Proteste a Jesolo

31 stranieri ospitati a Jesolo hanno ricevuto l’8 febbraio scorso il diniego alla loro richiesta di asilo. Martedì scorso, gli ospiti del locale centro di accoglienza hanno protestato per le vie della città. A quanto pare, i richiedenti asilo non hanno ricevuto consulenza legale prima del colloquio con la commissione, né l’avrebbero ricevuta dopo per presentare il ricorso. Non avendo abbastanza soldi, gli stranieri non potevano permettersi un avvocato. Nel giro di 30 giorni, se non avessero abbandonato l’Italia, sarebbero diventati clandestini.
Dopo il corteo di protesta, sembra che qualcosa si sia sbloccato. In 10 sono stati trasferiti a Bibione, altri 21 sono stati destinati a Venezia. E qui dovrebbero ricevere l’assistenza legale per il ricorso. Secondo alcuni questo diritto è scritto nella convenzione che assegna la gestione del centro alla Croce Rossa. Per questo Melting Pot parla di “mala gestione” da parte dell’associazione, almeno a livello locale. Non si fa riferimento nell’articolo a quello che il commissario straordinario della Croce Rossa Francesco Rocca ha dichiarato alcuni giorni fa davanti al Comitato Schengen. Rocca ha chiesto leggi speciali per offrire protezione umanitaria ai profughi arrivati dalla Libia ma provenienti da altri paesi. Senza leggi speciali, almeno 10 mila persone potrebbero vedersi rifiutare la richiesta d’asilo. Secondo Melting Pot sono più del doppio i profughi che si trovano nella stessa situazione.
Il trasferimento da Jesolo è stato deciso anche a causa dell’ostilità dei politici locali, specie dopo il corteo di protesta. Gli stranieri “devono rassegnarsi a tornare nei paesi che non sono più in guerra, dopo che hanno percepito 46 euro al giorno a spese dei cittadini”, ha detto qualcuno. La loro presenza “non è più compatibile con la città”.
Su Melting Pot ci sono le video-interviste realizzate agli stranieri all’uscita del centro (purtroppo in inglese senza traduzione) e un filmato realizzato nel corso del corteo di martedì scorso.

Nessuna reazione alla proposta di Rocca

Ieri il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca aveva chiesto al comitato di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen norme speciali per concedere l’asilo ad almeno diecimila profughi giunti dalla Libia. Si tratta di persone che erano emigrate in Libia per motivi di lavoro, e che sono state costrette a fuggire dopo il conflitto dell’anno scorso. La legge italiana però prevede la concessione dello status di rifugiato solo se la guerra è avvenuta nel paese di origine, non in quello di residenza. Secondo Rocca servirebbero norme speciali, come quelle che sono state emanate nei confronti di coloro che sono arrivati dalla Tunisia.
A quanto pare è stata solo l’Ansa a riportare la notizia, senza riferimenti ad eventuali reazioni nel mondo politico (dove le priorità sono altre). Alcuni siti web hanno ripreso il lancio di agenzia, senza aggiungere o sottrarre nulla. Ieri abbiamo trovato il dispaccio su un sito valdostano, oggi sul sito di Melting Pot.
Lo stesso testo è stato pubblicato sul sito ufficiale dell Croce Rossa.
I numeri forniti da Rocca sono meno allarmanti delle stime fatte all’inizio del conflitto dal precedente governo. A febbraio dell’anno scorso si immaginava che dalla Libia sarebbero arrivate tra le 200 e le 300 mila persone.
In quel periodo Melissa Fleming, dell’Unhcr, aveva fatto appello all’Italia perché non respingesse i profughi.
Bossi invece aveva provocatoriamente proposto di mandarli in Francia e Germania.
Intanto il Ministro degli Esteri Giulio Terzi è stato ascoltato dalla Commissione per i diritti umani del Senato, ed ha parlato anche di rifugiati e della missione Onu in Libia. E’ ancora l’Ansa ad avere catturato qualche frase qua e là e ad averla postata sul web, senza commento.