Gradisca, quattro evasi

Quattro stranieri sono riusciti a fuggire dal Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo.
In dieci ci avevano provato, salendo sui tetti. Uno di loro è caduto e si è fratturato una gamba. Un mese fa era stata tentata una fuga simile, sembra, e un uomo era stato trasportato d’urgenza in ospedale con l’elisoccorso.
Il Manifesto riporta la notizia in breve, senza nomi, foto, nazionalità o altre informazioni riguardanti gli evasi. Nel centro è presente un impianto di videosorveglianza, ma anche stavolta le immagini di quanto avvenuto non sono state distribuite ai mass media. Il sito risolve pubblicando la foto di un muro.
La stessa foto del muro, diffusa dall’Ansa, è pubblicata su Msn accanto ad un articolo del Gazzettino.
L’articolo nomina di sfuggita il questore di Gorizia Luigi Di “Riuscio” (Di Ruscio, in realtà), e riassume in breve quanto avvenuto a inizio del mese, senza fornire aggiornamenti sulle condizioni dello straniero che era rimasto ferito in quell’occasione.
Il gruppo No Cpr Friuli Venezia Giulia non fornisce più aggiornamenti via web dall’estate scorsa.

Gradisca, chiudere il Cpr

La sindaca di Gradisca d’Isonzo Linda Tomasinsig ha rinnovato la richiesta di chiudere il Centro di Permanenza per i Rimpatri presente nella sua città, dopo che nei giorni scorsi c’è stata una rivolta nel corso della quale è rimasto ferito gravemente un migrante caduto da un tetto o da un muro.
La situazione è preoccupante anche per i lavoratori e gli operatori della sicurezza, ha detto la sindaca, perché il centro ora deve essere in condizioni disastrose.
Le dichiarazioni sono state rilasciate in una video-intervista realizzata da Telequattro. Nello stesso servizio compare Gianfranco Schiavone, presidente Ics, secondo cui è il sistema di violenza di questi centri che provoca rivolte e va cambiato prima che ci siano altri morti come ce ne sono stati in passato.
Ics è il Consorzio Italiano di Solidarietà, una associazione che opera a favore di richiedenti asilo, rifugiati e persone titolari di protezione sussidiaria o umanitaria presenti a Trieste e in Friuli Venezia Giulia.
Non si conosce l’identità dello straniero ferito, né la sua nazionalità, né la città in cui è stato catturato o gli eventuali precedenti penali.
Non sono circolate foto dei danni, né immagini della rivolta riprese dalla videosorveglianza. Repubblica ha risolto pubblicando la foto del muro esterno della struttura.
L’uomo è stato elitrasportato all’ospedale di Udine. Pochi giorni prima c’era stata un’evasione da parte di tre stranieri che avevano superato il muro di cinta. Di loro non si sa nulla.
Tempo fa esisteva un gruppo di attivisti no-Cpr in Friuli, ma il sito e l’account social sono fermi dall’estate scorsa.

Gradisca, un ferito

Gradisca, un ferito

C’è stata una protesta nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo nel corso della quale sono stati incendiati dei materassi. Alcuni migranti avrebbero tentato la fuga, e uno di loro sarebbe precipitato da un tetto o da un muro. L’uomo è stato portato a Cattinara con l’elisoccorso. La notizia è riportata dal Piccolo. L’articolo è riservato agli abbonati. La foto è quella di un’auto qualsiasi della polizia che entra nella struttura.
Altri siti di informazione non hanno ancora riportato la notizia. Di recente c’erano state altre tensioni nello stesso centro.
Due giorni fa La Nuova di Venezia e Mestre ha raccontato che un trentenne irregolare era stato fermato dalla polizia e accompagnato al Cpr di Gradisca. L’articolo è per abbonati, visto che il sito fa parte dello stesso gruppo editoriale del Piccolo. La foto è quella di una porta di vetro in frantumi.
Lo straniero infatti è accusato di avere derubato vari esercizi commerciali col metodo della spaccata. Dopo vari colpi, la squadra mobile ha organizzato un’ “articolata attività di osservazione per riuscire ad acciuffarlo”.
Anche il Gazzettino ha raccontato in breve la notizia, ripresa su Microsoft Start – Msn. L’articolo però non parla dell’accompagnamento a Gradisca.
Le forze dell’ordine emettono comunicati solo al momento dell’accompagnamento di uno straniero al Cpr, e non al momento del rimpatrio o del rilascio (che avviene in quasi il 50% dei casi).
Quando uno dei trattenuti finisce in ospedale, o viene arrestato per avere creato disordini nel centro, non si dice se aveva precedenti penali o dove era stato catturato.
Pochissime informazioni anche in caso di evasione. Nel 2022 si è scoperto solo alla fine dell’anno che oltre 40 persone si erano allontanate dai centri, quasi una a settimana. I dati relativi all’anno scorso non sono ancora arrivati. Di solito venivano diffusi intorno a giugno dal Garante dei detenuti Mauro Palma, il cui mandato si è concluso da poco. Il suo successore finora non ha detto assolutamente nulla su come intende procedere. Dopo i disordini di questi giorni, non si sa se intende visitare la struttura, o se aspetta una disgrazia o se l’argomento non gli interessa proprio.
L’ufficio del Garante è stato citato alcuni giorni fa dall’agenzia Sir, che riportava la notizia del suo interessamento alla detenzione dell’italiana Ilaria Salis in Ungheria. Nell’articolo c’era un estratto del comunicato, ma non veniva fatto il nome del garante.

Vercelli, pregiudicato accompagnato a Gradisca

Un tunisino che ha appena finito di scontare la pena nel carcere di Vercelli è stato accompagnato nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo.
La notizia è stata riportata dal sito La Milano, con foto di repertorio dello sportello di un’auto della polizia.
L’uomo è stato condannato per vari reati, tra cui violenza sessuale nei confronti di persona minorenne. Il sito non aggiunge dettagli.
Spesso gli attivisti dicono che bisogna chiudere i Cpr perché chi ci finisce dentro non ha commesso reati. La verità è che solo alcuni di quelli che finiscono nel centro rimpatri non hanno commesso reati. Gli altri sì e la sinistra evita di dire se vanno rimpatriati con metodi più umani o se bisogna dare loro un permesso di soggiorno dopo che hanno scontato la pena. Ognuno interpreta quest’atteggiamento come vuole. Al Governo ci è finita la destra.
Un altro tunisino, ventiquattrenne, è stato fermato dalla polizia a Trento. Ha precedenti penali per stupefacenti e anche lui è stato portato a Gradisca. Un centro in cui era già stato, e da cui era evaso poco prima di Natale.
La notizia è stata riportata dalla Tgr del Trentino, senza chiarire il modo in cui è avvenuta l’evasione. Mancano dati nazionali su quante evasioni ci sono state nel corso del 2023. I dati dell’anno precedente, diffusi con circa sei mesi di ritardo, parlavano di 46 evasioni totali, quasi una a settimana, in media.
A Trento a fine anno c’è stata una maxi rissa tra 25 stranieri irregolari, che ha destato qualche preoccupazione nella cittadinanza e che ha spinto le forze dell’ordine a organizzare un’operazione “alto impatto”, nel corso della quale sono stati identificati un centinaio di stranieri, di cui settanta con precedenti.
Per quanto riguarda le evasioni dai Cpr, le notizie di solito non vengono fornite ai mezzi di informazione.
Due degli uomini coinvolti nella rissa di dicembre erano stati portati al Cpr di Gradisca dopo i fatti, ma non si sa se siano ancora lì, siano già stati rimpatriati o siano stati espulsi. Uno era un tunisino che era già stato accusato di atti persecutori e minacce nei confronti dell’ex compagna, l’altro era un nigeriano con precedenti per violenza sessuale.
La notizia era stata riportata dal Giornale, che riferiva anche di un presunto attacco pianificato da un gruppo di militanti di estrema sinistra francesi che avrebbe dovuto favorire un’evasione dei migranti trattenuti in un centro vicino Parigi.
Tra gli arrestati ci sarebbe anche un’italiano.
Il giorno di Natale da quella struttura sarebbero evasi in undici.

Processo Enukidze

Si sta svolgendo a Gorizia il processo avviato dopo la morte del cittadino gergiano Vakthtar Enukidze, avvenuta a gennaio di quattro anni fa nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo.
Nel corso dell’ultima udienza si è cercato di stabilire cosa devono fare i trattenuti per attirare l’attenzione degli operatori in caso di problemi: sbattere le mani sulle inferriate della cella, gridare ad alta voce, chiamare al cellulare se se ne possiede uno, oppure premere il pulsante sul citofono della cella. Solo che non si sa se quando sono avvenuti i fatti il pulsante funzionasse o no: nei giorni precedenti c’erano state rivolte che avevano provocato alcuni danni.
La notizia è stata riportata da Il Friuli, con foto del Cpr visto dall’esterno, e senza riferimenti a chi sono gli imputati e quali sono le accuse.
Il sito dice che l’autopsia ha stabilito che la morte dello straniero è collegata ad un’intossicazione di sostanze stupefacenti “xenobiotiche” non meglio precisate combinata con una broncopolmonite in atto.
La prossima udienza si svolgerà ad aprile.
Il mese scorso la sindaca Tomasinsig ha scritto di nuovo al ministero dell’Interno per chiedere la chiusura del centro, “perché è un luogo sconvolgente. Le condizioni di trattenimento sono ai limiti della dignità umana e le condizioni di lavoro degli operatori sono molto difficili”.
La notizia è stata riportata da Avvenire, con foto di repertorio di migranti messi spalle al muro dalla polizia in tenuta anti-sommossa, scattata chissà quando, non necessariamente a Gradisca.

Questore: Cpr di Gradisca uno dei più efficienti

Il nuovo questore di Gorizia, appena insediatosi dopo che il suo predecessore è andato in pensione, ha detto ai giornalisti che il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo è tra i due più efficienti d’Italia.
TeleFriuli ha titolato: “Il neo questore di Gorizia: ‘Gestione Cpr tra le migliori d’Italia’”.
In realtà il questore non ha detto nulla del modo in cui è gestito il centro, ma ha soltanto valutato i dati relativi ai rimpatri.
Tra l’altro, il sito friulano si limita a dire che il centro è “tra i due più efficienti d’Italia” senza specificare quale è l’altro.
Secondo i dati diffusi l’anno scorso dal Garante dei detenuti riferiti a due anni fa, il centro col più alto numero di rimpatri è quello di Caltanissetta con 924 rimpatri nel 2022. Al secondo posto c’era quello di Gradisca con 435.
All’ultimo posto il Cpr sardo di Macomer a quota 47. Ma nessuno ha spiegato da cosa dipende questo divario, che presumibilmente non è collegato con la qualità della gestione ma con altri fattori, come la nazionalità dei reclusi.
Il Questore di Gorizia ha ricordato che “i rimpatri riguardano nella stragrande maggioranza persone pregiudicate che hanno commesso reati anche gravi nel nostro Paese”, ma non fornisce nessun dato. Che non è disponibile a livello nazionale, e spesso non viene neanche chiesto, dato che alla destra fa comodo lasciar credere che i trattenuti siano tutti criminali, mentre ai no-cpr fa comodo lasciar credere che siano tutti innocenti.
Il giornalista non osa contraddire il Questore. La settimana scorsa il quotidiano cattolico Avvenire ha titolato: “Fughe, rivolte e suicidi: il limbo dei migranti è a Gradisca”.
“Un Cpr che è una perenne bomba innescata che spesso esplode tra rivolte, fughe e suicidi”.
Il Cpr sarebbe “fatiscente” e non avrebbe abbastanza forze dell’ordine per funzionare a pieno regime.
La sindaca Linda Tomasinsig ha scritto al Ministero dell’Interno per chiedere la chiusura del Cpr, considerandolo “un luogo sconvolgente. Le condizioni del trattenimento sono ai limiti della dignità umana e le condizioni di lavoro degli operatori sono molto difficili”.
Da Caltanissetta non arrivano più aggiornamenti, dopo la notizia del mese scorso che sono stati emessi 15 fogli di via nei confronti di alcuni attivisti che avevano bloccato un pullman della polizia a novembre nel tentativo di impedire un’operazione di rimpatrio.

Gradisca, proteste a Capodanno

Nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca c’è stata una protesta nella notte di Capodanno. La polizia è intervenuta in tenuta anti-sommossa, sarebbero volate delle manganellate.
La struttura sarebbe senza riscaldamenti dall’inizio di dicembre. Ma la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata la chiusura delle celle alle 21 invece che alle 24. Insieme col tentativo di sequestrare i telefoni cellulari.
Lo racconta l’Unità, che scrive anche che alcuni stranieri nel Cpr di Milano hanno ingoiato lamette e pezzi di ferro per poter essere rilasciati. Una pratica che viene messa in atto in continuazione e che a quanto pare dà i suoi frutti.
L’articolo non cita mai nessun garante dei detenuti. Quando l’ex ministro dell’Interno Minniti ha istituito i Cpr ha detto che sarebbero stati luoghi rispettosi dei diritti umani perché sarebbero stati monitorati dal Garante. In realtà la stampa si accorge raramente della sua esistenza, e ignora quel poco che il Garante mette in luce.
Ora l’Unità scrive che i Cpr di Gradisca e Milano “sono gli unici che lasciano il cellulare a chi è dentro”. Un quadro completo della situazione non è mai stato descritto da nessuno. Nel suo rapporto del 2022 il Garante Mauro Palma aveva elencato undici raccomandazioni in merito ai Cpr. La numero 1 chiedeva di dare libertà di corrispondenza telefonica ai trattenuti, secondo quanto previsto dall’articolo 14 comma 2 del Testo Unico sull’immigrazione. Il rapporto diceva che la Prefettura di Nuoro stava “rivedendo in tal senso le prassi all’interno del Cpr di Macomer”, ma non citava le altre Prefetture.
Inoltre nel rapporto successivo non sono stati forniti aggiornamenti in proposito.
A quanto scrive l’Unità, nel Cpr di Gradisca non sarebbe neanche in funzione il locale della mensa. Gli stranieri consumano i pasti sul letto, in una stanza in cui c’è anche la latrina.
Come fonte viene citata “una attivista della rete Mai più lager – no ai Cpr, di cui non viene fatto il nome. La foto accanto all’articolo mostra un tizio di spalle, in lontananza, che cammina su una specie di cavalcavia, scattata chissà dove e chissà quando.
Non viene fornita nessuna versione da parte delle autorità in merito a quanto è avvenuto. Le autorità non vengono neanche citate. Si dice che il Cpr di Milano è commissariato, dopo che sono emerse irregolarità nella gestione e carenze nella fornitura dei servizi fondamentali. Ma il commissario che è stato nominato da poco non è mai comparso davanti alla stampa per rassicurare l’opinione pubblica sulla situazione attuale.
Nel Cpr milanese ci sarebbero dalle 2 alle 7 persone che avrebbero ingerito delle lamette sperando di essere rilasciate. Di loro non vengono forniti nome, nazionalità, ma neanche informazioni biografiche generiche (ad esempio i precedenti penali).
Quando uno straniero viene rilasciato dal Cpr le autorità non emettono comunicati, come pure quando viene rimpatriato.
Le statistiche complessive vengono diffuse solo sporadicamente. Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al 2022, e quindi sono già vecchi di 12 mesi.

Gradisca, mille firme contro Cara e Cpr

Il comitato Gradisca Pulita ha raccolto mille firme per chiedere la chiusura del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo e del vicino Centro di Permanenza per i Rimpatri.
Il Piccolo riporta la notizia in un articolo a pagamento con foto delle promotrici della raccolta. Secondo le quali “la città ha già dato ed è allo stremo”.
Una decina di giorni fa Il Friuli ha pubblicato la notizia che era in corso la raccolta firme, con foto del muro di cinta del Cpr. Secondo il sito il comitato sarebbe contrario anche all’accoglienza diffusa.
L’articolo riportava anche la presa di posizione della consigliera regionale Pd Laura Fasiolo che si è schierata contro il progetto di inaugurare un hotspot a Ialmicco.
I siti cosiddetti di informazione seguono la notizia con estrema superficialità, e non pongono nessuna domanda ai protagonisti. I Cpr sono stati istituiti con lo scopo di rimpatriare gli stranieri che hanno commesso reati. Chiudendo questi centri, che cosa succederà ai criminali stranieri da rimpatriare? Bisogna regolarizzarli, lasciarli nell’irregolarità, o rimpatriarli con un altro sistema? O i Cpr vanno bene, purché si trovino altrove?
Il fatto è che per chi segue le notizie distrattamente Cara e Cpr rientrano nella stessa categoria, quella dell’accoglienza. E visto che parte della stampa non fa nessuno sforzo di spiegare un po’ meglio la situazione e mettere chi esprime dichiarazioni di fronte alle proprie responsabilità, la situazione resta invariata da anni, con proposte che si susseguono senza una logica sottostante, senza che dietro ci sia un progetto articolato.
All’inizio di questo mese un marocchino ventisettenne è stato bloccato a Vicenza dopo avere aggredito una donna, ed è stato portato al Cpr di Gradisca.
Si sarebbe trattat di una lite tra conoscenti.
L’uomo sarebbe risultato positivo a cocaina e cannabis.
La notizia è stata riportata dall’Ansa, e ripresa da Msn con foto di una pattuglia della polizia a Vicenza. Le autorità non emettono comunicati al momento del rimpatrio degli stranieri a partire dai Cpr, ma neanche al momento del rilascio, che in media avviene nella metà dei casi.
Non vengono diffuse neanche foto e generalità delle persone coinvolte in notizie di questo tipo, quindi non si può restare al corrente con gli ulteriori sviluppi.
E nessuno chiede ai comitati di cittadini come gestirebbero una situazione come questa.
Chi ha commesso reati deve essere rimpatriato o no?
La sinistra ha posizioni diverse a seconda se sta in maggioranza o all’opposizione.
La destra ora è orientata ad aprire nuovi Cpr. Il commissario nazionale per l’immigrazione Valerio Valenti è ottimista e pensa che i nuovi centri rimpatri saranno funzionali. Dopo anni che se ne parla, ne potrebbe aprire uno anche in Veneto. Il processo si preannuncia lungo, visto che non ci sono strutture già pronte. Un’altra regione in cui si potrebbero fare passi avanti in questo senso è la Toscana.
Valenti parla di una nuova concezione di Cpr, che verrebbero allestiti in un’area nella quale non ci sono già degli edifici. Già ma come? Costruendo rapidamente nuovi edifici, o ospitando le persone in strutture provvisorie come i container? Ancora non ci sono dettagli, perché non sono state scelte le località. Ulteriori sviluppi potrebbero arrivare a settembre, dopo l’approvazione di un nuovo pacchetto sicurezza atteso da parte del governo.

Gradisca, chi è contrario alla chiusura del Cpr

Il consigliere regionale Diego Bernardis, dello schieramento Fedriga Presidente, ha detto che non bisogna chiudere il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo.
Il Cpr “svolge un ruolo cruciale nell’identificazione e nell’allontanamento di persone con precedenti penali, contribuendo così alla sicurezza pubblica. Se l’alternativa proposta dalla sinistra per questa regione è quella di chiudere il Cpr di Gradisca e inserire queste persone nell’accoglienza diffusa, ciò non rappresenta una soluzione praticabile o sicura”, ha detto Bernardis, in risposta a quanto dichiarato dalla consigliera regionale Laura Fasiolo del Pd, che invece chiedeva di puntare sull’accoglienza diffusa.
Le dichiarazioni sono state riportate da Gorizia News, senza link a ciò che aveva detto la Fasiolo. Del resto le dichiarazioni dell’esponente democratica non hanno fatto notizia più di tanto neanche sugli altri siti di informazione.
Il Pd tendenzialmente è contrario ai Cpr, ma non ricorda mai che i centri per il rimpatrio sono stati istituiti da Marco Minniti quando era ministro dell’Interno, né fa mai riferimento alla situazione degli stranieri con precedenti penali. Non si dice che bisogna regolarizzarli, ma neanche che bisogna rimpatriarli con un sistema meno disumano. Né che bisogna lasciarli liberi nell’irregolarità. Semplicemente si ignora il problema. Non a caso le ultime elezioni politiche le ha vinte la destra.
In questi giorni i mass media si stanno occupando di Gradisca per via di una votazione del Consiglio Comunale che ha approvato una mozione per chiedere la chiusura del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo e del Cpr. I consiglieri, per pubblicizzare meglio la loro presa di posizione, sono andati di persona davanti alla struttura subito dopo la votazione. I consiglieri leghisti hanno abbandonato l’aula per protesta.
Il Cara da 200 posti ospita 600 migranti.
Gli abitanti sono rimasti turbati da alcune aggressioni che ci sono state di recente da parte degli ospiti del Cara. Non si possono mettere grandi strutture in un paese piccolo, dicono.
Per i leghisti l’accoglienza diffusa significa lasciare liberi i migranti di circolare sul territorio senza nessun controllo. Servirebbe invece più personale per le forze dell’ordine.
La Tgr del Friuli Venezia Giulia ha dedicato un servizio a questa notizia. Alcuni migranti vengono inquadrati, ma non intervistati.
Il Governo sta cercando di velocizzare le procedure di rimpatrio. Una giudice del tribunale di Roma, Silvia Albano, ha detto che con i tempi previsti è impossibile garantire i diritti inalienabili delle persone bisognose di protezione. L’articolo è disponibile sul sito di Repubblica, solo per abbonati.
Piantedosi all’inizio del mese scorso era soddisfatto per l’aumento dei rimpatri del 32%.
Il Tempo ha dedicato un articolo a questo aspetto, senza ricordare di quanto sono aumentati gli sbarchi rispetto all’anno scorso.
I rimpatri dall’inizio dell’anno al 2 luglio sono stati 2.176, mentre nel 2022 erano stati 1.640: 536 in più.
Gli sbarchi dall’inizio dell’anno al 21 luglio sono stati 87.883. L’anno prima erano stati solo 41mila.
Il Governo vuole aprire nuovi Cpr e anche potenziare l’hotspot di Lampedusa, ma c’è chi è contrario anche a quest’ultima proposta.
Inoltre il governo prevede delle “aree di trattenimento adiacenti agli hotspot”. Insomma, dei Cpr mimetizzati, che contribuiranno ad alimentare la confusione tra centri di espulsione e di accoglienza.

Gradisca, mozione per la chiusura del Cpr

Il consiglio comunale di Gradisca d’Isonzo ha approvato una mozione per la chiusura del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo e del Centro di Permanenza per i Rimpatri, chiedendo di puntare sull’accoglienza diffusa. I consiglieri leghisti hanno abbandonato l’aula prima della votazione.
La notizia è stata riportata dal Piccolo, ma l’articolo è solo per abbonati.
Normalmente quelli che chiedono di chiudere il Cpr non spiegano se bisogna trovare un’alternativa più umana per rimpatriare i migranti che delinquono o se invece bisogna regolarizzarli oppure lasciarli liberi nell’irregolarità.
Pochi giorni è stato portato al Cpr di Gradisca un tunisino che era stato ripreso in un video alla fine di luglio mentre creava problemi in un bar di Mestre, mentre il proprietario cercava di allontanarlo, tenendo pronta una mazza da baseball.
Il filmato si può vedere sul sito de La Nuova di Venezia e Mestre, che titola “Tunisino rimpatriato”, anche se il rimpatrio non è ancora avvenuto. Le autorità emettono comunicati solo al momento dell’accompagnamento al Cpr, ma non al momento dell’uscita. In generale, circa nella metà dei casi il rimpatrio non avviene, ma il dato varia a seconda della nazionalità. Con la Tunisia l’Italia ha un accordo molto efficiente, quindi è probabile che in questo caso il trattenimento vada a buon fine.
La Lega vuole aprire un Cpr anche in Veneto, e il Governo sta lavorando per aprire un centro rimpatri in ogni regione, anche se finora non ha ancora comunicato le località dove sorgeranno le nuove strutture.
Per i leghisti l’accoglienza diffusa non funziona coi grandi numeri, per questo è importante ridurre gli sbarchi. La Meloni di recente ha trattato con gli Stati del nord Africa, insieme con l’Unione Europea, per rallentare i flussi di migranti nel Mediterraneo, in particolare col presidente tunisino. Gli attivisti però sono molto critici: in Tunisia c’è una crisi economica e un regime autoritario, quindi per loro l’unica soluzione è quella di salvare gli africani portandoli in Italia.
La presidente del consiglio italiana ha parlato di migrazioni anche nel suo recente incontro col presidente americano Biden, il quale è pure alle prese con un problema migranti al confine tra Stati Uniti e Messico.
Di recente il Texas ha installato una barriera di boe per impedire ai migranti di attraversare confine attraverso il fiume Rio Grande. Il dipartimento di Giustizia ha intentato una causa contro il governo locale.