Raccolta fondi per Ousmane Sylla

Dice Articolo 21 che è in corso una raccolta fondi per riportare il corpo di Ousmane Sylla in Africa.
Lo straniero si è suicidato a febbraio nel centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Roma. Aveva 22 anni.
Il sito non specifica però a chi bisogna rivolgersi se si vuole contribuire.
Cita Fanpage, che alcuni giorni fa ha diffuso un servizio video di ben 8 minuti che ricostruisce questa storia.
Nel filmato si vedono le immagini del giovane quando era vivo, e libero, e c’è un’intervista al fratello.
Il suo arrivo risale al luglio 2023. Era arrivato a Lampedusa a partire dalla Guinea. Il suo intento era quello di raggiungere il fratello che già viveva in Francia.
Si era dichiarato minorenne, era stato ospitato in una casa famiglia chiamata Revenge (Vendetta), ma aveva percepito ostilità e aveva iniziato a temere che i gestori gli volessero fare del male.
Nel filmato si sentono messaggi audio che circolavano sul gruppo degli operatori. La responsabile della struttura, visto che non riusciva a mantenere l’ordine, si sfogava dicendo “spaccammogli la capa a ‘sta gente” (rompiamogli la testa a queste persone).
A ottobre Ousmane crea scompiglio al consiglio comunale per cercare di attirare l’attenzione sulla sua situazione, cercando di ottenere la parola. Parlava soltanto francese.
Viene poi trasferito al Cpr di Trapani e da lì a quello di Roma – Ponte Galeria.
La garante dei detenuti di Roma Capitale Valentina Calderone parla dei Cpr come di strutture fatiscenti in cui le persone dovrebbero stare il minor tempo possibile.
La psicologa del centro rimpatri trapanese aveva intuito che le condizioni psicologiche dello straniero stavano peggiorando, e aveva consigliato di trasferirlo in una struttura più idonea.
Nessuno le ha dato retta, e la detenzione è proseguita per altri tre mesi.
Il trasferimento a Roma è avvenuto dopo che il Cpr trapanese viene devastato nel corso di alcune rivolte.
La casa famiglia di Cassino è stata chiusa a gennaio per irregolarità amministrative.
Alcuni politici hanno visitato il centro di Ponte Galeria dopo il suicidio e la successiva rivolta.
Le opposizioni chiedono la chiusura di queste strutture, anche se non si fanno mai un esame di coscienza (i Cpr sono stati istituiti dal centro-sinistra) e non dicono all’opinione pubblica se vogliono regolarizzare anche i criminali stranieri oppure rimpatriarli con un altro sistema.
Le proteste ottengono pochissima attenzione sui mass media. Il caso di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria, invece riempie le prime pagine.
Perfino Mattarella si è detto vicino alla detenuta italiana, affermando che il nostro sistema carcerario è ispirato ai valori europei mentre quello ungherese no.

Intervista al fratello di Ousmane Sylla

Il Manifesto ha intervistato il fratello di Ousmane Sylla, lo straniero che si è suicidato nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Roma.
L’uomo Djibril Sylla vive in Francia. E’ venuto in Italia per identificare la salma del defunto. Il quale ha detto che il suo corpo doveva essere riportato in patria. Servono soldi, la famiglia Sylla non li ha. Sta ricevendo aiuto da LasciateCIEntrare, ma non dall’ambasciata della Guinea.
L’intervistato ha detto di non avere avuto idea dell’esistenza dei Cpr finora. E di avere scoperto solo dopo che altre persone si sono suicidate in questi centri.
L’intervistatore non si sofferma sulla sua storia personale. Su come ha fatto ad arrivare in Francia. Parla invece della migrazione di Ousmane. Il quale aveva deciso di partire perché “in Guinea i giovani non hanno lavoro, non hanno futuro”.
Dopo l’arrivo in Italia lui lo ha sentito per telefono una sola volta, quando era già stato arrestato in una stazione e chiedeva un avvocato. Poi solo un paio di contatti con la sorella, infine il suicidio.
Di sicuro non era pazzo, dice il fratello.
Dopo il suicidio, a Ponte Galeria c’è stata una rivolta, e alcuni politici hanno visitato la struttura, o hanno manifestato nelle vicinanze.
All’inizio di questo mese un gruppetto di radicali si è imbavagliato, reggendo dei cartelli con degli slogan, e hanno registrato un video in cui chiedono la chiusura del centro.
Dalle istituzioni non arriva risposta. Il governo avrebbe un piano di apertura di nuovi Cpr sul territorio italiano, e ha già fatto svolgere dei sopralluoghi nelle località idonee, ma la decisione è stata rimandata, probabilmente a dopo le elezioni europee.
La sinistra diffonde propaganda per cui nei Cpr non ci sono criminali, negando l’evidenza e negando quello che aveva garantito quando li ha istituiti. La destra a livello locale non vuole i Cpr sul proprio territorio, per istintiva diffidenza nei confronti di tutto ciò che riguarda gli immigrati, anche quando si tratta di centri che hanno lo scopo di rimpatriarli.

Malpensa, bloccato rimpatrio

Alcuni “anarchici del gruppo ‘No Cpr'” hanno bloccato un volo di rimpatrio in partenza da Malpensa in direzione Marocco, invadendo la pista. L’obiettivo era quello di impedire il rimpatrio di un cittadino marocchino, “un compagno prelevato dal Cpr di Gradisca d’Isonzo, sedato a forza con massicce dosi di psicofarmaci e portato incatenato a Malpensa”.
La notizia è riportata dall’Ansa, e il lancio è stato ripubblicato da Espansione Tv. Esiste un video girato dagli attivisti in cui viene spiegato il gesto, ma il sito mette accanto all’articolo una foto di repertorio di un aereo che atterra, non necessariamente a Milano.
Non si dice chi sia questo straniero. Pochi giorni fa ha fatto notizia l’assalto di un gruppo di persone ad una volante a Torino che stava per trasferire uno straniero verso un Cpr del nord Italia. Lo stesso? L’articolo non si pone il problema.
I manifestanti sono stati fermati e identificati, e probabilmente saranno accusati di interruzione di pubblico servizio oltre che di resistenza a pubblico ufficiale.
Il volo per il Marocco è partito con un’ora e venti di ritardo, ma il comandante ha chiesto di sbarcare lo straniero in questione, che non si sa dove è stato portato.
Non si sa dove sia il video girato dagli anarchici.
L’ultimo post caricato su Facebook dalla rete Mai Più Lager – No Ai Cpr annuncia che è stato scoperto il nome dei tre migranti morti nei Cpr nel 2022 che finora erano sconosciuti.
La stampa aveva riportato le notizie soltanto di due morti nel corso dell’anno, ma dalla relazione del Garante ne risultavano cinque.
Insieme con l’associazione Naga, gli attivisti hanno presentato richieste alle autorità, venendo a scoprire che i tre decessi sono avvenuti a Brindisi, Palazzo San Gervasio e Roma.
A Brindisi è morto un nigeriano di nome Nonos Egbonu, il 4 agosto 2022. La causa del decesso è arresto cardiocircolatorio improvviso. Aveva trentacinque anni.
Alla fine dello stesso mese si suicidò a Gradisca Arshad Jahangir, il cui nome è stato riportato sui giornali.
I giornali riportarono anche la notizia della morte di uno straniero al Cpr di Brindisi a dicembre, poco prima di Natale, intossicato dai fumi di un incendio. Il suo nome non è stato reso noto.
Erano il numero 42 e 43 di una lista compilata dagli attivisti coi nomi degli stranieri morti nei centri di espulsione, o subito dopo l’uscita, che comincia nell’estate del 1998 con un decesso nell’allora Cpt di Caltanissetta, per motivi non precisati.
A quanto pare la numerazione deve essere aggiornata.
Il secondo morto invisibile è Roton Mohamad, Bangladesh, morto il 22 agosto a Ponte Galeria. Arresto circolatorio. Età 34 anni.
Il terzo sarebbe Uhnmwangho Osaro, 44 anni, nigeriano, morto nell’ospedale di Melfi. Arresto cardio respiratorio, insufficienza renale acuta, insufficienza multiorgano, ribdomiliosi e positività ai cannabinoidi.
Veniva dal Cpr di Palazzo San Gervasio, a 42 minuti di auto dall’ospedale? Il resoconto è un po’ confuso. Secondo una versione sarebbe stato prelevato direttamente dalle campagne circostanti.
Nel 2023 non ci sarebbero stati morti nel Cpr, ma è anche vero che la relazione coi dati dell’anno scorso non è ancora uscita e il nuovo Garante dei detenuti non ha ancora detto come intende procedere.
Nell’anno in corso invece c’è già stato un morto, Ousmane Sylla, suicida a Ponte Galeria, di cui i mass media si sono occupati un bel po’, anche a seguito di una successiva rivolta e della visita al centro da parte di alcuni politici.
Il conto totale arriverebbe quindi a 47 decessi in 26 anni, in media uno o due all’anno. Ma anche per gli anni passati potrebbero esserci morti fantasma di cui non si è mai saputo niente.
Per tornare all’episodio di Malpensa, Repubblica scrive che gli attivisti denunciati sono solo quattro. Mette accanto all’articolo una foto dei ragazzi in pista, evidentemente estratta dal video. E dice nel sommario “Da capire se l’episodio è collegato con l’assalto a un’auto della polizia avvenuto a Torino”.
L’articolo è riservato agli abbonati.

Furto di cappello

Uno straniero che era stato rilasciato dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria dopo avere tentato il suicidio è finito in carcere per avere rubato un cappello.
La storia la racconta Repubblica, in un articolo destinato agli abbonati. La foto è quella di alcune recluse in un cortile stretto e vuoto tra le sbarre.
L’articolo dice che per ottenere il rilascio dello straniero si era mobilitata la senatrice Ilaria Cucchi, di Alleanza Verdi-Sinistra.
Lo straniero sarebbe potuto finire ai domiciliari, ma non ha un domicilio.
All’inizio del mese sempre Repubblica aveva dedicato un articolo a questo straniero, ventitreenne.
La foto era quella di alcuni stranieri tra le sbarre di notte, ma veniva riportato il suo nome e il nome del suo avvocato, Gennaro Santoro.
Altri siti web non si sono occupati della questione.
La Cucchi ancora non ha detto niente sui social. L’ultimo suo post in tema immigrazione risale a ieri mattina, quando ha commentato l’accordo con l’Egitto.
Che prevede l’invio verso lo Stato nordafricano di 7 miliardi di euro, che saranno usati per inasprire le politiche repressive del regime, che dopo i casi Regeni e Zaki non è ben visto.
L’Egitto applicherebbe detenzione arbitraria, abusi fisici, detenzioni di bambini, violenze sessuali, secondo quanto ha detto la Ong Human Rights Watch.
La presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni è stata in Egitto in questi giorni per incontrare Al Sisi, dopo che c’è già stata la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

Ponte Galeria, indagata dottoressa Cpr

Scrive Repubblica che la dottoressa del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria Roma è indagata per omicidio colposo e istigazione al suicidio.
L’episodio contestato è avvenuto a dicembre 2022, quando un cittadino straniero, Moustafa Fannane, marocchino, è stato rilasciato dal centro ed è morto in mezzo alla strada.
A quanto pare era imbottito di psicofarmaci.
Repubblica riferisce la notizia con foto di repertorio delle sbarre del centro.
L’articolo è riservato agli abbonati.
A quanto pare la notizia non è stata riportata sugli altri siti di informazione.
Finora si diceva che se uno straniero era incompatibile con la detenzione doveva essere rilasciato. Ma se neanche rilasciarlo va bene, cosa bisognerebbe fare?
Forse il problema è la questione degli psicofarmaci. Spesso nei Cpr vengono somministrati a stranieri che non hanno mai ricevuto una diagnosi di problemi psichiatrici prima di finire nella struttura, e anche dentro non sono mai stati visitati dal medico specialista, ma solo da quello generico.
Gli psicofarmaci vengono utilizzati per cercare di tenere tranquilli i trattenuti, con risultati non troppo soddisfacenti visto che le rivolte, gli atti di autolesionismo e i tentativi di suicidio si susseguono.
Inoltre si tratterebbe di farmaci che creano dipendenza. Il trattamento non andrebbe interrotto di colpo per non provocare gravi crisi. Che è appunto quello che succede dopo il rimpatrio o dopo il rilascio.
Secondo le testimonianze, gli stranieri entrano nel Cpr sani e ne escono irriconoscibili.
In altri Cpr italiani ci sono state inchieste sul comportamento di gestori e forze dell’ordine, anche relativamente al fatto che costringevano i trattenuti a prendere forti dosi di psicofarmaci senza il parere dello specialista.
Pochi giorni fa davanti a Ponte Galeria c’è stata la protesta di alcuni radicali, sempre nella scia delle iniziative nate dopo il recente suicidio di uno dei trattenuti.
Sul sito del Corriere della Sera si può vedere un video spot con le dichiarazioni dei manifestanti.
Intanto il ministro Piantedosi sta pensando a qualche ritocco al decreto che riguarda i migranti, in particolare laddove venivano chiesti 5mila euro di cauzione per i richiedenti asilo. Si valuta una gradazione dell’importo valutando caso per caso.

Ansa intervista avvocato Santoro

Il sito dell’Ansa ha pubblicato una videointervista all’avvocato Gennaro Santoro, che si è occupato del caso di uno straniero che ha tentato il suicidio nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Roma.
Visto che le autorità non hanno fornito all’avvocato i documenti relativi alle visite psichiatriche della persona in questione, lui ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La quale ha posto qualche domanda alle autorità italiane che hanno così deciso di liberare il trattenuto.
L’agenzia non approfondisce la situazione attuale: lo straniero ha ricevuto un permesso di soggiorno di qualche tipo? E’ seguito da qualcuno?
Sentendosi incompatibile con la reclusione lo straniero aveva anche chiesto di essere rimpatriato prima possibile. E’ stato indirizzato in un percorso di rimpatrio volontario?
Da quanto tempo era in Italia? Aveva commesso reati?
Non si sa nulla.
Altri stranieri nello stesso centro hanno tentato il suicidio e sono stati rilasciati. Le associazioni hanno segnalato sei tentativi di suicidio in una sola settimana, quasi uno al giorno.
In passato le forze dell’ordine hanno espresso il loro malcontento per la situazione che si è venuta a creare. Visto che chi tenta il suicidio viene rilasciato, gli atti di autolesionismo estremo vengono presentati ai migranti come l’ultima speranza che hanno di evitare il rimpatrio, per cui stanno diventando una pratica diffusa.
Negli anni scorsi c’è stata un’inchiesta su forze dell’ordine e gestori del Cpr di Torino dopo il suicidio di Moussa Balde. Per evitare problemi, il gestore aveva deciso di non utilizzare più il cosiddetto ospedaletto, ossia il reparto di isolamento in cui venivano rinchiusi gli stranieri inadatti a vivere con gli altri, dove era avvenuto il suicidio. Da allora si era deciso di rilasciare coloro che avevano tendenze suicide, o che fingevano di averle.
Nel Cpr di Ponte Galeria di recente c’è stato il suicidio di Ousmane Sylla che ha fatto un certo scalpore.
Pochi giorni fa i radicali hanno manifestato davanti al Cpr romano per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti all’interno.
All’iniziativa hanno partecipato apparentemente sette persone, tra cui Federica Oneda, Eva Vittoria Cammerino (segretaria associazione Radicali Roma e consigliera V Municipio) e Matteo Hallissey (segretario Radicali Italiani).

Roma, imbavagliati davanti al Cpr

Askanews ha pubblicato la foto di sette persone imbavagliate che due giorni fa hanno protestato davanti al Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, Roma.
Del gruppo faceva parte la segretaria di radicali Roma Evita Vittoria Cammerino e il segretario di Radicali Italiani Matteo Halissey.
Il bavaglio sulla bocca evoca un gesto compiuto da alcuni migranti nel 2014, quando in 13 si cucirono le labbra per denunciare le gravi violazioni di diritti umani e le condizioni degradanti in cui venivano trattenuti all’interno della struttura.
Anche se la denominazione dei centri di espulsione è cambiata da Cie a Cpr, comunque sono rimasti luoghi di degrado, disperazione e rabbia.
Askanews non lo dice, ma nel centro, che in origine poteva ospitare oltre 200 persone, poi ridotte a 100 per motivi di sicurezza, sono rimaste meno di 30 persone, tra cui quattro donne, visto che parecchie stanze sono inagibili a causa delle rivolte che ci sono state di recente.
Nei giorni scorsi il centro che si trova nelle campagne attorno a Roma è stato visitato dalla senatrice Ilaria Cucchi, dall’esponente di Italia Viva Ivan Scalfarotto e da quello del Pd Walter Verini.
Alcune foto dei tre delegati è stata pubblicata dall’agenzia Dire, insieme con i filmati di alcune brevi dichiarazioni di ciascuno di loro.
Verini ha detto che detenere persone che non hanno commesso reati “è una vera vergogna per un Paese democratico e civile” e ha parlato di “grave fallimento delle politiche di questo governo”.
L’aumento del periodo massimo di trattenimento “è una cosa indegna”, ha detto Verini.
Apparentemente le opposizioni non sarebbero contrarie alla chiusura dei Cpr, anche se hanno scelto di ignorare completamente la questione della criminalità. Checché se ne dica, alcuni stranieri hanno commesso reati gravi. Devono essere rimpatriati in maniera più umana o regolarizzati?
Verini ha parlato di “riprendere la battaglia per loro chiusura” dei Cpr. Da cui si deduce che l’hanno interrotta, chissà quando e chissà perché.
I Cpr sono stati istituiti da un governo appoggiato dal Pd. Dovevano essere l’alternativa più umana ai Cie voluti dalla destra. Nelle intenzioni, il periodo massimo di trattenimento doveva essere tre o quattro mesi, che questo governo ha riportato a 18, solo perché è il limite massimo consentito dalle leggi europee.
Da parte dei mass media c’è pochissima attenzione ai dati che riguardano le strutture. Quanti stranieri si trovano nel centro da più di tre mesi? Nessuno lo dice, nessuno lo chiede.

Stamattina sit in a Ponte Galeria

I Radicali Italiani hanno organizzato un sit in stamattina alle 11 davanti al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Roma.
Lo scrive Radio Roma, citando il segretario del partito Matteo Halissei e la segretaria di Radicali Roma Eva Vittoria Cammerino.
La foto è uno scatto di repertorio delle sbarre del centro.
Il mese scorso un ventiduenne guineano si è tolto la vita nella struttura. In seguito le proteste si sono susseguite e ci sono tentativi di suicidio pressoché quotidiani.
Nel centro sarebbero rimaste meno di trenta persone, tra cui quattro donne. La capienza originaria era superiore ai cento posti. I danni non sono stati quantificati né fotografati.
I giornalisti non sono ammessi nella struttura. Varie delegazioni politiche l’hanno visitata. Anche la senatrice Ilaria Cucchi è entrata, e pure un rappresentante del Partito Democratico.
L’articolo di Radio Roma cita la garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone, che ha chiesto di porre fine a pratiche “disumane” all’interno del centro, anche se non si spiega quali.
Il Fatto Quotidiano ha scritto alcuni giorni fa che il rappresentante del Pd che ha visitato il centro è Walter Verini. Con lui c’era anache Ivan Scalfarotto di Italia Viva.
Scalfarotto ha detto: “Qui dentro si ozia. Non ci sono laboratori di lavoro o di studio come in tutte le nostre carceri. Sono tutte persone che sono qui senza speranza, senza avere commesso reati specifici, con un’attesa che arriva fino a 18 mesi senza fare nulla”.
Il tempo di 18 mesi è il massimo fissato dall’attuale governo, per il semplice fatto che le normative europee non consentono un tempo superiore.
In realtà i migranti vengono rimpatriati nel giro di poche settimane o mesi, ma politici e giornalisti non si procurano statistiche accurate su quello che sta succedendo.
Sarebbe interessante sapere chi è lo straniero che si trova in quel centro da più tempo, e da quanto, ma questa informazione non viene neanche richiesta.
Idem per quanto riguarda l’assenza di reati. Alcuni dei reclusi nei Cpr italiani sono pluripregiudicati, altri vengono portati nei centri all’uscita dal carcere. Però per le attuali opposizioni la questione dei reati non esiste, sono tutti innocenti.
E si dimentica che i Cpr sono stati istituiti dal centrosinistra proprio con lo scopo di rimpatriare i criminali stranieri. Ma se uno straniero irregolare dimostra di essere pericoloso bisogna rimpatriarlo in qualche modo o bisogna regolarizzarlo? I politici non rispondono, per il semplice fatto che i giornalisti non pongono mai questa domanda.
E alle ultime elezioni l’elettorato ha votato a destra.

Ponte Galeria, nulla di nuovo

Il sito Ortica Web ha ripubblicato le informazioni che abbiamo già letto altrove riguardanti la visita al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria da parte del vescovo di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia Gianrico Ruzza, del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio Stefano Anastasìa e della garante di Roma Capitale Valentina Calderone.
La visita avviene ad un mese dal sucidio del ventiduenne guineano Ousmane Sylla a cui è seguita una rivolta e altri episodi di protesta fino agli ultimi giorni.
Si dice che nel giro di una settimana ci siano stati almeno sei tentativi di suicidio. In alcuni casi si può essere trattato di gesti dettati dalla disperazione per il fatto di non vedere un futuro davanti a sé, in altri potrebbe essere stata l’ultima speranza di essere dichiarati incompatibili col trattenimento e quindi di essere rilasciati.
Anche una delegazione di politici, tra cui la senatrice Ilaria Cucchi, ha visitato il centro, anche se per i mass media si tratta già di acqua passata.
Nella struttura si trovano solo 29 persone, di cui 4 donne. In origine la capienza del centro era di oltre 200 posti, poi abbassata a circa 100 per motivi di sicurezza.
Gran parte del centro è inagibile a causa dei danni subiti, che non sono stati fotografati dai giornalisti e non sono stati quantificati. Non è stata fatta neanche una stima di quanto verrà a costare il ripristino dei locali.
Il Governo intende aprire nuovi Cpr sul territorio italiano, ma non ha provato a convincere l’opinione pubblica di avere capito quali sono i motivi per cui i centri vengono devastati.
In passato c’erano almeno 13 centri di espulsione in Italia, poi scesi a 4 o 5 prima di risalire a 10. A febbraio dell’anno scorso il Cpr di Torino è stato chiuso dopo essere stato reso inagibile da varie rivolte. A febbraio di quest’anno è toccato a quello di Trapani essere chiuso del tutto o in gran parte a causa dei danni. Quello di Roma è in gran parte inagibile, e qualcosa di simile è forse successo a Milano e Gradisca, come minimo.
Nessuno ha un quadro completo e aggiornato di quanti posti siano disponibili a livello nazionale al momento. In teoria se ne potrebbe occupare il Garante nazionale per i diritti dei detenuti, il quale è entrato in carica da pochi mesi e non ha ancora fatto sapere come intende procedere.
L’ultima protesta al Cpr romano c’è stata pochi giorni fa, in concomitanza con un presidio tenuto da imprecisati attivisti all’esterno, con lancio di bombe carta che hanno incendiato il prato fuori dalla struttura e incendio di materassi all’interno.
Dopo la morte di Ousmane Sylla c’è stata una manifestazione a Roma, di cui esiste un filmato di tre minuti realizzato da Quotidiano Nazionale e caricato su Daily Motion, che Msn ha messo nella stessa pagina del lancio di Adnkronos sul’episodio dell’altro giorno.
Si vede qualche spezzone di qualche intervento, senza i nomi delle persone inquadrate. Si riconosce la portavoce di LasciateCIEntrare.
Secondo Ilaria Cucchi starebbe nascendo anche a Roma una rete di attivisti che si battono contro i centri per i rimpatri, chiamata Stop Cpr.
Per quanto riguarda la situazione al Cpr di Trapani, l’ultimo aggiornamento di LasciateCIEntrare risale all’inizio di febbraio, ormai un mese fa.

Visita al Cpr di Ponte Galeria

Il vescovo di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia ha visitato il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, vicino Roma. Con lui c’erano il garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio Stefano Anastasìa e la garante di Roma Capitale Valentina Calderone.
Nel centro sono rimaste solo 29 persone, di cui 25 uomini e 4 donne. Non ne vengono fatte entrare di nuove, dato che gran parte del centro è stato danneggiato dalle rivolte che ci sono state nell’ultimo mese.
In origine il Cpr aveva 210 posti, scesi poi a 125.
La notizia è stata pubblicata da Tuscia Times, con foto di repertorio del vescovo e alcune dichiarazioni dei delegati.
Il vescovo ha detto genericamente che bisogna tutelare la dignità della vita di ogni donna e ogni uomo, e ha espresso compassione per “persone loghorate da lunghi tempi di attesa per un futuro incerto, giovani e adulti privi di attività quotidiane che possano mantenere viva la loro umanità”.
Anastasìa si è soffermato su questo punto, chiedendo a Prefettura, Regione e Comune di organizzare “attività sportive, ricreative e culturali che diano quanto meno un senso alle giornate di queste persone all’interno del Cpr”.
Insomma, diamogli una palla, e che giochino.
Il tempo di permanenza massimo è stato aumentato a 18 mesi. Non si dice però quale è il tempo di permanenza medio, o chi sia lo straniero che sta all’interno del centro da più tempo, o quanti dei rimpatri sono avvenuti oltre il limite di tre o quattro mesi che era stato fissato in precedenza.
Insomma, mancano dei riferimenti per capire fino a che punto sia stato efficace il provvedimento preso dall’attuale governo.
Così come mancano dati sulla criminalità: quanti degli stranieri presenti hanno precedenti penali? Quanti sono stati fermati in Italia? Quanti arrivano direttamente dai luoghi di sbarco?
E le forze dell’ordine che dicono? C’è un problema organizzativo da risolvere, o bisogna semplicemente riparare i danni e aspettare che vada tutto a fuoco di nuovo?
Insomma, i garanti locali visitano il centro e poi non raccontano nulla che non si sapesse già anche stando fuori.
Per non parlare del Garante nazionale, che finora non ha praticamente detto quale è la sua opinione in proposito.
Nelle ultime ore il centro è stato visitato anche da Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi Sinistra, Walter Verini, Pd, e Ivan Scalfarotto, Italia Viva.
Nel centro ci sono stati sei tentati suicidi in questi giorni. Il mese scorso un ventiduenne guineano si è tolto la vita impiccandosi.
Dice Verini: “Non c’è più nemmeno una moschea. Le persone qui dentro non hanno momenti per socializzare o per ascoltare musica e hanno difficoltà a leggere i libri in italiano. In questo momento non hanno neanche un telefono per comunicare con i loro familiari”.
Manca l’acqua calda, non viene spiegato perché.
Fanpage ha riportato le dichiarazioni dei politici, mentre da parte delle autorità e del gestore non arriva nessuna dichiarazione ufficiale.