Brescia, 4 accompagnamenti a Potenza

Quattro stranieri sono stati accompagnati al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Potenza dopo essere stati fermati dalla polizia a Brescia. La notizia è riportata da vari siti web, che attingono distrattamente ad un comunicato in cui la destinazione dei fermati è ripetuta separatamente per ciascuno di loro: “un tunisino…è stato condotto al Cpr di Potenza … un cittadino nigeriano … anche lui è stato condotto a Potenza … un suo connazionale … quindi condotto a Potenza … un marocchino … anche lui a Potenza”.
Il marocchino aveva due condanne per droga, ma non si dice di che tipo e in che quantità. Stesso discorso per il tunisino, che aveva alle spalle reati per spaccio di “sostanze stupefacenti”. E’ considerato soggetto “a rischio per la radicalizzazione islamica”, ma non sono stati diffusi ulteriori dettagli.
Dei due nigeriani, uno ha numerosi precedenti, tra cui rapina (ma non si sa a chi); l’altro invece sembra avere a suo carico solo il rifiuto della protezione internazionale.
Secondo quanto si legge sul web il marocchino sarebbe stato portato prima al Cpr di Torino, poi a quello di Potenza. Ma nessuno spiega il motivo di questo doppio trasferimento.

La versione del Guernica

Lo Spazio Guernica di Modena ha diffuso un comunicato, ripreso dal sito LaPressa, per fornire la sua versione dei fatti avvenuti in città nel corso della visita di Salvini.
A loro dire sono state le forze dell’ordine che “hanno iniziato a intimidire e poi sequestrare tutte le persone che iniziavano a riunirsi per contestare Salvini”. “Dopo innumerevoli episodi di violenza e intimidazione ai danni di giovani studenti e studentesse che volevano semplicemente raggiungere il presidio è partita la prima carica. La prima di otto distribuite in 4 ore di sequestro dei manifestanti da parte delle forze dell’ordine”.
Ancora: “Circa centocinquanta/duecento giovani usciti a quell’ora dalle scuole che volevano unirsi alla piazza hanno deciso di fronte alle violenze e alla prepotenza poliziesca di non lasciar correre: di reagire a violenza e soprusi”.
E così sarebbero partiti i “lanci d’oggetti, verdure, uova, bottiglie e qualche sasso da parte di chi guardava le violenze ripetute che stavano avvenendo”.
Ieri nella stessa piazza è stata la volta del segretario del Pd Zingaretti. Il quale ha parlato soprattutto di economia e amministrazione, senza calcare la mano sul fronte immigrazione e senza fare riferimenti a quanto avvenuto il giorno prima.
Però comunque il suo tono era abbastanza ambiguo, il discorso non era tarato per respingere gli attacchi di chi accusa il Pd di essere la causa delle contestazioni dei centri sociali: “Chi governa sta distruggendo l’Italia”, ha detto Zingaretti. “Chi ci governa non ha un’idea di futuro”, Salvini è il “principale responsabile di questi undici mesi drammatici”: “Ribellatevi a questa follia”, ha esortato il segretario dem, aggiungendo che i suoi avversari pensano che “gli italiani siano polli di allevamento”, e in questi mesi “hanno diffuso odio e creato problemi”.
Ovviamente quando dice “ribellatevi a questa follia” Zingaretti sottintende: non con le sassaiole, ma votando Pd. Ma presentare una situazione drammatica e incitare alla ribellione include anche il rischio che qualcuno perda la testa.
Ad accogliere Zingaretti c’era anche l’europarlamentare Cecile Kyenge, ex ministro per l’Integrazione, molto attiva nell’attuale campagna elettorale in cui cerca il secondo mandato. I mass media hanno notato la sua presenza nelle foto e nelle inquadrature, ma non hanno riportato interviste sul perché del suo sostegno a Zingaretti, o sulle tematiche portate avanti da lei, o qualche commento sulla linea del partito.
In questi giorni la Kyenge è stata anche in provincia di Pordenone, a visitare una cooperativa attiva nel settore dell’integrazione lavorativa.
L’europarlamentare è candidata nella circoscrizione Nord Est.
Sempre ieri a Brescia c’è stato un corteo di tremila persone per protestare contro il razzismo e la legge Salvini. La notizia è passata sotto silenzio in cronaca nazionale e regionale, al massimo c’è stata qualche inquadratura ai telegiornali (evidentemente non ci sono state scritte minacciose o lanci di verdure). Comunque la notizia è arriva al pubblico nazionale perché lo stesso ministro Salvini ha condiviso su Twitter quattro fotografie del corteo. “I soliti insulti contro di me di quelli che vorrebbero portare in Italia tutta l’Africa. Altre medaglie”, ha scritto (intendendo che ogni insulto contro di lui per quello che è riuscito a fare lo considera un riconoscimento).
I commenti su Twitter non sono a senso unico: c’è chi gli dà ragione, chi gli dà torto.
Nelle stesse ore lo schieramento Brescia Identitaria aveva organizzato un’iniziativa contrapposta al corteo antirazzista, dietro uno striscione con scritto “#difendereBrescia”. Una cinquantina i manifestanti, 2.950 in meno rispetto a quelli che stavano al corteo, secondo le stime della stampa.

Via Corelli, nessuna indicazione chiara sul futuro dei lavoratori

I dipendenti del Centro di Accoglienza Straordinaria di via Corelli a Milano hanno protestato sotto il Pirellone. I loro 70 posti di lavoro sono a rischio, dopo la decisione di trasformare la struttura in un Centro di Permanenza per i Rimpatri. L’attuale gestore è un consorzio di imprese tra la società francese Gepsa e l’associazione di Agrigento Acuarinto. Non è chiaro quanti posti di lavoro sono necessari per gestire il Cpr, e non è chiaro quali saranno le procedure di assegnazione dell’appalto. Degli oltre 400 ospiti, ne sarebbero rimasti solo 380. In molti si sono allontanati temendo un rimpatrio. Quelli rimasti però verrebbero ricollocati sul territorio milanese, a cura della Prefettura. Il Fatto Quotidiano ha dedicato un articolo alla situazione dei lavoratori del centro, con tanto di interviste.
Il presidio si è svolto sotto la sede della Regione, ma la decisione è di competenza del Ministero dell’Interno. Il presidente della commissione lavoro regionale ha comunque ricevuto una delegazione di lavoratori, promettendo che farà il possibile per mantenere nel nuovo centro quelli assunti a tempo determinato. Mentre i collaboratori a partita Iva dovrebbero mettersi l’anima in pace. Il centro resterà attivo ancora per un altro mese.
La riconversione dovrebbe essere completata entro la fine dell’inverno. La Cgil ipotizza la perdita di un quinto dei 36 mila posti di lavoro garantiti dall’attuale sistema dell’accoglienza, dopo l’approvazione del decreto sicurezza.
Tutto questo in un momento in cui le statistiche parlano di un crollo degli sbarchi dell’80,35% rispetto all’anno scorso.
Secondo Panorama la causa di questa variazione sarebbe la messa in atto dei discussi accordi con la Libia sottoscritti dall’ex ministro Marco Minniti.
Secondo il settimanale sarebbero quattro i centri di cui l’apertura sarebbe imminente: Macomer, Modena, Gradisca d’Isonzo e Milano (altri siti invece scrivono Milano più altri 4 non specificati). Il sito considera aperto il Cpr di Caltanissetta, di cui era stata comunicata la chiusura l’anno scorso a seguito di una rivolta, e di cui non abbiamo più notizie da parecchio tempo.
Neanche i siti web locali, che in questi giorni hanno riportato le dichiarazioni del sindaco di Caltanissetta sulle possibili conseguenze del decreto, forniscono aggiornamenti sull’attuale situazione del locale Cpr.
Intanto il Giorno si ricorda del progetto di trasformare la caserma Montichiari di Brescia nell’unico centro per i rimpatri della Lombardia: il progetto “finisce nel cassetto”, scrive il sito. L’unico Cpr lombardo, almeno per il momento, sarà quello di Milano.
Il Senato ha già approvato la conversione in legge del decreto immigrazione-sicurezza. Entro le prossime due settimane il provvedimento sarà esaminato dalla Camera (la discussione è già in corso, anche se lontano dai riflettori).

Centro rimpatri a Milano?

Il sito Blasting News riporta una sintesi di quanto dichiarato dal ministro dell’Interno Salvini di fronte alle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato.
Si parla dell’attivazione di quattro nuovi Centri di Permanenza per i Rimpatri entro l’anno, per un totale di circa 400 posti: l’ex carcere di Macomer in Sardegna, l’ex Cie di Modena, i centri di accoglienza di Gradisca d’Isonzo e Milano.
Il nome che colpisce di più è quello di Milano. S’era detto che l’unico Cpr lombardo sarebbe stato a Brescia. Adesso Brescia è stata accantonata, o in Lombardia ci saranno due Cpr?
Il piano di Minniti prevedeva un solo Cpr per ogni regione. Le operazioni di apertura però sono andate avanti molto piano, per cui il Governo ha preferito lasciare aperto quello di Brindisi nonostante avesse riaperto quello di Bari. La Puglia è quindi l’unica regione italiana ad avere due Cpr attivi, finora.
Gli altri centri si trovano a Torino, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza, Basilicata) e… Caltanissetta.
Blasting News nomina anche quest’ultimo centro, come se fosse attivo. Eppure sul finire dell’anno scorso era stato sgomberato a seguito delle rivolte. O è stato riattivato nel totale disinteresse dei mass media, o lo danno per aperto nonostante sia chiuso.
Nelle ultime ore il Corriere ha scritto che proseguono i lavori per l’attivazione del Cpr a Brescia: si sta per lavorare alle fognature.
Ad opporsi al Cpr bresciano è proprio la Lega: il capogruppo in Comune afferma di avere avuto rassicurazioni in proposito dai vertici nazionali. A suo dire in Lombardia ci sarà un solo centro rimpatri, e sarà quello di via Corelli a Milano.

Brescia, il campus per il rimpatrio

Fervono i preparativi a Brescia per l’apertura del Centro di Permanenza per i Rimpatri.
Racconta Brescia Today che il quotidiano Brescia Oggi ha comunicato la notizia dell’affidamento dei lavori per le fognature, e ha diffuso alcuni dettagli relativi al funzionamento della struttura.
“La caratteristica principale riguarda le regole: gli immigrati che verranno destinati a Montichiari non potranno lasciare la caserma ma saranno obbligati a restarvici 24 ore su 24, fino al rimpatrio”, scrive Brescia Today.
Si tratta di una cosa risaputa, ma la paura della gente di trovarsi clandestini a frotte in giro per le strade è tanta che spesso si diffondono false notizie che i Cpr siano centri in cui gli stranieri sono liberi di entrare e uscire. Mai successo, si fa confusione con i Cara. Ma i mezzi di informazione devono specificare ogni vota questo dettaglio.
I muri perimetrali saranno alzati da quattro a sei metri, verrà installata una rete di videosorveglianza, ci sarà una postazione di sicurezza fissa, presidiata dalle forze dell’ordine.
Una cosa di cui invece si è parlato raramente finora è la suddivisione etnica: all’interno del centro, scrive il sito, gli stranieri saranno suddivisi in base alle etnie, per evitare tensioni tra di loro.
Notizia dubbia invece è quella che i migranti potranno restare nel Cpr anche fino a 18 mesi. E’ parecchio tempo che il tempo massimo di permanenza è stato portato a tre mesi. Si è parlato di aumentarlo di nuovo, ma al momento è solo un’ipotesi. Che contrasta con il piano di avere delle espulsioni rapide. Trattenere una persona per un anno è mezzo per poi magari rilasciarla per mancata identificazione non è una procedura così rapida. Tenuto conto che questo sistema si somma a quello penale: nel Cpr possono essere mandati anche stranieri che hanno già scontato magari sette anni di detenzione nelle carceri italiane, e che si ritroverebbero quindi a scontare un tempo di detenzione aggiuntivo che viene spesso criticato anche dai giuristi.
Per il resto, non arrivano notizie di rilievo da Brescia, dopo la rissa tra stranieri avvenuta all’inizio di questo mese, e i migranti ritrovati su un camion proveniente da Ventimiglia: erano saliti pensando di andare in Francia, invece si sono ritrovati a viaggiare nella direzione opposta.

Brescia, sì ai rimpatri, no al centro rimpatri

Il Cpr lombardo verrà realizzato nella ex caserma Serini di Montichiari, Brescia. La cosa sembra ormai certa, sarebbero stati superati imprecisati ostacoli insormontabili che finora avevano illuso la popolazione che il progetto era andato a monte. La Lega, in piena campagna elettorale, ha preso posizione. Tre esponenti del partito hanno a gran voce rivendicato la volontà della popolazione locale di fermare il progetto di Cpr. “Quando saremo al governo nazionale il progetto di un centro per immigrati a Montichiari sarà soltanto un brutto ricordo”, ha detto l’ex vice-sindaco di Brescia Rolfi, secondo quanto riporta BsNews. “Il concetto specioso di accoglienza indiscriminata sarà spazzato via, per essere sostituito con il pragmatismo dei respingimenti nei confronti di tutti questi immigrati, quasi sempre giovani maschi in ottima salute e con ben poca voglia di lavorare, che nella stragrande maggioranza dei casi non hanno alcun diritto alla protezione internazionale.
Anche il candidato Marco Togni è sulla stessa linea: “Non vogliamo sentir parlare né di centro di accoglienza né di centro di espulsione per quanto riguarda la Serini. I rimpatri devono essere fatti direttamente alla frontiera, senza che queste persone entrino nel paese”.
Al che uno si chiede: e quelli che sono già entrati? Ma nel comunicato non c’è risposta.
La situazione è tanto più assurda in quanto sul web ci sono ancora gli articoli del 2011, come quello del quotidiano Il Giorno dal titolo “Fabio Rolfi, Montichiari? Sarebbe perfetto per un Cie”. Diceva il vice-sindaco nonché assessore alla sicurezza: “Brescia ha bisogno di un Centro di Identificazione ed Espulsione, ed io ho sempre pensato alla caserma come alla sede più idonea”.
All’epoca la Lega era al Governo. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva annunciato un Cie in ogni regione. Ora al Governo c’è il Pd. Il Ministro dell’Interno Minniti ha annunciato un Cie in ogni regione. Così la Lega è passata dall’altro lato.
La cosa strana è che negli articoli attuali Maroni è completamente dimenticato. Sarà che all’epoca le sue dichiarazioni fecero poco scalpore. 16 ottobre 2010, il Piccolo titola “Il titolare del Viminale: Un Cie in ogni regione”. Si parlava della visita di Maroni al forum delle polizie locali del Nord Est. Pochi giorni prima Il Sole 24 Ore titolava: “Maroni: quattro nuovi Cie entro il 2011”. Nell’articolo c’era scritto: “Queste strutture – ha osservato Maroni – sono utili e ora non sono sovraffollate, non c’è un’emergenza, ma vogliamo aprirne uno in ogni regione”.
Mesi prima, a maggio 2010, il Corriere del Veneto titolava con un virgolettato del ministro leghista, “Un Cie in Veneto entro il 2010”, mentre nel sottotitolo si annunciava un Cie in ogni regione entro il 2013. All’epoca i centri di espulsione erano ben 13, con 1800 posti disponibili, “insufficienti per gestire l’azione di contrasto”. Oggi sono quattro-cinque (nessuno lo sa di preciso).
Sul web risulta anche un articolo datato due mesi prima, marzo 2010, del sito Stranieri In Italia, dove venivano annunciati dieci nuovi centri di espulsione nel 2010. “Un Cie in ogni regione, due in quelle più grandi”, era la frase attribuita a Maroni, che sarebbe stata pronunciata proprio a Brescia, in un incontro con i giornalisti. Il ministro avrebbe detto che la lista delle località era già pronta, ma non l’aveva resa nota (c’erano le regionali e amministrative in vista). Comunque la Lombardia, regione grande, era una di quelle che avrebbero ospitato due Cie.

Brescia, marcia per l’accoglienza

Si sarebbe svolta ieri a Brescia la marcia per l’accoglienza, organizzata da Comitato Articolo 10, Campagna Accoglienza, Forum del Terzo Settore, Adl Zavidovice e Consulta per la Pace, con la cooperazione del Comune di Brescia.
All’evento avrebbero partecipato migliaia di persone. Uso il condizionale perché l’iniziativa non ha ottenuto nessun risalto mediatico, ne trovo traccia solo sul sito di Radio Onda d’Urto, visto che anche la rete NoCpr/No Minniti-Orlando ha partecipato, senza però “aderire alla piattaforma ufficiale”.
Il Cpr previsto da Minniti per la Lombardia verrà allestito proprio nei pressi di Brescia, quindi il tema è molto sentito. Chiaramente le realtà di movimento hanno manifestato contro tutti i Cpr, non solo quello bresciano, e hanno chiesto che venga rimessa in discussione anche la Bossi-Fini.
Le cronache locali invece hanno dato un certo risalto alla notizia che un imprenditore bresciano è stato arrestato per truffa ai danni dello Stato, per una somma che si aggira sui 900 mila euro. Secondo l’accusa, metteva a disposizione dei migranti strutture inesistenti o stipava le persone in spazi inadeguati.
I siti web locali hanno riportato il nome dell’imprenditore, ma non la sua foto, e soprattutto non la sua linea difensiva.