La nave dei cartoons

Prigionieri dei Looney Tunes. Solo con parecchia fantasia uno scrittore avrebbe potuto immaginare una situazione così assurda. Invece ci ha pensato il governo a realizzarla. Dopo l’incendio del Centro di Identificazione ed Espulsione di Lampedusa, i tunisini che vi erano reclusi sono stati portati a bordo di navi, dalle quali non possono allontanarsi in attesa di essere rimpatriati. Sono prigionieri, in una situazione che le associazioni antirazziste definiscono illegale. Finché le navi sono rimaste ormeggiate nel posto di Palermo sono state visibili a giornalisti e passanti. Che le hanno fotografate. Una di loro ha una caratteristica abbastanza vistosa. Sulla fiancata sono raffigurati i personaggi della Warner Bros: Bugs Bunny, Daffy Duck, Gatto Silvestro e Taz, il diavoletto della Tasmania. Una nave coloratissima, ispirata ai cartoni animati per bambini. Trasformata in una prigione.
Dovrebbe trattarsi della Moby Fantasy. Il traghetto è arrivato ieri nel porto di Cagliari, con a bordo 221 tunisini, che saranno trasferiti al Centro di Prima Accoglienza di Elmas. Che non è nato come centro di espulsione, ma verrà utilizzato in questo modo. Tutti i tunisini dovrebbero essere rimpatriati in breve tempo.
Alcuni parlamentari del Pd hanno ispezionato le navi a Palermo per assicurarsi delle condizioni dei reclusi. Hanno poi dichiarato che le condizioni sono buone, c’è assistenza, le cabine sono fornite di lenzuola e poltrone reclinabili. Alcuni tunisini avrebbero avuto malori non meglio precisati, e sarebbero stati assistiti a bordo da personale sanitario.
Sindacati ed associazioni antirazziste fanno notare che secondo la legge italiana la detenzione dovrebbe essere confermata entro quarantotto ore dall’autorità giudiziaria, e bisognerebbe garantire ad ognuno dei migranti il diritto di avere assistenza legale.
Ieri a Repubblica risultavano ancora 100 persone a bordo della nave Audacia, 200 a bordo della Moby Vincent. Il governo sta organizzando dei voli per rimpatriare i tunisini a gruppi di cinquanta.
Repubblica preferisce mettere la foto dei tunisini che salgono a bordo della nave Audacia, col nome del traghetto e la bandiera europea bene in vista.
Il Corriere invece ha pubblicato un intero servizio, dove si vede anche la nave dei Cartoons dietro le recinzioni, sorvegliata dalle forze dell’ordine, e i migranti che vengono fatti scendere dal pullman e controllati da agenti dotati di mascherina contro i microbi.
Su Youtube c’è qualche inquadratura della nave vista da lontano (1 e 2).
La stampa non è mai salita a bordo dell’imbarcazione, sempre per via della circolare emanata ad aprile scorso dal Ministero dell’interno.

Dimenticare Elmas

Quando c’è stata la rivolta, con un tentativo di evasione attraverso le piste dell’aeroporto di Cagliari, la notizia è finita con grande scalpore su giornali e telegiornali nazionali. Passata l’emergenza, è finito tutto nel dimenticatoio.
L’agenzia radiofonica Amisnet aveva scritto che il processo contro undici algerini evasi dal centro di prima accoglienza di Elmas era stato fissato per il due novembre, dopo che la prima udienza, il 16 ottobre, si era svolta in assenza degli imputati.
Gli avvocati che hanno accettato di difenderli hanno dichiarato di non sapere dove si trovano i loro assistiti. Sembra che il centro di prima accoglienza sia stato chiuso a seguito dei danni, e gli ospiti siano stati trasferiti altrove.
Il centro si trova nella zona militare dell’aeroporto, quindi gran parte di quello che si svolge al suo interno è coperto da segreto.
Qualcuno ha detto che la permanenza dei clandestini all’interno della struttura si era protratta ben oltre i cinque giorni previsti dalla legge.
Il 2 novembre è passato, ma nessun giornalista ha scritto se l’udienza si sia svolta o no. Di solito la stampa si interessa soltanto delle rivolte, e abbandona poi la storia al suo destino. Capita anche che i processi contro gli arrestati si concludano con un nulla di fatto. Per far comparire gli imputati davanti al giudice, bisognerebbe accompagnarli dal luogo dove si trovano, probabilmente un Cie in Italia, fino in Sardegna, con una scorta di agenti. Ma le forze dell’ordine hanno poco personale, quindi non sempre riescono ad organizzare la trasferta, o a trovare risorse per pagare viaggio e pernottamento.
Inoltre può capitare che quando il giudice inizia ad esaminare le carte, si rende conto che gli imputati sono già stati rimpatriati nel loro paese d’origine.
Queste cose però i giornalisti non le raccontano.

Gli undici arrestati di Elmas

Dopo la rivolta nel centro di primo soccorso ad Elmas 11 persone sono state arrestate. La rivolta era finita sulle prime pagine dei giornali perché i clandestini nel tentativo di fuga avevano invaso le piste dell’aeroporto adiacente, a pochi chilometri da Cagliari, che era stato chiuso per alcune ore. L’intervento delle forze dell’ordine aveva permesso di catturare tutti gli evasi.
Il 16 ottobre si è svolta l’udienza del processo contro gli 11 che sono stati arrestati, che vengono difesi da alcuni avvocati. Al processo però non c’era traccia degli imputati, pertanto l’udienza è stata rimandata al 2 novembre.
Gli avvocati non hanno idea di dove siano stati trasferiti i loro assistiti. Né la prefettura, né il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, né il ministero dell’interno hanno rilasciato informazioni in merito.
Gli undici dovrebbero essere tutti di origine algerina. L’Italia ha stipulato degli accordi con l’Algeria che facilitano i rimpatri.
Secondo la legge nel centro di Elmas la permanenza massima degli ospiti dovrebbe essere di cinque giorni. Gli avvocati degli 11 però affermano che i loro assistiti si trovavano lì dentro da almeno 40 giorni.
Della vicenda si sta occupando anche l’associazione 5 novembre “Per i diritti civili”.
L’Unione Sarda ha scritto che forse il centro sta per essere completamente svuotato.
Le informazioni arrivano con grande difficoltà, perché il centro si trova in zona militare, e le norme sono molto più restrittive rispetto a quelle delle normali carceri.

Elmas in prima pagina

Stavolta la rivolta è finita in prima pagina. I disordini sono scoppiati di nuovo ad Elmas, vicino Cagliari in Sardegna. Un centinaio di clandestini ha preso il controllo del Centro di Prima Accoglienza. In dieci sono fuggiti attraverso il vicino aeroporto. Per riportare l’ordine è stato necessario che la polizia, armata di lacrimogeni, facesse irruzione nel Centro. Nel frattempo, l’aeroporto di Elmas veniva chiuso, per permettere la cattura degli immigrati che stavano attraversando le piste.
E’ stato proprio il blocco dell’aeroporto a creare scalpore per i mass media, che in passato hanno ignorato rivolte simili. Molti voli sono stati annullati, e c’è stata anche un’aggressione contro alcuni manifestanti dell’associazione No Border Sardegna, che esponevano uno striscione con scritto “Libertà ai migranti, liberi tutti”. Anche lì, è stato necessario l’intervento della polizia, che ha portato via gli aggrediti (non gli aggressori).
Si tratta della terza rivolta nel giro di pochi giorni, ad Elmas. Ma la situazione è tesa nei centri per immigrati di tutta Italia. Le rivolte sono frequenti, accompagnate da tentativi di fuga. Sia gli immigrati che le forze dell’ordine subiscono danni fisici. Il Giornale ricorda solo tre delle rivolte avvenute quest’anno: a Roma, in primavera, a Torino e a Gradisca in estate.
Il Siulp, sindacato di Polizia, ha chiesto la chiusura del Centro di Elmas, inadeguato per motivi di sicurezza e per la cronica mancanza del personale di sorveglianza.
E’ da valutare inoltre l’entità dei danni subiti dal centro nel corso della rivolta.
L’aeroporto è rimasto chiuso per circa tre ore (ma era stato preventivato di tenerlo chiuso anche per il resto della giornata). Il Cpa si trova adiacente alle piste.
Qualche tempo fa il vicesindaco di Milano De Corato aveva chiesto a Maroni di aprire un nuovo Cie in Lombardia in prossimità dell’aeroporto di Malpensa. Chissà se è rimasto della stessa idea.

Fuoco ad Elmas

La notizia è di qualche giorno fa. C’è stata una rivolta nel Centro di Accoglienza di Elmas, a nord di Cagliari.
Dicono che tutto sia cominciato con una rissa tra due gruppi di extracomunitari, che ha provocato l’intervento del personale che si occupa della sorveglianza.
Qualche ora dopo, gli ospiti del centro hanno dato fuoco ai materassi. A quel punto devono intervenire polizia e carabinieri. Un poliziotto e un carabiniere sono rimasti intossicati dal fumo, e sono finiti all’ospedale Santissima Trinità.
Una parte degli ospiti del centro doveva essere trasferita al Cie di Gorizia proprio quella mattina. Sembra che i disordini abbiano ritardato la partenza di alcune ore.
Il 27 settembre c’era stato un tentativo di evasione da parte di tre algerini. Scoperti dalla vigilanza, hanno avuto bisogno di sette giorni di cure.
A fine agosto un altro tentativo di fuga. L’unico evaso era stato bloccato pochi minuti dopo.
A giugno c’era stata l’evasione di un algerino. Anche in questo caso l’uomo è stato catturato, ore dopo che era scattata la misura d’emergenza di chiudere per precauzione l’aeroporto di Elmas.
Ad Elmas attualmente ci sono circa cento immigrati.
Nei tentativi di evasione precedenti, i fuggitivi si erano calati dalle finestre usando le funi degli avvolgibili delle serrande. Questo perché, a quanto pare, per ridurre il rischio di fughe le lenzuola sarebbero… di carta.
I sindacati di polizia si erano lamentati del fatto che c’è troppo poco personale a guardia dal centro, e che per giunta i poliziotti vengono sottratti ad altri incarichi. “Se il centro continuerà a funzionare, il ministero dovrà inviare rinforzi”, aveva detto il Siap.