Malpensa, bloccato rimpatrio

Alcuni “anarchici del gruppo ‘No Cpr'” hanno bloccato un volo di rimpatrio in partenza da Malpensa in direzione Marocco, invadendo la pista. L’obiettivo era quello di impedire il rimpatrio di un cittadino marocchino, “un compagno prelevato dal Cpr di Gradisca d’Isonzo, sedato a forza con massicce dosi di psicofarmaci e portato incatenato a Malpensa”.
La notizia è riportata dall’Ansa, e il lancio è stato ripubblicato da Espansione Tv. Esiste un video girato dagli attivisti in cui viene spiegato il gesto, ma il sito mette accanto all’articolo una foto di repertorio di un aereo che atterra, non necessariamente a Milano.
Non si dice chi sia questo straniero. Pochi giorni fa ha fatto notizia l’assalto di un gruppo di persone ad una volante a Torino che stava per trasferire uno straniero verso un Cpr del nord Italia. Lo stesso? L’articolo non si pone il problema.
I manifestanti sono stati fermati e identificati, e probabilmente saranno accusati di interruzione di pubblico servizio oltre che di resistenza a pubblico ufficiale.
Il volo per il Marocco è partito con un’ora e venti di ritardo, ma il comandante ha chiesto di sbarcare lo straniero in questione, che non si sa dove è stato portato.
Non si sa dove sia il video girato dagli anarchici.
L’ultimo post caricato su Facebook dalla rete Mai Più Lager – No Ai Cpr annuncia che è stato scoperto il nome dei tre migranti morti nei Cpr nel 2022 che finora erano sconosciuti.
La stampa aveva riportato le notizie soltanto di due morti nel corso dell’anno, ma dalla relazione del Garante ne risultavano cinque.
Insieme con l’associazione Naga, gli attivisti hanno presentato richieste alle autorità, venendo a scoprire che i tre decessi sono avvenuti a Brindisi, Palazzo San Gervasio e Roma.
A Brindisi è morto un nigeriano di nome Nonos Egbonu, il 4 agosto 2022. La causa del decesso è arresto cardiocircolatorio improvviso. Aveva trentacinque anni.
Alla fine dello stesso mese si suicidò a Gradisca Arshad Jahangir, il cui nome è stato riportato sui giornali.
I giornali riportarono anche la notizia della morte di uno straniero al Cpr di Brindisi a dicembre, poco prima di Natale, intossicato dai fumi di un incendio. Il suo nome non è stato reso noto.
Erano il numero 42 e 43 di una lista compilata dagli attivisti coi nomi degli stranieri morti nei centri di espulsione, o subito dopo l’uscita, che comincia nell’estate del 1998 con un decesso nell’allora Cpt di Caltanissetta, per motivi non precisati.
A quanto pare la numerazione deve essere aggiornata.
Il secondo morto invisibile è Roton Mohamad, Bangladesh, morto il 22 agosto a Ponte Galeria. Arresto circolatorio. Età 34 anni.
Il terzo sarebbe Uhnmwangho Osaro, 44 anni, nigeriano, morto nell’ospedale di Melfi. Arresto cardio respiratorio, insufficienza renale acuta, insufficienza multiorgano, ribdomiliosi e positività ai cannabinoidi.
Veniva dal Cpr di Palazzo San Gervasio, a 42 minuti di auto dall’ospedale? Il resoconto è un po’ confuso. Secondo una versione sarebbe stato prelevato direttamente dalle campagne circostanti.
Nel 2023 non ci sarebbero stati morti nel Cpr, ma è anche vero che la relazione coi dati dell’anno scorso non è ancora uscita e il nuovo Garante dei detenuti non ha ancora detto come intende procedere.
Nell’anno in corso invece c’è già stato un morto, Ousmane Sylla, suicida a Ponte Galeria, di cui i mass media si sono occupati un bel po’, anche a seguito di una successiva rivolta e della visita al centro da parte di alcuni politici.
Il conto totale arriverebbe quindi a 47 decessi in 26 anni, in media uno o due all’anno. Ma anche per gli anni passati potrebbero esserci morti fantasma di cui non si è mai saputo niente.
Per tornare all’episodio di Malpensa, Repubblica scrive che gli attivisti denunciati sono solo quattro. Mette accanto all’articolo una foto dei ragazzi in pista, evidentemente estratta dal video. E dice nel sommario “Da capire se l’episodio è collegato con l’assalto a un’auto della polizia avvenuto a Torino”.
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Ancona, due accompagnamenti al Cpr

Un trentunnne marocchino e un ventottenne tunisino sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri dopo essere stati fermati dalla polizia nel corso di controllo ad Ancona.
Entrambi hanno precedenti penali per furto, rapina e stupefacenti, il primo anche per interruzione di pubblico servizio (non si sa quale) e resistenza a pubblico ufficiale.
La notizia è riportata dal sito Marche Notizie, con foto di repertorio della Questura, estratta da Street View.
In questi giorni i Cpr sono finiti nelle cronache per via del suicidio di uno straniero a Ponte Galeria, Roma, e delle rivolte avvenute a Roma, Trapani, Gradisca e Milano. Il Cpr milanese è commissariato dopo che il gestore è finito sotto processo per irregolarità relative alla mancata erogazione dei servizi. Anche a Palazzo San Gervasio, Potenza c’è un’indagine che riguarda gestore e forze dell’ordine per il trattamento riservato ai migranti, che violava i loro diritti.
I siti di informazione si ricordano sporadicamente che esistono queste strutture, e tirano fuori notizie inesatte e non aggiornate nel tentativo di dare un quadro della situazione.
Il Messaggero ha pubblicatola lista dei Cpr in funzione aggiornata al 2020, quattro anni fa. L’apertura del Cpr di Milano, avvenuta in autunno di quell’anno, è presentata come se fosse una novità. La chiusura del Cpr di Torino non risulta, così come non risulta il fatto che il Cpr trapanese sarebbe da poco diventato totalmente inagibile.
Anche se le cronache riportano dell’accompagnamento al Cpr di pregiudicati, gli attivisti continuano a dire che i centri devono essere chiusi perché ospitano solo persone che non hanno commesso reati. In realtà alcuni hanno e altri non hanno commesso reati, ma nessuno ha mai diffuso statistiche precise in proposito, e in effetti nessuno le chiede: a una parte politica fa comodo pensare che siano tutti colpevoli, all’altra che siano tutti innocenti.
L’indagine a Palazzo San Gervasio si basa anche su un filmato in cui si vedono le forze dell’ordine costringere un migrante ad assumere psicofarmaci per essere liberato da fascette che lo stringono ai polsi e ai piedi.
Per l’Unità i Cpr sono “carceri illegali in mano ai privati”.
Il quotidiano fa riferimento ai dati diffusi da Mauro Palma, garante dei detenuti fino all’anno scorso. Il nuovo garante non si è ancora espresso sull’argomento. Ha visitato un centro rimpatri, a quanto ne sappiamo, ma soltanto per dichiarare che sta avviando le interlocuzioni col prefetto per capire quali sono le proprie competenze.
Il nuovo garante si chiama D’Ettore. Avrebbe visitato il Cpr di Ponte Galeria a Roma. La cosa è passata sotto silenzio per gran parte dei siti di informazione.
Una decina di giorni fa una delegazione del garante guidata dal professor Mario Serio ha effettuato una visita al Cpr di Trapani, in cui dopo le devastazioni erano rimaste soltanto 8 persone. La notizia era contenuta in un breve comunicato pubblicato sul sito ufficiale, in cui non si diceva niente che non si potesse sapere anche restando al difuori della struttura.
Nel centro c’era anche un cittadino straniero che la Corte europea dei diritti umani ha chiesto di trasferire in una struttura più adatta.
Il comunicato non specificava la nazionalità, e non spiegava perché dovesse essere trasferito. .

Fugge da Brindisi, trovato a Modena, portato a Roma

Uno straniero ventiseienne è fuggito alcuni giorni fa dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Brindisi.
La notizia non è stata diffusa alla stampa, fino a quando l’uomo non è stato fermato dalla Polizia a Modena. Era in stato di ebbrezza, si è avvicinato ad una volante e ha colpito l’auto con una mano.
Gli agenti lo hanno identificato e poi accompagnato al Cpr di Ponte Galeria, Roma.
Lo straniero è stato anche denunciato per porto di armi e oggetti atti ad offendere, visto che nel suo borsello sono stati trovati un coltello, un rasoio e un cacciavite.
La notizia è stata pubblicata dal sito Reggio 2000, con foto del logo della Squadra Volante.
Anche LaPressa ha pubblicato la stessa notizia, ma con foto di due volanti qualsiasi.
La nazionalità dello straniero non è stata resa nota.
Così come non circolano dettagli su come abbia fatto ad allontanarsi dal Cpr. Né circolano statistiche precise su quanti siano frequenti episodi del genere.
Gli ultimi dati disponibili sono quelli risalenti al 2022, in base ai quali risultavano 46 persone allontanatesi arbitrariamente dai centri rimpatri (in media una a settimana). I dati erano stati diffusi dal Garante dei detenuti, che non specificava quanti degli stranieri evasi fossero stati poi catturati nel giro di pochi giorni e magari rimpatriati o dimessi per altri motivi.
Del resto all’opinione pubblica non interessa niente. Ai giornalisti bastano comunicati generici da riassumere o riportare senza approfondimento.
Intanto il Garante delle persone private della libertà Mauro Palma è ancora in carica, e continua a lavorare. Il 4 dicembre scorso è andato in visita personalmente proprio al Cpr di Ponte Galeria. Ha scritto un rapporto di tre pagine dopo la visita, che è scaricabile dal suo sito ufficiale.
La visita è stata decisa dopo un reclamo relativo a un intervento delle forze di polizia avvenuto il 1 dicembre.
Le forze di sicurezza non hanno messo a punto un registro degli eventi critici che permetta al Garante di valutare quanto è avvenuto, come invece avviene per gli enti gestori che si occupano degli aspetti amministrativi e dell’assistenza.
Il rapporto prosegue con una serie di considerazioni generiche sull’imporanza di registrare e comunicare gli eventi critici. E non spiega cosa mai sarebbe avvenuto il 1 dicembre.
Palma è stato insignito Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Mattarella in persona, poco prima di Natale.
Inanto non si sa a che punto sono le procedure per la nomina del suo successore, che già sono in ritardo di quasi un anno.
Repubblica il mese scorso ha scritto che “il governo punta su un garante dimezzato”. L’articolo è riservato agli abbonati.

Albenga, difendere la città dal Cpr

Stamattina ad Albenga ci sarà una manifestazione di fronte alla caserma Piave per chiedere che non venga convertita in un Centro di Permanenza per i Rimpatri. Sia il Pd che Fratelli d’Italia sono contrari, ma hanno trovato il modo di spaccarsi anche su questo, con la destra che scarica sulla sinistra la responsabilità di una struttura che potrebbe essere inaugurata da un governo di destra, e ha organizzato dei gazebo per conto suo, senza aderire alla manifestazione.
Ivg ha pubblicato un articolo con le dichiarazioni del presidente del Consiglo Comunale Diego Distilo, che si appella all’unità, comunque senza entrare nel merito del perché non vuole il Cpr e dove dovrebbe essere aperto invece.
La località non è ancora stata decisa. Sono principalmente due le candidature involontarie in Liguria: Albenga e Diano Castello, anche se qualcuno ha nominato anche Vallecrosia, provincia di Imperia.
Tutte le amministrazioni locali sono contrarie. Il mese scorso c’è stata qualche polemica per una dichiarazione di un consigliere comunale di maggioranza a Ventimiglia, Roberto parodi, che ha detto che è normale che sia così: “Come se a te ti mettessero un bidone della spazzatura sotto la finestra per metterci l’immondizia di quelli di Vallecrosia. Questi non hanno problemi di immigrati, contrariamente a noi, e gli porteranno i nostri”.
Un ex politico di centrosinistra, Mauro Caudano, ha detto “Sono esseri umani, per prima cosa”. Ma la sinistra è contraria al Cpr, dopo averli istituiti, e a parte le aspre polemiche sull’accoglienza e sull’uso delle parole non dice che cosa vorrebbe fare. Vuole rinunciare a rimpatriare i criminali stranieri? Se vincesse le elezioni chiuderebbe i Cpr? O cambierebbe di nuovo fronte come è già successo?
Al di là dei paragoni giudicati offensivi, è vero che i migranti si concentrano più a Ventimiglia che a Diano Castello. E il motivo è semplice: Ventimiglia si trova nei pressi del confine con la Francia, quindi viene raggiunta da tutti coloro che non vorrebbero restare in Italia ma a cui le autorità italiane e francesi impediscono di proseguire la loro migrazione.
Inanto sul fronte della cronaca continuano a circolare notizie di accompagnamenti al Cpr di stranieri pregiudicati o pericolosi. Un tunisino è stato rimpatriato da Fiumicino subito dopo essere stato scarcerato a Lecce. Aveva scontato una pena imprecisata per danneggiamento, resistenza, detenzione abusiva di armi, lesioni, ricettazione.
Un montenegrino, sempre l’altro ieri, è stato portato al Cpr di Bari. I suoi precedenti riguardano gli stupefacenti, la detenzione abusiva di armi, reati contro la persona.
La notizia è stata riportata da Lecce News 24, senza i dettagli di queste storie e con la foto standard del montante di un’auto della polizia qualsiasi.

Foggia, il killer della tabaccaia era già stato in un Cpr

Il cittadino marocchino che a fine agosto ha assassinato una tabaccaia a Foggia era già stato in un Centro di Permanenza per i Rimpatri, quello di Macomer in Sardegna, ma poi il suo trattenimento non era stato convalidato e ne era stato deciso il rilascio.
La notizia è stata riportata dal Giornale e ha destato un qualche scalpore a livello locale: se l’uomo fosse rimasto nel centro e fosse stato rimpatriato, non sarebbe avvenuto l’omicidio.
Lo straniero era già stato condannato per rapina in passato, e anche per questo era stato portato al Cpr alla fine del 2020, tre anni prima dell’omicidio.
Un servizio di TgCom24 dice che gli accordi col Marocco funzionano, ma non fornisce dati. I dati diffusi dal Garante dei detenuti dicono che all’epoca del lockdown il 99% dei marocchini veniva trattenuto inutilmente, visto che il Paese aveva chiuso completamente le frontiere. Nel corso del 2021 su 420 marocchini trattenuti ne furono rimpatriati soltanto 4. Quasi nessuno ha messo in evidenza questi dati, in questi anni.
Il Cpr sardo è un dei più inefficienti d’Italia. Nel 2020 ha rimpatriato solo 37 persone su 175 transitate, il 21%. L’anno dopo ha fatto anche di peggio: 35 su 197, il 17,8%. Nessuno ha mai spiegato perché. E nessuno è mai neanche entrato a fotografare i locali del centro, allestito in un ex carcere molto lontano dai porti e dagli aeroporti dell’isola.
In questi giorni si sono svolti dei sopralluoghi nel centro di Macomer in vista dell’ampliamento della struttura.
I lavori verranno svolti da una “ditta romana” che si è aggiudicata l’appalto, che la Tgr sarda ha preferito non nominare.
Il raddoppio dei posti era stato deciso nel lontano 2018.
Così come non viene nominato di solito il gestore del centro.
Comunque la decisione di convalidare o no il trattenimento non dipende dalla magistratura, ma dal giudice di pace.
Nel corso del 2022, secondo i dati diffusi dal Garante dei detenuti, il 49% dei trattenuti nei Cpr è stato rimpatriato. Nel 25% dei casi il trattenimento non è stato convalidato dall’autorità giudiziaria. Nel 13% dei casi il rilascio è avvenuto allo scadere dei termini. Nell’8% dei casi è stato deciso il rilascio per altri motivi. In meno del 2% dei casi gli stranieri sono stati riconosciuti richiedenti protezione internazionale. Gli altri si sono allontanati arbitrariamente (46 persone su oltre 6mila) o sono stati arrestati (50) o sono deceduti (5).
I siti di informazione non specificano in base a quale motivazione l’assassino di Foggia era stato rilasciato.

Confusione Cpr

La decisione del governo di aprire un Centri di Permanenza per i Rimpatri in ogni regione sta provocando reazioni confuse a livello locale e nazionale.
Vari siti web e agenzie hanno riportato vaghe dichiarazioni da parte del presidente della Regione Puglia Emiliano in base alle quali “se il governo ha bisogno della Puglia bussa, chiede e la Puglia è a disposizione”.
La Puglia è una delle due regioni italiane già dotate di due Cpr quindi non dovrebbe essere interessata dal piano del Governo.
Tra l’altro il sindacato di polizia Silp Cgil della Puglia ha criticato la proposta di estendere i tempi di permanenza nei Cpr a 18 mesi, considerandola disastrosa proprio in base alla situazione dei centri presenti nella regione.
“Nel caso di Bari il Cpr esplode, siamo oltre i numeri previsti, le condizioni di vita sono insostenibili e questo causa spesso risse, evasioni, con unico argine il lavoro del personale di pubblica sicurezza esposto a ogni rischio”. Il personale viene sottratto ai servizi di controllo del territorio ed è costretto a turni massacranti, una notte ogni due giorni.
Il presidente della Regione Toscana è contrario ad aprire un Cpr nella sua regione. Non dice però se è anche contrario al rimpatrio dei criminali tramite i centri delle altre regioni.
Dall’Emilia Romagna si sa solo che a breve ci sarà un’incontro tra il presidente della Regione e il ministro dell’Interno.
In Campania il presidente De Luca ha detto “non abbiamo capito ancora cosa voglia realizzare il Governo, quindi siamo nell’impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui dei centri di accoglienza”.
Come è possibile che un politico di primo piano non sappia che differenza c’è tra accoglienza e rimpatrio?
Sono circolate alcune dichiarazioni dei presidente ligure e calabrese e si è detto che apparentemente è già stato trovato un accordo in Trentino Alto Adige. Ma anche lì non c’è nulla di pubblico: il nome della località non è stato ancora comunicato per mettere l’opinione pubblica di fronte al fatto compiuto.
In quel caso si è detto che i posti saranno a disposizione solo “per esigenze locali”, ossia senza trasferimenti da altre regioni. Che dovrebbe essere scontato nel momento in cui ogni regione avrà il suo Cpr, ma fino a quel momento non è scontato affatto. Anche quando si è aperto il Cpr sardo era stato detto che doveva fungere da deterrente per quei migranti che partono dalle coste del Mediterraneo occidentale. Poi però si è vociferato di parecchi trasferimenti dal resto della penisola. Poco male: l’opinione pubblica non è al corrente di quale sia la provenienza dei trattenuti. Nessuno ha mai diffuso statistiche in proposito. Ognuno crede quello che preferisce.
Intanto il presidente della Repubblica Mattarella ha detto che bisogna superare il regolamento di Dublino, che attribuisce al Paese di primo ingresso, spesso l’Italia, la responsabilità dell’accoglienza.
Il presidente vuole coinvolgere l’Europa, ma evita di entrare nel merito delle scelte dei governi, ad esempio sulla proposta di smistare i migranti anche in Paesi in cui non vogliono andare. Si limita a rafforzare i suoi assiomi con stratagemmi retorici, ossia riferimenti al pleistocene, alla preistoria, alle carrozze e ai cavalli, che c’entrano ben poco col problema che si sta discutendo.

Non rimpatriato, uccide tabaccaia a coltellate

Un marocchino quarantatreenne è stato arrestato dalle autorità dopo avere ucciso a coltellate una tabaccaia a Foggia nel corso di una rapina.
L’uomo era già stato arrestato per rapina nel 2017 a Milano. Dopo avere scontato la pena in carcere a Cagliari fino al 2020, è stato rilasciato senza essere portato al Centro di Permanenza per i Rimpatri perché evidentemente non c’erano posti disponibili.
La storia viene ricostruita sul Secolo d’Italia, abbastanza indignato per il fatto che avvengano episodi come questo. La linea del governo attuale è quella di aumentare il numero dei Cpr presenti sul territorio, per evitare che i delinquenti stranieri che hanno già scontato una pena vengano rilasciati sul territorio in condizione di clandestinità, impossibilitati a regolarizzarsi in ogni caso.
La sinistra, che nell’articolo non viene neanche citata, invece segue una linea altalenante. Quando è stata al governo ha sostenuto l’esigenza di aprire almeno un Cpr in ogni regione proprio per allontanare i criminali. Ora che è all’opposizione sembra essere contraria ai Cpr, evitando però di citare i criminali e la loro possibile regolarizzazione.
La Puglia è una delle due regioni italiane dotate di due Cpr, quello di Bari e quello di Brindisi (l’altra è la Sicilia). Inoltre, poco oltre il confine con la Basilicata c’è il Cpr di Palazzo San Gervasio.
Ieri un altro quarantatreenne, un tunisino, è stato portato al Cpr di Bari subito dopo avere rubato un marsupio che un ragazzo aveva appoggiato su una panchina a Bologna.
A breve, a quanto si dice, la Sicilia ospiterà anche il terzo centro per i rimpatri, a Pozzallo, uno dei porti in cui vengono sbarcati gli stranieri soccorsi in mare.

Nigeriano senza biglietto, accompagnato a Brindisi

Un nigeriano venticinquenne è stato fermato dalla polizia ad Assisi dopo che era salito su un treno senza biglietto. L’uomo ha precedenti penali per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. La notizia è stata riportata da Umbria Notizie Web, con foto di repertorio di un’auto della polizia davanti a una chiesa e senza maggiori dettagli sui reati commessi in precedenza. Lo straniero è stato accompagnato al Cpr di Brindisi.
A Brindisi è stato accompagnato dall’Umbria anche un macedone quarantaduenne che perseguitava l’ex moglie e per questo ha scontato tre anni di reclusione, prima ai domiciliari e poi in carcere visto che la condanna non lo aveva fatto desistere. La notizia è stata riportata da La Nazione con foto di repertorio di alcuni agenti. Il rimpatrio viene dato per eseguito anche se non sempre l’accompagnamento al Cpr si conclude con il rimpatrio. Secondo i dati forniti in questi anni dal Garante dei detenuti, il trattenimento va a buon fine solo nel cinquanta per cento dei casi.
In caso di rilascio comunque le autorità non emettono nessun comunicato, quindi i mass media non raccontano le storie di chi trascorre un periodo nel Cpr e poi si trova di nuovo sul territorio nazionale, in alcuni casi con qualche documento che permette in teoria l’inserimento, in altri con un ordine di allontanarsi dal territorio nazionale e l’impossibilità di regolarizzarsi in qualsiasi modo.
A settembre, dopo la pausa estiva, arriverà un nuovo decreto sicurezza e si comincerà forse a vedere l’aumento dei Cpr che vari governi nell’ultimo decennio hanno teorizzato. Da Maroni a Minniti a Salvini, vari ministri dell’Interno hanno sostenuto l’idea che bisognasse avere un centro rimpatri in ogni regione, ridimensionando poi le aspettative di fronte alle resistenze da parte delle amministrazioni locali. Le quali spesso non hanno ben chiaro la differenza tra accoglienza e detenzione ai fini dell’espulsione, tra centri da cui gli stranieri possono uscire e centri in cui si trovano prigionieri, quindi spesso si oppongono con motivazioni completamente arbitrarie. E prendono posizione a seconda delle convenienze politiche. Quando il Pd era al governo e doveva aprire il centro rimpatri in Sardegna, la destra lanciava l’allarme degli stranieri che si sarebbero aggirati indisturbati per il paese che fino a quel momento era tranquillo, mentre la sinistra rassicurava la popolazione dicendo che si trattava di una struttura detentiva. Che poi è proprio il motivo per cui la sinistra si oppone ai Cpr ora che è finita all’opposizione. Ora lo schieramento contrappone l’accoglienza diffusa alla detenzione amministrativa, dimenticandosi di dire che esistono anche stranieri che hanno commesso reati gravi e che sono recidivi. La sinistra non dice certo che bisogna regolarizzarli, ma non dice neanche che vuole rimpatriarli. Facendo così il gioco della propaganda di centrodestra che parla di “furia immigrazionista” e insinua che si voglia dare la cittadinanza agli stupratori e assassini stranieri.
La strategia per recuperare consensi, a sinistra, è quella di demonizzare la destra. Ora, nonostante il visibile tentativo da parte della Meloni di accordarsi con gli Stati del nord Africa per bloccare i flussi migratori, va di moda pungolare la presidente del Consiglio per il fatto che non parla più esplicitamente di blocco navale come faceva in campagna elettorale.
Gli sbarchi sono molto aumentati rispetto agli anni scorsi, qualcuno parla di evidente fallimento rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Ma i mass media, nota Tiscali, non stanno facendo un dramma a proposito delle frontiere colabrodo, come avrebbero fatto se al governo ci fosse stato il centrosinistra.

Parma, due accompagnamenti al Cpr

Due stranieri fermati nel corso di controlli mirati a Parma sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri.
Uno è un cinquantenne senegalese con numerosi precedenti penali, tra cui violenza sessuale, che è stato accompagnato al Cpr di Bari.
L’altro è un trentatreenne marocchino pregiudicato per non si sa quali reati, che è stato accompagnato al Cpr di Palazzo San Gervasio.
La notizia è riportata da Parma Daily, con foto di repertorio della fiancata di un’auto della polizia e vari dettagli sugli altri stranieri fermati nel corso dei controlli (uno dei quali, tunisino, accompagnato alla frontiera a Genova) e sugli esercizi commerciali controllati.
All’inizio del mese al Cpr barese è stato accompagnato un albanese quarantenne fermato a Vicenza. Non si sa che fine ha fatto: le autorità hanno almeno tre mesi per organizzare il rimpatrio, prima di essere costretti al rilascio.
A suo carico aveva una condanna per atti persecutori nei confronti della fidanzata. Inoltre era stato segnalato per rapine con lesioni e per avere provocato un incidente con feriti essendo alla guida sotto l’effetto di alcol e stupefacenti.
La Milano aveva pubblicato la notizia, con foto di un cittadino forse africano che viene imbarcato su un aereo.
In Basilicata pochi giorni fa l’associazione Libera aveva diffuso un comunicato contro il fatto che la gestione dei Cpr è affidata ai privati.
L’associazione non è mai potuta accedere al centro e si basa su quanto documentato da alcune trasmissioni tv, che non cita, e su un comunicato dell’attivista Maurizio Tritto, che parlava di proteste con incendio di materassi che non sono state mai documentate o confermate.
A raccogliere tutte le informazioni disponibili sui privati che gestiscono i Cpr italiani è stata la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, che ne ha realizzato un pdf scaricabile dal sito ufficiale.
Il Partito Democratico resta abbastanza defilato sulla questione Cpr. Tendenzialmente è contrario all’apertura di nuovi Cpr, ma senza avere fatto un esame di coscienza vero e proprio. E’ lo stesso programma che il partito sosteneva quando appoggiava il governo in cui Marco Minniti era ministro dell’Interno.
L’attuale governo sta cercando di ottenere rimpatri accelerrati. La giudice Silvia Albano ha detto a Repubblica che si tratta di una procedura che comprime diritti inalienabili dei migranti.
Inoltre mancano soldi, mezzi e personale per il numero di rimpatri che il governo si prefigge di eseguire.
All’inizio del mese Fanpage ha notato che con tutta la retorica e anche l’aumento dei rimpatri rispetto all’anno scorso, non è riuscito a scoraggiare gli sbarchi, che pure sono più che raddoppiati, passando da 27mila a 65 mila.

Monza, spacciatore accompagnato a Bari

Un quarantunenne tunisino appena scarcerato dal carcere di Monza è stato accompagnato dalla polizia al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari.
L’uomo è in Italia dal 2015, inizialmente con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Nel corso degli anni è stato arrestato in varie occasioni, quando è stato trovato in possesso di una bici rubata, oppure di stupefacenti di vario genere, tra cui eroina.
L’arresto è avvenuto l’anno scorso in Francia, con estradizione verso l’Italia.
La notizia è stata riportata dal sito Mi Lorenteggio, con foto di una volante di polizia accanto ad un aereo diretto in Albania, evidentemente di repertorio.
Una decina di giorni fa un albanese è stato accompagnato a Bari a partire da Vicenza.
L’uomo era stato condannato per atti persecutori nei confronti della fidanzata, era rimasto coinvolto in un incidente mentre era sotto effetto di alcol e stupefacenti, era stato accusato di avere commesso 2 rapine con lesioni.
Negli stessi giorni un serbo appena scarcerato era stato accompagnato al Cpr di Gradisca.
Lo straniero era stato condannato per furti, violazione di domicilio, spaccio di stupefacenti.
A novembre scorso aveva forzato la porta d’ingresso di una tabaccheria vicentina.
Più volte era rimasto coinvolto in liti con altri stranieri.
Dall’inizio dell’anno la Questura di Vicenza ha gestito 37 trasferimenti ai Cpr e due rimpatri, mentre gli ordini di allontanarsi dal territorio nazionale sono stati 94.