5 militari a Brindisi

A Brindisi si è tenuta una riunione in videoconferenza per decidere come schierare le forze dell’ordine per evitare assembramenti nei luoghi pubblici. Nel comunicato che è stato diffuso si accenna anche ad una precedente riunione tecnica di coordinamento che si è tenuta a marzo. “L’assegnazione di tale aliquota consegue alla richiesta di impiego delle forze armate che ha visto da un lato l’immediato utilizzo di una aliquota di 5 militari facenti parte del contingente di Strade Sicure dedicato alla vigilanza presso il Cpr e destinato già sul territorio per rafforzare i servizi di controllo sull’osservanza delle misure di contenimento della diffusione del contagio”, dicono i siti web, senza preoccuparsi troppo di spiegare il tutto in linguaggio comprensibile ai comuni mortali. Sembrerebbe di capire che a partire da marzo 5 militari che prestavano servizio al centro rimpatri di Brindisi sono stati trasferiti al controllo del territorio.
Gli ultimi dati provenienti dal Cpr di Brindisi risalgono all’inizio di maggio, una ventina di giorni fa: nel centro erano rimasti soltanto 11 stranieri. Il numero potrebbe essere calato ancora nel frattempo, ma nessuno indaga su cosa succede agli stranieri che escono. I rimpatri dovrebbero essere bloccati o quasi. Possibile che vengano rilasciati con ordine di tornare con mezzi propri nel loro Paese (e quindi diventino clandestini). Possibile che ottengano ospitalità in qualche sistema di accoglienza.
Secondo il bollettino diffuso dal Garante dei detenuti la settimana scorsa il Cpr di Brindisi era l’unico che aveva mantenuto inalterato il numero dei presenti. Rispetto alla settimana prima, si presume, anche se il dato esatto non veniva diffuso.
Ieri è uscito il nuovo bollettino, che al momento non è stato ripreso dai siti di informazione. Si parla di un dato in continuo calo: le presenze sono solo 195 rispetto alle 204 della scorsa settimana. Le cause sono “il minor numero di ingressi e le mancate proroghe del trattenimento”.
Le notizie sul fronte delle “persone migranti” occupano nel comunicato parecchi paragrafi, ma ai Cpr sono dedicate solo poche righe: il resto riguarda gli hotspot, le varie strutture ricettive usate per la quarantena e la Moby Zazà.
Il Garante si sofferma sulla contraddizione tra “la giocosa immagine dipinta sullo scafo” della nave noleggiata dallo Stato per la quarantena dei migranti, che raffigura i personaggi dei cartoni animati, e la drammatica realtà di chi, “scappato presumibilmente da guerre o da prigione, attende lo scorrere della pur doverosa quarantena con mancanza di informazioni certe e di supporto contro la disperazione che tale stallo può determinare e che ieri ha visto un tragico epilogo”.
Molto poetico, a parte il fatto che non si dice qual’è questo tragico epilogo: forse il Garante si riferisce al fatto che uno straniero è annegato dopo essere finito in mare indossando un giubbotto salvagente. Non è escluso che l’uomo si fosse lanciato volontariamente nel tentativo di raggiungere la costa a nuoto.
Due giorni fa La Stampa ha informato che 14 tunisini, i più “agitati”, sono stati sbarcati dalla nave dopo che avevano protestato con decisione. Per loro era stato deciso il trasferimento in un centro di accoglienza a Siculiana.
A bordo erano rimasti in 105, ma il sito ipotizzava che la nave sarebbe ripartita a breve per recarsi a Lampedusa, dove potrebbe imbarcare altre 137 persone soccorse da Guardia Costiera e Guardia di Finanza.
La nave non può rimanere fissa sul luogo degli sbarchi, a Lampedusa, perché il porto dell’isola non è attrezzato a garantirle i rifornimenti e smaltire i rifiuti speciali, e soprattutto perché in quel caso bisognerebbe trovare di volta in volta un’altra nave per trasferire i migranti da Lampedusa alla Sicilia. Quindi il suo porto di riferimento è Porto Empedocle, ma già una volta ha viaggiato fino a Lampedusa.
Nell’hotspot dell’isola ci sono 116 migranti in quarantena, non si sa fino a quando.

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