlano di stranieri portati là per l’espulsione, quindi immaginiamo che il centro sia chiuso. O ha aperto senza avvisare?
Normalmente la stampa segue le notizie dai Cie in maniera molto sporadica. Di recente l’ex sottosegretario Mantovano ha affermato che il Cie di Brindisi sarebbe stato chiuso da poco. I mass media non hanno approfondito la notizia, né per confermarla, né per smentirla.

Due nuovi Cie

I Cie temporanei di Palazzo San Gervasio e Santa Maria Capua Vetere diventeranno strutture definitive. Lo scrive Repubblica citando una direttiva firmata dal ministro Cancellieri il 12 marzo scorso. La scelta è stata fatta sulla base delle informative dei servizi segreti, che prevedono una nuova ondata di sbarchi al persistere della crisi in nordafrica.
I due centri erano nati come tendopoli per l’accoglienza dei profughi nel corso dell’emergenza sbarchi dell’anno scorso. All’improvviso erano stati trasformati in Centri di Identificazione ed Espulsione Temporanei. Nel giro di pochi mesi entrambi erano stati chiusi, perché palesemente inadatti. Uno in seguito ad una rivolta che aveva portato all’incendio delle tende, l’altro dopo le polemiche seguite alla diffusione di un video che mostrava le tensioni che erano nate al suo interno. Il governo Monti aveva stanziato dei fondi per mantenerli aperti fino alla fine del 2012. Ora l’ipotesi è che i due centri non saranno chiusi in quella data.
Attualmente i Centri attivi in Italia sono 13, con la riattivazione di quelli di Caltanissetta e di Crotone. Con questi due diventeranno 15, a cui probabilmente si aggiungerà il sedicesimo, se e quando sarà attivato quello di Lampedusa, ancora chiuso dopo l’incendio che aveva portato al trasferimento di tutti gli immigrati presenti sull’isola.
La capienza prevista è di 200 posti per il Cie casertano, 100 per quello vicino Potenza, 96 a Caltanissetta, 124 a Crotone. Il Viminale prevede un’incremento della capacità ricettiva di 200 posti quest’anno, e altri 200 l’anno prossimo.
Al momento i mass media non hanno dato spazio alle reazioni politiche. Le amministrazioni locali, alla notizia della riattivazione dei Cie, avevano protestato, chiedendo casomai benefici economici in cambio del consenso all’opera. Ieri si era accennato ad una proposta del Partito Democratico che doveva portare al superamento dei Cie. A quanto pare l’agenda a breve termine del governo prevede ben altro.

Caserta, richiesto un incontro sul Cie

Quattro politici locali di Caserta hanno chiesto un incontro urgente con il Prefetto per spiegare le diffoltà legate alla riapertura del Centro di Identificazione ed Espulsione a Santa Maria Capua Vetere.
I quattro sono: il presidente della Provincia di Caserta, due consiglieri provinciali, Stellato e Mirra, e il sindaco di Santa Maria Capua Vetere, che già nei giorni scorsi in un comunicato aveva espresso le sue perplessità.
La decisione di riaprire il Centro è stata presa direttamente dal Presidente del Consiglio Monti, che ha stanziato 17,7 milioni di euro da usarsi per l’adeguamento di questa struttura e di quella di Palazzo San Gervasio, vicino Potenza. I due Cie dovrebbero funzionare fino alla fine di quest’anno.
I quattro si sono incontrati per mettere a punto la richiesta da presentare al Prefetto. La notizia è stata pubblicata da CasertaNews.
La principale preoccupazione dei politici, secondo quanto riportato dai siti web, riguarda i seri problemi di ordine pubblico che la riapertura del Centro potrebbe generare, anche tenuto conto dei fatti che portarono alla sua chiusura. Nato come un centro di accoglienza nel corso dell’emergenza sbarchi dela primavera scorsa, venne improvvisamente trasformato in un Cie temporaneo. La struttura però non era adeguata, era una tendopoli, e i vari disagi provocarono una rivolta, al termine della quale buona parte delle tende vennero distrutte dalle fiamme.
Tra i motivi che, secondo i siti web, impedirebbero la riapertura del Cie, ci sarebbe anche “la presenza di un gran numero di immigrati sul territorio provinciale (molti dei quali in situazione di illegalità)”. In altre regioni d’Italia questo sarebbe considerato un punto a favore della riapertura.
I quattro politici si sono impegnati a convocare consigli comunali e provinciali straordinari e monotematici per affrontare il problema.

Interrogazione sul Cie

La deputata del Pd Pina Picierno ha presentato una interrogazione al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri per sapere come mai il Governo ha deciso di ripristinare il Cie temporaneo di Santa Maria Capua Vetere, chiuso nel 2011 in quanto inadatto allo scopo.
La Picierno è preoccupata anche per via di presunte “infiltrazioni della criminalità organizzata potenzialmente attratta dalle somme milionarie stanziate dal Governo”.
Oltre all’interrogazione, la deputata ha presentato anche una richiesta di audizione al prefetto di Caserta. L’incontro si preannuncia imminente.
La notizia è stata ripresa dal Corriere del Mezzogiorno, che anziché mettere vicino all’articolo una foto della deputata, ha preferito mettere una foto scattata l’anno scorso alla facciata della caserma Andolfato, che ospita la struttura.
L’articolo del Corriere fa riferimento anche alle proteste del sindaco della città, il quale ha detto che la decisione di aprire il Cie sarebbe dovuto essere concordata con gli enti locali, e accompagnata dal “necessario potenziamento di tutti i servizi assistenziali sul territorio”, come per esempio l’ospedale Melorio.
Il giornalista fa soltanto vaghi riferimenti ai motivi che portarono alla chiusura del Centro. Nato in fretta e furia nel corso dell’emergenza sbarchi, era una tendopoli, nella quale gli immigrati non avevano libertà di movimento, come fosse un carcere. Nel corso di una rivolta, molte delle tende presero fuoco. La magistratura aveva aperto un’inchiesta, di cui non si conosce l’esito. Comunque, appariva chiaro che la situazione era ingestibile, per cui il Cie venne chiuso, come anche gli altri due campi che erano stati istituiti assieme, quello di Palazzo San Gervasio, in Basilicata, e di Trapani Chinisia, in Sicilia
Ora è stato il Presidente del Consiglio Monti a stabilire, con un’ordinanza, che due di questi centri potranno continuare ad operare fino alla fine di quest’anno. La caserma Andolfato avrà una capacità di 200 posti. La cifra totale stanziata per le due strutture supera i 17 milioni di euro. Tuttavia i giornalisti non sono finora entrati nel merito a proposito dei tempi di attivazione e degli adattamenti che la caserma ha subito o subirà per evitare che la storia si concluda con un nuovo incendio.

Cie Santa Maria Capua Vetere, il sindaco protesta

Il sindaco di Santa Maria Capua Vetere è intervenuto per contestare la decisione del governo di riaprire il Cie nella caserma Andolfato. Anche in questo caso, le autorità locali lamentano di non essere minimamente state coinvolte nella decisione di riattivare la struttura, quando le priorità sarebbero altre. Per esempio, il potenziamento dell’ospedale Melorio.
“Il popolo di Santa Maria Capua Vetere vanta una tradizione di ospitalità che non smentirà neanche in questo caso”, ha scritto il sindaco, aggiungendo che però certe decisioni andrebbero “accompagnate dal necessario potenziamento di tutti i servizi assistenziali sul territorio”. Sembra di capire che se il governo darà una sistemata all’ospedale, il centro di espulsione sarà considerato parte della tradizione di ospitalità.
“Già in passato abbiamo dovuto riscontrare le inumane condizioni igieniche e sanitarie del Cie”, ha scritto il sindaco, ricordando il “notevole disagio” che la sua apertura aveva creato all’interno del territorio.
Il potenziamento dell’ospedale, secondo il sindaco, andrebbe anche a vantaggio delle persone che saranno “ospitate” nel Cie. Il comunicato è stato passivamente riportato dal sito Attivamente. Nell’articolo non si forniscono ulteriori dettagli su come verrà gestita la struttura, da chi, e che tipo di assistenza sanitaria verrà fornita ai reclusi.
Accanto al comunicato, anziché una foto del primo cittadino, c’è una foto di uno degli edifici della caserma.
Il Cie temporaneo era stato aperto dal governo Berlusconi all’epoca dell’emergenza sbarchi dell’anno scorso. Si trattava di una tendopoli. Era stato chiuso dopo che una rivolta aveva causato l’incendio di una parte delle tende. Era stata aperta un’inchiesta, che non si sa come è andata a finire, ed era stato evidente che era ingestibile. Ora il governo Monti ha stanziato dei fondi per tenerlo aperto fino alla fine di quest’anno. Lo stesso è avvenuto per il Ciet di Palazzo San Gervasio. Tuttavia i mass media non raccontano cosa sta succedendo e succederà all’interno di queste strutture.

Governo: 17,7 milioni di euro per gli ex Ciet. Torino: censura e tensione

Il governo Monti ha autorizzato una spese di 17,7 milioni di euro per il funzionamento nel 2012 di due ex tendopoli adibite a Cie.
Si tratta delle strutture di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, e quella di Palazzo San Gervasio, in Basilicata.
La prima era stata chiusa dopo che una rivolta era terminata con l’incendio della tendopoli. La magistratura aveva aperto un’inchiesta, che non si sa come è andata a finire. La seconda era stata chiusa dopo che un video ripreso dai reclusi e fatto arrivare ai giornalisti aveva mostrato a tutti i momenti di tensione che si venivano a creare tra detenuti e forze dell’ordine. Una terza tendopoli adibita a Cie temporaneo in Sicilia era stata chiusa nel momento in cui era stato chiaro a tutti, forze dell’ordine in primis, che usare come luogo di detenzione un campo di tende provocava solo scontri, rivolte, tentativi di evasione.
Repubblica non specifica come saranno utilizzati nel corso di quest’anno gli ex Ciet.
Le ombre sulla gestione dei Centri di Identificazione ed Espulsione continuano ad essere presenti, nonostante l’abolizione della circolare di Maroni che vietava ai giornalisti di entrare all’interno delle strutture.
Ora che il nuovo ministro Cancellieri ha concesso alla stampa di entrare nei Cie, qualcuno ha denunciato che si tratta solo di una messinscena. Alcune giornaliste che hanno ricevuto l’autorizzazione ad entrare nel Cie di Torino, non hanno potuto fare altro che parlare con i gestori del centro, e dare uno sguardo dall’alto alle gabbie, senza la possibilità di intervistare qualcuno dei reclusi.
La consigliera regionale di Sinistra Ecologia e Libertà Monica Cerutti, anche lei presente alla visita, ha dichiarato: “rispetto alla nostra precedente visita dell’autunno scorso ci è stato comunque segnalato che le condizioni interne sono molto più tese. Per noi questo è motivo di grande preoccupazione”.