Treviso ha già dato

Il presidente dell’Anci Veneto nonché sindaco di Treviso Mario Conte ha sottolineato più volte in un’intervista ad Antenna Tre che la sua città “ha già dato” in materia di accoglienza ai migranti, quindi la escluderebbe a prescindere da quelle in cui allestire i Centri di Permanenza per i Rimpatri.
A quanto ha detto il sottosegretario agli interni Molteni le procedure per i nuovi Cpr dovranno cominciare dopo l’estate (e dopo le elezioni), e “nulla sarà calato dall’alto”.
Rassicurazione generica: il governo vuole aprire almeno un centro rimpatri in ogni regione, e come fare se tutte le amministrazioni locali, anche quelle che appoggiano il governo, sono contrarie? La sinistra non vuole i Cpr perché dopo averli istituiti, ha iniziato a pensare che siano dei lager, né più né meno dei Cie che sono andati a sostituire. La destra invece è istintivamente diffidente nei confronti di tutto ciò che riguarda i migranti. Non a caso vengono messi sullo stesso piano centri rimpatri e centri di accoglienza. Siccome Treviso ha fatto il sacrificio di ospitare centri di accoglienza, non può contribuire ai rimpatri.
Ma accoglienza e rimpatri sono due cose diverse. I centri di accoglienza sono strutture aperte, da cui i migranti escono per integrarsi nella società, mentre i centri rimpatri sono delle carceri dalle quali non ci si può allontanare, e in cui non entrano neanche esponenti della società civile.
In questi giorni il Governo si è sentito chiamato in causa sull’argomento dopo che a Milano sono avvenuti due episodi che hanno coinvolto migranti e forze dell’ordine. Un poliziotto è finito in ospedale in gravi condizioni dopo essere stato accoltellato da un migrante, un altro poliziotto ha sparato ferendo un migrante, in un’altra situazione.
Che ne pensa il sindaco di Treviso? Bisogna rimpatriare i migranti che creano problemi? Se non nella sua città, dove bisogna allestire il Cpr veneto?
Queste scaramucce hanno fatto sì che nessuna struttura di questo genere sia mai stata aperta in Veneto, anche se già all’inizio del decennio scorso l’allora ministro dell’Interno Maroni aveva provato a spingere in questa direzione.

Vicenza, accompagnato al Cpr nigeriano con precedenti

Un nigeriano che si è presentato spontaneamente col suo avvocato alla Questura di Vicenza è stato accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano per essere rimpatriato.
I termini per il ricorso presentato contro il rigetto della domanda infatti a quanto pare erano già scaduti.
L’uomo aveva scontato da poco una pena per stupefacenti.
Nel 2021 era stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino: trasporatava all’interno della propria cavità addominale 80 ovuli per un peso complessivo di 934 grammi di eroina.
Non si dice da dove proveniva.
La notizia è stata riportata dal Dolomiti, con solita foto di repertorio di uno straniero che viene accompagnato sull’aereo da due agenti di polizia.
Intanto a Milano si sta organizzando una manifestazione contro il Cpr per il 6 aprile prossimo.
Secondo gli attivisti le condizioni del centro non sono migliorate dopo il commissariamento.
In teoria sulla situazione dei detenuti dovrebbero vigilare i Garanti appositamente istituiti a livello nazionale e locale.
I quali visitano i centri solo in maniera sporadica, rilasciando dichiarazioni di circostanza che non sortiscono nessun effetto.
Il nuovo Garante nazionale non ha ancora detto nulla che faccia capire cosa ne pensa dell’argomento.

Tunisino scappa da due Cpr: accompagnato al Cpr

La polizia ha fermato un cittadino tunisino nei pressi della stazione ferroviaria di Mestre. A quanto scrive Tg Plus l’uomo era già noto alle forze dell’ordine per avere scaraventato a terra sedie e minacciato il titolare di un bar a luglio. Era già stato accompagnato al Cpr, ma era riuscito a scappare, sia da Milano che da Gradisca.
Ogni anno dai Cpr evadono alcune decine di persone, ma non fanno notizia. Anche in questo caso, non viene specificato come ha fatto a fuggire. Ora è stato accompagnato ad un altro centro rimpatri, quello di Roma, dal personale della Guardia di Finanza.
Lo stesso sito racconta dell’accompagnamento al Cpr romano di un altro straniero, di nazionalità imprecisata, che aveva preso a calci e pugni un portone pochi giorni fa. Nessuna informazione su quando e come è entrato in Italia, e se fosse stato inserito in un percorso di integrazione o no.
Due giorni fa Il Sussidiario ha riportato informazioni diffuse dal Questore di Milano in una intervista a Libero, che mettevano in evidenza il fatto che la presenza di stranieri in città è collegata a rapine e furti con destrezza.
Dice l’articolo che le questure sono oberate di lavoro, e che la valutazione delle domande di richiesta d’asilo richiede due anni. Così gli stranieri irregolari presentano la domanda anche se sanno di non avere diritto, così possono rimanere in Italia e ne approfittano per rendersi irreperibili.
Due giorni fa la Tgr Rai ha raccontato che uno straniero che è stato condannato a una pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione per violenza sessuale e sequestro di persona minorenne è stato accompagnato al Cpr di Gradisca.
I fatti risalgono al 2018. La vittima aveva 15 anni.
Nessuna foto dell’uomo, ma uno scatto di repertorio della facciata della Questura. E nessuna intervista agli attivisti e ai politici che di solito dicono che chi finisce al Cpr non ha commesso reati: in un caso come questo pensano che il rimpatrio debba avvenire o che lo straniero deve essere regolarizzato?
Le ultime notizie dal Cpr romano risalgono invece a una decina di giorni fa. Nel centro c’era stata una rissa, un carabiniere era rimasto ferito e aveva ricevuto una prognosi di 30 giorni per una frattura alla mano.
Il disordine è cominciato a causa del litigio tra un egiziano e un marocchino.
Pochi giorni prima una carabiniera donna era stata molestata sessualmente.
Roma Today ha riportato la notizia in breve, aggiungendoci una dichiarazione del segretario generale del sindacato Unarma, che ha chiesto di aumentare gli organici.
Nessuna foto del sindacalista, nessuna risposta pubblica da parte delle istituzioni, nessun sostegno pubblico da parte degli altri sindacati.
E degli stranieri coinvolti nella rissa non si sa nulla: né quando erano entrati in Italia, né se avessero precedenti penali.

Veneto, circola l’ipotesi Zelo

In Veneto ha ripreso a circolare l’ipotesi di aprire un Centro di Permanenza per i Rimpatri nella ex base Nato di via Zelo a Ceneselli, vicino Rovigo. Non si sa chi abbia messo in giro questa voce, visto che le autorità locali non hanno ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. La proposta era già circolata in passato, più di dieci anni fa, quando l’allora ministro dell’Interno Maroni aveva annunciato l’apertura di alcuni centri di espulsione nelle regioni che ancora non lo avevano. Non se n’era fatto niente, anche a causa dell’opposizione da parte delle amministrazioni locali, e ancora oggi il Veneto non ha mai avuto un suo centro per i rimpatri.
Anche stavolta a livello locale ci sono obiezioni molto decise, ma sulla base di motivazioni abbastanza risibili. La base è abbandonata da anni, gli edifici andrebbero abbattuti e ricostruiti da capo, perfino la strada di accesso è in pessime condizioni. Insomma, l’allestimento di un centro rimpatri costerebbe troppo, rispetto a qualche altro posto in cui c’è una struttura già pronta da modificare con adattamenti minimi. Ma dove è in Veneto un posto del genere?
Il Cpr è un centro di detenzione. In Sardegna è stato allestito all’interno di un ex carcere. Da anni alcuni attivisti portano avanti una campagna contro i centri per i rimpatri, con varie motivazioni: prima di tutto si dice che sono incostituzionali e comportano una violazione dei diritti umani, anche per il modo in cui sono organizzati, con pochissime risorse destinate all’assistenza psicologica, sanitaria e legale delle persone recluse; poi che si tratta di strutture inefficaci, in cui la metà dei trattenuti non viene rimpatriata e comunque si tratta di una minima parte degli stranieri che arrivano, quindi a livello complessivo sono insignificanti nel contrasto dei flussi migratori.
La destra solitamente è favorevole ad aprirne tanti e ad allungare i tempi di trattenimento, per garantire maggiori possibilità di rimpatrio o per tenere lontani delle strade personaggi che potrebbero creare problemi, anche considerato che non hanno modo di regolarizzarsi e di reintegrarsi. La sinistra invece ha un atteggiamento altalenante. Quando è al governo è favorevole, quando è all’opposizione è contraria. I centri di detenzione per migranti sono stati istituiti dalla sinistra alla fine degli anni Novanta, e la definizione attuale di Cpr è stata ideata dalla sinistra in contrapposizione a quella di Cie sostenuta dalla destra. E’ cambiato il nome ma non la sostanza. Il motivo per cui sono stati istituiti è rassicurare la popolazione che almeno gli stranieri che commettono reati gravi verranno allontanati. Ora però la sinistra è all’opposizione, e quindi ha completamente dimenticato la questione dei reati. Da un lato non ha mai detto esplicitamente che vuole dare un permesso di soggiorno ai criminali stranieri, e questo significa lasciarli liberi ma senza possibilità di regolarizzarsi, quindi costringerli a sopravvivere solo mediante il crimine. Dall’altro lato non ha detto che vuole espellerli, col risultato di dare campo libero alla propaganda di destra a proposito della furia immigrazionista e della mancanza di sicurezza derivante dalle politiche di sinistra.
Intanto sui mass media si parla di un altro provvedimento del governo, la cauzione di 5mila euro stabilita per i migranti che sbarcano in Italia. Alcuni siti di informazione hanno scritto che si tratta di una tassa per non finire nei Cpr, ma è stato detto chiaramente che non si tratterebbe di un provvedimento riguardante i migranti trattenuti nei centri per i rimpatri, per i quali si suppone che la richiesta di asilo sia già stata respinta, ma per quelli appena sbarcati, che hanno presentato una richiesta che dovrà essere valutata nel giro di un mese.
Il Post ci ha scritto un articolo sopra, ma in effetti nessuno ha capito di preciso quali dinamiche si verranno a creare e quante persone potrebbero essere in grado di accedere a questa possibilità.
Sembra che solo il migrante interessato possa fare il versamento, non un suo parente o amico. Quindi chi sbarca a Lampedusa dovrebbe avere già pronta la fideiussione da 5mila euro, in aggiunta ad un documento che provi la sua identità. Documento che dimostra che proviene da un Paese che l’Italia considera “sicuro”, come per esempio Tunisia o Nigeria, che secondo alcuni non sono affatto sicuri.
Il termine di Paese “sicuro” implica che molto probabilmente la richiesta verrà respinta e lo straniero sarà rimpatriato.
Ma i soldi che ha versato dove finiscono? Secondo quello che hanno scritto i siti di informazione, si procederebbe all'”escussione” della cifra solo in caso di allontanamento indebito da parte dello straniero. La cifra servirebbe solo a dimostrare che lo straniero è in grado di mantenersi per un mese e pagarsi il rimpatrio. Ma detto così suona strano: se il migrante ha depositato i soldi come cauzione, come fa a usarli anche per mantenersi mentre attende la risposta? E come fa a usarli per tornare al suo Paese dopo che la sua richiesta è stata respinta? Gli vengono consegnati prima che acquisti il biglietto? E se lo straniero prima intasca i soldi e poi fa perdere le sue tracce? Forse è qui che entra in gioco il discorso dell’apertura dei nuovi Cpr? Dovranno essere previste delle procedure per organizzare un volo di rimpatrio coi soldi del migrante trattenuto? Quindi l’escussione avviene non solo in caso di fuga ma anche in caso di richiesta respinta?
Probabilmente lo spiegheranno in seguito. Il Post intanto scrive: “molti dubbi su merito e attuabilità”.

Zaia vago sul Cpr

Zaia vago sul Cpr

Il governatore del Veneto Zaia ha risposto alle domande dei giornalisti su questioni relative a migranti e centri per i rimpatri. Sull’apertura di un Cpr nella sua regione è stato molto vago: ha solo detto che finora non c’è una proposta precisa di apertura, ma non ha specificato se lui è favorevole o contrario, se pensa che sarebbe utile o no.
Sulla questione dei rimpatri ha detto che la vede dura. Non si può garantire la dignità dei migranti con questi numeri. Gli arrivi sono tanti, solo l’8% è costituito da rifugiati mentre gli altri sono migranti economici, e questo vuol dire che bisogna rimpatriare 150mila persone, una ad una. Sarebbe necessario l’intervento dell’Europa, ma a suo dire le autorità europee stanno facendo poco e niente. I famosi ricollocamenti sono ancora pressoché fermi.
L’unica cosa che si sente di dire è che bisogna scongiurare tendopoli e grandi assembramenti.
Le dichiarazioni di Zaia sono state riprese dal Giornale, in un articolo pubblicato anche da Msn, con foto di migranti seduti a terra, scattata chissà dove e chissà quando.
Avvenire è preoccupato per la situazione politica in Africa, dopo l’ultimo golpe nel Gabon, che si aggiunge a quelli in Guinea Conakry, Mali, Burkina Faso, Niger e Gabon, più l’autogolpe del Ciad. Tutti questi Paesi sono molto polemici contro l’Europa, in particolare la Francia, e se ne stanno allontanando, avvicinandosi invece alla Russia, o alla Cina e alla Turchia.
Il quotidiano parla di “tanti errori commessi in questi decenni durante i quali non si è dato avvio a una vera economia africana di trasformazione, ma soltanto utilizzato il metodo di sfruttamento estrattivo di materie prime che non ha lasciato granché al continente”. L’Occidente è accusato dia vere sostenuto governi corrotti e non democratici.
Tuttora l’Europa si sta accordando con regimi non democratici per fermare i flussi migratori. Gli africani partono perché sono sicuri che i loro Paesi non hanno futuro.
Altri sostengono il jihadismo. L’intervento di milizie come la Wagner non porta alla soluzione del problema. L’autore dell’articolo suggerisce un “partenariato paritario che affronti tutte queste sfide assieme”, una “scelta di strategia politica globale”, “un appuntamento cruciale per il futuro del nostro continente ma anche del mondo intero che non può permettersi di lasciare un’area così importante dell’Africa alla deriva”.
In cosa consiste di preciso tutto ciò rimane nel vago.
Di come si sono svolti tutti i colpi di Stato citati l’opinione pubblica italiana sa ben poco. Ieri sempre Avvenire ha citato il Ciad in un articolo, ma solo per ricostruire la situazione dei migranti che attraversano il Paese, luogo di passaggio dall’Africa centrale alla Libia.
L’articolo accenna anche al fatto che in Arabia Saudita le autorità avrebbero sparato sui migranti, alcuni mesi fa. E devia poi sulla questione degli antipiretici, farmaci che vengono somministrati ai bambini in Africa per curare malanni lievi e che causano danni irreversibili al cuore e arresti cardiaci. Causano anche aborti nelle donne incinte. Si è sparsa la voce che il fenomeno non sia dovuto a ignoranza, ma a un preciso intento di ridurre la popolazione.
Il Ciad è stato governato dal 1990 al 2021 da Idriss Deby, ucciso ad aprile 2021 in uno scontro a fuoco con un gruppo di ribelli legato al Fronte per l’Alternanza e la Concordia in Ciad, che aveva lanciato un’offensiva nel nord del Paese. Da allora un Consiglio militare ha preso il potere, sciogliendo Governo e Assemblea Nazionale.

Monza, spacciatore accompagnato a Bari

Un quarantunenne tunisino appena scarcerato dal carcere di Monza è stato accompagnato dalla polizia al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari.
L’uomo è in Italia dal 2015, inizialmente con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Nel corso degli anni è stato arrestato in varie occasioni, quando è stato trovato in possesso di una bici rubata, oppure di stupefacenti di vario genere, tra cui eroina.
L’arresto è avvenuto l’anno scorso in Francia, con estradizione verso l’Italia.
La notizia è stata riportata dal sito Mi Lorenteggio, con foto di una volante di polizia accanto ad un aereo diretto in Albania, evidentemente di repertorio.
Una decina di giorni fa un albanese è stato accompagnato a Bari a partire da Vicenza.
L’uomo era stato condannato per atti persecutori nei confronti della fidanzata, era rimasto coinvolto in un incidente mentre era sotto effetto di alcol e stupefacenti, era stato accusato di avere commesso 2 rapine con lesioni.
Negli stessi giorni un serbo appena scarcerato era stato accompagnato al Cpr di Gradisca.
Lo straniero era stato condannato per furti, violazione di domicilio, spaccio di stupefacenti.
A novembre scorso aveva forzato la porta d’ingresso di una tabaccheria vicentina.
Più volte era rimasto coinvolto in liti con altri stranieri.
Dall’inizio dell’anno la Questura di Vicenza ha gestito 37 trasferimenti ai Cpr e due rimpatri, mentre gli ordini di allontanarsi dal territorio nazionale sono stati 94.

Vicenza, perseguitò l’ex moglie, nigeriano accompagnato a Potenza

Un cittadino nigeriano di 32 anni che nel 2018 era stato condannato per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona è stato fermato dalla polizia a Vicenza e accompagnato al Cpr di Palazzo San Gervasio, Potenza, per essere rimpatriato. L’uomo è in Italia dal 2008, e aveva sposato una cittadina italiana dalla quale ha avuto due figli, ottenendo un permesso di soggiorno di lungo periodo, ma era incappato in vari reati, tra cui truffa e spendita di monete false. La notizia è stata riportata da Teleradio News.
Dal Cpr di Palazzo San Gervasio raramente arrivano notizie. Come in tutti gli altri centri, il gestore non emette mai comunicati al momento dell’uscita degli stranieri, per cui l’opinione pubblica non può rendersi conto né dell’esito del trattenimento né dei tempi necessari.
Nel corso del 2022, secondo i dati forniti dal Garante nazionale delle persone private della libertà, nella struttura sono transitata 844 persone, ma ne sono state rimpatriate solo 405, ossia meno della metà. Il tempo di permanenza media è stato di 28 giorni.
In totale, i nigeriani transitati nei Cpr italiani sono stati 339. Ne sono stati rimpatriati solo 89, ossia un quarto.
Palazzo San Gervasio è una località famosa anche per il fatto che vi si concentra una grande quantità di lavoratori stranieri occupati nel lavoro nei campi, a rischio sfruttamento da parte dei caporali, e che rischiano di vivere in accampamenti fatiscenti. Per risolvere il problema, è stato allestito un centro di accoglienza per braccianti stagionali. La Cgil se ne sta interessando, come pure si sta occupando di lotta al caporalato.

Padova, accompagnamento a Gradisca

Un ventottenne ecuadoriano è stato fermato dai carabinieri a Padova e accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca.
In questo caso l’uomo è stato incriminato per resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, mentre in passato era stato denunciato per vari furti e rapine, oltre che per ubriachezza e uso di stupefacenti.
Era rimasto coinvolto in varie risse.
Fino al 2022 aveva un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che gli è stato poi revocato a causa del suo comportamento aggressivo e pericoloso.
Sempre a Gradisca è stato accompagnato un tunisino fermato a Vicenza con l’accusa di avere infranto i vetri delle auto in sosta per impossessarsi di ciò che trovava nell’abitacolo.
Tra i suoi precedenti, oltre a reati simili, c’è anche l’accusa di minacce e atti persecutori nei confronti dell’ex coniuge.

Vicenza, accompagnamento al Cpr

Un cinquantaseienne marocchino è stato fermato dalla Polizia a Vicenza. Aveva precedenti per rapina, porto abusivo di armi e numerosi reati contro il patrimonio non meglio precisati. E’ stato accompagnato al Cpr di Gradisca per essere rimpatriato.
Solo la metà degli stranieri che vengono accompagnati al Cpr vengono poi rimpatriati, ma il dato varia a seconda della nazionalità e dipende dagli accordi bilaterali col Paese d’origine. Non circolano statistiche sui rimpatri di cittadini marocchini relative agli ultimi 14 mesi.
All’inizio di febbraio era statao accompagnato al Cpr di Gradisca un albanese trentottenne che continuava a perseguitare la compagna ad Ascoli Piceno. Anche in questo caso non è stato diffuso nessun approfondimento. Non ci sono statistiche riguardanti i cittadini albanesi, né si sa se il rimpatrio è già avvenuto oppure no. Le autorità emettono comunicati solo al momento dell’accompagnamento al Cpr e non al momento dell’effettivo rimpatrio o del rilascio.
In questi giorni varie trasmissioni televisive Mediaset hanno presentato i Cpr come luoghi di violazione della libertà di persone innocenti, ma non c’è nessuna linea politica coerente che punti al superamento. Chiudere i Cpr significa regolarizzare i pregiudicati o trovare un altro sistema per rimpatriarli?
Intanto Focus Junior ha pubblicato un articolo per spiegare ai ragazzi cos’è la migrazione e quali sono le cause. “Non credere a chi ti dice che non dovrebbero partire: immagina di vivere in un Paese in cui c’è una guerra; non puoi andare a scuola, tua madre non può lavorare perché donna, se sei una bambina potresti essere data in matrimonio a un uomo adulto, la siccità non vi permette di coltivare quel che vi serve per mangiare. Non rincorreresti anche tu il sogno di una vita migliore, almeno degna di questo nome? E’ con questo spirito che molti genitori si imbarcano su mezzi di fortuna, anche coi propri figli, nella speranza di giungere a destinazione”.
Insomma, una polemica diretta contro l’attuale governo, che sta cercando in tutti i modi di bloccare il flusso migratorio.
L’articolo prosegue con un elenco di film e libri per ragazzi che parlano di migrazione.
Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno dopo il naufragio avvenuto a Cutro, in Calabria, ma Fratelli d’Italia ha ribadito la sua fiducia in Piantedosi.
La neo-segretaria del Pd Elly Schlein ha incontrato alcuni dei sopravvissuti.
Apparentemente i contrasti si concentrano sull’esigenza di accogliere i migranti a tutti i costi e sulle responsabilità da scaricare sul Governo.
Manca una riflessione più profonda sulle strategie da seguire in Asia e Africa per risolvere i problemi che affliggono questi due continenti.
Repubblica ha scritto che Afghanistan, Siria e Iraq sono i tre Paesi in fondo alla graduatoria calcolata in base al potere dei passaporti. I cittadini di questi Stati sono quelli che hanno maggiori difficoltà a spostarsi all’estero.
L’Iraq è stato devastato da una guerra, ma teoricamente sarebbe un alleato dell’Occidente. In Siria pure è stata fomentata una guerra civile allo scopo di rovesciare il regime, che però non si è conclusa con un successo. L’Afghanistan è stato occupato dagli eserciti occidentali per vent’anni, prima di essere riconsegnato nelle mani dei talebani.
Una parte dei migranti annegati a Cutro proveniva da questi Paesi. Gli articoli di questi giorni sono incentrati sulle polemiche, e nessuno racconta le storie personali dei sopravvissuti. Come al solito. Gran parte degli articoli che riguardano la migrazione sono articoli in cui qualcuno parla di migranti, mentre i migranti stessi non vengono mai lasciati parlare.

Ascoli, “rimpatriato” stalker albanese

Il sito Cronache Marche titola: “Ascoli, rimpatriato albanese colpevole di stalking”.
Nell’articolo si racconta che l’uomo era stato sottoposto a misura cautelare con allontanamento dalla casa familiare a settembre dello scorso anno per atti persecutori ai danni della compagna.
Nei giorni scorsi è stato trovato di nuovo in presenza della compagna e arrestato per inottemperanza al provvedimento.
L’articolo si apre affermando che l’uomo è stato “arrestato e poi espulso dal territorio nazionale” ma si conclude dicendo che lo straniero “veniva accompagnato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo da dove verrù espulso dall’Italia”. L’uso del futuro (più o meno) lascia pensare che non è stata diffusa la conferma dell’avvenuto rimpatrio. Semplicemente la gente immagina che il rimpatrio sia istantaneo. In realtà secondo i dati relativi al 2021 soltanto il 55% degli stranieri portati a Gradisca d’Isonzo sono stati rimpatriati. Il tempo di permanenza media era di 38 giorni. A livello nazionale il 16% dei trattenuti era stato rilasciato allo scadere dei termini (tre o quattro mesi, a seconda delle nazionalità) per mancata identificazione o mancata possibilità di organizzare il rimpatrio.
I dati relativi all’anno scorso non sono ancora stati diffusi.
Pochi giorni fa al Cpr di Gradisca è stato condotto anche un trentunenne tunisino pregiudicato per traffico di sostanze stupefacenti e segnalato per episodi di turbativa dell’ordine pubblico a Schio, in provincia di Vicenza.
Il sito Alto Vicentino Online ha riportato la notizia, senza specificare il tipo e la quantità di stupefacenti, né entrare nel dettaglio degli episodi che hanno turbato l’ordine pubblico.
La foto è quella di uno straniero, apparentemente non tunisino, fotografato di spalle mentre viene imbarcato su un aereo da due poliziotti. Foto di repertorio. Nessuno straniero è stato intervistato sull’argomento. L’articolo dice che il tunisino resterà al Cpr “in attesa di essere rimpatriato nei prossimi giorni”. La frase è sottolineata, ma non si entra nel dettaglio. L’Italia ha con la Tunisia un accordo che prevede il rimpatrio di varie decine di tunisini ogni settimana, quindi è altamente probabile che l’operazione verrà portata a termine in breve tempo. Comunque, le autorità non emettono comunicati al momento del rimpatrio effettivo, ma solo, a volte, al momento dell’accompagnamento al Cpr.