Ancona, due accompagnamenti al Cpr

Un trentunnne marocchino e un ventottenne tunisino sono stati accompagnati in due diversi Centri di Permanenza per i Rimpatri dopo essere stati fermati dalla polizia nel corso di controllo ad Ancona.
Entrambi hanno precedenti penali per furto, rapina e stupefacenti, il primo anche per interruzione di pubblico servizio (non si sa quale) e resistenza a pubblico ufficiale.
La notizia è riportata dal sito Marche Notizie, con foto di repertorio della Questura, estratta da Street View.
In questi giorni i Cpr sono finiti nelle cronache per via del suicidio di uno straniero a Ponte Galeria, Roma, e delle rivolte avvenute a Roma, Trapani, Gradisca e Milano. Il Cpr milanese è commissariato dopo che il gestore è finito sotto processo per irregolarità relative alla mancata erogazione dei servizi. Anche a Palazzo San Gervasio, Potenza c’è un’indagine che riguarda gestore e forze dell’ordine per il trattamento riservato ai migranti, che violava i loro diritti.
I siti di informazione si ricordano sporadicamente che esistono queste strutture, e tirano fuori notizie inesatte e non aggiornate nel tentativo di dare un quadro della situazione.
Il Messaggero ha pubblicatola lista dei Cpr in funzione aggiornata al 2020, quattro anni fa. L’apertura del Cpr di Milano, avvenuta in autunno di quell’anno, è presentata come se fosse una novità. La chiusura del Cpr di Torino non risulta, così come non risulta il fatto che il Cpr trapanese sarebbe da poco diventato totalmente inagibile.
Anche se le cronache riportano dell’accompagnamento al Cpr di pregiudicati, gli attivisti continuano a dire che i centri devono essere chiusi perché ospitano solo persone che non hanno commesso reati. In realtà alcuni hanno e altri non hanno commesso reati, ma nessuno ha mai diffuso statistiche precise in proposito, e in effetti nessuno le chiede: a una parte politica fa comodo pensare che siano tutti colpevoli, all’altra che siano tutti innocenti.
L’indagine a Palazzo San Gervasio si basa anche su un filmato in cui si vedono le forze dell’ordine costringere un migrante ad assumere psicofarmaci per essere liberato da fascette che lo stringono ai polsi e ai piedi.
Per l’Unità i Cpr sono “carceri illegali in mano ai privati”.
Il quotidiano fa riferimento ai dati diffusi da Mauro Palma, garante dei detenuti fino all’anno scorso. Il nuovo garante non si è ancora espresso sull’argomento. Ha visitato un centro rimpatri, a quanto ne sappiamo, ma soltanto per dichiarare che sta avviando le interlocuzioni col prefetto per capire quali sono le proprie competenze.
Il nuovo garante si chiama D’Ettore. Avrebbe visitato il Cpr di Ponte Galeria a Roma. La cosa è passata sotto silenzio per gran parte dei siti di informazione.
Una decina di giorni fa una delegazione del garante guidata dal professor Mario Serio ha effettuato una visita al Cpr di Trapani, in cui dopo le devastazioni erano rimaste soltanto 8 persone. La notizia era contenuta in un breve comunicato pubblicato sul sito ufficiale, in cui non si diceva niente che non si potesse sapere anche restando al difuori della struttura.
Nel centro c’era anche un cittadino straniero che la Corte europea dei diritti umani ha chiesto di trasferire in una struttura più adatta.
Il comunicato non specificava la nazionalità, e non spiegava perché dovesse essere trasferito. .

Da Ancona a Palazzo San Gervasio

Un trentacinquenne tunisino che ha appena finito di scontare una pena in carcere ad Ancona è stato portato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria.
L’uomo ha precedenti legati agli stupefacenti (non si sa quali), danneggiamento (non si sa di che), resistenza a pubblico ufficiale e lesioni (non si sa quando).
La notizia è stata riportata da Qdm Notizie, con foto del cofano di un’auto della polizia.
La regione Marché è una delle 13 che al momento non sono dotate di un Cpr e devono accompagnare gli stranieri da rimpatriare nei centri rimpatri di altre regioni.
L’attuale governo vorrebbe che ogni regione avesse il suo Cpr. I tecnici hanno già svolto dei sopralluoghi, ma la lista delle località considerate idonee non è ancora stata comunicata ed è attesa a breve.
Le amministrazioni locali sono quasi sempre contrarie all’apertura di un Cpr. Quelle di sinistra per motivi collegati con i diritti umani, quelle di destra per diffidenza verso tutto ciò che riguarda i migranti.
La sinistra chiede che anziché puntare sui rimpatri si punti sull’accoglienza, ignorando i reati commessi da stranieri e il fatto che quando era al governo lo stesso schieramento ha istituito i Cpr e ha lanciato il piano per aprirne uno in ogni regione. Per i politici di destra il Cpr va bene, purché sia costruito altrove. Col risultato che il Governo, per disperazione, è arrivato a proporre all’Albania di ospitare un paio di centri per i rimpatri gestiti dall’Italia.
Di recente alcune inchieste hanno coinvolto i Cpr di Milano e Palazzo San Gervasio per irregolarità e violazioni dei diritti dei trattenuti. Il primo è stato commissariato. Nel secondo un funzionario di polizia è finito agli arresti.

Ancona, un accompagnamento al Cpr

Un trentenne marocchino è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Caltanissetta su ordine del questore di Ancona.
Secondo quanto scrive Qdm lo straniero sarebbe entrato in Italia tre mesi fa “da Ventimiglia”, cosa strana perché di solito da Ventimiglia gli stranieri cercano di uscire dall’Italia, non di entrare.
Subito dopo sarebbe stato arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti, non si sa di che tipo e in che quantità.
Non si dice se abbia scontato una pena.
Nessun nome, nessuna foto se non quella di due auto qualsiasi della polizia.
Nelle Marche non c’è mai stato un Cpr, per cui gli stranieri da rimpatriare vengono accompagnati nei centri presenti nelle altre regioni. L’attuale governo è intenzionato ad aprirne uno in ogni regione. Finora sono stati effettuati sopralluoghi nelle strutture che potrebbero essere idonee, ma non sono state ancora fatte le scelte definitive, che sicuramente incontreranno a prescindere l’opposizione da parte delle amministrazioni e popolazioni locali, anche di destra.
Si dice che i nuovi Cpr verranno costruiti in maniera tale da impedire le rivolte, ma informazioni precise ancora non ci sono.
Anche il ministro democratico Minniti, ai suoi tempi, aveva lanciato un piano di apertura di un Cpr in ogni regione. Ne era riuscito ad aprire soltanto uno, in Sardegna. E comunque non era intervenuto più di tanto sulle cause delle rivolte, tant’è vero che rivolte ci sono state anche in seguito, tra cui quelle che hanno portato alla chiusura del Cpr di Torino, la primavera scorsa.
Ora che il governo ha aumentato il tempo di permanenza massimo a 18 mesi il rischio di rivolte potrebbe aumentare di nuovo, visto che aumenta il tempo per organizzarle.
Comunque l’anno scorso solo nel 13% dei casi gli stranieri reclusi hanno raggiunto il tempo massimo di permanenza, fissato a tre o quattro mesi a seconda della nazionalità e della situazione individuale. Gli altri sono stati rimpatriati o rilasciati prima.

Sindaci contro i Cpr a Diano Marina (Liguria) e Falconara (Marche)

Il sindaco di Diano Marina ha annunciato che intende portare avanti una raccolta firme contro l’istituzione del Centro di Permanenza per i Rimpatri nelle vicinanze del suo comune.
Iniziative simili verranno organizzate negli altri comuni del circondario.
La notizia è stata riportata da Riviera 24, che chiama il Cpr “Centro di Prima Accoglienza” e non entra nel merito dei motivi per cui la giunta è contraria.
Evidentemente c’è un po’ di confusione: un centro di prima accoglienza è una struttura che deve ospitare i profughi appena sbarcati che potrebbero non essere in stato di detenzione. Un Cpr invece è un vero e proprio carcere, da cui i migranti non possono uscire in attesa di essere rimpatriati.
Il sito non riporta il nome di nessun partito, ma solo quello di qualche consigliere, tra cui uno che ha criticato l’iniziativa del sindaco definendola “tardiva”, anche se la condivide.
I consiglieri regionali del Partito Democratico hanno attaccato il presidente della Regione Toti e hanno chiesto di puntare sull’accoglienza diffusa.
La notizia è riportata da Ivg, con foto di migranti qualsiasi su un barchino.
Il Pd non dice che non bisogna rimpatriare gli stranieri che hanno commesso reati, come diceva quando era al governo. Anzi, non nomina proprio la parola reati. La tesi è invece quella che è inutile aprire i Cpr perché ci sono accordi di rimpatrio solo con alcuni Stati e non con tutti.
Sopralluoghi si sono svolti anche ad Albenga, provincia di Savona, oltre che a Diano Castello, provincia di Imperia, dove è stata ispezionata una caserma in disuso.
Il Governo intende aprire almeno un Cpr in ogni regione. Le località non sono state ancora fissate, la lista dovrebbe essere pronta entro la fine dell’anno.
Anche nelle altre regioni le amministrazioni locali sono in subbuglio.
Nelle Marche la sindaca di Falconara si è detta contraria al Cpr perché il suo territorio ha un ruolo di servizio a livello provinciale e regionale. I Cpr creano difficolta in materia di ordine pubblico e di sicurezza.
La densità abitativa del comune è alta, sono presenti infrastrutture impattanti con elevato livello di pericolosità ambientale.
Tutto ciò in linea con quanto detto da altri sindaci, che si appigliano a qualunque motivazione pur di non entrare nel merito.
Di diverso, a Falconara c’è che la struttura si troverebbe nei pressi dell’aeroporto, e potrebbero esserci problemi sulle piste in caso di evasione di massa.

La lista dei nuovi Cpr

Il quotidiano Domani ha diffuso una lista provvisoria dei Centri di Permanenza per i Rimpatri che potrebbero essere realizzati in Italia nel giro dei prossimi due anni. La lista definitiva è attesa entro la fine dell’anno.
Il sito ha poi scritto che gli amministratori locali non sono soddisfatti del fatto che la scelta sia ricaduta sui loro territori, anche se fanno parte dello stesso schieramento al Governo.
Una delle località sarebbe Castel Volturno, in Campania che pure è una zona in cui sono presenti 20mila immigrati irregolari sfruttati dal punto di vista lavorativo e sessuale.
In Trentino Alto Adige la scelta sarebbe caduta su Bolzano.
Per la Liguria si parla di Diano Castello in provincia di Imperia e Albenga in provincia di Savona.
In Toscana sarebbe in pole position Aulla, provincia di Massa Carrara.
Nelle Marche sarebbe stata scelta Falconara Marittima.
In Calabria, Catanzaro.
Nella lista viene nominata anche la città di Brindisi, dove in effetti un Cpr c’è già ma forse ci si riferisce alla costruzione di una nuova struttura più moderna.
In Emilia Romagna sarebbe stata scelta Ferrara, che non ha mai avuto un centro rimpatri: in passato strutture del genere erano in funzione a Bologna e Modena.
Il quotidiano ha raccolto varie reazioni da parte dei sindaci, che farfugliano scuse vaghe e incoerenti: il nostro territorio deve essere ristorato, è troppo urbanizzato, è esondabile, eccetera.
Apparentemente nessuno ha tirato in ballo la questione dei diritti umani, e nessuno ha detto che vuole che lo Stato rinunci del tutto a rimpatriare gli irregolari.
Affari Italiani riprende la notizia, attribuendola a “Il Domani”, e schiaffandoci un fotomontaggio di Giorgia Meloni seria di fronte a un gruppo di stranieri seduti per terra.
Si parla di nove Cpr, ma la lista è abbastanza confusa, vengono citate anche Torino e Milano. A Milano un Cpr c’è già. A Torino in effetti pure, ma è chiuso a seguito di danneggiamenti. E’ possibile che il governo abbia in mente di costruire anche lì nuovi edifici altrove, ma l’articolo non lo dice esplicitamente.

Contro il Cpr a Falconara

Il gruppo di maggioranza Uniti Per Falconara ha diffuso dichiarazioni per opporsi alla possibilità di aprire un Centro di Permanenza per i Rimpatri nella città marchigiana, a maggior ragione nell’ex caserma dell’aeronautica. Quest’ultima si trova vicina all’aeroporto potrebbe creare problemi ai voli in caso di rivolte o evasioni.
Il comunicato tira in ballo anche scuse risibili, come quella che “la città si fa già carico di oneri alquanto gravosi derivanti dal suo ruolo di crocevia regionale e dall’avere sul proprio territorio industrie che producono importanti impatti in termini ambientali”.
Il gruppo ha annunciato un’interrogazione, e ha ricordato che già in passato il consiglio comunale si è espresso contro l’apertura del Cpr.
Mancano riferimenti alla situazione dei diritti umani nei Cpr, e al fatto che lo schieramento voglia allontanare gli irregolari che delinquono oppure no.
Le dichiarazioni sono state riportate senza approfondimenti da vari siti web locali, tra cui Il Resto Del Carlino e Qdm Notizie.
Finora tutte le informazioni sono circolate in via ufficiosa. La lista dei Cpr da aprire sarà pronta nel giro di due mesi. I centri apriranno in tutte le regioni italiane. Al momento quelli aperti sono nove in sette regioni diverse. Nelle Marche non ce n’è mai stato uno, come in Veneto, Toscana, Campania, Trentino Alto Adige, Liguria. La decisione verrà presa dal governo e imposta alle amministrazioni locali. Le procedure saranno accelerate, visto che queste strutture sono state equiparate a basi militari e la loro costruzione affidata al ministero della Difesa.
Intanto a livello nazionale si continua a discutere di misure per cercare di bloccare i flussi migratori. La guerra è ora contro le Ong straniere che portano i migranti in Italia. Qualcuno vorrebbe che se ne facesse carico lo stato di bandiera della nave. Oppure quello da cui proviene la Ong che la gestisce.

Ipotesi Cpr Ancona, sindaco contrario

Il sindaco di Ancona Stefania Signorini si è detta contraria all’ipotesi di aprire un Centro di Permanenza per i Rimpatri nella ex base dell’Aeronautica di Falconara.
Il motivo principale riguarda la sicurezza aeroportuale: l’area è confinante con l’aeroporto, in caso di evasione bisognerebbe bloccare i voli. A questo si aggiunge qualunque cosa pur di non avere la struttura, incluso il fatto che c’è un deporatore, industrie che hanno un forte impatto sull’ambiente, snodi ferroviari e scali merci.
L’amministratrice non dice di essere contraria ai Cpr, o di non volere il rimpatrio degli stranieri neanche se commettono delitti. Semplicemente vorrebbe che il centro fosse aperto altrove, anche se non specifica dove.
Dopo l’ultimo provvedimento deciso dal governo, sembra che lo Stato faccia sul serio. L’ipotesi di aprire un Cpr in ogni regione era già circolata più colte nel decennio scorso, sia col ministro leghista Maroni, sia con Minniti. Il primo aveva suggerito un gruppetto di quattro regioni con cui cominciare, ma non era riuscito a portare a termine neanche questo piano limitato, a causa dell’opposizione delle amministrazioni locali. Il secondo aveva fissato il numero dei Cpr: 18, uno per regione escluse Valle d’Aosta e Molise. Era riuscito ad aprirne solo uno in Sardegna. Ora il governo ha stabilito che le procedure di allestimento verranno affidate al Ministero della Difesa, e quindi avranno un percorso agevolato. Si cercherà il colloquio con le amministrazioni locali, ma si andrà avanti comunque in ogni caso.
A livello locale l’opinione pubblica ha soltanto una vaga idea di cosa si tratta. Alcuni fanno confusione tra centri per i rimpatri e centri di accoglienza. E le criticità di cui si è parlato in questi anni sul fronte dei diritti umani vengono a malapena citate. Ad esempio il fatto che gli psicofarmaci vengono forniti in grande quantità a persone che non hanno mai ricevuto una diagnosi da un medico specialista, la questione dell’assistenza sanitaria, psicologica e legale, il fatto che nei centri non c’è nulla da fare. Al limite qualcuno cita la scarsità del personale delle forze dell’ordine, ma anche qui non c’è accordo. Alcuni sindacati di polizia dicono che l’apertura di un Cpr sarebbe un bene, perché eviterebbe le lunghe trasferte nelle altre regioni per accompagnare gli stranieri irregolari nei centri per i rimpatri esistenti.
In questi giorni i mass media hanno parlato a spropostito dei Cpr. L’Ansa ha titolato: “I richiedenti asilo paghino 5 mila euro per evitare il Centro per il rimpatrio”. Un doppio malinteso: prima di tutto si tratta di una garanzia finanziaria e non di una tassa; secondo non riguarda i centri per i rimpatri, in cui si dovrebbero trovare i migranti a cui è già stata respinta la richiesta di asilo. La notizia comunque è stata trattata con estrema superficialità, con foto di repertorio di migranti sorvegliati dalla polizia in tenuta antisommossa, con gli occhi pixelati per motivi di privacy.
Di migranti ha parlato anche il papa di ritorno dal viaggio a Marsiglia. Ha detto che non bisogna rimandarli indietro come palline da ping pong. Ma ovviamente non è entrato nel merito delle cause della migrazione e del fallimento di tutti i tentativi di ottenere lo sviluppo dei Paesi poveri che i Paesi ricchi pensano di avere fatto negli ultimi decenni.

Ancona, tunisino accompagnato a Roma

Un cittadino tunisino di età imprecisata è stato fermato dalla polizia ad Ancona e trasferito nel centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Roma. Il giovane in passato era stato in una comunità per minori ed era stato segnalato come assuntore di sostanze stupefacenti. Alla vista degli agenti, ha iniziato ad inveire contro di loro e ha cercato di danneggiare la loro auto. Addosso gli è stato trovato un quantitativo imprecisato di una qualche sostanza stupefacente. Insieme con lui c’era un connazionale di cui i mass media non raccontano nulla.
La notizia è stata riportata da Vivere Ancona, con foto di due auto della polizia, e dal Resto del Carlino, in un resoconto di vari episodi di cronaca, tra cui una rissa tra pachistani nel centro della stessa città.

Ascoli, “rimpatriato” stalker albanese

Il sito Cronache Marche titola: “Ascoli, rimpatriato albanese colpevole di stalking”.
Nell’articolo si racconta che l’uomo era stato sottoposto a misura cautelare con allontanamento dalla casa familiare a settembre dello scorso anno per atti persecutori ai danni della compagna.
Nei giorni scorsi è stato trovato di nuovo in presenza della compagna e arrestato per inottemperanza al provvedimento.
L’articolo si apre affermando che l’uomo è stato “arrestato e poi espulso dal territorio nazionale” ma si conclude dicendo che lo straniero “veniva accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo da dove verrù espulso dall’Italia”. L’uso del futuro (più o meno) lascia pensare che non è stata diffusa la conferma dell’avvenuto rimpatrio. Semplicemente la gente immagina che il rimpatrio sia istantaneo. In realtà secondo i dati relativi al 2021 soltanto il 55% degli stranieri portati a Gradisca d’Isonzo sono stati rimpatriati. Il tempo di permanenza media era di 38 giorni. A livello nazionale il 16% dei trattenuti era stato rilasciato allo scadere dei termini (tre o quattro mesi, a seconda delle nazionalità) per mancata identificazione o mancata possibilità di organizzare il rimpatrio.
I dati relativi all’anno scorso non sono ancora stati diffusi.
Pochi giorni fa al Cpr di Gradisca è stato condotto anche un trentunenne tunisino pregiudicato per traffico di sostanze stupefacenti e segnalato per episodi di turbativa dell’ordine pubblico a Schio, in provincia di Vicenza.
Il sito Alto Vicentino Online ha riportato la notizia, senza specificare il tipo e la quantità di stupefacenti, né entrare nel dettaglio degli episodi che hanno turbato l’ordine pubblico.
La foto è quella di uno straniero, apparentemente non tunisino, fotografato di spalle mentre viene imbarcato su un aereo da due poliziotti. Foto di repertorio. Nessuno straniero è stato intervistato sull’argomento. L’articolo dice che il tunisino resterà al Cpr “in attesa di essere rimpatriato nei prossimi giorni”. La frase è sottolineata, ma non si entra nel dettaglio. L’Italia ha con la Tunisia un accordo che prevede il rimpatrio di varie decine di tunisini ogni settimana, quindi è altamente probabile che l’operazione verrà portata a termine in breve tempo. Comunque, le autorità non emettono comunicati al momento del rimpatrio effettivo, ma solo, a volte, al momento dell’accompagnamento al Cpr.

Segni di squilibrio, accompagnato al Cpr

Un trentaseienne ghanese che ha manifestato segni di squilibrio psichico è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Brindisi, dopo essere stato fermato dalla polizia ad Ancona.
Secondo quando scrive Cronache Ancona, l’uomo è stato accompagnato in questura dopo alcune segnalazioni giunte al 112 che parlavano di “una persona esagitata, che dava in escandescenze infastidendo passanti e residenti”.
Anche nei locali della questura lo straniero manteneva sempre lo stesso comportamento agitato, “alternando momenti di lucidità ad altri in cui manifestava segni di squilibrio psichico, parlando ripetutamente da solo, urlando senza motivo e improvvisando balletti”.
Nel giro di un mese da ancona tre stranieri sono stati accompagnati al Cpr, 8 alla frontiera, e 2 hanno ricevuto l’ordine di allontanarsi dall’Italia.
Intanto non arrivano aggiornamenti dall’altro Cpr pugliese, quello di Bari, dove una delle aree da poco ristrutturate è stata danneggiata dalle fiamme. Si è parlato di 7 intossicati tra militari e ospiti, ma l’unica cosa che è circolata è un comunicato di poche righe con foto di reperetorio di un cortile, prima dei danneggiamenti.
Pochi giorni fa nel centro era stato portato uno straniero, di nazionalità ed età imprecisate, fermato dai carabinieri a Livorno, dove, ubriaco, aveva creato scompiglio in un bar.
In Toscana prosegue il dibattito sulla possibile apertura di un Cpr. Due consiglieri regionali leghisti hanno infierito sul Pd, partito nel quale alcuni esponenti sono favorevoli all’apertura, altri sono contrari.
Uno dei politici democratici nominati nel comunicato è il capogruppo Ceccarelli, le cui dichiarazioni sono state riportate da Arezzo Notizie.
Certo che bisogna attuare le norme in materia di espulsione di irregolari, ma “non vorremmo mai che la soluzione fosse peggiore del male”, ha detto Ceccarelli in un comunicato congiunto col presidente della commissione politiche sociali. “L’esperienza ci insegna che in altre regioni italiane questo tipo di strutture si sono talvolta rivelate costose, inadeguate e non di rado si sono trasformate in centri di detenzione illegale”.
In che senso illegale? In cronaca locale non viene spiegato. Il Pd convocherà in commissione l’assessore all’immigrazione.