Cpr: i dati del 2022

Il Garante nazionale delle persone private della libertà ha fornito una tabella con i dati riguardanti i motivi di uscita dai Centri di Permanenza per i Rimpatri nel corso del 2022.
Al primo posto c’è il dato che riguarda gli effettivamente rimpatriati, che sono stati 3.154, di cui 3.136 uomini. Visto che il totale dei trattenuti è di 6.383 persone, la percentuale di rimpatri è del 49%: ossia soltanto nella metà dei casi è possibile rimpatriare lo straniero che transita nel Cpr, un dato in linea con quelli degli anni precedenti.
Al secondo posto troviamo la mancata convalida del trattenimento da parte dell’autorità giudiziaria, dato che include anche le mancate proroghe. 1623 persone, di cui 1593 uomini. E’ il 25%, ossia un quarto dei casi.
Poi troviamo coloro che sono stati dimessi perché non identificati allo scadere dei termini, 869 persone di cui 867 uomini. Coloro che sono stati dimessi per altri motivi che non vengono specificati sono stati 514, di cui 512 uomini. I richiedenti protezioni internazioneale sono stati 122 di cui 118 uomini. In 50 sono stati arrestati all’interno dei centri, di cui 29 uomini.
In 46 si sono allontanati arbitrariamente, tutti uomini.
Infine in 5 sono deceduti, tutti uomini.
Il rapporto del Garantenon ricorda i loro nomi e le cause del decesso.
Nel caso delle donne, solo 57 trattenute, meno dell’1% del totale, il principale motivo di uscita è stato la mancata convalida del trattenimento da parte dell’Autorità giudiziaria, in 30 casi. Segue il rimpatrio, in 18 casi, il riconoscimento dello status di richiedente protezione, in 4 casi, la dimissione per mancata identificazione allo scadere dei termini in 2 casi, la dimissione per altri motivi in altri due casi, e infine l’arresto, non si sa per quale motivo e in quale centro.
Mancano sia donne che si siano allontanate arbitrariamente, sia donne che siano decedute nei centri.

Le tabelle del Garante suddividono questi dati anche per nazionalità, riferendosi solo alle prime 10 nazioni.
Tra i trattenimenti, i più rappresentati sono i tunisini a quota 3.284, ossia oltre la metà.
Le altre due nazionalità più rappresentate sono molto staccate: quella egiziana e marocchina sono a quota, rispettivamente, 670 e 643. I nigeriani sono stati 339, gli albanesi 205. Algerini gambiani e georgiani hanno superato quota cento. Rumeni e senegalesi sono rimasti al disotto.
I rimpatri effettivi vedono al primo posto di nuovo i tunisini a quota 2.248. Questo vuol dire che il 68% dei tunisini trattenuti sono stati effettivamente rimpatriati.
Al secondo posto troviamo gli egiziani ma al terzo posto ci sono gli albanesi, che superano marocchini e nigeriani.
In pratica la percentuale di rimpatrio verso Marocco e Nigeria è più bassa del previsto, rispettivamente 14% e 26%, eppure ben pochi sollevano il problema. Se in tre quarti dei casi il trattenimento non porta al rimpatrio, ha senso privare tutta questa gente della libertà?
Bisogna considerare poi che quando lo straniero viene rilasciato per mancata identificazione non viene regolarizzato, quindi non può trovare lavoro e nel corso di un nuovo controllo può essere condotto di nuovo al Cpr. Cosa di cui i dati del Garante non tengono conto: è altamente probabile che sia stato contato più volte lo stesso straniero in caso sia stato trattenuto più di una volta nel corso dell’anno o sia transitato in più di un centro. Ma non si sa di preciso quanti stranieri passano più di una volta nei Cpr.
Tra la mancata convalida dei trattenimenti da parte dell’Autorità non ci sono sorprese: 611 tunisini, 258 egiziani e 174 marocchini.
Tra coloro che sono stati dimessi per altri motivi spicca il dato molto basso relativo agli egiziani, solo 34 a fronte di 227 tunisini e 72 marocchini.
Nella colonna relativa alle dimissioni per mancata identificazione allo scadere dei termini invece l’ordine è completamente scombussolato: al primo posto troviamo i marocchini, nonostante siano solo terzi per numero di presenze. Al secondo posto gli algerini, che sono solo sesti nella classifica dei trattenimenti, e solo al terzo posto i tunisini.
Tra gli arrestati, notiamo che gli egiziani non incidono quasi per niente: un solo caso. Idem tra quella degli allontanatisi arbitrariamente: nessun caso.

Altre tabelle riguardano i singoli centri presenti sul territorio nazionale: 10, visto che era ancora aperto il Cpr di Torino chiuso poi alla fine di febbraio a seguito di varie rivolte.
Il centro in cui sono transitate più persone nel 2022 è stato quello di Caltanissetta, l’unico a superare quota mille: 1074. Superano le 800 unità quelli di Palazzo San Gervasio, Gradisca d’Isonzo e Torino.
Il meno frequentato è quello di Macomer, in Sardegna, a quota 202, nessuno spiega perché.
Per quanto riguarda il numero di rimpatri effettivi al primo posto troviamo Caltanissetta a quota 934: un rendimento dell’86%. Raggiungono o superano quota 400 i Cpr di Gradisca, Palazzo San Gervasio e Trapani Milo.
Fanalino di coda di nuovo Macomer con solo 47 rimpatri, il 23% dei trattenuti. Non raggiunge i cento neanche il Cpr di Brindisi, che si ferma a 77.
I Cpr siciliani fanno segnalare un tempo di permanenza molto basso, 15 giorni a Caltanissetta e 16 a Trapani. Quello di Macomer ha dato il risultato peggiore: 72 giorni, ossia più di due mesi.
Nessuno spiega perché.