Proietti D’Ambra su La7

L’autrice dell’inchiesta sui Centri di Permanenza per i Rimpatri andata in onda di recente su La7, Chiara Proietti D’Ambra, è stata ospite a 100 minuti di Formigli per raccontare quali sviluppi ci sono stati dopo che la trasmissione ha mandato in onda il filmato.
La donna che si fa chiamare Giovanni, la cui storia è stata raccontata nel servizio, si trova ancora nel Cpr di Ponte Galeria nonostante i suoi evidenti problemi psichiatrici, dice la giornalista.
La deputata Eleonora Evi sta raccogliendo materiale per presentare un’interrogazione.
I Cpr sono una vergogna, dice l’altro giornalista presente in trasmissione. Che ha ricordato che secondo Piantedosi il malfunzionamento dei Cpr è collegato con gli atti vandalici compiuti dai migranti.
La Proietti d’Ambra ricorda la chiusura del Cpr di Torino dopo il suicidio di Moussa Balde, il commissariamento di quello di Milano, la chiusura di quello di Trapani, e l’apertura di un fascicolo dopo il suicidio di Ousmane Sylla nel Cpr di Roma.
Si pensa che il piano del Governo sia quello di un Cpr per ogni regione, anche se il sottosegretario Molteni ha parlato di un secondo Cpr in Lombardia.
I dirigenti della multinazionale Ors, che gestisce il Cpr di Ponte Galeria, si sottraggono a qualsiasi incontro coi giornalisti.
La deputata Eleonora Evi fa parte del Partito Democratico.
Nelle ultime ore ha chiesto al governo italiano di accodarsi a quelli che hanno annunciato il riconoscimento dello Stato della Palestina.
Dieci giorni fa ha pubblicato sulla sua pagina Facebook 7 minuti dell’inchiesta di Chiara Proietti D’Ambra, con le immagini che lei ha ripreso all’interno del Cpr, dato che i giornalisti non sono ammessi.
Nel centro c’è anche un padre di un cittadino italiano, rinchiuso da sei mesi.
Normalmente una donna che si fa chiamare Giovanni dovrebbe essere considerata un uomo dai giornalisti, pena l’accusa di misgendering, in base alle nuove teorie. Ma in questo caso ogni discorso razionale è impossibile. La persona in questione si mantiene a distanza, grida cose incomprensibili, non risponde alle domande.
Si tratta di una malata mentale. Non dovrebbe stare nel Cpr, dice la giornalista. I dipendenti però sono sicuri che quando uscirà otterrà meno assistenza rispetto a quella che ottiene nel centro.
La visita medica all’ingresso del centro avrebbe dovuto stabilire la non idoneità di questa persona al trattenimento. Però gli stessi dipendenti della struttura riconoscono che si tratta di una visita molto superficiale, e che certe situazioni emergono solo nelle visite successive.
In questo caso non c’è stato bisogno di una visita, agli spettatori, per capire che qualcosa non quadra. Possibile che chi di dovere non se ne sia accorto?
Non si sa chi è il medico che ha effettuato la visita, quindi neanche gli si può chiedere qualcosa.

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