Altri 5 hotspot

Scrive il Sole 24 Ore che il Ministero dell’Interno sta predisponendo l’apertura di 5 nuovi hotspot: Crotone, Reggio Calabria, Palermo, Messina, e Corigliano Calabro in provincia di Cosenza.
Sono tutti al sud perché serviranno ad ospitare i migranti appena sbarcati fino al completamento delle operazioni di prelievo di impronte digitali e fotosegnalamenti.
Al Ministero sperano possa essere un deterrente. “Se giunto in Italia, un migrante sa di essere sottoposto a tutti i controlli di rito, l’idea di circolare in piena libertà anche verso gli altri stati europei può venir meno”, spiega il quotidiano.
Nei giorni scorsi il Governo ha preso accordi con la Libia per tentare di ridurre il flusso di migranti. Ci sarebbero 300 mila persone pronte a partire, ha detto il commissario europeo Avramopoulos, e la speranza del governo italiano è riposta “nella capacità, tutta da dimostrare, di Serray [il presidente del Consiglio Presidenziale Libico] di svolgere un controllo sugli arrivi dei migranti sulla frontiera sud dello stato libico”, spiega ancora il Sole 24 Ore.
Insomma, Serraj dovrebbe essere il nostro Trump: dovrebbe realizzare un muro (virtuale) sul suo confine meridionale, per bloccare la gente che fugge da fame, guerre e terrorismo e che vorrebbe rifugiarsi in Europa.
Gli hotspot già operativi in Italia sono 4: Lampedusa, Taranto, Trapani e Pozzallo. Hanno tutti 400 posti, tranne il primo che ne ha 500.
Nei prossimi giorni approderà in Consiglio dei Ministri il decreto in cui verranno istituiti i nuovi Cie. Saranno chiamati Cpr, ce ne sarà uno in ogni regione (escluse Molise e Valle d’Aosta). Serviranno per rinchiudere gli stranieri in attesa di rimpatrio forzato: quelli che hanno commesso reati sul territorio italiano, ma anche, sembra, quelli selezionati negli hotspot subito dopo lo sbarco.