Una Playstation al Cpr

Talenti Lucani ha pubblicato un articolo sull’esito del monitoraggio effettuato in tutti i Centri di Permanenza per i Rimpatri italiani dal Tavolo Asilo e Immigrazione e da imprecisati rappresentanti politici.
Ne viene fuori il solito elenco di criticità generiche che già si conoscono.
Come al solito si ripete la cantilena che le persone che si trovano al loro interno sono “detenute senza avere commesso alcun reato e con l’unico scopo – per lo più irrealizzabile, di fatto e di diritto, e irrealizzato – di essere rimpatriate”.
In realtà molti di loro i reati li hanno commessi, ma questo non viene detto e non vengono raccolte statistiche in proposito. Come pure ci sarebbero dati in base ai quali nella metà dei casi l’operazione di rimpatrio va a buon fine, ma sono stati ignorati da chi ha redatto il dossier.
In particolare si dice che i Cpr attivi in Italia sono 8. Si dà per scontato quindi che sia stato chiuso il Cpr di Trapani Milo dopo le rivolte dei mesi scorsi, anche se non sono stati dedicati articoli dettagliati al fatto. Il nome di Trapani non viene citato neanche di sfuggita, nell’articolo.
Una delle teorie che circolano è che la situazione dei Cpr sarebbe migliore se al loro interno venissero organizzate delle attività. Quindi l’articolo dice che “a volte” sono previste partite di calcetto una volta a settimana. “In un centro è stato trovato un solo pallone”, non si sa quale. “Nessun televisore o solo un televisore per un numero consistente di persone. Un centro ha una play station, non è chiaro per quanto tempo può essere usata”.
Non è chiaro neanche quale centro.

Sovraffollamento nei Cpr?

Il Faro di Roma ha pubblicato un comunicato firmato Padre Alex Zanotelli in cui viene annunciato un incontro in piazza per il giorno 2 febbraio, nell’ambito di iniziative che si svolgono ogni mese in solidarietà con i migranti.
Nel testo viene criticato il cosiddetto Piano Mattei, che probabilmente porterà all’apertura di centri di detenzione per i migranti in Nord Africa, viene criticato l’accordo con l’Albania, che porterà all’apertura di due Cpr gestiti dagli italiani e inaccessibili anche alle organizzazioni internazionali, e si fa qualche accenno al piano di apertura dei Cpr, che non è stato accettato dalle amministrazioni regionali, neanche quelle di destra.
“E’ incredibile la situazione di degrado nei Cpr che ha portato a rivolte e sucidi. La stessa Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti, per il sovraffollamento dei Cpr e per la detenzione illegale dei minori”, si legge nel comunicato.
Il grosso dell’opinione pubblica non ha mai sentito parlare di queste sentenze. In particolare la questione del sovraffollamento desta qualche perplessità. A quanto ne sappiamo, quando non sono disponibili posti nei centri per i rimpatri, gli stranieri fermati in strada senza documenti vengono rilasciati con ordine di allontanarsi dall’Italia per conto proprio. Quindi, a differenza delle carceri, che di solito ospitano un numero di detenuti molto maggiore alla loro capienza, nei Cpr questo problema non dovrebbe esserci. Salvo quando alcune stanze diventano inagibili a causa delle rivolte, e i trattenuti sono costretti a dormire nelle poche stanze rimaste, nei corridoi, nei cortili, in attesa che venga deciso il loro trasferimento o il loro rimpatrio.
Che è appunto quanto avvenuto in questi giorni a Trapani.
A quanto ne sappiamo, nel centro c’erano almeno 140 migranti al momento della rivolta, pochi giorni fa, e ne sono rimasti 56, anche se i posti disponibili sarebbero di meno. Non si sa che fine abbiano fatto tutti gli altri. Probabilmente a breve il centro verrà chiuso in attesa che si trovino i soldi per ristrutturarlo.
Nei giorni scorsi una delegazione di cui faceva parte la deputata Pd Giovanna Iacono ha visitato il centro e ha descritto una situazione “indecente”, con molti ospiti con fragilità che restano rinchiusi in spazi insufficienti, ancora coi vestiti del giorno dell’incendio, senza avere avuto neanche la possibilità di farsi una doccia.
Il sito Trapani Oggi ha riportato la notizia, senza foto delle delegate ma con un’immagine di repertorio del centro visto da lontano che potrebbe essere vecchia di anni.
Non ci sono foto dei danneggiamenti e i danni non sono stati quantificati.
Per parte dei trattenuti presenti quel giorno si è proceduto a “operazioni di rimpatrio o trasferimento in altro centro”, dice il sito. Quanti rimpatri? Quanti trasferimenti? In quali centri? Chi erano i trattenuti? Pregiudicati o migranti appena sbarcati? Non si sa.
Il nuovo Garante nazionale dei detenuti Maurizio D’Ettore si è insediato nel suo ruolo il 26 gennaio scorso. Finora non ha detto assolutamente nulla su come intende monitorare i Cpr. Il suo predecessore Mauro Palma è sempre stato disponibile a spiegare cosa non funzionava nei centri per i rimpatri. Ciò non toglie che negli ultimi anni non si sia mai recato nelle strutture siciliane.
A quanto si dice, il Cpr di Trapani viene usato in parte con funzione di hotspot. Molti dei trattenuti sarebbero migranti appena sbarcati. Nessuno chiede statistiche precise in proposito.

Cosa sono i Cpr

L’anno si chiude con un articolo di Vita che dà un quadro completo dei Centri di Permanenza per i Rimpatri italiani: “come funzionano, chi li gestisce, quanto costano”.
Secondo il sito i Cpr italiani sono dieci. Nella lista viene incluso anche quello di Torino, nonostante venga specificato che il centro è chiuso da marzo 2023.
L’autrice dell’articolo prova ad attingere le informazioni dal sito del Viminale, ma trova che nella lista manca il Cpr di Milano, che è stato aperto nel 2020. Quindi evidentemente si tratta di una pagina vecchia di più di tre anni.
L’articolo attinge informazioni ad un rapporto della Corte dei Conti uscito a maggio 2022, ai dati forniti dalla Direzione centrale immigrazione del Dipartimento pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, e ai rapporti di Cild e ActionAid. Ma non cita mai il Garante dei detenuti, come se non esistesse.
Anche la politica viene lasciata fuori dall’articolo. Il ministro che ha istituito i Cpr contrapponendoli ai Cie, l’esponente Pd Marco Minniti, non viene mai citato.
Le foto raffigurano sempre migranti o manifestanti di spalle.
La questione dei reati viene affrontata solo per dire che il trattenimento è collegato con la situazione di irregolarità e non con i reati commessi. Mancano statistiche riguardanti i trattenuti che hanno commesso reati e qualunque proposta alternativa su come rimpatriarli in maniera più umana o al limite regolarizzarli.
Il fatto che il Cpr di Milano è stato commissariato pochi giorni fa non viene citato direttamente nell’articolo, in cui però c’è un link a Milano Today che ha riportato la notizia. Senza foto degli indagati: lo scatto raffigura una persona qualsiasi di spalle dietro una finestra, in controluce.

Collettiva dà spazio ad ActionAid

Il sito Collettiva, che nasce dal sindacato Cgil, ha dedicato un articolo al rapporto di ActionAid sui Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Solito schema che abbiamo già visto nei giorni scorsi: quello di ricalcare punto per punto quello cha ha scritto l’associazione, senza contraddittorio e senza approfondimenti.
L’associazione non ha nominato direttamente il Pd, che ha ideato i Cpr e aveva in programma di aprirne uno per regione proprio come vuole fare Piantedosi, e nemmeno l’articolo lo nomina.
Le foto sono quelle di repertorio, in cui compaiono migranti al momento dello sbarco, non scattate dentro i centri per i rimpatri.
Nell’articolo viene citato il coordinatore del progetto, Cristiano Maugeri di ActionAid. La tesi è che i Cpr siano un fallimento, e fanno parte di un sistema inumano e costoso che andrebbe ripensato.
Bisogna rinunciare completamente ai rimpatri? Anche nel caso di stranieri pericolosi? I giornalisti non lo chiedono, ActionAid non dice cosa ne pensa.
La posizione del Pd è relativamente vaga sull’argomento. Da un lato il partito attacca duramente il governo per le sue politiche migratorie, dall’altro evita di rendere esplicita qual’è l’alternativa. Non dice che bisogna regolarizzare criminali e terroristi, ma non dice neanche che bisogna rimpatriarli. Col risultato che ognuno pensa ciò che vuole: a destra credono che il Pd sia sulle stesse posizioni dei no border, mentre i no border pensano che il Pd sia sulle stesse posizioni della destra. Non a caso il partito ha perso le ultime elezioni, e la nuova segretaria Schlein non ha cambiato di molto la strategia.
A livello europeo ci si muove in direzione della chiusura delle frontiere. Dopo avere frenato sulle proposte avanzate dal Governo italiano, è arrivata la guerra tra Israele e Gaza, che minaccia di allargarsi al resto della regione e che ha comportato come prima conseguenza l’aumento del rischio di attentati antisemiti o antiamericani in Occidente. E allora le autorità europee si sono preoccupate. E hanno iniziato a valutare un modo per rimpatriare forzatamente coloro che costituiscono un rischio per la sicurezza.
E’ venuto fuori che l’attentatore di Bruxelles era entrato in Europa passando da Lampedusa, ma era rimasto presentando varie richieste di asilo, venendo rilasciato dal Cpr di Caltanissetta.
I rimpatri per motivi di sicurezza avvengono già, anche se non fanno quasi notizia. Un cittadino del Gambia sbarcato in Italia nel 2016 è stato rimpatriato perché si è scoperto che aveva frequentato un campo di addestramento dell’Isis in Libia. Lo scrive il Tempo, in poche righe in coda a un articolo che parla di politica.
La destra è preoccupata per le recenti sentenze che hanno determinato il rilascio di persone appena sbarcate che le nuove norme emanate dal governo avrebbero voluto tenere rinchiuse. Non erano sospettate di terrorismo, ma neanche il terrorista di Bruxelles lo era, quando è stato rilasciato.

Il Manifesto dedica un articolo allo studio di ActionAid

Il Manifesto ha riportato la notizia che è uscito uno studio di ActionAid che ha messo in evidenza che dai Centri di Permanenza per i Rimpatri vengono rimpatriati soprattutto tunisini. I dati sono abbastanza sbilanciati: i tunisini sono il 18% dei migranti sbarcati sulle coste meridionali ma rappresentano il 70% di coloro che vengono riportati al loro Paese.
Il Governo ha l’intenzione di aprire un Cpr in ogni regione italiana, per cui associazioni e mass media si stanno dando da fare per tentare di dimostrare che si tratta di strutture inutili.
L’articolo del Manifesto può essere letto soltanto dagli iscritti al sito. La notizia era stata già riportata altrove ieri. A chi non è iscritto viene mostrato solo il titolo, qualche riga, e la foto di un migrante di spalle all’interno di un Cpr.
Anche il Fatto Nisseno ha dato spazio al rapporto ActionAid, mettendo in evidenza il fatto che il sistema dei Cpr è costoso, inumano e fallimentare. La foto qui è quella del Cpr visto da lontano.
Negli ultimi tre anni sono stati spesi per mantenere aperti i centri rimpatri 53 milioni di euro, di cui 15 per la manutenzione.
Oltre la metà delle spese di manutenzione erano straordinarie, nel senso che servivano a ristrutturare i centri dopo i danneggiamenti subiti nel corso delle rivolte.
Il tempo dedicato all’ assistenza legale è stato stimato a 9 minuti per ospite a settimana. Lo stesso vale per l’assistenza sociale, mentre i minuti di assistenza linguistica sarebbero 28.
Non ci sono state reazioni significative a livello politico, dopo l’uscita di questo rapporto. Del resto gli schieramenti politici non vengono citati da ActionAid. Il Pd è contrario alla linea seguita da questo governo, ma in effetti quando è stato al potere ha istituito i Cpr e ne aveva previsto uno per ogni regione, né più e né meno di quello che si intende fare ora.
La differenza significativa tra destra e sinistra riguarda semmai i tempi di trattenimento. Il Pd prevedeva non più di tre o quattro mesi al massimo prima di rinunciare al rimpatrio forzato e rilasciare gli stranieri senza regolarizzarli, mentre la destra ha portato questo limite a 18 mesi. Un anno e mezzo di reclusione prima di rinunciare temporaneamente al rimpatrio.
In base ai dati dell’anno scorso, la decorrenza dei termini veniva raggiunta nel 13% dei casi, ossia 869 stranieri su 6.383 trattenuti sono stati rilasciati nel giro di 3 o 4 mesi, con ordine di allontanarsi per conto proprio, senza possibilità di regolarizzarsi.

Scrittore contro i Cpr: sono campi di concentramento

Lo scrittore Maurizio De Giovanni nel corso della trasmissione In Onda su La7 ha paragonato i Centri di Permanenza per i Rimpatri ai campi di concentramento nazisti. “Rispondono alle stesse identiche caratteristiche che avevano Dachau, Auschwitz e Bergen-Belsen”
“Porti rispetto per Auschwitz e cosa ha rappresentato”, ribatte uno degli ospiti in studio che non riesce a tacere davanti alla sproporzione del paragone.
L’imminenza della pubblicità non permette di fare un discorso completo. Nei campi citati c’erano camere a gas, forni crematori, reticolati elettrificati, esecuzioni, eccetera. De Giovanni intuisce le possibili obiezioni e delimita un po’ la sua accusa: “Che non uccideremo nessuno non c’è dubbio, che non procederemo a nessuno sterminio non c’è dubbio, ma che sia un concentrare un gruppo etnico contro la sua volontà in un luogo e rinchiuderlo non c’è altrettanto dubbio”, dice De Giovanni.
Al suo interlocutore viene in mente sul momento che nei Cpr non c’è solo un gruppo etnico ma ce ne sono vari, ma fortunatamente viene interrotto. Non è quello il punto: il punto semmai sarebbe che gli stranieri non vengono rinchiusi per via della loro etnia, ma della regolarità dei loro documenti. Un turista straniero in regola, un lavoratore straniero in regola, un italiano di origini straniere non finiscono rinchiusi.
Più tardi l’ospite che ha contrastato De Giovanni, che si chiama Francesco Giubilei ed è editore e presidente Fondazione Tatarella e Nazione Futura, ha pubblicato un tweet in propostito, solo per dire che il paragone tra Cpr e Auschwitz “è una stupidagine e una mancanza di rispetto verso gli ebrei morti nei campi di concentramento”. “Un scrittore dovrebbe fare attenzione alle parole”.
Il video è stato visualizzato 201 volte su Youtube dove è stato caricato da La7, mentre il tweet di Giubilei ha già totalizzato 12 mila visualizzazioni in tre giorni, e contiene una versione più breve dello stesso intervento.
Quello di De Giovanni è stato un intervento gridato e compresso in poco tempo, che ha potuto solo sfiorare alcune tematiche che magari sarebbero potute essere approfondite con più calma in un’intervista faccia a faccia. Tipo per quanto riguarda il fatto che nei Cpr non muore nessuno (qualcuno c’è morto) o per le responsabilità del centrosinistra nell’istituzione dei centri di detenzione per migranti (che lui ha rifiutato di prendere in considerazione). O sulla questione della criminalità (si può espellere chi viene in Italia per delinquere?).
La gran parte dei mass media non ha dedicato nessuno spazio a questo battibecco. De Giovanni viene citato negli articoli raccolti dal motore di ricerca Bing per polemiche che hanno a che fare col calcio, col Grande Fratello e con la città di Napoli.
In questi giorni si discute del piano del governo per aprire nuovi Cpr nelle regioni che ne sono sprovviste, che sono più della metà, oltre che dell’aumento dei tempi di permanenza massimi e altri provvedimenti riguardanti i migranti.
La lista dei nuovi Cpr sarà ufficializzata nel giro di un paio di mesi.
C’è un po’ di confusione: il Corriere della Sera ha scritto che nei Cpr finiranno “stranieri irregolari, in particolare con precedenti penali o procedimenti giudiziari in corso, insieme con persone considerate pericolose. Nei Cpr saranno accompagnati anche stranieri senza permesso di soggiorno e richiedenti asilo da Paesi considerati non sicuri in attesa che venga definita la loro posizione e venga valutata la domanda di asilo in Italia”.
Il riferimento ai Paesi “non sicuri” è probabilmente un lapsus. I Paesi “non sicuri” sono quelli in cui c’è la guerra e sarebbe disumano organizzare un rimpatrio. Semmai la priorità è rinchiudere gli stranieri provenienti dai Paesi “sicuri”, ossia quelli in cui non corrono il rischio di essere massacrati dopo il rimpatrio. Il problema è che tra i Paesi sicuri vengono elencati Nigeria, Tunisia e altri in cui tra regimi autoritari, crisi economica e terrorismo, tutta questa sicurezza viene messa in dubbio.
L’articolo dice anche che ci vorranno quattro settimane per valutare la domanda di asilo. Il tempo di permanenza massimo però è di 18 mesi, abbastanza spropositato.
Il Corriere dice inoltre che non è ancora chiaro se in Trentino Alto Adige si sceglierà di avere un Cpr al confine tra le due province oppure due, uno per provincia, con conseguente dispendio di risorse e di personale.
Viene dato per certo l’allestimento di un Cpr a Ventimiglia, due mesi prima dell’uscita della lista ufficiale.
Il quotidiano fornisce anche la lista dei paesi considerati sicuri: Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal e Serbia.

Arturo Salerni su La Notizia

Quando all’inizio di questo mese è uscito il rapporto della Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili sui gestori dei Centri di Permanenza per i Rimpatri uno dei siti che hanno dato spazio all’argomento è stato La Notizia, che ha illustrato l’articolo con una foto del presidente dell’associazione, Arturo Salerni, di cui vengono riportate alcune dichiarazioni nel testo.
Salerni dice che “bisogna guardare a forme alternative e non coercitive per affrontare la questione delle presenze irregolari sul territorio nazionale” e che “bisogna accompagnare le persone in percorsi di regolarizzazione e di emersione, cancellando l’obbrobrio della detenzione senza reato”.
Nell’articolo non viene ricordato che molti di coloro che si trovano nei Cpr hanno commesso reati, mentre viene accennato solo di sfuggita che questi centri sono stati voluti dal Partito Democratico come alternativa ai Cie a cui teneva tanto la destra. Quando Minniti era ministro dell’Interno il suo progetto era aprire un centro rimpatri in ogni regione. Ora che il partito è all’opposizione e Minniti è fuori dal Parlamento, ci si è improvvisamente accorti che i Cpr non sono altro che Cie sotto falso nome.
Nonostante tutto, il Pd resta sempre fuori campo nel dibattito sull’argomento. I suoi rappresentanti non intervengono per dire se bisogna o no rimpatriare gli stranieri che commettono reati e come. Se si aboliscono i Cpr, quale è la forma “alternativa e non coercitiva” per rimpatriare i criminali a cui allude il presidente di Cild?
In questi giorni il sindaco di Milano Beppe Sala ha alluso vagamente alla necessità di effettuare i rimpatri per garantire la sicurezza dei cittadini, ma non ha detto esplicitamente di supportare il Cpr, né ha ottenuto risposte e precisazioni a livello nazionale dagli esponenti del suo schieramento.
Il Giorno ha dato spazio alla notizia di tre neri che hanno rapinato un amico di un’influencer, portandogli via un orologio di valore.
L’influencer italo-iraniana, opinionista in una trasmissione di Mediaset, ha chiesto genericamente di “fare qualcosa”.
Globalist al contrario se la prende col Governo che stringe accordi con gli autocrati “purché facciano i gendarmi del mare della Morte”.
In realtà nell’articolo la questione immigrazione è in secondo piano, ci si concentra soprattutto sulle dinamiche politiche in nord Africa, specialmente in Libia. Dove, in base a quello che scrive Repubblica, ci sarebbe una guerra tra il clan di trafficanti dominante guidato dal generale Haftar e tre clan minori di trafficanti libici che si ostinano a non volergli cedere il monopolio degli affari. E tutto ciò ha portato al disastro davanti alla costa greca di Pilos.
Sempre Repubblica ha dedicato un articolo alla Grecia, dove il premier Mitsotakis frena i soccorsi in mare dei migranti, costringendoli a lunghe e rischiose traversate.
Il New York Times ha scritto che i migranti sarebbero stati presi dalle autorità elleniche nei centri di accoglienza e “ributtati in mare”.
Nell’ultima strage ci sarebbero stati 79 morti e centinaia di dispersi a sud del Peloponneso.

Fuoriluogo dà spazio alla Cild

Il sito web Fuoriluogo, che si occupa di droga e diritti, ha dato spazio al rapporto della Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili sui privati che gestiscono i Centri di Permanenza per i Rimpatri in Italia.
La foto è quella della conferenza stampa di presentazione che c’è stata presso i locali della Camera dei Deputati.
Ancora non si sa se era presente anche qualche onorevole, apparentemente nessuno di loro ha preso posizione pubblicamente sull’argomento.
L’associazione mette in risalto il fatto che alcune aziende traggono profitto dalla privazione della libertà personale dei migranti.
Si parla sempre di persone che non hanno commesso reati, ignorando il fatto che la maggioranza di quelli che si trovano nel Cpr i reati li hanno commessi. Nessuno fornisce dati precisi in proposito, e nessuno li chiede.
Nel comunicato riportato manca l’appello ai parlamentari a visitare le strutture, mancano proposte concrete, a parte quella di puntare su percorsi di regolarizzazione ed emersione “cancellando l’obbrobrio della detenzione senza reato”. Ma bisogna trovare sistemi più umani per rimpatriare chi i reati li ha commessi? Questo non si dice.
Un filmato con estratti della conferenza stampa e intervista ad un’esponente dell’associazione si può vedere sul sito del Fatto Quotidiano.
Fuoriluogo fornisce il link al pdf dettagliato che può essere scaricato dal sito ufficiale dell’associazione.
In queste ore le autorità italiane e quelle europee sono state in Tunisia per cercare un accordo finalizzato a bloccare le partenze dei migranti. Hanno espresso soddisfazione ed amicizia, e hanno continuato a insistere sull’esigenza per la Tunisia di accettare il prestito che il Fondo Monetario internazionale non vede l’ora di dare al Paese nordafricano.
Il presidente tunisino resta contrario all’apertura di centri migranti nel suo Paese in cambio di soldi.
I mass media preferiscono non ricordare che in Tunisia ci sono delle forti limitazioni alla democrazia negli ultimi anni. Lo ricorda Laura Boldrini su Twitter: “Nessuna istituzione italiana o europea può ignorare la violazione delle libertà democratiche e dei diritti umani che sta avvenendo in Tunisia a opera di un autocrate che incoraggia l’odio razziale. I valori fondanti dell’Unione Europea sono appunto democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani. Proprio quei principi che il presidente tunisino Saied sta calpestando”.
Segue la foto di un titolo generico riguardante l’incontro tra Saied, Meloni e Von Der Leyen, ma nessun link e nessuna spiegazione di cosa non funziona nel Paese nordafricano e cosa bisogna fare invece.
Come al solito gran parte dei commenti che raccoglie non è favorevole: c’è chi fa notare che l’Europa ha detto al presidente tunisino che deve rispettare i diritti umani e che gli accordi servono appunto per migliorare la situazione e non lasciare l’Africa nelle mani di Cina e Russia. C’è chi ironizza sul fatto che “avrebbero dovuto mettersi il velo”, ricordando una vecchissima foto in cui la Boldrini incontra dei rappresentanti musulmani indossando il velo. E c’è chi ricorda precedenti governi di destra che pure fecero accordi per facilitare rimpatri, che pure prevedevano aiuti finanziari.

Nuovo rapporto Cild: L’affare Cpr

La Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili ha presentato un nuovo rapporto sui centri di Permanenza per i Rimpatri.
E’ un pdf di 190 pagine, ben curato anche nella grafica, che si può scaricare gratuitamente dal sito ufficiale.
A differenza del precedente che descriveva i singoli Cpr, questo è suddiviso sulla base degli enti gestori.
I capitoli sono sei, dedicati a Ors, Ekene, Engel, Gepsa, Badia Grande e altri (Rti, Ati, Areté).
Ors gestiva il Cpr di Torino, prima che venisse chiuso all’inizio di marzo, e quello di Roma. Engel si occupa di quello di Milano. Edeco, diventata a gennaio 2021 Ekene, gestisce i centri di Gradisca e Macomer. A Palazzo San Gervasio c’è Officine Sociali. A Bari sembra esserci Badia Grande. A Brindisi un raggruppamento temporaneo di imprese tra Hera e Agh. A Caltanissetta Essequadro e Ad Majora. A Trapani infine Ati Vivere Con insieme a Hera.
La Cild è contraria alla detenzione amministrativa, a prescindere. Ma in questo caso mette in evidenza il fatto che la gestione dei centri rimpatri è affidata ai privati, anche a società che vogliono o possono ottenere dei profitti da situazioni come queste. Le gare sono al ribasso e questo incide sulla qualità dei servizi offerti.
Alcuni gestori sono piccole cooperative nate per operare nel settore dell’accoglienza. Ma altri sono colossi multinazionali che offrono servizi anche all’estero e nel settore carcerario.
Le gare d’appalto sono molto delicate: capita che l’offerta più conveniente non venga presa in considerazione a causa dell’eccessivo ribasso, di inchieste aperte sui dirigenti dell’azienda, o di altre questioni come l’inattività dell’impresa.
In questi giorni la stampa di destra ha messo in evidenza alcune revoche decise dal nuovo governo, ed è stata ventilata anche l’ipotesi per lo Stato di assumersi più direttamente il compito di gestire questi centri, in caso di necessità, approfittando dello stato di emergenza che è stato proclamato.
Cild ha annunciato il rapporto sul suo sito ufficiale, con foto dei rappresentanti dell’organizzazione nel corso della conferenza stampa presso la Camera dei Deputati.
Il Manifesto ha ripreso la notizia mettendoci la foto di anonimi manifestanti in una città imprecisata, scattata chissà quando.
Il quotidiano ricorda che il piano di aprire un Cpr in ogni regione è lo stesso che sosteneva a suo tempo il ministro dell’Interno Marco Minniti del Partito Democratico, che ha istituito i centri rimpatri mantenendo pressoché invariate le procedure di assegnazione degli appalti previste dai governi di destra per i Cie.
Il rapporto che manca invece è quello del Garante dei detenuti, che l’anno scorso ha diffuso i dati più accurati a disposizione, sul numero di ingressi, numero dei rimpatri, motivi di uscita dai centri, tempi di permanenza.
Dati che non vengono aggiornati costantemente e comunque non vengono riportati dalla stampa. Quelli a disposizione ormai descrivono una situazione che non è più quella reale, visto che nel 2021 c’erano ancora parecchie limitazioni dovute al covid che impedivano i rimpatri verso alcuni Paesi, ad esempio il Marocco.
Quanto dobbiamo aspettare per il nuovo rapporto? I mass media non lo dicono. Il Garante da parte sua è sempre disponibile a farsi intervistare, e di recente lo abbiamo visto e sentito nominare in televisione nelle varie trasmissioni tv, su Mediaset e La7 che stanno facendo pressioni sulla questione dei Cpr.
Il Pd non si è fatto un vero e proprio esame di coscienza, ma giacché si trova all’opposizione tende ad essere contrario ai Cpr, demonizzando la destra che invece vuole portare avanti il piano di Minniti.
Comunque non mette in chiaro se intende rimpatriare gli stranieri che hanno commesso reati o no. Anche perché per gli attivisti la detenzione amministrativa riguarda persone che non hanno commesso reati, anche se un recluso su cinque proverrebbe direttamente dal carcere e molti altri avrebbero precedenti penali. Mancano statistiche precise, quindi ognuno immagina la situazione che vuole.
In Europa si sta lavorando parecchio per trovare un’intesa sulla gestione dei flussi migratori. Gli ultimi aggiornamenti dicono che resta in vigore il regolamento di Dublino e quindi la responsabilità degli Stati di primo ingresso, tra cui l’Italia, per i primi due anni, ma si stanno introducendo ricollocamenti facoltativi, evitabili pagando.
Si discute anche della definizione dei Paesi terzi sicuri e di procedure accelerate per i migranti che hanno minori possibilità statistiche di ottenere lo status di rifugiato.
La presidente del Consiglio Meloni è stata in Tunisia e si è detta soddisfatta degli accordi raggiunti con le autorità locali.

Altreconomia: la versione di Piantedosi non sta in piedi

Altreconomia ha commentato negativamente le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Interno Piantedosi alla trasmissione di La7 Piazza Pulita.
Nel corso dell’intervista si era parlato anche dei dati raccolti dalla rivista che documentavano l’uso eccessivo di psicofarmaci nei Centri di Permanenza per i Rimpatri. Un uso spropositato rispetto a quello documentato in strutture che si occupano di stranieri all’esterno dei Cpr.
Piantedosi ha detto che non c’è nessuna sedazione di massa e che sono gli stessi migranti a chiedere psicofarmaci.
Altreconomia scrive che le norme in Italia prevedono che persone con patologie psichiatriche dovrebbero essere considerate incompatibili con la detenzione. Non solo: a molti di quelli a cui vengono somministrati psicofarmaci non era mai stato diagnosticato un problema psichiatrico prima che entrassero nei centri rimpatri. Quindi o si stanno somministrando psicofarmaci a persone che non ne hanno bisogno, oppure sono le condizioni di vita nei centri che influiscono in maniera negativa sulle condizioni psichiche delle persone.
Il fatto che siano i migranti stessi a chiedere quel tipo di farmaci non vuol dire niente: la responsabilità è sempre del medico che li somministra (se un migrante dovesse chiedere della morfina non gli verrebbe certo concessa, si spera). Che quasi sempre è un medico generico e non uno specialista. Inoltre nonsi tiene conto dei motivi per cui i migranti chiedono psicofarmaci: magari non ricevono attenzione per quanto riguarda altre loro esigenze anche mediche, oltre al fatto che si trovano rinchiusi in centri nei quali non è prevista nessuna attività di nessun tipo nel corso delle giornate (neanche l’uso del proprio cellulare), con l’incubo di un rimpatrio che può arrivare senza nessun preavviso.
Altreconomia commenta anche le dichiarazioni di Piantedosi in base alle quali la consuetudine sarebbe quella di portare al Cpr soltanto stranieri condannati o giudicati pericolosi.
“Secondo dati ottenuti da Altreconomia, e forniti proprio dal ministero dell’Interno, nel 2021 sono state 987 le persone che hanno fatto ingresso nei Cpr direttamente dal carcere: il 19% del totale di 5147 trattenuti. Una percentuale a cui vanno certamente aggiunti coloro che hanno precedenti penali e vengono rintracciati sul territorio successivamente alla loro scarcerazione, ma che comunque smentisce la versione governativa”, scrive la rivista.
Detto così, non si smentisce nulla, se il restante 81% fosse di pregiudicati, ossia persone già condannate in Italia per reati anche gravi, oppure di persone finite sotto indagine per terrorismo. Ma la realtà è che si finisce nei Cpr anche subito dopo lo sbarco, cosa che il sito non ha messo opportunamente in evidenza.
Sia perché mancano dati ufficiali, sia perché manca la consapevolezza che bisognerebbe approfondire il problema quindi la gran parte della stampa quei dati neanche li chiede.
L’articolo contiene anche il nome di Abdel Latif, insieme a quello di altri morti nei Cpr, ma non entra nel merito di quella storia. Che non tutti conoscono e ricordano.
Abdel Latif infatti non è morto nel Cpr, ma nel reparto psichiatrico di un ospedale romano, dove era stato portato a partire dal Cpr e dove è rimasto per alcuni giorni in stato di contenzione, ossia legato.
Nel centro rimpatri ci era finito subito dopo lo sbarco, e gli ultimi audio che aveva diffuso via web documentano il fatto che fosse disorientato per essere stato rinchuso senza avere fatto male a nessuno. Prima di finire nella struttura nessuno gli aveva diagnosticato patologie psichiatriche che ne giustificassero la contenzione. Una delle ipotesi che sono circolate è che lo straniero sia stato legato perché aveva protestato contro la sua detenzione.
Ilaria Cucchi si era interessata alla sua storia, e ha promesso di seguire gli ulteriori sviluppi, anche se la sua presa di posizione non ha ottenuto grossa visibilità.
Due mesi fa Tag24 ha scritto che 4 sanitari sono indagati, nell’ipotesi che la morte possa essere stata causata da un mix di sedativi somministrati allo scopo di calmarlo.
La Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana è rimasta colpita da questa storia visto che anche suo fratello è morto in ospedale dopo l’arresto. Ha chiesto chiarezza e ha chiesto di chiudere i Cpr.
Ha presentato un’interrogazione in proposito.
Altreconomia ha criticato il ministro dell’Interno per avere risposto in tv alle domande sui Cpr quando ci sono quattro interrogazioni parlamentari che sono state ignorate finora.