Melting Pot: Cpr Trapani inagibile al 90%

Melting Pot ha dedicato un articolo al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Trapani, riferendo che la struttura è stata dichiarata inagibile al 90% dopo la rivolta dei giorni scorsi.
Non sono ancora circolate immagini dei danni subiti dalla struttura. I giornalisti non sono entrati, mentre una delegazione di politici che è stata ammessa non ha potuto scattare foto o realizzare riprese.
Il sito rimedia pubblicando la foto delle recinzioni interne viste attraverso un buco del muro esterno. Pressenza, che ha riportato estratti del comunicato, ha usato la foto di un filo spinato al disopra di una rete.
Secondo Melting Pot la capienza del centro era di soli 40 posti, anche se ospitava 140 persone. Dopo la rivolta, nel centro rimanevano 57 persone, ma i posti disponibili sarebbero rimasti soltanto 10 in tutto. Una cinquantina di trattenuti sarebbero stati trasferiti al Cpr di Pian del Lago, Caltanissetta. Alcuni potrebbero essere stati rilasciati, ma nessuno lo dice esplicitamente.
Gran parte dei trattenuti sono tunisini, visto che il loro Paese è considerato sicuro e i rimpatri avvengono senza bisogno di esaminare con cura la storia di ciascun migrante. Possibile che molti di loro siano stati portati al Cpr subito dopo lo sbarco, ma non circolano statistiche in proposito. Nei Cpr ci finiscono anche gli stranieri che hanno finito di scontare una pena in carcere o quelli che vengono fermati in strada nei controlli delle forze dell’ordine.
Dice il sito che i trattenuti non possono utilizzare il proprio telefono cellulare. A quanto ne sappiamo a Milano e forse anche a Gradisca non c’è questo divieto, e questo è in contrasto col principio che la legge deve essere uguale per tutti. Come può essere che i diritti cambino a seconda della struttura in cui si finisce?
Circola ancora la leggenda non confermata che i pasti siano drogati, ossia che il gestore nasconda calmanti e psicofarmaci nel cibo. Con scarsi risultati, visto che la struttura è stata devastata comunque.
I pasti “sono spesso serviti freddi e in porzioni insufficienti”, dice l’articolo. Le docce sarebbero tiepide e il riscaldamento dal tutto assente.
I mass media mainstream “hanno riportato i fatti tralasciando totalmente il contesto, senza mettere in luce le ragioni dei reclusi, con l’intento di criminalizzare le persone invece che indagare le condizioni imposte dalla detenzione amministrativa in tutta Italia”, dice il sito.
Presenza riporta un paio di estratti dagli articoli di stampa, attingendo al Giornale di Sicilia e a Libero.
Tre stranieri sono stati arrestati dopo la rivolta e trasferiti nel carcere di Trapani.

Trapani, 40 trattenuti

Sono rimasti in 40 i trattenuti nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Trapani Milo, dopo la rivolta che ha devastato la struttura.
Lo ha detto la prefetta Daniela Lupo. Un centinaio di persone sono state “ricollocate” in una settimana dopo l’incendio. Rimpatriate o trasferite altrove, si dice vagamente, senza parlare esplicitamente di rilasci.
Le dichiarazioni della prefetta sono state riportate dal sito Tp24, senza foto della diretta interessata ma con una immagine di migranti dietro le sbarre che potrebbe risalire anche a qualche anno fa.
I danni al centro non sono stati quantificati né fotografati.
“A me personalmente non sono state segnalate situazioni di fragilità”, ha detto la prefetta.
Nei giorni scorsi una delegazione di cui faceva parte l’onorevole del Partito Democratico Giovanna Iacono ha visitato il centro, raccontando che nella struttura si trovavano persone con quadri clinici difficili e preoccupanti. I trattenuti non hanno accesso al medico se non con atti di autolesionismo, ha detto l’avvocata Elena Luda, che faceva parte della delegazione.
Si dice che siano state rimpatriate 18 persone nelle ultime ore, e che alcuni di loro sarebbero richiedenti asilo.
La prefettura ha detto di avere consegnato coperte e “generi di conforto” dopo gli incendi.
Il sito del Giornale di Sicilia pubblica poche righe di anticipazione di ciò che viene raccontato per esteso in un articolo sull’edizione a pagamento. La foto è quella di panni stesi di fronte alle finestre di un edificio.
La struttura è destinata a chiudere per ristrutturazione. In questo modo resterebbero aperti solo otto centri sul territorio nazionale, dopo che il Cpr di Torino ha chiuso a febbraio dell’anno scorso, sempre a causa dei danneggiamenti.
Il Governo intende aprire altri centri rimpatri nelle regioni che ne sono sprovviste, ma la lista delle località scelte tarda ad arrivare.

Pd al Cpr di Trapani

La deputata del Partito Democratico Giovanna Iacono ha visitato il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Trapani, nel quale c’è stata una rivolta alcuni giorni fa.
La situazione è “indecente”, ha detto, le persone all’interno del centro “vengono recuperate dal mare e rinchiuse dentro i Cpr senza avere commesso alcun reato” e “prima del cosiddetto decreto Cutro sarebbero state inserite nel circuito di accoglienza”.
Al momento della rivolta nel centro erano presenti circa 140 persone. Ora ne sono rimaste 56, “in spazi sottodimensionati rispetto alle effettive necessità”. Non si sa dove siano finiti gli altri.
“Ho raccolto diverse testimonianze e informazioni sugli ospiti, che spesso vivono in situazioni di fragilità e che necessiterebbero un’attenzione immediata e specifica”, ha detto la Iacono.
Le sue dichiarazioni sono state riportate dal sito Itaca Notizie, con foto della diretta interessata insieme alla presidente dell’assemblea provinciale del Pd di Trapani Valentina Villabuona, responsabile regionale immigrazione del partito, che ha visitato la struttura insieme a lei.
Seguirà un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno per chiedere spiegazioni su cosa sia successo e per chiedere “cosa avverrà adesso che la struttura sarà chiusa per ristrutturazione e i migranti saranno trasferiti. Serve chiarezza per comprendere dove verranno portate queste persone e quale sarà il loro futuro”, ha detto la Iacono.
I danni della rivolta non sono stati fotografati e quantificati.
Si è sempre saputo, tra gli addetti ai lavori, che il Cpr trapanese viene usato come hotspot, ossia vi vengono condotti migranti economici appena sbarcati per rimpatriarli dopo un’esame sommario delle loro richieste, ma non circolano dati precisi.
Nessuno ricorda una visita del garante dei detenuti nel centro rimpatri trapanese negli ultimi anni.
Anche Tp24 ha riportato dichiarazioni della Iacono, e una foto scattata all’esterno della struttura.
A quanto si dice, i 56 trattenuti sono ancora pieni di fuliggine. Non possono lavarsi perché dalle docce esce acqua nera.
Possono usufruire di un solo bagno.
Sul sito su può vedere il video dell’intervista alla deputata all’uscita dal centro.
Nel filmato si sente anche l”avvocata Elena Luda che racconta alcuni casi di migranti che hanno fatto ricorso ad atti di autolesionismo perché è l’unico metodo per ottenere una visita medica.
“Ci auguriamo che vengano messi in un ambiente salubre che assicuri loro una detenzione almeno degna di un’essere umano”, ha detto l’avvocata.

Trapani, Fratoianni chiede dettagli.

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha presentato un’interrogazione parlamentare per ottenere informazioni dettagliate sulle condizioni delle persone detenute nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Trapani Milo, “in risposta alle gravi condizioni denunciate”, “a due giorni dall’accaduto”.
Lo scrive Telesud Web, che riporta un comunicato diffuso da Sinistra Italiana Trapani e ci mette vicino una foto dei migranti dietro le sbarre, scattata chissà quando, ma non spiega nello stesso articolo a cosa ci si riferisce, limitandosi a dire che nel centro ci sono 140 persone.
Solo nel titolo c’è un vago accenno ad una “rivolta”.
La stessa fotografia è stata riportata dal sito TP24, che scrive “la conta dei danni è stata fatta”, ma non riporta nessuna cifra. Dice che “alcuni settori del centro sono stati dichiarati inagibili”, ma non dice quanti e quali.
La rivolta sarebbe scoppiata “per protestare contro il rimpatrio di alcuni connazionali ma anche per le condizioni di invivibilità, a loro dire, della struttura” a cui è stato appiccato fuoco “mettendo a soqquadro l’immobile”.
L’articolo riporta una frase de segretario della Cgil con delega all’immigrazione Enzo Palmieri, che dice che “i migranti raccontano di essere privati dei diritti fondamentali, vivendo in una struttura dove non sono rispettati gli standard minimi”. L’articolo non spiega quali siano gli standard minimi.
La conclusione è affidata ad una dichiarazione anonima attribuita al gruppo di Forza Italia di Trapani, che dice “Rimaniamo basiti dalla presa di posizione di alcuni esponenti del Pd che denunciano l’azione fallimentare del Governo Meloni sull’immigrazione. Loro, però, negli ultimi dieci anni hanno governato con politiche di accoglienza. Quelle sì del tutto fallimentari”.
Il realtà i Cpr funzionavano anche con il Pd al governo. Anzi, è il Pd che ha li ha ideati, contrapponendoli ai Cie di destra, e che sosteneva un piano di apertura di un centro rimpatri in ogni regione, senza riuscire a portarlo a termine.
In effetti l’articolo non riporta nessun briciolo di dichiarazione da parte del Pd, quindi non si sa di preciso a chi abbia risposto Forza Italia.
Il Manifesto scrive che il centro è rimasto agibile solo per 15 persone su 150.
Gli altri hanno dormito all’addiaccio e dovranno essere trasferiti altrove. Dove?

Caltanissetta, notizie senza capire

Titola Il Fatto Nisseno: “Sicilia, immigrazione clandestina: espulsi 2 migranti trattenuti al Cpr di Caltanissetta”.
Alla lettera, sembrerebbe che i due si trovavano nel centro di permanenza per i Rimpatri e poi sono stati espulsi.
Invece leggendo l’articolo, c’è scritto che ci sono stati “controlli interforze a Sicli, nel Ragusano” e 15 “posizioni di cittadini stranieri” sono state “vagliate dall’Ufficio immigrazione della questura di Ragusa”.
Due degli stranieri “sono risultati non in regola con le vigenti disposizioni normative del Testo Unico sull’imigrazione e pertanto sono stati destinatari dei previsti provvedimenti di espulsione”.
“In seguito all’espulsione, il questore ha adottato nei loro confronti il Decreto di trattenimento presso il centro di permanenza per il rimpatrio di Caltanissetta”.
Insomma, i due sarebbero stati fermati a Sicli e poi accompagnati al Cpr, dove si trovano tuttora. Non vengono forniti dati che li riguardano: nomi, età, nazionalità, eventuali precedenti penali, data di ingresso in Italia.
La foto è quella del Cpr visto da lontano.
Non è possibile commentare l’articolo, probabilmente scritto ricalcando un comunicato della Questura.
Se le autorità emettono un comunicato al momento dell’accompagnamento al Cpr, non ne emettono un altro al momento dell’effettivo rimpatrio. O del rilascio, che a livello nazionale avviene circa nel 50% dei casi.
A novembre alcuni manifestanti hanno bloccato un pullman della polizia che stava rimpatriando alcuni stranieri a partire dal Cpr di Caltanissetta. Il mese scorso sono stati emessi 15 fogli di via obbligatori nei loro confronti.
La notizia è stata riportata dalla Tgr Sicilia, con solita foto di repertorio del centro rimpatri visto da lontano.
Nessun nome, nessuno schieramento di appartenenza. Si sa solo che molti di loro erano di nazionalità italiana ma non residenti a Caltanissetta.

Sicilia, rimpatriato uomo che espose bandiera dell’Isis

Un tunisino noto alle forze dell’ordine per avere esposto dal balcone la bandiera dell’Isis è stato rimpatriato su ordine della Prefettura di Siracusa.
L’uomo aveva anche precedenti penali per maltrattamenti nei confronti della moglie ed era in libertà vigilata.
Era stato già ospite del centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta.
La notizia è riportata da Today24.info, che dà tutte queste informazioni alla rinfusa, senza nessun riferimento temporale.
La foto è quella di una persona qualsiasi con bandiera dell’Isis, tratta forse da un filmato propagandistico diffuso in passato dai terroristi.
La settimana scorsa è stato portato nel Cpr di Caltanissetta uno straniero fermato ad Adrano, in provincia di Catania, mentre era ubriaco.
L’uomo è riuscito ad evitare il rimpatrio finora utilizzando vari alias.
Il Fatto Nisseno ha riportato la notizia, con foto di una recinzione si presume di un Cpr, senza poter specificare la nazionalità dell’uomo.
Tra i suoi precedenti penali, c’è anche “un sequestro di persona commesso ai danni di una minorenne”, ma il sito non fornisce nessun dettaglio in proposito.

Ancona, un accompagnamento al Cpr

Un trentenne marocchino è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta su ordine del questore di Ancona.
Secondo quanto scrive Qdm lo straniero sarebbe entrato in Italia tre mesi fa “da Ventimiglia”, cosa strana perché di solito da Ventimiglia gli stranieri cercano di uscire dall’Italia, non di entrare.
Subito dopo sarebbe stato arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti, non si sa di che tipo e in che quantità.
Non si dice se abbia scontato una pena.
Nessun nome, nessuna foto se non quella di due auto qualsiasi della polizia.
Nelle Marche non c’è mai stato un Cpr, per cui gli stranieri da rimpatriare vengono accompagnati nei centri presenti nelle altre regioni. L’attuale governo è intenzionato ad aprirne uno in ogni regione. Finora sono stati effettuati sopralluoghi nelle strutture che potrebbero essere idonee, ma non sono state ancora fatte le scelte definitive, che sicuramente incontreranno a prescindere l’opposizione da parte delle amministrazioni e popolazioni locali, anche di destra.
Si dice che i nuovi Cpr verranno costruiti in maniera tale da impedire le rivolte, ma informazioni precise ancora non ci sono.
Anche il ministro democratico Minniti, ai suoi tempi, aveva lanciato un piano di apertura di un Cpr in ogni regione. Ne era riuscito ad aprire soltanto uno, in Sardegna. E comunque non era intervenuto più di tanto sulle cause delle rivolte, tant’è vero che rivolte ci sono state anche in seguito, tra cui quelle che hanno portato alla chiusura del Cpr di Torino, la primavera scorsa.
Ora che il governo ha aumentato il tempo di permanenza massimo a 18 mesi il rischio di rivolte potrebbe aumentare di nuovo, visto che aumenta il tempo per organizzarle.
Comunque l’anno scorso solo nel 13% dei casi gli stranieri reclusi hanno raggiunto il tempo massimo di permanenza, fissato a tre o quattro mesi a seconda della nazionalità e della situazione individuale. Gli altri sono stati rimpatriati o rilasciati prima.

Pozzallo, Cgil contro il Cpr

La Cgil siciliana ha manifestato contro il Centro di Permanenza per i Rimpatri che è stato aperto a Pozzallo.
La struttura sarà utilizzata per trattenere migranti appena sbarcati provenienti da Paesi sicuri, che verranno rimpatriati nel giro di poche settimane dopo un esame molto sommario della loro richiesta di asilo.
La Cgil è contraria a tutti i Cpr, e apparentemente non sono stati menzionati gli stranieri che commettono reati o costituiscono una minaccia.
La notizia è stata riportata dal Corriere di Ragusa, che cita il segretario regionale del sindacato, Alfio Mannino e quello della Cgil di Ragusa Peppe Scifo.
Si è fatto qualche riferimento alle sentenze dei giorni scorsi che sono andate contro le nuove norme emesse di recente dal governo.
L’Ansa ha riportato uno stralcio del discorso di Mannino.
Nessun partito politico è citato nel lancio di agenzia, che parla genericamente di “numerose associazioni” che hanno aderito, ma non ne nomina neanche una.

10 condanne, chiede asilo, accompagnato al Cpr

Un trentatreenne marocchino con 10 condanne per droga, violenza sessuale, rapina e lesioni si è presentato alla questura di Monza pare chiedere asilo. E’ stato trasferito al Centro di Permanenza per i Rimpatri con l’intento di riportarlo al suo Paese. La notizia è stata riportata dal Giorno, senza dettagli su come, quando e dove è avvenuta la violenza sessuale.
Nelle stesse ore un diciottenne egiziano è stato accompagnato al Cpr di Trapani. Il giovane aveva commesso un paio di reati da minorenne: denunciato una volta per porto abusivo di coltello, una seconda volta per avere usato uno spray al peperoncino su un treno.
Il sito non fornisce statistiche su quanti rimpatri ci sono stati quest’anno verso Marocco ed Egitto.
La notizia dell’accompagnamento al Cpr di Milano è stata riportata anche dal Cittadino Di Monza E Brianza, sempre senza dettagi, con foto di repertorio di un’auto della polizia.
Entro la fine dell’anno si attende la lista dei nuovi Cpr che il Governo vuole aprire sul territorio nazionale, per averne almeno uno in ogni regione.
Gli attivisti protestano, considerando questi centri carceri per persone innocenti, ma evitando di chiarire se i colpevoli debbano essere rimpatriati o no. Tanto i giornalisti si limitano a riportare i loro comunicati senza fare domande scomode.
Nei giorni scorsi è uscito il rapporto di ActionAid che raccoglie alcuni dati sul funzionamento dei centri rimpatri, notando il fatto che c’è una sproporzione tra il numero di tunisini sbarcati e quelli rimpatriati. Anche se sono solo il 18% di quelli che arrivano, sono il 70% di quelli che vengono rimpatriati. Questo perché c’è un accordo col loro Paese che prevede quasi sempre il rimpatrio, con una valutazione molto sommaria dei motivi della richiesta di asilo, mentre verso altri Stati gli accordi non ci sono o non funzionano.
Un articolo che ricalca i contenuti del rapporto ActionAid è stato pubblicato anche dal sito Vita, stavolta con foto di un corteo di migranti contro il Cpr, fotografato chissà quando e chissà dove.

Cpr a Pozzallo

Il Ministero dell’Interno ha pubblicato due settimane fa su Youtube un breve video da 40 secondi in cui la conduttrice di Rainews 24 annunciava che a Pozzallo sarebbe stata aperta una struttura per richiedenti asilo provenienti da Paesi cosiddetti sicuri. La giornalista riferiva una dichiarazione del ministro dell’Interno Piantedosi che conteneva un riferimento al recepimento di una imprecisata direttiva europea. “La struttura eseguirà in modo veloce le procedure di accertamento che ci siano i presupposti per ottenere lo status di rifugiato”, diceva lei, aggiungendo che sarebbe stato aperto un Cpr in ogni regione ma non erano ancora state stabilite le località precise.
Nel filmato non si dice che la struttura di Pozzallo sarebbe stata un Cpr, né la si collegava direttamente con i rimpatri. I Paesi cosiddetti sicuri sono quelli verso cui verranno effettuati rimpatri rapidi dopo un esame sommario delle richieste di asilo. Della lista fanno parte Stati che molti non considerano sicuri, per un motivo o per l’altro, come la Tunisia e la Nigeria. L’opposizione in questo breve annuncio non viene neanche citata. Il Ministero ha disattivato la possibilità di aggiungere commenti sotto il filmato.
A Pozzallo c’è già un centro che si occupa di migranti, che già viene chiamato Cpr dai mass media. Si trovavano lì gli stranieri che nelle intenzioni del Governo sarebbero dovuti essere trattenuti subito dopo lo sbarco, a meno che non avessero versato una cauzione, ma sono stati rilasciati su ordine di una giudice che ha avanzato delle obiezioni alle norme contenute nei nuovi decreti. La notizia ha destato scalpore nei giorni scorsi. La magistrata è stata attaccata dalla stampa nazionale che è andata a spulciare nei vecchi post sui social, mentre alcuni politici hanno condiviso un filmato in cui la si vedeva camminare tra i manifestanti anti-Salvini.
Il Tempo ha scritto ieri che gli stranieri rilasciati sono già irreperibili.
Scrive il sito che anche il Tribunale di Firenze ha disapplicato le norme del decreto Cutro. Al giornalista non passa neanche per la testa che il decreto sia stato scritto male. L’unica spiegazione di quello che sta succedendno è che la giudice Apostolico “ha fatto scuola”.
Visto che la Tunisia è un Paese sicuro, “il Viminale può rifiutare la domanda di asilo senza specifica motivazione”, dice l’articolo.
Lo straniero verrebbe rimpatriato prima della sentenza della Cassazione.
Nel testo c’è scritto che il Tribunale avrebbe detto che la Tunisia non è un Paese sicuro.
Non è detto che questo dettaglio sia accurato: in questi giorni la stampa ha fatto dire alla sentenza della Apostolico delle cose che non diceva affatto.
Più nel dettaglio: il migrante di cui si è occupato il tribunale di Firenze non si era dichiarato vittima di particolari persecuzioni, ma aveva “posto una questione generale: “La grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare, nonché l’involuzione autoritaria in atto” nel Paese nordafricano.
Una involuziona autoritaria per Il Tempo non è una considerata una particolare persecuzione.
Un altro giudice ha respinto alcune richieste di convalida del trattenimento per sei tunisini a Modica.