Bensouibat ancora a rischio espulsione

Nonostante sia stato rilasciato dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Ponte Galeria, Seif Bensouibat è ancora a rischio espulsione.
Flavio Rossi Albertini, il suo avvocato, ha spiegato che ci sono trenta giorni per presentare il ricorso.
Gli amici chiedono di tenere alta l’attenzione sulla vicenda. Anche la Garante delle persone private della libertà di Roma Capitale, Valentina Calderone, attende di sapere che ne sarà del decreto di espulsione e della revoca dello status di rifugiato.
Lo straniero ha perso il lavoro ed è stato portato al Cpr dopo che sono stati segnalati alcuni post su quello che sta accadendo a Gaza, considerati troppo minacciosi nei confronti di Israele.
Anche Ilaria Cucchi si è occupata del suo caso, affermando che il provvedimento è eccessivo rispetto ai fatti contestati e rappresenta “una violazione del diritto fondamentale alla libertà di menifestazione del pensiero”.
L’uomo risulta indagato per istigazione all’odio etnico, religioso e razziale.
Le frasi contestate sarebbero state pubblicate in una chat su Whatsapp, a quanto scrive il Post.
Dice il sito che l’avvocato che si occupa di questo caso è quello che ha seguito anche la vicenda di Alfredo Cospito, detenuto anarchico di cui si è parlato parecchio nei mesi scorsi.
In relazione a questa storia i siti di informazione hanno riportato i nomi di Alessandro Bergonzoni, di Giuseppe De Cristofaro (parlamentare Alleanza Verdi Sinistra) e dell’ex senatore Luigi Manconi.
I quali avevano scritto una lettera al Manifesto per dire che “Le opinioni, anche le più lontane dalle nostre, quando restano opinioni, tanto più come in questo caso espresse in forma privata, non devono costituire fattore di criminalizzazione”.
Ma quali sono le loro opinioni su quello che sta avvenendo in Medio Oriente? I mass media non gliel’hanno chiesto.
Si sa solo che Manconi ha detto che lo straniero ha fatto ricorso ad “affermazioni per me totalmente inaccettabili, ma che sono una manifestazione, sia pure estrema, della libertà di espressione costituzionalmente garantita”.
Quali espressioni? Perché inaccettabili? Tutto resta nel vago.
Per Lettera 43 questo episodio ed altri simili, sono “storie da Ungheria”, anche se il sito non si riferisce a nessun episodio del genere avvenuto in Ungheria.
In questi giorni è stato chiesto il mandato d’arresto nei confronti del premier israeliano Netanyahu e per il ministro della difesa Yoav Gallant.
Se la Corte Penale Internazionale dovesse decidere di emettere il mandato, i due politici in questione non potrebbero girare liberamente tra i Paesi europei senza correre il rischio di essere arrestati.
La stessa richiesta però è stata avanzata anche nei confronti dei leader di Hamas, che Bensouibat nella chat aveva paragonato agli eroi della resistenza algerina.
Tutti i Paesi europei devono seguire le direttive della Corte Penale Internazionale, eccetto la Turchia, ha detto il ministro degli esteri norvegese ad un’emittente locale, a quanto riporta l’Ansa.
Tuttavia la Turchia non è molto benevola nei confronti del premier israeliano. Il presidente Erdogan ha parlato esplicitamente di “politica di genocidio a costo di mettere a repentaglio la sicurezza dei loro stessi cittadini”, e ha chiesto di fermarla.

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