Ancona, due accompagnamenti al Cpr

Un trentunnne marocchino e un ventottenne tunisino sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri dopo essere stati fermati dalla polizia nel corso di controllo ad Ancona.
Entrambi hanno precedenti penali per furto, rapina e stupefacenti, il primo anche per interruzione di pubblico servizio (non si sa quale) e resistenza a pubblico ufficiale.
La notizia è riportata dal sito Marche Notizie, con foto di repertorio della Questura, estratta da Street View.
In questi giorni i Cpr sono finiti nelle cronache per via del suicidio di uno straniero a Ponte Galeria, Roma, e delle rivolte avvenute a Roma, Trapani, Gradisca e Milano. Il Cpr milanese è commissariato dopo che il gestore è finito sotto processo per irregolarità relative alla mancata erogazione dei servizi. Anche a Palazzo San Gervasio, Potenza c’è un’indagine che riguarda gestore e forze dell’ordine per il trattamento riservato ai migranti, che violava i loro diritti.
I siti di informazione si ricordano sporadicamente che esistono queste strutture, e tirano fuori notizie inesatte e non aggiornate nel tentativo di dare un quadro della situazione.
Il Messaggero ha pubblicatola lista dei Cpr in funzione aggiornata al 2020, quattro anni fa. L’apertura del Cpr di Milano, avvenuta in autunno di quell’anno, è presentata come se fosse una novità. La chiusura del Cpr di Torino non risulta, così come non risulta il fatto che il Cpr trapanese sarebbe da poco diventato totalmente inagibile.
Anche se le cronache riportano dell’accompagnamento al Cpr di pregiudicati, gli attivisti continuano a dire che i centri devono essere chiusi perché ospitano solo persone che non hanno commesso reati. In realtà alcuni hanno e altri non hanno commesso reati, ma nessuno ha mai diffuso statistiche precise in proposito, e in effetti nessuno le chiede: a una parte politica fa comodo pensare che siano tutti colpevoli, all’altra che siano tutti innocenti.
L’indagine a Palazzo San Gervasio si basa anche su un filmato in cui si vedono le forze dell’ordine costringere un migrante ad assumere psicofarmaci per essere liberato da fascette che lo stringono ai polsi e ai piedi.
Per l’Unità i Cpr sono “carceri illegali in mano ai privati”.
Il quotidiano fa riferimento ai dati diffusi da Mauro Palma, garante dei detenuti fino all’anno scorso. Il nuovo garante non si è ancora espresso sull’argomento. Ha visitato un centro rimpatri, a quanto ne sappiamo, ma soltanto per dichiarare che sta avviando le interlocuzioni col prefetto per capire quali sono le proprie competenze.
Il nuovo garante si chiama D’Ettore. Avrebbe visitato il Cpr di Ponte Galeria a Roma. La cosa è passata sotto silenzio per gran parte dei siti di informazione.
Una decina di giorni fa una delegazione del garante guidata dal professor Mario Serio ha effettuato una visita al Cpr di Trapani, in cui dopo le devastazioni erano rimaste soltanto 8 persone. La notizia era contenuta in un breve comunicato pubblicato sul sito ufficiale, in cui non si diceva niente che non si potesse sapere anche restando al difuori della struttura.
Nel centro c’era anche un cittadino straniero che la Corte europea dei diritti umani ha chiesto di trasferire in una struttura più adatta.
Il comunicato non specificava la nazionalità, e non spiegava perché dovesse essere trasferito. .

Albenga, difendere la città dal Cpr

Stamattina ad Albenga ci sarà una manifestazione di fronte alla caserma Piave per chiedere che non venga convertita in un Centro di Permanenza per i Rimpatri. Sia il Pd che Fratelli d’Italia sono contrari, ma hanno trovato il modo di spaccarsi anche su questo, con la destra che scarica sulla sinistra la responsabilità di una struttura che potrebbe essere inaugurata da un governo di destra, e ha organizzato dei gazebo per conto suo, senza aderire alla manifestazione.
Ivg ha pubblicato un articolo con le dichiarazioni del presidente del Consiglo Comunale Diego Distilo, che si appella all’unità, comunque senza entrare nel merito del perché non vuole il Cpr e dove dovrebbe essere aperto invece.
La località non è ancora stata decisa. Sono principalmente due le candidature involontarie in Liguria: Albenga e Diano Castello, anche se qualcuno ha nominato anche Vallecrosia, provincia di Imperia.
Tutte le amministrazioni locali sono contrarie. Il mese scorso c’è stata qualche polemica per una dichiarazione di un consigliere comunale di maggioranza a Ventimiglia, Roberto parodi, che ha detto che è normale che sia così: “Come se a te ti mettessero un bidone della spazzatura sotto la finestra per metterci l’immondizia di quelli di Vallecrosia. Questi non hanno problemi di immigrati, contrariamente a noi, e gli porteranno i nostri”.
Un ex politico di centrosinistra, Mauro Caudano, ha detto “Sono esseri umani, per prima cosa”. Ma la sinistra è contraria al Cpr, dopo averli istituiti, e a parte le aspre polemiche sull’accoglienza e sull’uso delle parole non dice che cosa vorrebbe fare. Vuole rinunciare a rimpatriare i criminali stranieri? Se vincesse le elezioni chiuderebbe i Cpr? O cambierebbe di nuovo fronte come è già successo?
Al di là dei paragoni giudicati offensivi, è vero che i migranti si concentrano più a Ventimiglia che a Diano Castello. E il motivo è semplice: Ventimiglia si trova nei pressi del confine con la Francia, quindi viene raggiunta da tutti coloro che non vorrebbero restare in Italia ma a cui le autorità italiane e francesi impediscono di proseguire la loro migrazione.
Inanto sul fronte della cronaca continuano a circolare notizie di accompagnamenti al Cpr di stranieri pregiudicati o pericolosi. Un tunisino è stato rimpatriato da Fiumicino subito dopo essere stato scarcerato a Lecce. Aveva scontato una pena imprecisata per danneggiamento, resistenza, detenzione abusiva di armi, lesioni, ricettazione.
Un montenegrino, sempre l’altro ieri, è stato portato al Cpr di Bari. I suoi precedenti riguardano gli stupefacenti, la detenzione abusiva di armi, reati contro la persona.
La notizia è stata riportata da Lecce News 24, senza i dettagli di queste storie e con la foto standard del montante di un’auto della polizia qualsiasi.

Parma, due accompagnamenti al Cpr

Due stranieri fermati nel corso di controlli mirati a Parma sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Uno è un cinquantenne senegalese con numerosi precedenti penali, tra cui violenza sessuale, che è stato accompagnato al Cpr di Bari.
L’altro è un trentatreenne marocchino pregiudicato per non si sa quali reati, che è stato accompagnato al Cpr di Palazzo San Gervasio.
La notizia è riportata da Parma Daily, con foto di repertorio della fiancata di un’auto della polizia e vari dettagli sugli altri stranieri fermati nel corso dei controlli (uno dei quali, tunisino, accompagnato alla frontiera a Genova) e sugli esercizi commerciali controllati.
All’inizio del mese al Cpr barese è stato accompagnato un albanese quarantenne fermato a Vicenza. Non si sa che fine ha fatto: le autorità hanno almeno tre mesi per organizzare il rimpatrio, prima di essere costretti al rilascio.
A suo carico aveva una condanna per atti persecutori nei confronti della fidanzata. Inoltre era stato segnalato per rapine con lesioni e per avere provocato un incidente con feriti essendo alla guida sotto l’effetto di alcol e stupefacenti.
La Milano aveva pubblicato la notizia, con foto di un cittadino forse africano che viene imbarcato su un aereo.
In Basilicata pochi giorni fa l’associazione Libera aveva diffuso un comunicato contro il fatto che la gestione dei Cpr è affidata ai privati.
L’associazione non è mai potuta accedere al centro e si basa su quanto documentato da alcune trasmissioni tv, che non cita, e su un comunicato dell’attivista Maurizio Tritto, che parlava di proteste con incendio di materassi che non sono state mai documentate o confermate.
A raccogliere tutte le informazioni disponibili sui privati che gestiscono i Cpr italiani è stata la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, che ne ha realizzato un pdf scaricabile dal sito ufficiale.
Il Partito Democratico resta abbastanza defilato sulla questione Cpr. Tendenzialmente è contrario all’apertura di nuovi Cpr, ma senza avere fatto un esame di coscienza vero e proprio. E’ lo stesso programma che il partito sosteneva quando appoggiava il governo in cui Marco Minniti era ministro dell’Interno.
L’attuale governo sta cercando di ottenere rimpatri accelerrati. La giudice Silvia Albano ha detto a Repubblica che si tratta di una procedura che comprime diritti inalienabili dei migranti.
Inoltre mancano soldi, mezzi e personale per il numero di rimpatri che il governo si prefigge di eseguire.
All’inizio del mese Fanpage ha notato che con tutta la retorica e anche l’aumento dei rimpatri rispetto all’anno scorso, non è riuscito a scoraggiare gli sbarchi, che pure sono più che raddoppiati, passando da 27mila a 65 mila.

Monza, spacciatore accompagnato a Bari

Un quarantunenne tunisino appena scarcerato dal carcere di Monza è stato accompagnato dalla polizia al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari.
L’uomo è in Italia dal 2015, inizialmente con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Nel corso degli anni è stato arrestato in varie occasioni, quando è stato trovato in possesso di una bici rubata, oppure di stupefacenti di vario genere, tra cui eroina.
L’arresto è avvenuto l’anno scorso in Francia, con estradizione verso l’Italia.
La notizia è stata riportata dal sito Mi Lorenteggio, con foto di una volante di polizia accanto ad un aereo diretto in Albania, evidentemente di repertorio.
Una decina di giorni fa un albanese è stato accompagnato a Bari a partire da Vicenza.
L’uomo era stato condannato per atti persecutori nei confronti della fidanzata, era rimasto coinvolto in un incidente mentre era sotto effetto di alcol e stupefacenti, era stato accusato di avere commesso 2 rapine con lesioni.
Negli stessi giorni un serbo appena scarcerato era stato accompagnato al Cpr di Gradisca.
Lo straniero era stato condannato per furti, violazione di domicilio, spaccio di stupefacenti.
A novembre scorso aveva forzato la porta d’ingresso di una tabaccheria vicentina.
Più volte era rimasto coinvolto in liti con altri stranieri.
Dall’inizio dell’anno la Questura di Vicenza ha gestito 37 trasferimenti ai Cpr e due rimpatri, mentre gli ordini di allontanarsi dal territorio nazionale sono stati 94.

Monza, coltellate, accompagnati al Cpr

Un ventenne egiziano ha preso a coltellate un venticinquenne marocchino nei pressi della stazione di Monza. A quanto pare si è trattato di una violenta lite, e anche l’aggressore ha ricevuto delle ferite non meglio precisate. La polizia è ha individuato entrambi e li ha accompagnati ai Cpr di Potenza e di Bari, visto che evidentemente nel centro rimpatri lombardo non c’era posto. La notizia è stata riportata da Monza Today, con foto di una macchina della polizia con degli agenti sullo sfondo durante un controllo.
L’aggressore ha precedenti per stupefacenti, non si sa di che tipo e in che quantità e dove e quando.
Il sito conclude soddisfatto dicendo che i due resteranno rinchiusi al Cpr “per il tempo strettamente necessario al loro definitivo rimpatrio”. Non dice che circa nella metà dei casi gli stranieri che finiscono nei centri per i rimpatri vengono rilasciati per un motivo o per l’altro, e comunque le autorità non emettono comunicati che facciano capire di volta in volta quale è stato l’esito.
Comunque mancano i nomi, quindi è impossibile per l’opinione pubblica seguire la notizia dall’inizio alla fine.
Il Governo di destra vorrebbe cercare di bloccare il flusso di migranti in ingresso. Ha già proclamato lo stato d’emergenza e intende aprire nuovi centri di espulsione e forse anche nuovi maxi-hotspot per accogliere i migranti in arrivo. Che al momento vengono portati, appena sbarcati, in strutture sottodimensionate prima di essere smistati sul territorio.
Nel frattempo a Palazzo San Gervasio, provincia di Potenza, dove esiste il Cpr, è stato aggiudicato il bando per la gestione di un centro di accoglienza per i migranti braccianti stagionali.
Lo scrive Basilicata 24, che ha riportato alcune dichiarazioni di un rappresentante locale della Cgil.
Il sindacato si batte contro il caporalato.
La foto pubblicata dal sito mostra il centro, ancora chiuso e deserto.

Sanremo, tre accompagnamenti al Cpr

Tre stranieri fermati dalla polizia di Sanremo sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Due sono albanesi. Teleradio News non riporta notizia di precedenti penali che li riguardano, limitandosi a dire che “erano oggetto di segnalazione Schengen per il rifiuto ed il soggiorno nel territorio degli Stati Membri”, senza spiegare cosa significa. Sono stati accompagnati al Cpr di Bari Palese.
Il terzo invece è un cittadino tunisino appena scarcerato dalla locale casa di reclusione. Il sito non dice quale reato aveva commesso e quando. E’ stato portato al Cpr di Milano.
Altri siti locali hanno riportato lo stesso comunicato, con generiche foto di repertorio.
A livello politico non ci sono novità di rilievo. Di recente varie trasmissioni giornalistiche si sono particolarmente accanite sulla questione dei Cpr, tra cui Piazza Pulita e Striscia la Notizia. E’ uscito un rapporto della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili sull’attività degli enti gestori, un’inchiesta di Altreconomia sull’uso di psicofarmaci. E il rapporto annuale del Garante dei detenuti con parecchi dati interessanti.
Il Pd apparentemente è ostile ai Cpr, ma senza farsi un’esame di coscienza, tenuto conto che è lo stesso partito che li ha istituiti. Lo schieramento non vuole abolire le frontiere, ma è favorevole ad accogliere chi cerca di superarle illegalmente. Infine non specifica se vuole trovare un sistema migliore per rimpatriare gli stranieri che hanno commesso reati, o se vuole regolarizzarli o lasciarli nell’irregolarità.
Per ora il potere è nelle mani della destra, che conta di estendere la rete dei Cpr sul territorio nazionale, come già volevano fare il democratico Minniti e il leghista Maroni prima di lui.
Inoltre si parla di allestire nuove strutture per ospitare i migranti appena sbarcati. Repubblica fa allarmismo, parlando di “maxi-centri” costruiti sul “modello Lesbo”, la cui idea “fa già insorgere il sud”. Da questi centri potrebbero partire rimpatri, anche di bambini, verso i paesi di origine o anche verso Paesi terzi considerati sicuri. Al momento l’Italia considera Paesi sicuri anche la Tunisia e la Nigeria.
In assenza di strutture del genere, continua a capitare che centri come quello di Lampedusa siano iper-affollati in caso di sbarchi massicci, con i migranti costretti a dormire su materassi stesi a terra nei corridoi e nei cortili, visto che per alcune ore o giorni il numero di persone presenti è oltre il doppio o il triplo della capienza prevista. Il Governo prova a indirizzare almeno le navi Ong verso porti più distanti, ma le organizzazioni insistono a dire che lo sbarco dovrebbe avvenire nel porto più vicino alla zona in cui è avvenuto il soccorso. Purché sia sicuro. E per le Ong gli Stati del nord Africa non dovrebbero essere considerati sicuri.

Cpr, “raffica di revoche”

Il Giornale ha scritto che il Governo, senza tanto clamore, ha deciso varie revoche ai danni degli enti gestori di alcuni Centri di Permanenza per i Rimpatri.
A Gradisca il prefetto ha escluso la cooperativa Badia Grande perché il patron era stato rinviato a giudizio a gennaio dell’anno scorso per i reati di frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica del privato in atti pubblici e truffa ai danni dello Stato.
Anche il Cpr di Bari era stato affidato alla stessa società. A novembre scorso il contratto è stato revocato a causa dell’offerta anormalmente bassa e di gravi illeciti professionali.
Badia Grande si occupava anche dell’hotspot di Lampedusa, ora passato a Croce Rossa.
Il Cpr di Torino è stato chiuso da questo governo, dice l’articolo, dopo anni di violentissimi scontri e proteste da parte dei migranti per le condizioni in cui la società, il colosso svizzero Ors, li faceva vivere, accogliendo la richiesta del “Consiglio di Torino” dopo che i precedenti governi “sono rimasti a guardare”.
Infine a Caltanissetta la cooperativa Ekene è stata esclusa per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità matareiale e ideologica, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’articolo serve a rintuzzare gli attacchi del conduttore di Piazza Pulita Corrado Formigli, che avrebbe detto che il Governo se l’è presa solo con le cooperative che gestiscono i centri di accoglienza e non con quelle che si occupano di Cpr.
La fotografia accanto all’articolo mostra migranti ordinatamente in fila, forse nei pressi di qualche questura per chiedere i documenti.
A differenza del cosiddetto caso Soumahoro, dove le persone accusate sono state sbattute sulle prime pagine dei giornali prima ancora del rinvio a giudizio, in questi casi le foto delle persone coinvolte non sono state pubblicate.
Le revoche a Badia Grande non hanno praticamente fatto notizia. Il grosso dell’opinione pubblica non ha la più pallida idea di quali siano le frodi in pubbliche forniture di cui è accusato il patron.
In cronaca locale in questi giorni si dice che dal primo giugno l’hotspot di Lampedusa è gestito dalla Croce Rossa, ma la foto è quella degli edifici visti da lontano.
Tp24 scrive che le indagini sul presidente di Badia Grande riguardano gli anni tra il 2017 e il 2019, quando la cooperativa si occupava di migranti a Trapani. Un’altra indagine riguarda l’assistenza sanitaria al Cpc di Bari.
“A Lampedusa sono stati documentati dalla polizia rifiuti e sporcizia, locali allagati, impianti elettrici in disordine ed il mancato rispetto delle obbligazioni previste dalla gara”.
Save The Children aveva denunciato cattive condizioni dei bagni, migranti costretti a dormire all’aperto su materassi sporchi e senza coperte, in mezzo ai rifiuti, donne e bambini in totale promiscuità con gli uomini.
Secondo Tp24 Badia grande avrebbe incassato 800mila euro, spendendone solo 200mila per la gestione, con tagli al personale e alla manutenzione.
La cooperativa si è difesa dicendo che il centro era dimensionato per 250 e poi 389 posti, mentre sono stati rilevati picchi di 4mila ospiti presenti. Come avrebbe fatto a non ospitarli nei corridoi e per terra se non esistevano proprio abbastanza stanze e attrezzature per tutti?
“Qualunque altro soggetto avrebbe vissuto e vivrebbe le stesse difficoltà che un’isola di piccole dimensioni presenta, ad iniziare dalla difficoltà di approvigionamento del cibo”, ha scritto la coop in un comunicato.
La manutenzione degli impianti non spettava al gestore, essendo di proprietà demaniale, e non è stata fatta.
Gli spazi destinati alla logistica erano inadeguati.
“In queste condizioni non si sarebbe potuto fare di più”, si legge nel comunicato.
La cooperativa ha deciso di non partecipare al nuovo bando di gara.

Monza, accompagnamento a Bari

Un cittadino marocchino che ha appena finito di scontare i domiciliari per reati legati alla droga è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri a cura della Questura di Monza.
L’uomo “quasi investì gli agenti” al momento dell’arresto, non si sa quando e dove. La notizia è stata riportata dal Cittadino Di Monza E Brianza.
Tra il 2005 e il 2012 lo straniero aveva avuto il permesso di soggiorno, ma l’aveva perso dopo un arresto in flagranza per stupefacenti.
Venne di nuovo trovato con sei chili di “droga” dopo avere finito di scontare la pena, ma non viene specificato il tipo.
Nel 2019 è già stato rimpatriato, ma è ritornato, non viene specificato come. L’arresto è avvenuto per “scontare una pena residua”, prima in carcere e poi ai domiciliari.
Non viene specificata la pena scontata, ma il ritorno in Italia sarebbe avvenuto un paio di anni fa.
In questi giorni a livello nazionale si parla dell’emergenza migranti che è stata proclamata a seguito dei nuovi sbarchi, e del problema della sicurezza nelle città dopo alcuni episodi di aggressioni sessuali avvenuti a Milano.
I Centri di Permanenza per i Rimpatri vengono presentati come una soluzione possibile, anche se la proposta trova numerosi oppositori. Prima di tutto perché gli accordi coi Paesi d’origine rendono possibili pochi rimpatri, per cui l’aumento dei posti nei Cpr comporterebbe un aumento del numero di stranieri che vengono rilasciati dopo un inutile periodo di trattenimento. E poi perché un Cpr a Milano già c’è, per cui la città dovrebbe essere più sicura rispetto a Firenze o Genova dove non c’è. Invece gli episodi criminosi hanno riguardato il capoluogo lombardo, nonostante la presenza del centro.
Inoltre gli attivisti e non solo si oppongono al Cpr per via delle condizioni di vita dei trattenuti. Sull’argomento sono state riscontrate molte criticità. Di recente Altreconomia ha raccolto dati sul consumo anomalo di psicofarmaci, somministrati senza parere del medico specialista.
Fanpage ha dedicato vari articoli a questo aspetto della questione, rilanciando spesso la foto di alcuni agenti di polizia che tengono immobilizzato a terra uno straniero. A quanto si racconta, l’episodio sarebbe avvenuto quando uno dei trattenuti si era cucito la bocca usando il fil di ferro contenuto nelle mascherine. Gli agenti gliela avrebbero scucita a forza, senza richiedere l’intervento degli infermieri.
L’ultimo articolo, pubblicato ieri, si sofferma sulla testimonianza di un agente delle forze dell’ordine, anonimo, che avrebbe denunciato le condizioni disumane delle persone trattenute.
Le dichiarazioni sono state rilasciate nel corso di un’intervista a Striscia La Notizia. La trasmissione Mediaset da tempo sta dedicando una serie di reportage ai centri rimpatri, dando spazio soprattutto a chi li considera luoghi disumani da chiudere.
Anche l’agente nota il fatto che vengono somministrati psicofarmaci senza le dovute informazioni e forse senza neanche le competenze necessarie.
I casi di autolesionismo sono all’ordine del giorno.
Una rivolta è scoppiata quando uno straniero aveva avuto una crisi epilettica ed era stato portato via dall’ambulanza, non si sa quando. Le forze dell’ordine sono intervenute riportando la calma con la forza. Non si sa quando sia avvenuto l’episodio, né si conosce l’identità dello straniero in questione. Immagini dall’interno del centro non trapelano, la stampa non è ammessa, i garanti entrano una tantum, non diffondono dettagli e comunque le loro dichiarazioni ottengono scarso risalto.
L’agente non ha sporto denuncia contro nessuno, visto che a nessuno importa niente. Ora che il Pd è all’opposizione sembra essere contrario all’apertura di nuovi Cpr. Però il piano di aprirne uno in ogni regione è stato sostenuto proprio dal Pd, quando era in maggioranza. All’epoca, il partito sosteneva che i Cpr erano l’alternativa umana ai Cie voluti dalla destra. Col passare del tempo sembra evidente che si tratta della stessa cosa, e a parte il nome non è cambiato quasi niente. Il partito usa l’argomento per attaccare la destra, ma non fa un vero e proprio esame di coscienza. L’allora ministro dell’Interno Marco Minniti non è più in politica, fa parte di una fondazione che si occupa di relazioni internazionali, e di tanto in tanto viene chiamato a commentare la questione immigrazione, ma nessuno gli chiede conto dei Cpr che ha istituito.
Quando è stato a Napoli il mese scorso insieme all’attuale ministro Piantedosi, alcune persone che protestavano contro il decreto Cutro sono state caricate dalle forze dell’ordine.
La nuova segretaria Pd Elly Schlein su molte questioni ha cambiato rotta rispetto ai suoi predecessori.
E’ contraria al rinnovo del memorandum con la Libia, e scarica sulla destra la responsabilità della mancata riforma del trattato di Dublino, che scarica sull’Italia la responsabilità dell’accoglienza ai migranti in quanto Paese di primo ingresso.
La situazione in Libia è instabile più che mai. Lo Stato è spaccato in due, ci sono due parlamenti e le elezioni continuano ad essere rinviate.
Il premier è stato sospeso dalla stessa Camera che lo aveva designato.
Entrambi i pretendenti al potere hanno l’appoggio di fazioni islamiste, scrive Globalist.
Le divisioni interne si inseriscono nelle tensioni internazionali. Nel Paese è attivo il gruppo paramilitare russo Wagner, che può contare su almeno sette aerei da combattimento.

Monza, truffatore trasferito a Bari

Un cittadino marocchino è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari dalla polizia di Monza.
L’uomo si era procurato soldi illegalmente, truffando sia alcune sale giochi con le fotocopie dei biglietti vincenti, sia alcuni acquirenti di auto online, a cui sottraeva l’anticipo sulla vendita di un’automobile.
L’uomo è entrato in Italia nel 2004 al seguito della madre regolarmente soggiornante. Fino al 2019 aveva il permesso di soggiorno, ma i reati commessi dal 2016 ne avevano provocato la revoca.
A marzo aveva ricevuto decreto di espulsione ed era stato sottoposto alla “misura alternativa della consegna del passaporto”, ma non ha ottemperato all’obbligo di firma.
La notizia è riportata dal sito Prima Monza, con foto di una qualsiasi macchina della polizia.
Gli attivisti di solito chiedono la chiusura dei Cpr dicendo che sono carceri per persone che non hanno commesso reati, e contemporaneamente dicono che regolarizzando gli stranieri si riduce il rischio che si dedichino ad attività criminali. Ma non dicono se bisogna espellere chi ha commesso dei crimini, né commentano le notizie di stranieri che hanno commesso reati mentre avevano il permesso di soggiorno.
Non si hanno dati recenti a proposito dei rimpatri verso il Marocco: gli ultimi si riferiscono a quando le frontiere erano chiuse a causa della pandemia e il 99% dei trattenimenti al Cpr non si concludeva con un rimpatrio. E non si hanno dati recenti sul Cpr di Bari: non si sa quante persone si trovano lì al momento e a che ritmo procedono i rimpatri.
Una decina di giorni fa un altro marocchino, sessantatreenne, è stato accompagnato a Bari sempre a partire da Monza.
L’uomo è i Italia dal 1990, e ha collezionato varie condanne per spaccio, falsificazione di denaro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’uomo, inizialmente regolare, non aveva potuto rinnovare il permesso di soggiorno per mancanza di lavoro, e si era dato allo spaccio.
In totale le condanne ammontavano a 13 anni di reclusione e 45 euro di multa.
A febbraio era stato arrestato per possesso di un grosso quantitativo di cocaina.
L’uomo aveva comunque presentato richiesta di permesso di soggiorno, che gli è stata rigettata.
Monza Today concludel’articolo con la solita formuletta: “L’uomo sarà trattenuto nel Cpr per il tempo necessario all’esecuzione dei provvedimenti espulsivi per il suo definitivo allontanamento dal territorio nazionale”. Normalmente non viene emesso nessun comunicato al momento dell’effettivo rimpatrio, né vengono diffusi dati aggiornati su quanto tempo ci vuole. Inoltre solo nella metà dei casi il trattenimento va a buon fine. Spesso i trattenuti vengono rilasciati con varie motivazioni, tra cui la scadenza dei termini dopo tre o quattro mesi, ma anche in quei casi all’opinione pubblica non viene detto nulla.
In Lombardia è attivo il Cpr di Milano, ma evidentemente in questi giorni è al completo visto che gli stranieri da espellere vengono accompagnati nelle altre regioni.
Le notizie che arrivano dal Marocco non parlano di guerre in corso. Si parla dell’uccisione di un pensionato italiano che viveva lì da una ventina d’anni e in passato era stato accusato di pedofilia senza essere condannato, mentre i dati relativi al turismo testimoniano un boom di visitatori nel primo trimestre di quest’anno.

Macomer, tentativo di evasione

Un “giovane nordafricano” ha tentato di fuggire dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Macomer, alcuni giorni fa.
La notizia è stata riportata dall’Unione Sarda.
Apparentemente si tratta di un tentativo solitario. Lo straniero è riuscito a scavalcare il muro interno in cemento e la recinzione metallica esterna. E’ stato notato grazie alla video sorveglianza, per questo è stato catturato subito e riportato dentro.
Come al solito le immagini della videosorveglianza non sono state diffuse alla stampa. Il sito rimedia con una foto della recinzione metallica del centro vigilata dai militari, di giorno. Non circolano neanche foto dell’interno del centro: il cancello d’ingresso visto da fuori è pressoché tutto ciò che l’opinione pubblica è autorizzata a vedere da quando il centro è stato inaugurato.
Dello straniero che ha tentato l’evasione non si dice nulla: non soltanto mancano nome, cognome, fotografia, età e nazionalità ma anche notizie eventuali precedenti penali, sul luogo in cui è stato catturato, sulla data in cui è stato segnalato in Italia per la prima volta, sul tempo che ha già trascorso all’interno del centro.
Nella foto si vede che intorno al Cpr ci sono colline con alberi, e nessuna abitazione. Il centro rimpatri sardo è stato allestito su iniziativa del ministro democratico Minniti, in un piccolo comune lontano da porti, aeroporti, ospedali, questure e redazioni giornalistiche.
Secondo i dati di due anni fa era più inefficiente d’Italia, nel senso che in gran parte dei casi il trattenimento non si concludeva con un rimpatrio.
Nessuno ha spiegato quale era la causa del problema, che ora si dice sia stato risolto, anche se non vengono diffusi dati più recenti.
Mancano anche le cifre relative alla nazionalità dei reclusi e al luogo di cattura. Nelle intenzioni, il centro sarebbe dovuto servire come deterrente agli arrivi da parte degli stranieri provenienti dalle coste dell’Africa nordoccidentale. Il centro però è utilizzato anche per ospitare stranieri catturati in altre regioni.
Ad esempio in queste ore è arrivato un tunisino fermato a Monza dopo una rissa in stazione. L’uomo ha vari precedenti penali per furti nei supermercati e possesso di grimaldelli.
Contemporaneamente la questura di Monza ha organizzato un altro accompagnamento al Cpr, stavolta quello di Bari, di un marocchino con numerosi precedenti penali.
Gli attivisti insistono nel dire che si finisce al Cpr senza avere commesso reati, in barba a queste notizie di cronaca che riportano l’ingresso nei Cpr di stranieri che non solo hanno commesso reati in passato, ma magari ne hanno appena commessi rimediando una denuncia.
La Lombardia è una delle sette regioni in cui un centro rimpatri è presente. Nonostante questo è stato necessario rivolgersi ai Cpr di altre regioni (sarebbe interessante sapere come è avvenuto il trasferimento in Sardegna). Questo significa che il centro rimpatri milanese è al completo.
Di nuovo, non circolano dati: quanti degli accompagnamenti ai Cpr a partire dalla Lombardia riguardano il centro rimpatri locale e quanti quelli di altre regioni?